venerdì 30 agosto 2013

Congo. Il genocidio taciuto in nome del Coltan: quanto costano in vite umane i nostri cellulari?

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Congo. Il genocidio taciuto in nome del Coltan: quanto costano in vite umane i nostri cellulari?

E’ forse il più grande olocausto dell’era moderna, perpetrato dalle multinazionali dell’elettronica e taciuto al mondo.
Crimini atroci per finalizzati all’estrazione del Coltan, materiale indispensabile per la realizzazione di semiconduttori, costato un etnocidio di nove milioni di morti in Africa Occidentale.
Più di otto milioni di persone trucidate in Congo dal 1998 ad oggi e non si è trattato di scontri tribali tra etnie belligeranti, ma del monopolio per l’estrazione di un minerale componente fondamentale per la costruzione dei nostri cellulari: il Coltan, più prezioso dei diamanti.
Il minerale è formato dalla combinazione tra la colomibte e tantalite, ed la percentuale di quest’ultima componente che ne determina il prezzo; ha l’aspetto di una specie di sabbia nerastra, fondamentale per l’industria Hi Tech, videocamere, telefonini di ultima generazione.
L’80% della produzione di Coltan avviene in Congo, dove le maggiori multinazionali hanno ottenuto lo sfruttamento delle miniere, pagando la manodopera locale anche 200 dollari al mese, quando un salario medio si aggira intorno ai dieci dollari. Questo provoca una vera e propria corsa alle miniere, con manodopera proveniente anche dall’Angola e dal Randa.
Sembrerebbe tutto nella norma, con addirittura  le multinazionali che pagano un salario 200 volte superiore a quello corrente, se non fosse che il Coltan provoca effetti indesiderati, chiaramente solo per chi lo maneggia a mani nude,  vale a dire i minatori.
Il minerale contiene una cospicua parte di uranio, quindi è  radioattivo, genera  tumori e impotenza sessuale. Si ottiene da grandi cave di pietra, spaccando la roccia e respirando il pulviscolo di uranio.
Ma non è l’unico pericolo mortale. I guerriglieri del Rdc, l’unione congolese per la democrazia, vorrebbero impadronirsi delle miniere e spesso si divertono uccidendo i minatori, per disincentivare l’estrazione e indurre le società straniere a lasciare il paese.
Pochi anni fa nei negozi occidentali si è verificato l’assalto alla playstation 2, introvabile per la mancanza di Coltan, in quanto l’estrazione era bloccata per effetto della guerra civile.
Non è stato facile scoprire i nomi delle società interessate al Coltan, decine di intermediari in Europa, soprattutto in Belgio, ne curano, anche illegalmente l’importazione e il trasporto, ma i principali conniventi di questo spregio dei diritti umani risultano i colossi dell’industria tecnologia, quali Sony, Eriksonn e Nokia, oltre ad un fiorente mercato nero.
Nel 1998 il prezzo del Coltan si aggirava intorno ai due dollari al chilo, oggi si parla di cento dollari in un mercato estremamente volatile, ad esempio nel 2004, a fronte di una domanda in continua crescita, il minerale toccò  e superò i seicento dollari al chilo.
E’ stato scoperto di recente un nuovo giacimento in Amazzonia, dove presto inizieranno i lavori per l’estrazione e non è difficile immaginare ed ipotizzare altre storie di morte, questa volta con protagonisti gli indios.
L’approvazione di un  protocollo di controllo della provenienza del Coltan, congeniato sulla falsariga di quello di Kimberley, per i diamanti, potrebbe contribuire ad interrompere la spirale di violenza legata al controllo delle miniere.
Forse però, per l’stracismo dei colossi dell’informatica e delle potenti lobby, l’approvazione di questo protocollo continua a rimanere lettera morta.
fonte: Articolotre.com

giovedì 29 agosto 2013

Siria, fermi tutti: “Le armi chimiche sono dei ribelli”. La testimonianza del Commissario delle Nazioni Unite Carla Del Ponte

video

https://www.youtube.com/watch?v=y3P2Pk7WyD0#t=27

I ribelli siriani hanno usato armi chimiche, in particolare gas sarin. L’affermazione per la prima volta ha il peso di una fonte autorevole, le Nazioni Unite, attraverso il membro della commissione sulle violazioni dei diritti umani in Siria, Carla del Ponte - 


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il mio cielo stamattina - mutazioni innaturali

hh 6:00 mi sveglio con un cielo limpido e completamente terso

hh 7:00 - 8:00
Sui cieli della mia Citta, Genova, sono transitati, in uno spazio relativamente ristretto, in contemporanea anche di 5 unita', avanti ed indietro, oltre 50 aereoplani 50, a fronte di un traffico aereo regolare praticamente inesistente. Casualmente poi si e' creata  una copertura artificiale globale dovuta a scie che tutto sono tranne condensa che, come ormai consuetudine innaturale, si sono espanse simulando formazioni nuvolose improbabili. Le consuete "innocque velature" del Meteo connivente sono quindi magicamente ed innaturalmente apparse in un contesto in cui non c'entravano proprio nulla. Il tutto, ovviamente, tra l'indifferenza generale della gente, intenta prevalentemente a guardare verso il basso, come in segno di resa, rapiti dal mega schermo 5" del nuovo smartphone.









