martedì 31 luglio 2012

Vogliono Toglierci l'Acqua per Depopolare la Terra


Il Guardian denuncia la Geoingegneria


Da tempo il Guardian si occupa della questione “geoingegneria” dedicandole una intera sezione del giornale. E’ di questi giorni la pubblicazione della nuova mappa delle sperimentazioni geoingegneristiche prodotta dall’ETC Groupdi Pat Mooney (recentemente ospite di Terra Futura) ove risulterebbe in Italia un piano di RIDUZIONE DELLE PRECIPITAZIONI! [Fonte]

Il Guardian e altri giornali stanno segnalando che un fondo di ricerca di diversi milioni di dollari, iniziato dall'appassionato "vaccinatore" fondatore di Microsoft, Bill Gates, viene utilizzato per finanziare un altro progetto criminale. Un grande pallone in bilico a 80.000 piedi sopra Fort Sumner nel Nuovo Messico, rilascerà i solfati nell'atmosfera entro il prossimo anno. (Senza dimenticare che gli aerei della morte rilasciano già da anni di tutto e di più...)

Lo scopo dichiarato di questo massiccio rilascio di particelle tossiche di solfato è che si riesca a raffreddare il pianeta contrastando il riscaldamento globale, detto anche global warming. La verità è che non esiste nessun riscaldamento globale... 

La geoingegneria è probabile che aumenti il rischio di conflitti internazionali legati al clima. Gates & company credono che l'unica scelta per "salvare il pianeta" sia inquinarlo con particelle di solfato, le quali sono altamente tossiche e nocive per la salute umana e per l'ecosistema. Un rapporto dell' Università di Washington spiega che le particelle di solfato contribuiscono alla pioggia acida, causano irritazione ai polmoni, inoltre l'offuscamento del sole con particelle riflettenti priverà agli esseri umani l'esposizione alla luce naturale, che è una fonte primaria per la sopravvivenza. 

Bill Gates finanzia un progetto che cerca di controllare il clima in modo artificiale utilizzando sostanze chimiche tossiche, un tentativo in grado di creare tutti i tipi di problemi potenzialmente irreversibili per il pianeta e l'umanità. [Fonte]




L’Evergreen, società controllata dalla C.I.A., avvelena te e la tua famiglia


L’Evergreen international aviation è una società di facciata della C.I.A. per le operazioni di Geoingegneria clandestina all'interno degli Stati Uniti, con sede nell'Air Park di Marana, nei pressi di Tucson in Arizona ed in Oregon, a McMinville, nei pressi di Portland. Una tessera importante della gigantesca operazione di avvelenamento globale è stata reperita per mezzo di un pilota ubriaco che ha vuotato il sacco. 

Le sue rivelazioni hanno confermato i sospetti sull’Evergreen che risulta essere in prima linea nella dispersione di elementi tossici come alluminio e bario. Le misure di sicurezza del sito Pinal Air Park, gestito come una base militare, sono draconiane come quelle dell’Area 51. 


L'Evergreen international aviation si vanta del fatto che molti velivoli che essa impiega hanno sette volte la capacità degli aerei antiincendio usati dai Vigili del fuoco. I serbatoi, infatti, possono contenere sino a 20.000 galloni che, però, non sono d’acqua per l’estinzione dei roghi… [Fonte]

lunedì 30 luglio 2012

Bill Gates: via alla Geoingegnerizazzione globale!.

TERRA REAL TIME: Bill Gates: via alla Geoingegnerizazzione globale!...: FONTE:  i Geo-ingegneri stanno uscendo allo scoperto, tirando fuori dall'armadio le "scie chimiche" grazie ai  rapporti che ora stanno emerg...

Scie chimiche subliminali, ipnosi di massa in atto

TERRA REAL TIME: Scie chimiche subliminali, ipnosi di massa in atto...: Benché le scie chimiche rientrino nella categoria delle leggende metropolitane per la maggior parte delle persone, e questo la dice tutta ...

Il modello sociale del Brasile funziona, l’Fmi si arrabbia

TERRA REAL TIME: Il modello sociale del Brasile funziona, l’Fmi si ...: La locomotiva del Sudamerica continua a crescere, anche se a un ritmo inferiore alle aspettative. E per il Fondo monetario internazionale è ...

giovedì 19 luglio 2012

Aiutiamoli a fallire veramente!


L'Eurozona ha in programma di riportare l'economia al sedicesimo secolo, al feudalesimo,Quando i proprietari terrieri e i banchieri erano la classe privilegiata. Il loro progetto è di ritornare a quei tempi.
Michael Hudson docente emerito di economia University of Missouri

Tenendo presente che questo governo di non eletti e tutti i nostri politici hanno come come obbiettivo
di salvare le banche e gli interessi speculativi immensi di un migliaio di amici di Monti e Draghi, e per quelli degli industriali Neomercantili tedeschi protetti dalla Merkel, a milioni dobbiamo soffrire terrorizzati dall’isteria del deficit.

AIUTIAMOLI A FALLIRE VERAMENTE

solo in questo modo c'è la possibilità di una rinascita,dove lo stato aiuta il cittadino,
dove lo stato tratta gli Italiani in modo uguale non come adesso dove c'è chi deve lavorare 50 anni per una misera pensione e a chi bastano pochi anni per un ricco
vitalizio.ritornare alla moneta sovrana,Tassa fissa per tutti al 15%,cambiare la riforma delle pensioni,cambiare la costituzione,ma finchè l'eurorzona resta in piedi abbiamo davanti solo sacrifici sofferenza e disperazione,allora aiutiamoli a fallire,come:


Le scelte che si possono fare per portare lo Stato al fallimento sono varie,da piccole cose
a scelte piu' impegnative,ma bisogna essere in tanti per avere un impatto devastante.

scelte poco impegnative;
Smettere di giocare al lotto e a tutti i giochi dei monopoli,lotto enalotto,superenalotto
gratta e vinci,giochi d'azzardo on line ,poker on line roulette om line ,scommesse,anche le slotmachine dei bar portano il 30% all'erario.

Smettere di comprare sigarette dei monopoli di stato Italiano e tutti i prodotti dei monopoli.

Limitare ogni tipo di spesa dagli alimentari ,vestiti,beni superflui.
se possibile adottare una dieta vegana ,acquistare direttamente dal contadino

Limitare al massimo l'acquisto di carburanti nella benzina c'è una lista infinita di tasse

Limitare al massimo aquisto di farmaci il farmaco è veleno fa piu' male che bene

nel caso di acquisti o spese varie non richiedere lo scontrino

usare contante,no a carte di credito e bancomat,
no a BOT BTP CCT AZIONI e investimenti vari

Scelte impegnative
Ritirare tutti i soldi dalle banche, chiudere i conti correnti (capisco il problema per chi ha i mutui o a chi arrivano gli stipendi direttamente sul conto) io  ho ritirato i soldi un po alla volta e cerco di usare il conto il meno possibile

per le scelte impegnative ce ne sono parecchie illegali punibili a norma di legge.
Ognuno puo' arrivarci da solo e fare le proprie scelte a seconda della situazione in cui si trova.meno soldi arrivano allo stato centrale e piu' vicino è il suo crollo

Sciopero Fiscale
Lo sciopero fiscale ha antiche e nobili radici storiche. Sciopero fiscale non significa evasione fiscale. Proprio oggi, a ridosso di una manovra correttiva che condanna le fasce meno abbienti all'abbandono a se stesse, si dovrebbe rispolverare questo potente strumento di lotta democratica, sorretto dal principio fondamentale "no taxation without representation". Ed ironia della storia, lo sciopero fiscale si ritorcerebbe contro coloro che negli anni hanno ventilato l'idea di un'iniziativa popolare di rottura rispetto alle Istituzioni che ne rappresentano la sovranità.
Lo sciopero fiscale ha antiche e nobili radici storiche. Addirittura la Bibbia riferisce del primo caso documentato di sciopero fiscale. Nel I secolo a.C., gli Zeloti di Giudea, come forma di lotta, si rifiutarono di pagare i tributi all'Impero Romano. L'Impero schiacciò gli "evasori" e annichilì la protesta nel sangue.
Sono tanti i fatti che dimostrano come nei secoli la resistenza fiscale si sia caratterizzata come forma di lotta del popolo e degli ordini religiosi contro il potere temporale dominante. Ma la più grande esperienza di lotta fiscale è quella che scatenò la rivoluzione americana fino alla costituzione degli Stati Uniti d'America. I coloni si rifiutarono di pagare le tasse alla Gran Bretagna, con la colonna sonora del ritornello "No Taxiation Without Representation". In pratica, quella che oggi, a torto o a ragione, è considerata la più moderna e completa democrazia del Pianeta è nata da uno "sciopero" fiscale.
Anche la rivoluzione francese ebbe un profilo fiscale; il tartassato popolo francese mal digeriva la propria fame condita di tributi da versare ad una aristocrazia sempre più ingorda.
In occasione delle due grandi guerre mondiali si organizzarono, specie tra cristiani statunitensi, molti gruppi di evasori fiscali, con il fine manifesto di non finanziare i conflitti bellici. L'esperienza si ripeterà negli Stati Uniti d'America durante la guerra del Vietnam, con gesti eclatanti di politici di primissimo piano nella vita politica americana di quel tempo. 
Tornando indietro di qualche decennio, fu il Mahatma Gandhi ad adottare la protesta fiscale come strumento di lotta per l'indipendenza dell'India dalla corona britannica. Gandhi disse "Rifiutarsi di pagare le tasse è uno dei metodi più rapidi per sconfiggere un governo". Quindi anche la democrazia demograficamente più grande del mondo è nata da una rivoluzione, vinta anche con lo strumento della resistenza fiscale. In definitiva, la lotta fiscale organizzata raramente ha sortito grandi effetti, molte volte non ha impedito guerre né ha fatto "cadere" governi. Le poche volte, però, in cui la protesta non è stata annegata nel sangue si è determinato l'immediato collasso del sistema e l'instaurazione di un nuovo ordine delle cose. link

Scelte politiche 
votare e sostenere solo chi ha come obbiettivo l'uscita dall'euro

Scioperare ,protestare,manifestare,informare

Conclusioni
Che ognuno faccia le sue scelte a seconda del suo sentire e del suo coraggio,  consapevole che da ogni scelta dipende il futuro di tutti 

mercoledì 18 luglio 2012

NEL 1998 NEGLI USA SONO STATI UCCISI NELLO SVOLGIMENTO DEL LORO LAVORO PIU’ DIPENDENTI DELLA RISTORAZIONE CHE AGENTI DI POLIZIA



Sorprendente, vero? Meno sorprendente, visti i bassi salari praticati dalle catene di fast food, che i due terzi delle rapine ai danni di ristoranti siano compiuti da dipendenti o ex dipendenti. Da un’indagine del ’99 risultava che per rifarsi in parte delle paghe da fame e delle angherie subite la metà dei dipendenti dei fast food statunitensi rubava oggetti o danaro sul posto di lavoro, per un valore medio di 218 dollari l’anno.Per arginare questa particolare forma di lotta di classe le big della ristorazione veloce hanno speso miliardi di dollari in sofisticate tecnologie per il controllo a distanza del personale. Li avessero usati per pagare salari più decenti, i risultati sarebbero stati di certo migliori.Di informazioni paradossali come queste è pieno “Fast Food Nation. Il lato oscuro del cheeseburger”, di Eric Schlosser, uno degli ultimi titoli della vasta letteratura su McDonald’s e simili. Uno dei capitoli più affascinanti del libro è dedicato all’industria degli aromi, anello fondamentale e nascosto della fabbricazione del cibo. Il 90% di quel che gli americani spendono per nutrirsi serve a comprare cibo confezionato, inscatolato, surgelato, precotto, disidratato. Poiché queste tecniche tolgono sapore ai cibi, è necessario rimettercelo con gli aromi naturali o artificiali (la differenza tra i primi e i secondi spesso è arbitraria, perché deriva dal modo in cui vengono preparati, non dalle sostanze chimiche che contengono). L’industria statunitense degli aromi rende un miliardo e mezzo di dollari all’anno ed è concentrata nel New Jersey, dove di producono i due terzi degli additivi aromatici venduti negli USA. L’International Flavors & Fragances (IFF) è l’agenzia di aromi più grande del mondo. Il suo nome è noto solo agli addetti ai lavori ma senza il suo ausilio gli hamburger non saprebbero di affumicato, il milk shake di fragola, il dentifricio di mela.
IL PROCESSO DI BASE E’ IDENTICO SIA PER GLI AROMI AGGIUNTI NEI CIBI CHE PER QUELLI USATI NEI PRODOTTI COSMETICI
Si manipolano sostanze chimiche volatili per creare un odore particolare. Poiché gran parte del sapore di un cibo deriva dal suo odore, dai gas che si sprigionano da quel che mastichiamo, lo scopo degli “aromatisti” è di azzeccare e fabbricare l’odore giusto. Con le biotecnologie riescono a creare odori sempre più “realistici” e “particolari” (ad esempio: burro fresco, burro al formaggio, burro al latte, credi di burro saporita, superconcentrato, in forma liquida o secca). Le formule degli aromi, e le aziende che li utilizzano, sono top secret. La lista degli ingredienti per creare l’aroma artificiale di fragola è lungo mezza pagina di libro. Gli odori – a cui la memoria è legata a filo doppio (Proust docet) – sono forse l’arma più potente delle industrie del cibo per fidelizzare i consumatori. poiché i sapori dell’infanzia lasciano un marchio indelebile, il target più ambito delle catene di fast food sono i bambini.Creato l’aroma, va verificata la “sensazione” che produce in bocca. Per questo si ricorre alla “reologia”, una branca della fisica che studia il flusso e la deformazione dei materiali. Delle “bocche meccaniche”, in grado di elaborare dati provenienti da svariate sonde, misurano le proprietà reologiche di un cibo: scorrimento, punto di rottura, densità, croccantezza, masticabilità, viscosità, grumosità, gommosità, duttilità, scivolosità, levigatezza, sofficità, umidità, succosità, spalmabilità, elasticità e adesività.
E poi le chiamano patatine.