Quale terrorismo psicologico subiscono i genitori che non vogliono vaccinare i loro figli?

di Roberto Gava

vaccinazioni
Quale terrorismo psicologico subiscono i genitori che non vogliono vaccinare i loro figli?
In questi giorni ho ricevuto questa lettera da una giovane mamma che mi ha veramente scandalizzato!
“Buongiorno dottore, sono la mamma di un bambino nato nel maggio di quest’anno. Le scrivo dopo aver fatto la seconda visita pediatrica di controllo a mio figlio. Nel secondo mese di vita è aumentato di 1,3 kg e di 6 cm di lunghezza, siamo quindi a 63 cm per 5,9 kg, quindi il bilancio generale di salute è ottimo sotto tutti gli aspetti.
Il problema però è iniziato nel momento in cui la sua Pediatra mi ha chiesto quando avrei fatto i vaccini. Dicendole che non abbiamo intenzione di somministrare alcun vaccino al bambino finché è così piccolo (teniamo una porta aperta nel futuro al vaccino contro il tetano) si è scatenato il terrorismo. Personalmente sono uscita dallo studio piangendo e molto scossa. In sintesi ci ha elencato una serie di vaccini di “serie A” (testuali parole della Dottoressa) che non vanno assolutamente evitati: anti-difterico, anti-tetanico, anti-pertossico, anti-Haemophilus influenzae B, anti-pneumococcico, anti-meningococcico.
La lista è stata accompagnata da una serie di realtà che lei stessa dice di aver visto, durante gli anni di specializzazione, in cui bambini entro i 2 anni di vita sono morti a causa di una di queste malattie. Ha calcato moltissimo la mano sull’anti-Haemophilus dicendo che l’emofilo è un germe molto diffuso e non è raro che i bambini muoiano nell’arco di pochissime ore a causa di epiglottite causata dal germe.
A tali parole l’allarmismo da mamma mi ha fatta sussultare e ho tentato di concludere il discorso dicendo che ci avrei pensato, ma che comunque se ne sarebbe parlato più avanti, quando il sistema immunitario del bambino sarebbe stato maggiormente pronto.
Qui è nato il secondo problema, che essendo però un dato oggettivo ho la necessità di comprenderne la vera risposta. Le parole della pediatra sono state: “Il sistema immunitario di suo figlio è più forte adesso (a 2 mesi di vita) che non fra un anno”. Attenendomi a quanto detto da lei (durante le sue conferenze e nei suoi libri), caro dottore, mi pare di ricordare che invece i bambini sono maggiormente in grado di sopportare lo stress da vaccino dopo alcuni anni dalla nascita. Le due teorie sono opposte! Da mamma ignorante in materia vorrei sapere a chi devo credere.
Il mio bambino rischia davvero la morte quasi certa nei prossimi anni di vita se decido di non effettuare i vaccini? (Mi rendo conto della drasticità del quesito, ma rispecchia il mio stato d’animo!).
Posso permettermi di far frequentare un corso di acquaticità in piscina al piccolo quando avrà 4 mesi, se non effettuerò i vaccini?”. Lettera firmata
Io posso sforzarmi per cercare di capire che un medico sia a favore delle vaccinazioni pediatriche perché gli sono rimaste in memoria alcune morti pediatriche che erano più frequenti 50 anni fa (e non certo solo perché non c’erano i vaccini odierni!), ma non accetto assolutamente che un Medico traumatizzi il suo paziente e in particolare che un Pediatra faccia piangere una giovane mamma, che ovviamente cerca solo la strada più sicura per il bene del suo piccolo!
Noi medici possiamo anche essere non aggiornati su tutti i campi della Medicina o sulle problematiche di “confine”, cioè che sono ancora discusse dalla Comunità Medica, ma non possiamo mai essere sprovvisti di una quantità minima di umanità, buon senso, comprensione degli affanni e delle ansie del paziente (anche se fossero immotivate) e specialmente quando sappiamo che il paziente, o in questo caso la giovane mamma di un piccolo paziente, è combattuto da una scelta che deve prendere e non ha gli strumenti per decidere.
vaccino bimbo
Questo non è “informare” e non è neppure “dare una scarsa informazione”, ma è esercitare il proprio potere professionale per terrorizzare!
Questo non ha nulla a che vedere con l’etica della Medicina Moderna, anzi, questa non è Medicina, ma è addirittura un modo per traumatizzare una giovane mamma e mettere in lei le premesse per stressarla e, nel caso abbia in sé un terreno favorevole, per crearle uno stato patologico che poi a sua volta può trasmettersi anche al bambino.
Forse sto un po’ estremizzando il discorso, d’accordo, ma ricordo dei casi in cui situazioni stressanti simili a questa hanno inciso moltissimo nel vissuto della persona che li ha subiti e sono esperienze che poi si riflettono anche sulla famiglia e obbligatoriamente sui figli. Quella giovane mamma potrebbe reagire o allontanandosi da questa Pediatra non portandole più il bambino a visitare, oppure potrebbe allontanarsi dalla Medicina Ufficiale oppure potrebbe avere così tanta paura da ipermedicalizzare eccessivamente il suo bambino e se stessa. In tutti questi casi otterrebbe solo conseguenze negative e la colpa non sarebbe sua!
Se fosse vero che i bambini non vaccinati muoiono come mosche, palesemente ce ne accorgeremmo. All’incirca negli ultimi 20-30 anni il nostro Ministero della Salute non ha registrato un solo caso di tetano, difterite e polio in Italia e meno ancora si sono avuti casi mortali! (1-3). Su questo argomento, però, vale la pena soffermarsi con un articolo specifico che mi impegno a scrivere in futuro dopo avere studiato l’argomento nella letteratura medica.
Comunque, se c’è ogni tanto qualche bambino che muore di meningite, questo accade quasi esclusivamente in bambini immunodepressi per patologie o per farmaci (vaccini compresi).
L’affermazione poi che un bambino di 2-3 mesi sia immunologicamente più forte di uno più grande è ancora più assurda e, se fosse un’affermazione documentata, significherebbe che il medico che l’ha fatta è privo delle più elementari nozioni di fisiopatologia del sistema immunitario neonatale (4).
In ogni caso, a queste problematiche io sono solito rispondere come ho risposto alla mamma della lettera suddetta:
“Cara Signora, oltre a scrivere e documentare nei miei libri le mie affermazioni con la letteratura scientifica, io non desidero dirle altro per non crearle altro stress e aggravarle l’attuale disorientamento. Le aggiungo solo queste invito: faccia quello che sente nel suo cuore di mamma, perché una mamma ‘sente’ quello che deve fare per ognuno dei suoi figli! Si ricordi però di non avere mai paura, specialmente di coloro che usano linguaggi che incutono paura.
Un caro saluto”.
PS: per il corso di acquaticità, si ricordi che suo figlio è immunologicamente più forte degli altri bambini proprio perché non è vaccinato e quindi non corre alcun pericolo!
Bibliografia
1) Edwards KM. Overview of pertussis. Focus on epidemiology, sources of infection, and long term protection after infant vaccination. Pediatr Infect Dis J 2005, 24:S104-108.
2) Cfr. Harrison’s. Principles of Internal Medicine. McGraw-Hill Companies, USA, 14a ed, 1998.
3) http://www.epicentro.iss.it.
4) Gava R. Le Vaccinazioni Pediatriche. Revisione delle conoscenze scientifiche. Edizioni Salus Infirmorum, Padova, 2a ed. 1a rist., 2010.
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/terrorismo-psicologico-vaccinazioni.php