Antonio Di Pietro: l’Italia ripudia la guerra.


Mentre il ministro Di Paola gioca alla guerra, difendendo a spada tratta l’acquisto degli F35 che ci costano 15 miliardi di euro, in Italia dilagano la povertà e la disoccupazione, e un’impresa su tre rischia di fallire entro l’anno. Quanti asili nido e infrastrutture si potrebbero costruire, quanti servizi e ammortizzatori sociali potrebbero essere garantiti dallo Stato, quante aziende a rischio potrebbero essere salvate dalla bancarotta con quei soldi?
E’ inconcepibile che nella spending review del governo si taglino con l’accetta sanità, giustizia e istruzione e si mantenga in piedi un assurdo e ingiustificato programma militare. Evidentemente il ministro della Difesa non solo ignora la drammatica realtà del Paese, ma sembra non conoscere neppure l’art.11 della Costituzione, secondo cui l’Italia ripudia la guerra.

Turismo sessuale e prostituzione minorile: lo scandalo asiatico.


 
La nostra società corre in fretta e nonostante non ci manchino i mezzi e i supporti per conservare i ricordi, dimentichiamo. O forse, peggio, scegliamo di dimenticare. Così come scegliamo di non guardare e non vedere, benché ogni giorno galleggiamo su un mare di immagini. La vita, il lavoro, le relazioni, i soldi, gli amici, gli amanti sono una corrente che ci trascina via. Non abbiamo tempo, semplicemente,di occuparci di cose che non ci tocca da vicino .. ma questo non è giusto!!

Secondo le stime approssimative delle Nazioni Unite, le vittime del traffico del sesso oggi sono sono 1 milione e 400 mila nella sola Asia, per lo più femmine, ma anche maschi, e la stragrande maggioranza ha un’età che oscilla tra i 10 e i 14 anni. L’orrore dei dati raccolti da una ONG membra di ECPAT (End Child Prostitution, Abuse and Trafficking) conferma l’indescrivibile scempio che ha luogo ogni giorno nelle principali città e località turistiche di Thailandia, Birmania, Laos, Cambogia, fissando l’età del primo rapporto sessuale a 12 anni e 3 mesi per le bambine e a 12 anni e 6 mesi per i ragazzini. Meno che adolescenti, questi schiavi del terzo millennio sono costretti dai loro sfruttatori ad avere dai 10 ai 20 rapporti al giorno e se si rifiutano o, peggio, provano a scappare, la violenza delle punizioni alle quali sono sottoposti diventa intollerabile anche solo da immaginare. Eppure deve essere raccontata, perché dare una forma all’orrore è l’unico modo per riconoscerlo e sconfiggerlo.

Con questo obiettivo ben chiaro in mente, la scorsa estate la giovane cambogiana Sreypov Chan ha scelto di narrare la sua storia al mensile francese Marie Claire, ripercorrendo con coraggio la propria vita, dal momento in cui, a 7 anni, la mamma l’ha venduta a un trafficante per sbarcare il lunario, fino al giorno della sua fuga, all’età di 10. In mezzo tre anni di violenze fisiche e psicologiche, di abusi e di umiliazioni. Racconta Sreypov che per il reiterato rifiuto di accettare il suo primo cliente, il suo sfruttatore schiacciò una manciata di peperoncini e la introdusse nella sua vagina, accanendosi poi con un ferro arroventato e lasciandola infine in balia del cliente stesso. Un orrore all’ordine del giorno tra le piccole schiave, picchiate, torturate con il fuoco e con l’elettroshock, costrette a bere urina, chiuse per giorni in casse piene di scarafaggi e vermi e violentate a più riprese per piegarne la resistenza. Dopo aver visto uccidere brutalmente la sua migliore amica come ‘gesto dimostrativo’ per dissuadere le altre bambine dal ribellarsi, Sreypov decise che sarebbe scappata o morta, perché “morire sembrava meglio che vivere“. Un rischio che ha davvero corso, dopo due tentativi di fuga falliti, ma che non le ha impedito di riprovare una terza volta e che l’ha ripagata con la fortuna di farcela.

Oggi Sreypov ha 20 anni, ma non può nè vuole dimenticare quello che ha vissuto, e per questo si adopera al fianco della sua salvatrice Somaly Mam – fondatrice dell’omonima ONG che lotta per strappare donne e fanciulli alla schiavitù sessuale – per aiutare altre bambine come lei a salvarsi, a scappare dalla follia nella quale sono state precipitate dalle più bieche ed oscure aberrazioni della mente umana. La sua vita è continuamente a rischio, perché frequenta a Phnom Penh l’‘edificio bianco’ della vergogna dove gli sfruttatori tengono segregate, divise per età e per potere di rendita, le loro schiave, ma Sreypov non potrebbe pensare di smettere di andare e di perdere l’occasione di convincere anche solo una di loro ad affrancarsi oppure a difendersi dalle gravidenze e dalla malattie utilizzando il preservativo. Perché un’altra grande piaga che sta contribuendo a cancellare l’infanzia da questi paesi è l’HIV e tutte le altre infezioni che si trasmettono per via sessuale: il 95% dei rapporti consumati nei bordelli, nei club e nei ‘saloni’ asiatici è infatti senza alcun tipo di protezione e questo fa sì che a 12-13 anni molti bambini abbiano l’AIDS e muoiano poi nel volgere di poco tempo, perché privi di qualsiasi tipo di assistenza medica

Un inferno in terra, di fronte al quale non si può che provare rabbia, vergogna, pena e disgusto e che permette di formulare una sola domanda: perché? La risposta è di quelle che gelano il sangue: perché il turismo sessuale e la prostituzione minorile sono la principale e molto spesso unica fonte di reddito per i paesi asiatici coinvolti (basti pensare che questo business è uno dei tre più redditizi a livello globale, insieme al commercio di armi e di droga) e perché la richiesta di piccoli schiavi del sesso è enorme e coinvolge diverse tipologie di ‘utenti’ in tutto il mondo. Pur non individuando “particolari distinzioni nei modelli di comportamenti sociali o specifici manierismi“, ECPAT riconosce tre diverse categorie di utilizzatori: turisti sessuali occasionali, turisti abitudinari e pedofili, con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni (più bassa rispetto al passato) e in cerca di ‘nuove esperienze’ – dettate dal “consumismo sessuale“, da una “discriminazione che sconfina nel razzismo“, dalla “difficoltà nello stabilire rapporti paritari con le donne” e dalla “falsa credenza che fare sesso con bambini sia a minor rischio AIDS” – con la rassicurante certezza dell’anonimato e dell’impunità. E gli italiani non sono esenti, anzi, sempre secondo ECPAT sono 80 mila ogni anno i turisti del sesso che partono dal Belpaese alla volta di qualche meta dove la prostituzione minorile è forte e radicata e di questi il 60% sono occasionali, il 35% abitudinari e ‘solo’ il 5% pedofili.