Le Nuove Politiche dell’UE: Controllo delle Nascite e Suicidio Volontario

DI COMEDONCHISCIOTTE
RIADATTAMENTO DI GIANPAOLO MARCUCCI

europa-fascista

Uno studio del 2011 finanziato dalla Commissione Europea e dal WWF presenta misure dittatoriali di controllo delle nascite, tasse individuali sulle emissioni di carbone, canali d’informazione controllati dal governo e legalizzazione del suicidio volontario e assistito nei paesi europei. Un gruppo di studio finanziato dall’Unione Europea chiamato The One Planet Economy Network (OPEN-EU) ha elaborato nel 2011 un documento totalmente ignorato dall’attenzione pubblica e dai mezzi d’informazione di massa. Questo, finora. 

Il documento, intitolato Scenari verso un’Economia Planetaria Unica in Europa riporta diversi scenari o “percorsi” che l’Unione Europea dovrebbe seguire per raggiungere una cosiddetta “Economia Planetaria Unica”. 

Finanziata con i fondi del Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo dell’Unione Europea e dal WWF, il documento segue pedissequamente i tipici scenari dell’ Agenda 21. Nel documento, intriso di termini come “sostenibilità” e “matrice ecologica”, gli autori delineano quattro distinti percorsi che conducono alla cosiddetta “Economia Planetaria Unica”. Stessa cosa è riportata all’inizio dello stesso studio. 

Ci sono quattro storie che forniscono visioni alternative, non necessariamente ideali, della transizione verso l’Economia Planetaria Unica in Europa entro il 2050; scenari che presentano sia una descrizione di vita in Europa nel 2050 sia dell’organizzazione politica necessaria per sostenere la transizione verso quest’unico e comune punto di arrivo, sulla base di diverse premesse del futuro”. 

Questo è l’elenco delle Quattro “narrazioni”: 

1: Capacità e attenzione 

2: Avanti veloce 

3: Punto di Rottura 

4: Al Rallentatore 

Per avere un’immagine chiara degli strumenti “draconiani” proiettati verso l’inevitabile fine del mondo, sarà necessario citare gli autori per esteso, soprattutto riguardo al “Punto di Rottura” L’“assetto politico” indicato comprende quanto segue: 

L’UE deve prendere delle drastiche misure per ridurre la crescita demografica sia in Europa sia, e soprattutto, nel resto del mondo, per evitare che la crescita della domanda (in un momento in cui l’innovazione tecnologica è stagnante e le risorse naturali – combustibili fossili e terreno agricolo - sono in esaurimento) facciano innalzare ulteriormente i prezzi. In alcuni paesi europei l’aspettativa di vita è stabile, in altre si riduce.” 

Più Avanti, con il titolo “Demografia”, leggiamo: 

All’inizio del 2012, una delle misure adottate per il controllo demografico era di ridurre gradualmente – fino ad annullarli - gli assegni familiari alle famiglie numerose. Entro il 2020, tali assegni sono riconosciuti solo fino al secondo figlio. Considerando che in generale l’economia è ormai basata sul lavoro intensivo, le politiche d’immigrazione si sono nel frattempo rilassate per attrarre lavoro specializzato, soprattutto nel campo agricolo. Questo aumenta la tensione sociale in Europa. Per attuare il controllo della popolazione, gli accordi commerciali bilaterali hanno bisogno di partner commerciali.” 

Si sottolinea che “sono limitati i rapporti commerciali con quei paesi che non adottano misure di controllo demografico”. Un altro problema presentato nello scenario “Punto di Rottura” è la forte espansione della legislazione comunitaria: 

Nel 2050 – scrive il documento - “gli europei saranno costretti ad adottare stili di vita ecologici – ad esempio, il divieto di viaggi individuali a lunga distanza non essenziali. A quel punto, i viaggi aerei sarebbero diventati troppo costosi per la maggior parte della gente. Lo stato controllerebbe e influenzerebbe ogni possibile canale educativo, d’informazione e di marketing per diffondere questo messaggio, allo scopo di imporne l’affermazione e l’applicazione e modificale la comune percezione della sostenibilità”. Si giunge quindi all’elaborazione della scenario-trappola di una popolazione in stile Agenda 21

La maggior parte degli Europei vive in aree metropolitane densamente popolate, in quartieri residenziali compatti e altamente efficienti. Le unità abitative comprendono due o tre persone. I quartieri residenziali sono essenziali, energeticamente efficienti, controllati da sensori intelligenti che permettono allo stato di regolare l’utilizzo delle infrastrutture energetiche, monitorarne il consumo, il carico e, se necessario, tagliare la fornitura di energia elettrica” 

Riportiamo infine queste parole: “Nel 2015, nei Paesi Europei il suicidio volontario o assistito sarà diventato legale”.“Entro il 2020, la maggior parte dei canali d’informazione sarà controllata dal governo e utilizzata nel tentativo di indurre nuovi comportamenti sociali; al motto di “Forte giocare entro i limiti!" oppure “Verde = Crescita”. 

Insomma, lo scenario non si prefigura come uno dei migliori, ma una alternativa a questi accadimenti esiste e dobbiamo prenderne coscienza: La possibilità che la direzione presa dalle nostre nazioni sia questa non dipende solo dalla volontà di burocrati internazionali che nessuno a mai eletto, dipende dalle nostre azioni. Quando i governi smettono di avere ragione diventa il momento di prendere il loro posto e ricostruire da capo i luoghi in cui viviamo. 

http://eccocosavedo.blogspot.it

Sempre piu' attuale: I CRIMINI DELLA NESTLE

DICI NESTLE’ E IL PENSIERO VA AL NEQUICK E AL KITECAT O PERCHE’ NO AL NESCAFFE’…DICI NESTLE’ E TI VIENE IN MENTE QUEL BEL CUORICINO ROSA O LE COLOMBINE COSI’ CARINE.PECCATO CHE DIETRO CI SIA MOLTO DI PIU’.LA MULTINAZIONALE DEI CEREALI,LATTE,SNACK,PASTA,COSMETICI E ACQUA VANTA PARECCHIE ACCUSE PER VENDITA DI CIBO TRANSGENICO,INQUINAMENTO DEL LATTE,ESPERIMENTI CRIMINALI SU DEI POVERI ANIMALI, NONCHE’ PER SCHIAVISMO,SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI E MANODOPERA MINORILE..INSOMMA ALTRO CHE DOLCI,COLOMBINE O CUORICINI QUESTA E’ UNA MULTINAZIONALE DA INCUBO
La Nestlè è vita, la nostra vita, perchè noi potremmo tranquillamente vivere dei loro prodotti. Infatti questa multinazionale svizzera ha un regime quasi di monopolio nel mercato mondiale. Facciamo un esempio? ci alziamo la mattina, facciamo colazione con i cheerios, magari accompagnati da una tazza di caffè (naturalmente Nescafè) o del buon latte Latière e un bel bicchiere di San Pellegrino. A pranzo una bella pasta Buitoni, un bel gelatino Motta, per digerire facciamo sport, giusto per rimanere in forma, allora perche non usare un PowerBan? E la sera? Massi, dedichiamoci a bimbi, diamogli un bel Fruttolo, cosi non fanno i capricci, e ai nostri amici animali un bel Friskies e poi a nanna. E domani non abbiate paura, a voi ci penserà ancora la Nestlè, con prodotti diversi ovviamente, mica hanno solo questi. Infatti al momento la multinazionale Svizzera può vantare un ventaglio di 189 grandi marchi, mica poco. Ma sotto questa egemonia, come ogni storia che si rispetti, c’è sempre qualcosa da analizzare e scoprire, e come San Tommaso noi siamo pronti ad analizzare la ricetta di tale successo !

LA STORIA DI UN IMPERO
Corre l’anno 1860 quando il farmacista Henri Nestlè sviluppò un alimento per i neonati che non potevano essere nutriti al seno a causa di particolari intolleranze. Il prodotto creato, la Farine Lactèe Henri Nestlè, salvò la vita di un bambino e fu presto venduta in tutto il continente europeo. Nel 1866 fu quindi fondata ufficialmente la Nestlè, destinata col tempo a diventare forse la piu conosciuta multinazionale del mondo. Nel 1905, la Nestlé si fuse con la Anglo-Swiss Condensed Milk Company, dando il via ad una vertiginosa crescita che coinvolse in seguito nazioni del calibro di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Durante la Prima guerra mondiale crebbe la richiesta di prodotti caseari, e la produzione della Nestlé raddoppiò prima della fine del conflitto.Dopo la fine del conflitto il mercato caseario tornò a normalizzarsi e gran parte dei consumatori tornarono al latte fresco. La Nestlé rispose a questo mutamento di contesto modificando la propria linea aziendale, riducendo il proprio debito e iniziando a espandersi nel settore della produzione del famosissimo cioccolato, a tutt’oggi la seconda attività più importante dell’azienda.All’inizio della Seconda guerra mondiale furono realizzate nuove fabbriche in molti paesi in via di sviluppo in america latina. Proprio la guerra, paradossalmente, portò all’invenzione di un nuovo prodotto di enorme successo, il Nescafè, utilizzato in primis dall’esercito americano e poi diffusosi nel mondo.

LA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Fu l’inizio di una fase molto dinamica. La crescita dell’azienda fu accelerata e furono portate a termine numerose acquisizioni. Nel 1947 la Nestlé si fuse con la Maggi, seguirono Crosse&Blackwell (1950), Findus (1963), Libby’s (1971) e Stouffer’s (1973). Fu inoltre realizzata nel 1974 una shareholding con L’Oreal, che rese ufficiale l’allargamento degli interessi commerciali, ormai usciti dal guscio alimentare. Nel 1977 l’espansione continuo’ con l’aquisizione di Alcon Laboratories e nel 1984 si aggiunse anche la compagnia americana Carnation.Con la nascita del mercato globale, datata nella meta’ degli anni ’90 la Nestlé si affaccio’ su importanti mercati nei quali emergenti. Negli anni successivi avvennero nuove importanti acquisizioni: Sanpellegrino nel ’97, Spiller Petfoods nel ’98, Chef America, Ralston Purina e Dreyer’s nel 2002 e per finire la Gerber nel 2007. Fin dagli ultimi anni del settanta, la Nestlé è stata oggetto di numerose critiche per la sua politica commerciale, che hanno fatto nascere numerosi movimenti di opposizione a questa azienda, iniziati su vari fronti e in diversi paesi, tutti riuniti in un comitato chiamato International Nestlè Boycott Committee, che ha in Jean Ziegler uno degli esponenti di spicco in materia di critiche.