Per tanto ‘orchi’, però, fortunatamente c’è ancora qualche ‘fata’, che diversamente da quelle delle fiabe ha i connotati di un ex fotografo che ha abbandonato attrezzature costose e fama per combattere l’orrore o piuttosto ‘non ha il volto’ di un’avvocatessa thailandese che ha abbracciato la causa e oggi è una delle più autorevoli conoscitrici e avversarie del traffico di bambini a scopi sessuali. Mickey Choothesa e Duean Wongsa sono, rispettivamente, il fondatore e la figura chiave delle organizzazioni internazionali COSA e Trafcord, i baluardi della ragione in zone del mondo che sembrano aver perso qualsiasi tipo di umanità. Impegnati in prima linea, lottano l’uno sul campo – accogliendo chi riesce a scappare e agendo in prima persona per strappare i piccoli schiavi dalle mani degli sfruttatori – l’altra come uno 007, nel più stretto anonimato, con un unico obiettivo: ridare una vita, una speranza, a chi le ha perse per il ‘ristoro’ e il ‘divertimento’ di qualcun altro.

--Sabrina--

fonte http://www.kreathink.it/il-blog-di-kreathink-new/2012/01/turismo-sessuale-e-prostituzione-minorile-lo-scandalo-asiatico/

USA: scie chimiche spruzzate nei cieli sale l'indignazione dei cittadini!


Indignazione negli U.S.A: alcuni aeromobili militari hanno rilasciato delle scie chimiche sui cittadini di una località della Florida. Cresce la preoccupazione dei cittadini per l'uso di aerei militari all'interno del paese.
L'immagine pubblicata su Facebook di un aereo militare C-130 che spruzza delle scie chimiche nella località di "Homestad" in Florida (U.S.A.) ha suscitato forti polemiche nella comunità statunitense ed è un sintomo inequivocabile della preoccupazione per l'interno dell'esercito negli affari interi del paese. L'immagine è stata scattata da Tico Vilarioo,un abitante della cittadina che adesso accusa il Governo per la violazione del "Posse Comitatus Act",una legge federale che stabilisce limiti al Governo nell'impiego di militari come forze dell'ordine. "Adesso i militari spruzzando insetticidi. Stanno usando aerei C-130 che volano a 50 metri sopra le nostre teste." Io sono stato completamente affumicato,ero in giardino e stavo pulendo e dando da mangiare agli animali. Perchè i militari sono stati autorizzati a partecipare ad operazioni civili?Mi sembra che questo violi la Posse Comitatus Act dell'anno 1878 no?Quest'aereo ha sorvolato più volte la mia abitazione",racconta,indignato, Vilarioo.Secondo la stampa statunitense, la fumigazione non è stata realizzata solo nell' Homestead ma anche in altre città dello stato della Florida come Doral, West Sweetwater, Kendall y Florida City.
L'immagine ha causato l'ira di molti utenti di Facebook che hanno espresso molto chiaramente la loro opinione: "Il Governo adesso non fa più nemmeno caso alla Carta dei Diritti e alla Costituzione"."Quanto costa tutto ciò? Lo stanno pagando con le nostre tasse?Tutto ciò non può essere salutare per gli essere umani!"
Fino ad ora il Pentagono non ha commentato la notizia. I media locali hanno segnalato che in tutto il paese l'esercito portano a termine periodicamente numerose operazioni civili col fine che gli statunitensi si abituino al loro nuovo ruolo nell'applicazione delle leggi e dell'ordine nel proprio paese.

Minetti: Un milione di euro e un posto a Mediaset per il silenzio e le dimissioni




Una "buonuscita" da quasi un milione. Nei corridoi del Pirellone si parla di questo tipo di richiesta, avanzata dalla consigliera Nicole Minetti per dare le (probabili, ma non scontate) dimissioni dal consiglio regionale della Lombardia, durante la cena ieri sera ad Arcore.
Ovvero: il mancato vitalizio (che scatta a partire dai 60 anni ma che viene accumulato nel tempo) e il mancato emolumento per altri due anni e mezzo, composto dalla parte fissa e dai rimborsi, più l'indennità di fine rapporto. Si tratterebbe quindi di almeno di 3-400mila euro più altri 400mila.
Insomma, le richieste partirebbero da circa 800mila euro, poi chissà. Il valore della cifra potrebbe trovare un aggiustamento anche con una ipotizzata collaborazione a Mediaset.
Nel caso invece in cui le dimissioni arrivassero dopo ottobre, la Minetti avrebbe maturato automaticamente il diritto al vitalizio, quindi la buonauscita potrebbe dimezzarsi.
A sborsare la cifra (o ad offrire un posto a Mediaset) dovrebbe essere direttamente l'ex premier Silvio Berlusconi, che prima si è dato da fare per sponsorizzarla come consigliere della Lombardia, presentandola al governatore Roberto Formigoni, e poi, due anni dopo, starebbe tornando sui suoi passi per dare l'idea di un cambio di immagine dentro il partito in forte crisi.
Assediata in consiglio regionale, Minetti si è solo lasciata andare un «meglio che non parli sennò…». Ma per ora non tradisce il silenzio. Che probabilmente è parte integrante della trattativa stessa.
Il processo è un altro elemento fondamentale nella trattativa per la buonuscita della consigliera. Se infatti la Minetti (o Berlusconi) decidesse di rimanere in consiglio fino a ottobre per far maturare il vitalizio, ci ritroveremmo a ridosso della sentenza del processo Ruby. Ipotesi poco gradita all'ex premier, che nel caso di un mancato accordo con la Minetti potrebbe temere qualche forma di ripercussione.


fonte: ilsole24ore: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-17/minetti-dimissioni-richieste-174050.shtml?uuid=AbhDfM9F

Inquietanti nuvole Tsunami si addensano nei cieli della Virginia

TERRA REAL TIME: Inquietanti nuvole Tsunami si addensano nei cieli ...: 18 luglio 2012 - Virginia, Maryland, Washington DC sono stati colpiti nell'ultima settimana da violenti ed intensi temporali che hanno provo...