IL LATTE, CROCE E DELIZIA
In materia di promozione, la Nestlé viene accusata di una politica commerciale aggressiva e irresponsabile, sopra tutto per quanto riguarda la promozione di latte per neonati nei paesi in via di sviluppo, che avviene attraverso forniture gratuite a strutture ospedaliereLa stessa UNICEF dichiara che la sostituzione dell’allattamento materno con il latte in polvere, porterebbe nei paesi del Terzo mondo alla morte di circa un milione e mezzo di bambini ogni anno, a causa di problematiche legate alla difficoltà di sterilizzazione dell’acqua e dei biberon utilizzati, fatto che comporta un aumento dei rischi di mortalità post-neonatale rispetto all’allattamento naturale.Per queste ragioni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) adottò il 22 maggio del 1981, l’International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes, un regolamento internazionale sulla promozione di surrogati del latte materno, linea guida non legalmente vincolante al quale la Nestlé aderì nel 1982.I controlli eseguiti nel 1988 dalla International Baby Food Action Network riscontrarono delle infrazioni da parte dell’azienda e di altre compagnie produttrici di latte per neonati e provocarono la ripresa del boicottaggio dell’azienda nato nel 1977 e successivamente interrotto con la sua adesione al Codice dell’OMSDiverse indagini hanno mostrano come la Nestlé ed altre compagnie produttrici di latte in polvere per neonati negli ultimi anni abbiano ripetutamente infranto il Codice internazionale dell’OMS al quale hanno ufficialmente aderito, in particolar modo nelle regioni meno sviluppate del pianeta.Ma la Nestlè fa scandalo anche nel nostro paese, dove nel 2009 la filiale italiana è stata penalmente condannata, in compagnia della Tetrapak, al risarcimento danni, tramite un tipo di inchiostro chiamato Itx, per l’inquinamento del latte Nidina..

IL CIBO TRANSGENICO
Nell’agosto del 2004 un test effettuato da Greenpeace porto’ alla luce la presenza di organismi geneticamente modificati in una confezione di Nesqiuk, seguita da una denuncia fatta da una donna cinese, che denunciò la multinazionale poiché l’uso di OGM nei prodotti per l’infanzia, al tempo assolutamente proibito dalle leggi locali. Nel novembre 2005 Nestlé si oppose alla decisione svizzera di bandire gli OGM

SCHIAVISMO E MANODOPERA MINORILE
La denuncia alla Nestlè arriva nel 2005 viene ufficialmente denunciata per l’uso di manodopera ridotta in schiavitù. Salta all’occhio una testimonianza ci traffico di minori, dal Mali alla Costa d’Avorio, costretti in seguito a lavorare dalle 12 alle 14 ore al giorno in piantagioni di cacao (dove la stima parla di circa 284.000 minori all’opera), e oltretutto gratuitamente, con cibo in quantità ridotte, poco sonno e ripetute percosse. In quelle zone la multinazionale svizzera è la terza compratrice mondiale, e l’esportazione del cacao, a quanto appurato, sarebbe stata la principale fonte finanziaria per le forze militari della guerra civile.Nel 2001 Nestlé e altri grandi produttori di cioccolato hanno firmato un accordo, il protocollo Harkin-Engel (o più comunemente chiamato Protocollo sul cacao), per affermare che sarebbe certificato, da luglio 2005, che il suo cioccolato non era stato prodotto attraverso manodopera minorile forzata o proveniente da traffico di esseri umani, ma il protocollo stesso, secondo il più recente report dell’International Labor Rights Fund pubblicato nel 2008, sarebbe stato disatteso.

RITORSIONI SUI LAVORATORI
La Nestlè sembra oltretutto essere autrice di licenziamenti a scopo intimidatorio, come quello dell’89 in Brasile, a Cacapava, dove i lavoratori di una fabbrica di cioccolato scioperarono per denunciare le condizioni di lavoro penose, la discriminazione nei confronti delle donne, la mancanza di adeguati indumenti protettivi e di adeguate condizioni di sicurezza. A seguito della protesta, in breve tempo quaranta operai furono licenziati, compresi quasi tutti gli organizzatori dello sciopero.Per completare questa interessante lista, ricordiamo che la L’Oreal, marca di cosmetici francese facente parte del gruppo Nestlé, é stata recentemente fatta oggetto di un boicottaggio denunciante gli allucinanti esperimenti perpetrati a danno di animali per testare la cancerogenicità dei propri prodotti. Ancor più recentemente la multinazionale Nestlé é stata accusata di utilizzare nei suoi prodotti alimentari cereali e derivati manipolati geneticamente (un esempio é la pasta per torte della Leisi).

fonte: http://comesantommaso.blogspot.com
Redatto da Pjmanc:  http://ilfattaccio.org

Talco cancerogeno nei prodotti Johnson & Johnson



I prodotti bio, certificati, eco compatibili, naturali, non testati su animali, esistono per tutte le esigenze: igiene personale, make up, pulizia della casa, lavaggio stoviglie e biancheria, alimentazione. Costano ormai poco poco di piu' ma ne vale la pena.

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Il famoso marchio di prodotti per l’igiene personale dei bambini Johnson & Johnson non può più commercializzare in India.
In 15 lotti di talco per bambini  è stata rilevata la presenza di un componente cancerogeno e fortemente irritante: l’ossido di etilene.
Questa è la dichiarazione della Food and Drug Administration:“L’ossido di etilene può essere usato legalmente per la sterilizzazione, ma la società non si è preoccupata di effettuare i test dopo il processo per controllare le quantità residuali presenti nel prodotto. E i prodotti sono utilizzati per i neonati. E ‘necessario che l’azienda prenda tutte le precausioni possibili”.



Che cosa è l’ossido di etilene? Si tratta di un composto utilizzato nella produzione chimica su vasta scala, che, a temperatura ambiente, è molto pericoloso. Questa sostanza chimica è infiammabile, cancerogena, mutagena e irritante. Insomma, un’esposizione non protetta e costante può causare mutazioni genetiche o alterazioni del DNA. Può danneggiare i polmoni e il sistema cardiovascolare. Le manifestazioni fisiche dopo l’esposizione comprendono mal di testa, vomito, vertigini, disturbi del sonno, dolore alle gambe, debolezza, rigidità, sudorazione o ingrossamento del fegato.
L’Enpa, in seguito a questa vicenda, chiede al Ministero della Salute di predisporre “immediatamente controlli accurati su tali prodotti anche nel nostro Paese e che, ancor più perché trattasi di prodotti destinati ai bambini, qualora dovessero essere trovate sostanze pericolose per la salute, provveda adeguatamente al ritiro dal commercio”.

valsoia: ecco perchè boicottare questo marchio

ValsoiaImpresa del settore alimentare che fattura 28 milioni di euro e impiega 42 persone. Vende esclusivamente prodotti a base di soia, dal gelato alle polpette, dall'olio al latte, dalla pizza ai biscotti. 
Valsoia non è dotata di stabilimenti produttivi, ma solo
di uffici e laboratori, perciò affida a tutta la sua produzione ad 
altre grandi aziende come Nestlè per il gelato, Granarolo per lo yogurt e Bistefani per i biscotti.

Eccovi elencati una serie di motivi per boicottare Valsoia:

* Il gelato è prodotto dalla Nestlè, la più grande multinazionale del settore alimentare, oggetto della più grande campagna di boicottaggio mondiale (http://www.ribn.it - Rete Italiana Boicottaggio Nestlè)

* L'impresa, a seguito di un'indagine condotta nel 2002 da Greenpeace Italia. ha dichiarato di non utilizzare OGM, ma le analisi effettuate nel gennaio 1999 dalla rivista Altroconsumo hanno messo in evidenza la presenza di soia transgenica nel
prodotto "Lecitina e selenio" (Altroconsumo n. 112, gennaio 1999, pag. 25)

* Su alcuni prodotti di Valsoia è segnalata la scritta "prodotto in 
Israele". Per tale ragione nel 2002 è stata anche oggetto di una 
campagna di boicottaggio in merito alla questione palestinese (http://www.arcipelago.org 2/03)

* Alcuni ingredienti utilizzati nei propri prodotti (quali cacao e 
zucchero) non provengono da un commercio equo e solidale ma da un mercato che basa la propria economia sullo sfruttamento dei lavoratori (anche minorenni) del terzo mondo

* Alcuni prodotti hanno ingredienti di origine animale


fonti: Guida al consumo critico, centro nuovo modello di sviluppo, editrice EMI (anno 2001 e 2004)

http://animeinvisibili.it

La nuova Costituzione ungherese (che all'Ue non piace)


di Ida Magli
 
  Questo è il Preambolo della nuova Costituzione ungherese, molto osteggiata, come è noto, dall'Unione europea. Non c'è da meravigliarsene: lo spirito che l'anima è del tutto contrario agli intenti dissacratori dell'Europa che tende, anche se ancora non c'è riuscita, a eliminare gli Stati nazionali, l'amore per la patria, per la lingua, per la religione, per la storia di ogni singolo popolo per giungere a omologare tutti gli abitanti del continente in una massa informe, priva di sentimenti e di valori.
Gli Italiani Liberi si propongono di stringere dei legami di conoscenza e di solidarietà con l'Ungheria nella speranza che nasca finalmente, almeno fra alcuni dei paesi dell'Ue, la volontà di sottrarsi all'annientamento predisposto dai politici al servizio di Bruxelles, fra i quali eccellono i governanti italiani. L'Ungheria gode del vantaggio di non partecipare all'area euro, avendo conservato la sovranità monetaria, cosa che le ha permesso di recuperare in poco tempo un'economia in crescita e di rimborsare totalmente il prestito onerosissimo del Fondo monetario internazionale.    

Ida Magli




LA LEGGE FONDAMENTALE DI UNGHERIA
(25 aprile 2011)
Dio benedica gli ungheresi

PROFESSIONE NAZIONALE

  Noi, membri della Nazione ungherese, all'inizio del nuovo millennio, con senso di responsabilità per ogni ungherese, proclamiamo quanto segue:
Siamo orgogliosi che il nostro re Santo Stefano abbia costruito lo Stato ungherese su solide basi e lo abbia reso parte dell'Europa cristiana mille anni fa.
Siamo orgogliosi dei nostri antenati che hanno combattuto per la sopravvivenza, la libertà e l'indipendenza del nostro paese.
Siamo orgogliosi delle eccezionali conquiste intellettuali del popolo ungherese.
Siamo orgogliosi che la nostra gente nel corso dei secoli ha difeso l'Europa in una serie di lotte e ha arricchito l'Europa con i suoi talenti e la sua diligenza.
Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nel aver preservato la nazione. Apprezziamo le varie tradizioni religiose del nostro paese.
Promettiamo di preservare l'unità intellettuale e spirituale della nostra nazione lacerata
nelle tempeste del secolo scorso. Le nazionalità che vivono con noi fanno parte della Comunità politica ungherese e sono parti costitutive dello Stato.
Ci impegniamo a promuovere e a salvaguardare il nostro patrimonio, la nostra lingua, così diversa da tutte le altre, la cultura ungherese, le lingue e le culture delle nazionalità che vivono in Ungheria,
insieme a tutto il patrimonio antropico e naturale del bacino dei Carpazi.
Noi ci riconosciamo responsabili nei confronti dei nostri discendenti, quindi proteggeremo le condizioni di vita delle generazioni future facendo un uso prudente delle nostre risorse materiali, intellettuali e naturali.
Noi crediamo che la nostra cultura nazionale sia un ricco contributo alla diversità dell'Unione europea.
Rispettiamo la libertà e la cultura di altri popoli, e ci impegneremo a collaborare con ogni nazione del mondo.
Noi riteniamo che l'esistenza umana sia basata sulla dignità umana.
Noi riteniamo che la libertà individuale non possa essere completa se non in collaborazione con gli altri.
Noi riteniamo che la famiglia e la nazione costituiscano la struttura principale della nostra convivenza, e che i nostri valori di coesione fondamentali siano la fedeltà, la fede e l'amore.
Noi riteniamo che la forza della comunità e l'onore di ciascuno sono basati sul lavoro, una conquista della mente umana.
Noi riteniamo che abbiamo un dovere generale di aiutare i più deboli e i più poveri.
Noi riteniamo che l'obiettivo comune dei cittadini e dello Stato sia quello di raggiungere la misura più alta possibile di benessere, sicurezza, ordine, giustizia e libertà.
Noi riteniamo che la democrazia sia possibile solo se lo Stato serve i suoi cittadini e amministra i propri affari in modo equo, senza pregiudizi o abusi.
Onoriamo le conquiste della nostra costituzione storica e onoriamo la Santa Corona, che incarna la continuità costituzionale della sovranità dell'Ungheria e l'unità della nazione.
Noi non riconosciamo la sospensione della nostra costituzione storica a causa delle occupazioni straniere. Neghiamo qualsiasi prescrizione per i crimini disumani commessi contro la nazione ungherese e i suoi cittadini, sotto le dittature del nazismo e del comunismo.
Noi non riconosciamo la costituzione comunista del 1949, dato che fece da base alla tirannide, pertanto la proclamiamo non valida.
Concordiamo con i membri del primo Parlamento libero, che proclamarono come prima loro decisione che la nostra libertà attuale è nata con la nostra rivoluzione del 1956.
Riconosciamo come data del ripristino dell’autodeterminazione del nostro paese, perduta il diciannovesimo giorno di marzo del 1944, al 2 maggio del 1990, quando si è formato il primo corpo di rappresentanza popolare liberamente eletto. Noi consideriamo questa data come l'inizio della nuova democrazia e del nuovo ordine costituzionale del nostro paese.
Noi riteniamo che, dopo i decenni del ventesimo secolo che portarono ad uno stato di decadenza morale, abbiamo un perdurante bisogno di rinnovamento spirituale e intellettuale.
Confidiamo in un futuro da costruire insieme e nell'impegno delle giovani generazioni. Crediamo che i nostri figli e nipoti renderanno di nuovo l’Ungheria grande con i loro talenti, perseveranza e forza morale.
La nostra legge fondamentale [la presente Costituzione] deve essere la base del nostro ordinamento giuridico: costituirà un’alleanza tra ungheresi del passato, presente e futuro; un quadro vivente che esprime la volontà della nazione e la forma in cui vogliamo vivere.
Noi, i cittadini provenienti da Ungheria, siamo pronti a fondare l'ordine del nostro paese sugli sforzi comuni della nazione.