Trattativa Stato-Mafia: procura di Palermo convoca Berlusconi

I segreti della casta: Trattativa Stato-Mafia: procura di Palermo convoca...: La Procura della Repubblica di Palermo aveva convocato Silvio Berlusconi per lunedì 16 luglio, ma l'ex presidente del Consiglio si è ne...

Quante vittime fara' Fukushima?



Quante persone, in tutto il mondo, si ammaleranno di tumore nei prossimi 50 anni a causa dell'incidente nucleare di Fukushima, il peggiore dopo Chernobyl? L'incertezza è per forza di cose elevata, ma uno studio ha comunque cercato di dare una risposta a questa domanda, sfruttando un potente strumento matematico: un complesso modello atmosferico 3D, di deposizione di inquinanti radioattivi al suolo, di esposizione per inalazione e ingestione attraverso cibi e acque contaminate. Il range dei valori stimati è davvero grande e dà un'idea di quanto sia ancora difficile definire il rischio per la salute di questi eventi: si va da 15 a 1.100 futuri decessi e da 24 a 1.800 casi di morbidità legati al cancro. I valori più probabili sono, rispettivamente, 130 e 180. Lo studio non è stato condotto da epidemiologi ma da due esperti in scienza dell'atmosfera, Mark Z. Jacobson e John Ten Hoeve – docente e ricercatore presso l' Università di Stanford – ed è infatti  pubblicato su Energy and Environmental Science. 

Non sono certo i primi che tentano una stima, sebbene la loro sia la prima estesa a tutto il mondo. Non più di due mesi fa, l' Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e la Commissione Scientifica delle Nazioni Unite per gli Effetti della Radiazione Atomica (Unscear) pubblicavano su Nature i primi risultati di due studi epidemiologici sugli impiegati presso Fukushima Daichii e sugli abitanti dell'area compresa in un raggio di 20 chilometri dall'incidente. I dati sono in linea con questi ultimi: per ora, mostrano che poche decine di giapponesi rischiano di sviluppare un tumore in seguito al disastro nucleare e che, in ogni caso, non si saprà mai con certezza se la causa sia davvero quella (le due ricerche saranno completate entro l'anno e discusse a Vienna, al meeting annuale dell'Unscear). 

Come riportano gli autori del nuovo studio, nel caso di Fukushima, la maggior parte degli inquinanti radioattivi si è riversata nell'oceano (81% contro 19%). A pochi giorni dalla tragedia, già si parlava di 11.500 litri di acqua altamente contaminata sversata in mare, che minacciavano la risorsa ittica. E in Italia, il Ministero della Salute aveva dichiarato di aver “ disposto l'aumento dei controlli sui prodotti alimentari, soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde”. A maggio del 2011 avevano fatto scalpore i tonni che dal Giappone avevano raggiunto la California, e che mostravano livelli di isotopi radioattivi superiori alla media. 

Dopo sei mesi, la radioattività superava persino quella di Chernobyl. A un anno dal disastro, però, il quadro appariva già meno drammatico, almeno per la popolazione giapponese, se non per l'ambiente: l’esposizione alle radiazioni sembra essere stata minima, anche grazie ai venti che hanno giocato a favore, spirando verso il mare. Infatti, secondo le analisi della Fukushima Medical University, il 99,3 per cento delle 10mila persone residenti vicino alla centrale e sottoposte a screening avrebbe ricevuto meno di 10 millisieverts (mSv) di radioattività nei primi quattro mesi dopo l’incidente. 

Altri studi, invece, hanno stimato che, a causa delle piogge, in diverse aree si sarebbero depositati tra i 10 e i 600 kBq∕m 2 di cesio-137 (uno dei contaminanti più pericolosi) e che la combinazione tra l'esposizione acuta e quella a lungo termine potrebbe portare a migliaia di casi di tumore anche in Europa e in Asia. 

È normale, quando si ha a che fare con situazioni così complesse, che i dati siano contraddittori. Quelli di Jacobson e Ten Hoeve arrivano dal loro modello Gator-Gcmom, sviluppato in 20 anni di ricerche. Gli scienziati hanno simulato le emissioni, il trasporto, il decadimento, l'addensamento aerosol–aerosol e delle nubi, le precipitazioni, il dilavamento e la deposizione dei radionuclidi (iodio 131, cesio 137, cesio 134 e bario 137) a livello mondiale. 

Come era prevedibile, il maggior numero dei casi di tumori è stimato per il Giappone; conseguenze, molto meno gravi, ci saranno anche per l'Asia continentale e il Nord America. Per esempio, per gli Stati Uniti si stima un numero di decessi compreso tra 0 e 12. “ Si tratta di numeri relativamente bassi, che potrebbero servire, in futuro, a gestire la reazione della popolazione in paesi diversi da quello colpito dall'incidente nucleare”, ha sottolineato Ten Hoeve. 

I numeri sono piccoli anche rispetto ai decessi causati dall' evacuazione stessa, che ha mietuto 600 vittime tra persone anziane o malate. Ma è impossibile generalizzare. Oltre al fatto che l'evacuazione è una misura di sicurezza fondamentale e obbligatoria, lo stesso tipo di incidente in un'area diversa potrebbe avere effetti molto più gravi. A incidere sembrano essere la posizione geografica – e in particolare la lontananza del mare – e i parametri meteorologici più che la densità della popolazione. 
(Credit per la foto: LaPresse)