(traduzione condotta sul testo ufficiale inglese)


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Vi racconto cosa sta accadendo in Siria e perché in Italia non viene detta la verità: a colloquio con Mimmo Srour (siriano)


(di Clara Salpietro) – “La Siria sta pagando un prezzo altissimo per una partita che serve a stabilire nuovi equilibri mondiali e in Italia la verità non viene detta, viene raccontata un’altra realtà”. E’ quanto afferma Mimmo Srour, siriano,ingegnereex assessore della Regione Abruzzo e della Provincia dell’Aquilaex sindaco di Sant’Eusanio Forconese, comune in provincia de L’Aquila. 
Srour è nato a Nakib, in Siria, dove è rimasto fino al momento di intraprendere gli studi universitari. Il suo vero nome è Mahmoud ma tutti lo chiamano “Mimmo” fin da quando venne in Italia, nel 1969, per laurearsi in Ingegneria presso l’Università dell’Aquila, città dove ha deciso di restare mettendo sù famiglia.
Mimmo Srour conosce bene la Siria e anche in questi momenti così delicati e complessi continua ad essere in contatto costante con persone, che ricoprono vari incarichi, che vivono in Siria. L’aspetto che mette in evidenza e che non riesce ad accettare riguarda l’informazione di parte che viene portata avanti in Occidente. “Un po’ di tempo fa alcuni giornalisti italiani, di giornali anche blasonati, sono andati in Siria – afferma – e una volta tornati nessun giornale gli ha dato la possibilità di scrivere e raccontare quello che avevano visto. E’ stato imposto il silenzio su quanto sta accadendo in Siria”.
Mimmo Srour