domenica 15 luglio 2012

Cronaca di una morte annunciata


cronaca 20120714
di Sandro Moiso - www.carmillaonline.com

Si stanno raccogliendo ovunque. In Messico, a Roma, a Bruxelles.
A volte sono decine, altre volte solo in quattro, talvolta è uno solo che soffre e parla per tutti.
La veglia di colui che ha già reso l’anima a Dio, ma che ogni tanto pare risvegliarsi, è già iniziata mentre i dottori e gli specialisti ancora si affannano intorno al cadavere per impedirne almeno una troppo rapida e sgradevole decomposizione.
Come in un dramma elisabettiano il clima è cupo.
Pare di sentire l’odore della morte nell’aria, anche se ceri e incenso sono accesi ovunque per nasconderne l’aroma acido e dolciastro allo stesso tempo. Il pubblico è imbarazzato, spaventato, confuso.
Le immagini rubate dalle chiese siciliane, ove sono conservate le mummie degli estinti, affollano le menti di ognuno come in un incubo filmico di Werner Herzog.
Eravamo come voi, sarete come noi”, sembrano ammonire le immagini televisive, i giornalisti cialtroni e uomini politici dediti al ladrocinio e al tradimento, attraverso parole minacciose e, allo stesso tempo, disperate.
La peste che ha causato la fine precoce ed inaspettata del caro estinto non si sa se è arrivata da ovest con il virus di Lehman oppure da oriente con un virus greco.
Intanto, intorno alla colonna infame, si cercano gli untori, si preparano i roghi, mentre i risparmiatori monatti iniziano ad aggirarsi per le vie cittadine cercando di sottrarre alle banche monete putrescenti e capitali già volatilizzati.
Imbonitori da strapazzo urlano che l’euro è morto e che bisogna abbandonarlo, altri che, anche se morto, va in tutti i modi resuscitato.
Gli esorcisti al governo dichiarano di avere cure formidabili: carta straccia moltiplicata per centinaia di miliardi per le casseforti trasformate già in camere mortuarie e tagli, tanti, agli impiegati statali, ai lavoratori e ai loro stipendi. Mentre il sangue giovane dovrebbe essere ancora un medicamento miracoloso per la ripresa del Lazzaro monetario.
Alzati e cammina” si ostinano a recitare, senza smettere di litigare tra di loro, nei loro sepolcri imbiancati, i signori della finanza, del potere e della guerra. 
Ma il giocattolo si è rotto, non funziona più.
Tra molle e ingranaggi dispersi sul pavimento della stanza di un bambino curioso e dispettoso, piangono e si affannano fingendo di sapere come porre rimedio al tutto.
L’importante è che il pubblico sia sì spaventato, ma, allo stesso tempo, creda ai sacerdoti e agli stregoni della religione del capitale, del risparmio e del salario.
Quelli che urlano la morte del vecchio dio monetario europeo si aggirano sventolando nuovi idoli: la lira, il susino, monete locali e comunali.
Altra carta straccia, utile soltanto a non far perdere la fiducia nel denaro e nel mercato.
Insultiamoci, picchiamoci, spariamoci addosso, ma non rinunciamo all’unica vera fede: quella del capitale e del suo feticcio universale.
Invece, è proprio quello ad essere definitivamente morto. Morto e sepolto che, come in un vecchio horror di Chelsea Quinn Yarbro, non vuole e non sa di esser già tale.
Che faccia riferimento all’euro, al dollaro, allo yen o allo yuan il sistema basato sullo scambio mercantile è finito. Basta, stop, fine dei giochi.
Eppure giocatori compulsivi si precipitano ancora al tavolo da gioco, sperando in un’ultima puntata fortunata.
Le fiche sono i salari dei lavoratori, le loro pensioni, i loro figli e le loro speranze.
Parafrasando Marx: la classe operaia o lotta o è una fiche.
Nelle mani di vari giocatori: i finanzieri d’assalto, i banchieri di stato, i governi, i sindacati e i politici grigi, tutti affamati di sudore operaio come zombi.
Che si rifiutano di morire insieme al loro dio cieco e idiota che, come in un racconto di Lovecraft, balla nudo al centro del mondo al suono di una cacofonia di media impazziti.
Il tempo della fine del capitale e dei suoi cantori non solo è venuto, ma è già stato superato e solo un gigantesco incantesimo mediatico può far sì che milioni di persone continuino a preoccuparsi di ciò che hanno già perso senza vedere tutto ciò che avrebbero da guadagnare.
E non si sta qui parlando della sconfitta elettorale di Syriza in Grecia, cui le paure sapientemente dosate e diffuse dalla UE e dai media hanno pur contribuito.
In tempo di campionati europei, non solo calcistici, il pallone è sgonfio e non vi sarà alcun soffio vitale a farlo tornare tondo e adatto al gioco.
Il guaio è che si continua a giocare, “tirando calci al vento” come in una ballata di De Andrè.
Forse una guerra europea o mondiale potrebbe riportare per un po’ il pallone alla giusta pressione, ma si analizzano i cicli storici di accumulazione e dominio imperialistico ci si accorge che sono destinati ad essere progressivamente sempre più brevi.
Quanti secoli ha impiegato l’Europa a diventare il centro del mondo?
E in quanto tempo sono crollate le sue fortune? 
E quanto è durato “il secolo americano”? Cinquant’anni, settanta?
E quanto durerà il predominio cinese?
E la Germania quando capirà che la sua posizione all’incrocio dell’Eurasia la condanna allo sviluppo e alla distruzione prima di poter primeggiare anche solo per un quarto d’ora storico sul resto del mondo? Altro che "in saecula saeculorum…".
Comprese le chiese e le religioni cui l’oppio televisivo ha da tempo, in Occidente, strappato il potere di mediazione tra alto e basso, tra terra e cielo, tra frustrazione e speranza, tra mali terreni e giustizia divina. La speranza nell’aldilà è stata sostituita dalle promesse delle pubblicità.
Guy Debord, troppo presto suicida, oggi non crederebbe ai suoi occhi.
Spettacolo e pubblicità sono diventati l’unica forma di comunicazione politica, economica e sociale.
Così milioni di persone possono ancora credere che il debito pubblico sia il problema e che questo sia costituito dalle spese correnti dello stato: amministrazione, servizi, sanità, istruzione…. Tutti intenti a discutere su cosa e chi si potrebbe ancora tagliare. Imbecilli! Al quadrato!! Al cubo!!!
Il sistema del credito pubblico, ossia dei debiti statali, le cui origini possono essere rintracciate sin nel Medioevo, a Genova e Venezia, si estese nel periodo della manifattura, a tutta l’Europa […] Il debito pubblico, vale a dire l’alienazione dello stato – dispotico, costituzionale o repubblicano – imprime il suo marchio all’era capitalistica.
Il debito pubblico si trasforma in una delle più potenti leve dell’accumulazione originaria. Come per magia, esso conferisce al denaro, improduttivo, la capacità di procreare e così lo converte in capitale, senza che esso debba andare incontro al rischio e alla fatica che, necessariamente, comportano l’investimento industriale o quello usuraio
”.
Chi lo dice? Già….Marx nel capitolo XXIV del primo libro del Capitale; l'anno era il 1867. Mi raccomando lo si rimuova, visto che siamo moderni abbiamo bisogno di moltitudini, di comici da strapazzo, di economisti saccenti, di tecnici inconcludenti e di sindacalisti bolliti…la teoria non serve…o no? Così invece di negare qualsiasi futuro ad un modo di produzione fallimentare e infingardo preferiamo essere corpi senza testa, classi senza storia e una specie senza futuro.

Undici mesi prima della sua morte Friedrich Engels scrisse a Karl Kautsky:
La guerra tra Cina e Giappone segna la fine della vecchia Cina, la completa, seppur graduale,rivoluzione dei fondamenti della sua intera economia, inclusa l’abolizione dei vecchi vincoli tra agricoltura e industria nelle campagne a favore delle grandi industrie, delle ferrovie,ecc e quindi l’esodo di massa dei coolies cinesi verso l’Europa: come conseguenza, una accelerazione per noi della débacle e l’aggravamento degli antagonismi in una crisi. E’ di nuovo la meravigliosa ironia della storia. Soltanto la Cina deve ancora essere conquistata dalla produzione capitalista, ma tale processo porterà all’impossibilità di esistenza di quest’ultima anche in patria…” (23 settembre 1894).
Sei settimane dopo scriveva ad Adolf Sorge:
La guerra in Cina ha dato il colpo di grazia alla vecchia Cina. L’isolamento è diventato impossibile; l’introduzione di ferrovie, macchine a vapore, elettricità e di industrie moderne su larga scala è diventata una necessità, almeno per ragioni di difesa militare. Ma, con essa, anche il vecchio sistema economico della piccola agricoltura contadina, dove la famiglia produceva da sé anche i propri prodotti industriali, sta andando in pezzi e con essa l’intero sistema sociale che aveva permesso una popolazione relativamente omogenea. Milioni di persone saranno costrette a cambiare vita e ad emigrare; questi milioni andranno verso altri paesi tra cui l’Europa e lo faranno in massa. Ma appena la competizione cinese si imporrà su larga scala, porterà le cose ad un punto limite sia nella nostra nazione [la Germania] che in quelle vicine [l’Inghilterra], e così la conquista della Cina da parte del capitalismo fornirà allo stesso tempo l’impulso per il rovesciamento del capitalismo stesso in Europa e in America” (10 novembre 1894).
Eh già, c’era anche l’altro pazzo, mica ne bastava uno.
Ma che si fumavano per aver ‘ste visioni? Albert Hofmann non era ancora nato e l’acido lisergico non era ancora stato sintetizzato…e allora oppio, cocaina…o forse solo una dedizione assoluta alla causa della rivoluzione e del ribaltamento del più odioso dei modi di produzione?
Se tornassero in vita per un momento, sarebbe inevitabile ritrovarli, al tavolo di una birreria, a ridere e scherzare e brindare alla fine del mostro.
Perché questo non meriterà che un funerale di terza classe, mentre milioni di risvegliati potranno ballare e danzare e suonare e cantare come a un funerale di New Orleans o al suono della musica degli Area e di Demetrio Stratos.
A noi, finalmente, la gioia e la rivoluzione… ai signori di oggi la paura, la fatica e il sudore!
Canto per te che mi vieni a sentire
suono per te che non mi vuoi capire
rido per te che non sai sognare
suono per te che non mi vuoi capire […]
Il mio mitra è un contrabbasso
che ti spara sulla faccia
che ti spara sulla faccia
ciò che penso della vita
(Gioia e rivoluzione - 1975)


sabato 14 luglio 2012

La Francia tassa i ricchi, abbassa età pensionabile e aumenta i salari. Alla faccia della Fornero



Ha aumentato il salario minimo del 2%. Ha abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni. Ha annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%. Ha assicurato che aumenterà i contributi – già altissimi – e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale. Infine, ha promesso 65mila assunzioni nel settore pubblico. Insomma, per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, François Hollande è un incubo. Se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.

Eppure, tutto tace. Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli continuano a somigliarsi tutti (tra i più gettonati: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco»), sui mercati finanziari l’incantesimo regge. Anzi. Non più tardi di lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi. Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna. Segno che la “rossa” Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi “falchi” guidati da austeri conservatori à la Merkel che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali.


Certo, anche Hollande si è impegnato sul rigore. I numeri però sono numeri. Nel primo trimestre dell’anno il debito è salito all’89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%. Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l’anno prossimo e di azzerarlo quello dopo. Ma anche le stime sul Pil sono state riviste allo 0,4% quest’anno e all’1-1,3% per l’anno prossimo. E Hollande non ci pensa neanche, per dire, a rimandarsi le assunzioni nel pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti come gli chiedono in molti.

Gli analisti, ovvio, avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine. E che nei prossimi mesi sono destinati a risentire dell’«effetto Hollande», se non farà anche riforme strutturali. Però lo spread francese, intanto, è inchiodato a 110 punti, a distanze siderali dal nostro. Con tutto che in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco. E con tutto che una settimana fa i maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell’economia oltralpe. I mercati, per ora, se ne infischiano.

Muos, l’olocausto globale scatenato dalla Sicilia



Missili all’uranio impoverito, aerei senza pilota, bombe atomiche teleguidate. Per scatenare il conflitto globale del Terzo Millennio – guerra convenzionale oppure chimica, batteriologica, nucleare e forse anche climatica – basteranno poche, gigantesche antenne paraboliche. Sono quelle del Muos, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari che gli Stati Uniti hanno cominciato a dispiegare in Virginia, alle Hawaii e in Australia. La quarta installazione è programmata in Sicilia: a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. Il Muos collegherà tra loro i centri di comando e controllo delle forze armate, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento e gli arsenali di morte sparsi in tutto il pianeta. Mettendo in pericolo, inoltre, non meno di 300.000 siciliani, esposti all’azione dei campi elettromagnetici con alto rischio per la salute: si temono leucemie e tumori agli organi genitali.

«Si tratta di un altro passo verso la Grande Guerra definitiva», avverte Giulietto Chiesa: gli strateghi del Pentagono organizzano avamposti per atomicatentare di rallentare, con qualsiasi mezzo, l’inesorabile avanzata della Cina: entro il 2017, secondo il famigerato memorandum del Nuovo Secolo Americano, prenderà il via – anche sulla nostra pelle – la drammatica “confrontation” col gigante asiatico, in un mondo condizionato dall’impiego potenziale di armi di distruzione di massa fino a ieri inimmaginabili, capaci di annientare interi paesi e colpendo indiscriminatamente le popolazioni. «Si profila qualcosa che assomiglia a una guerra di sterminio, organizzata dai “nazisti bianchi” che non accettano di veder crollare un impero, quello occidentale, reduce da un dominio secolare sul resto del mondo».  La nuova rete di satelliti e terminali terrestri, precisa Antonio Mazzeo sul blog “Cado in piedi”, consentirà di moltiplicare di dieci volte il numero delle informazioni che saranno trasmesse nell’unità di tempo, accrescendo in modo esponenziale i rischi che venga scatenato l’olocausto per un mero errore tecnico.

Il Muos incarna le mille contraddizioni della globalizzazione neoliberista: elemento-chiave delle future guerre stellari, avrà effetti devastanti sull’ambiente, il territorio e la salute delle popolazioni. Prospettive che oggi inquietano la Sicilia, protagonista di una autentica ribellione popolare sostenuta dalle istituzioni. L’installazione isolana nasce da un accordo bilaterale Usa-Italia stipulato nel lontano 2001 dal governo Berlusconi, ratificato poi nel 2006 dall’esecutivo di Romano Prodi, che diede mandato alla Regione di vigilare sull’inquinamento elettromagnetico. Dopo l’iniziale ok delle istituzioni distrettuali, la palla è rimbalzata sui Comuni. Niscemi tiene duro, negando il nulla-osta che consentirebbe alla Regione di autorizzare il regolare avvio dei lavori (che intanto sono iniziati comunque), mentre dall’Arpa siciliana arrivano cattive notizie: le tre mega-antenne emetterebbero micidiali microonde, che si Maxi-antenne paraboliche Muosaggiungerebbero al pesante inquinamento elettromagnetico generato dalla stazione di telecomunicazione della marina militare Usa presente da vent’anni in contrada Ulmo.

In un recente studio sui rischi del nuovo sistema militare statunitense, due docenti del Politecnico di Torino – Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu – riportano le rilevazioni effettuate dall’Arpa della Sicilia tra il dicembre 2008 e l’aprile 2010, confermando l’allarme per valori superiori alla soglia di sicurezza. Inoltre, i lavori del Muos minacciano di compromettere anche l’area della Sughereta, sito naturalistico di importanza comunitaria. «I crescenti processi di militarizzazione, con i loro effetti deleteri sulle attività produttive ed economiche, stanno contribuendo allo spopolamento delle campagne e al massiccio esodo verso il Nord di centinaia di giovani niscemesi», aggiunge Mazzeo. «E come se non bastasse, sullo sfondo, resta l’inquietante presenza della criminalità organizzata: ad eseguire una parte delle opere per il Muos sarebbe stata chiamata un’impresa contigua alle “famiglie” mafiose locali».

Sempre il Politecnico di Torino ha rilevato che il nuovo terminale per le “star wars” avrà pesantissimi effetti sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di Comiso, riconvertito ad uso di civile dopo avere ospitato negli anni ‘80 i missili nucleari Cruise. «La potenza del fascio di microonde del Muos è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente», scrivono i professori Zucchetti e Coraddu. Gli incidenti provocati dall’irraggiamento di velivoli distanti anche decine di chilometri sono eventualità tutt’altro che remote: le antenne posso L'incidente alla portaerei Forrestal“colpire” anche a 130 chilometri di distanza, e nel raggio di 70 chilometri si trovano anche lo scalo di Sigonella, base Nato, e quello di Fontanaraossa, l’aeroporto civile di Catania.

Sigonella e Fontanarossa, tra l’altro, sono già oggetto delle spericolate operazioni di atterraggio e decollo dei velivoli da guerra senza pilota “Global Hawk”, “Predator” e “Reaper”, i nuovi droni a disposizione delle forze armate Usa e Nato. Per gli studiosi del Politecnico, l’irraggiamento a distanza ravvicinata di un aereo militare potrebbe avere conseguenze inimmaginabili: le interferenze generate dalle antenne possono infatti arrivare ad innescare per errore gli ordigni trasportati. E’ già accaduto il 29 luglio 1967 nel Golfo del Tonchino alla portaerei Us Forrestal, quando le radiazioni emesse dal radar di bordo detonarono un missile in dotazione ad un caccia F-14, causando una violenta esplosione e la morte di 134 militari. Pericoli ben noti ai tecnici statunitensi, al punto che sei anni fa fu deciso di dirottare a Niscemi il terminale Muos destinato originariamente a Sigonella: a determinare il cambio di destinazione, le risultanze di uno studio americano sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne.

Contro il devastante progetto militare – mai discusso in sede parlamentare – si sono pronunciati tre consigli provinciali (Catania, Ragusa e Caltanissetta) e quasi tutti i Comuni vicini all’installazione, ricorda Mazzeo. Nell’area è nato il Comitato No-Muos, che raggruppa cittadini, istituzioni e associazioni politiche, sindacali e ambientaliste, sul modello dei No-Tav valsusini. A suon di marce e cortei, i siciliani stanno moltiplicando gli sforzi per ottenere la revoca delle autorizzazioni finora concesse per l’installazione delle mega-antenne: il sito No-Muos ospita anche una petizione on-line. Obiettivo: bloccare a furor di popolo l’iter autorizzativo, ostacolando fisicamente – con l’occupazione popolare – i preparativi di cantiere. E se gli Usa decidessero di procedere oltre? «Andrebbero incontro a una violazione degli accordi bilaterali, consentendo alla magistratura di intervenire», spiegano i promotori del comitato, che sperano che il giudice – come avvenuto in Sardegna per il poligono balistico di Quirra – arrivi a sequestrare l’area. «E’ inutile sottolineare che l’amministrazione comunale di Niscemi, limitatamente alle sue possibilità, non permetterà di Un drone "Global Hawk"lasciar distruggere il proprio territorio. Ma possiamo farcela solo con la partecipazione di tutti, l’innalzamento della protesta e la divulgazione delle informazioni».

La Sicilia come la valle di Susa? «L’intero territorio dell’isola ha già pagato altissimi costi sociali ed economici per le dissennate scelte di riarmo e militarizzazione», afferma sul blog “Cado in piedi” Alfonso Di Stefano, promotore della campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. «Il recente conflitto in Libia ha consacrato il ruolo della Sicilia come grande portaerei per le operazioni di attacco Usa, Nato ed extra-Nato in Africa e Medio Oriente». Dallo scalo “civile” di Trapani-Birgi sono stati scatenati buona parte dei bombardamenti contro l’esercito e la popolazione civile libica, mentre Sigonella è stata trasformata in capitale mondiale dei famigerati droni “Global Hawk”, e intanto prolifera ovunque l’installazione di radar per l’intercettazione delle imbarcazioni di migranti. «Tutto ciò per perpetuare il guerre stellari, l'incubo divenuto realtàmodello di rapina delle risorse energetiche e arricchire i signori del complesso militare-industriale statunitense», aggiunge Di Stefano.

Il Muos, costato già più di sei miliardi di dollari, ha come principale contractor la Lockheed Martin, il colosso a capo del dissennato programma dei cacciabombardieri F-35. «Il dio di tutte le guerre ha sempre lo stesso volto di morte», dice Mazzeo. Con la differenza che domani – dato il carattere spaventoso degli arsenali tecnologici – la prossima guerra planetaria potrebbe anche essere l’ultima. Stando al Pentagono, scrive Claudio Messora sul blog “Byoblu”, ci sono 716 basi militari sparse in 38 paesi del mondo, che ospitano più di 250.000 soldati. Ma almeno 110 sono gli Stati dove gli Usa hanno una stabile presenza armata, anche grazie ai 680 miliardi i dollari stanziati da Barack Obama, Premio Nobel per la Pace, appena insediatosi alla Casa Bianca. «Una cifra che supera di 30 miliardi quella ultima erogata dal presidente guerrafondaio suo predecessore», aggiunge Messora. «Se questo fosse un manuale di storia venduto tra qualche secolo, potremmo riferirci all’impero americano come a quello romano o come a quello di Gengis Khan, e noi saremmo le colonie o tuttalpiù le province». Non in eterno, però: tutti gli imperi, prima o poi, cadono. E dietro di sé lasciano macerie.