Secondo lei cosa sta accadendo in Siria?
Io sono convinto che tutto è già stato scritto da parecchio tempo. Chi è attento a quello che succede in Siria, queste cose le ha sentite e lette tempo fa, da tanto si parla di Grande Medio Oriente, di disordine creativo. Hanno promesso queste cose a tutto il bacino del Mediterraneo. Vi sono in atto nuovi equilibri mondiali, in cui la Russia aspira ad un ruolo diverso rispetto a quello che ha assunto negli ultimi anni, dopo il crollo del muro di Berlino e dell’Unione sovietica. Dietro la Russia sembra che ci sia la Cina, ma anche Brasile, India e Sudafrica, cioè i cinque Paesi che compongono il BRICS. Credo che la Siria stia pagando questo prezzo e per questo si sta combattendo una guerra. Il Times ha scritto che quelli che combattono in Siria in realtà sono tutti mercenari, combattono dietro un compenso pagato dai Paesi del Golfo. E’ vero che in Siria ci sono dei problemi, tra cui la corruzione, però questo non c’entra niente con quanto sta accadendo, i Paesi del Golfo hanno voluto approfittare della situazione difficile per arrivare ad un loro obiettivo. Basta guardare la carta geografica e leggere cosa sta succedendo in questi giorni in Pakistan, in Afghanistan dove sappiamo chi c’è, in Iran, in Iraq e in Siria che diventa la porta verso il Mediterraneo. Il “cambio del regime” in Siria è una parola d’ordine e solo le parole d’ordine si rispettano in questo modo: con il silenzio. Nessuno dice, nemmeno per dovere dell’informazione, cosa fa una parte e cosa sta facendo l’altra. Si stanno verificando atti di puro terrorismo, come l’attentato che è successo a Damasco. Non capisco perché se il ministro della Difesa e il viceministro sono colpevoli allora li portiamo a processo, altrimenti li uccidiamo con le bombe. Oggi in Siria non si può viaggiare da una città all’altra perché c’è il rischio di essere sequestrati e in base alla carta d’identità pure uccisi. Ci sono delinquenti di professione che hanno costituito le loro bande, fermano e uccidono.
Da un lato c’è la Russia e dall’altro lato chi c’è?
C’è l’Arabia Saudita, il Qatar, tutti i Paesi del Golfo, e la Turchia, Paesi che pagano. Poi c’è l’America e tutto l’Occidente tra cui l’Inghilterra, la Francia, che sta cercando di riacquistare un ruolo da protagonista ma sta facendo solo danni, che forniscono armi, strumenti, attrezzature, tecnologie. Tutti abbiamo l’obbligo, il dovere di difendere la laicità della Siria, la tolleranza della Siria. In Siria il 40% della popolazione sono minoranze: Sunniti, Sciiti, Alawiti, Drusi, Cristiani Ortodossi, Cristiani di rito Orientale e Occidentale e si trovano ben quattro etnie diverse: arabi, curdi, armeni e drusi. Convivono insieme 19 confessioni religiose, questo era un modello che andava salvato e salvaguardato. Non è possibile giustificare quanto sta accadendo solo perché non fa comodo avere Assad, perché bisogna dare vita al grande Medio Oriente. Una donna in minigonna fino a qualche tempo fa poteva andare alle 3 di notte in una qualunque via di Damasco da sola e non le sarebbe successo niente. Nel giro di 18 mesi siamo arrivati che nessuno può uscire da casa.
Lei ha contatti con persone che si trovano in Siria?
Ho contatti continuamente e la gente è terrorizzata, impaurita, la gente non capisce perché questo odio contro il popolo siriano, la gente non riesce a comprenderlo. Addirittura noi che difendiamo le minoranze, in Siria abbiamo abbandonato anche i cristiani. Bisogna ricordare a tutti che il cristianesimo è nato in Siria seicento anni prima dell’Islam. La Siria non è un paese qualsiasi, ha una storia alle spalle. Ha dato alla Chiesa cattolica quattro Papi, ha dato imperatori all’Impero Romano. Io dico che quanto sta accadendo non è comprensibile. Dove sta la primavera di cui parlano tutti? Questo è un “inverno gelido”, non una “primavera”. Dove sta in Libia, in Egitto? La primavera consiste nel consegnare la sponda Sud del Mediterraneo all’Islam politico e in alcune occasioni integralista? Significa che non abbiamo capito nulla. Io ho dedicato la vita per il dialogo nel bacino del Mediterraneo, per creare non una frontiera, ma un ponte di dialogo e invece stiamo lavorando per consegnare, malgrado la volontà popolare, la Siria alle monarchie assolute. In Arabia Saudita una donna non può uscire di casa da sola, deve essere accompagnata da un uomo, non può guidare la macchina, non c’è un Parlamento, non si vota nemmeno per un condominio. Nel Qatar la stessa cosa. Possono essere protagonisti di una “primavera democratica” questi Paesi che sono monarchie assolute? A chi vogliono farlo credere.
Tempo fa è stato detto che l’Emiro del Qatar vuole diventare il leader di un grande movimento islamico del Medio Oriente….
Appunto e noi dobbiamo aspettare un po’ di tempo per vedere cosa succederà. Adesso c’è questo baratto, ma poi vedrete cosa succederà. Certo che la Siria deve essere cambiata, tutto quello che vogliamo, ma non è questa la strada, non si può perseguire la strada libanese dove uno uccide l’altro, dove si uccide il vicino di casa con il quale prima erano stati condivisi momenti belli. Non capisco nemmeno questo silenzio che è stato imposto, non si dice cosa sta accadendo in Siria, questa Europa che non vale più niente, è un’Europa che ha dimenticato il suo passato, lo sta barattando.
Assad è stato sempre descritto come una persona diversa dal padre, molto più aperto. Qual è il suo commento?
Ma a chi vogliono far credere che questo ragazzo sia un dittatore. La Siria è un paese che ha una Costituzione e un Parlamento da almeno 60 anni. Assad è uno che accompagna i figli a scuola, ha studiato all’estero, è un oculista, e in fondo non voleva neanche fare questo mestiere, si è trovato al posto del padre probabilmente a causa della morte del fratello. Veramente è incredibile quello che avviene e come sta accadendo, tutto quello che sta accadendo in Siria è stato progettato e scritto anni fa dai neoconservatori americani e adesso Obama lo sta mettendo in atto, credevamo che lui era diverso e invece non lo è per niente. Se è vero che l’obiettivo sono le riforme, ci sarà un modo per far sedere tutti attorno a un tavolo e discutere del futuro della Siria. E’ necessario mettere le bombe? Le infrastrutture in Siria sono state demolite, stanno riducendo il Paese all’età della pietra. Le ferrovie non esistono più, tutti i ponti ferroviari sono stati fatti saltare. Le centrali elettriche sono state distrutte e metà paese è stato ridotto al buio. Distrutti anche gli oleodotti, c’è una carenza di gas e le famiglie non possono cucinare e in inverno non potranno riscaldarsi. Ma perché tutto questo? A cosa serve, se non a distruggere un paese.
Cosa dobbiamo aspettarci?
Il problema non è Assad. Se per un motivo qualsiasi Assad venisse messo fuori, la Siria si divide, gli alawiti e i cristiani della costa vanno per conto loro, i drusi della zona confinante con la Giordania se ne vanno da soli, i curdi andranno da soli. Sarà guerra civile vera. Noi oggi dobbiamo sperare nel buon senso di qualcuno, che è l’Occidente da una parte e la Russia dall’altra, che rinuncino ai loro progetti e lascino stare il popolo siriano a discutere del suo futuro. Solo con il dialogo e non con le armi si può risolvere tutto. La Russia vuole la sua base a Tartus, vuole ostacolare questo grande Medio Oriente perché nella parte sud della Russia ritorna la cintura di ferro e la Russia non accetterà mai questo. Già non digerisce la stazioni radar in Turchia e in Polonia. Sapendo tutto questo perché devono portarci verso una guerra. E’ una pazzia quello che sta avvenendo. L’unica cosa che possiamo fare è di costringere il regime e gli oppositori, che sono tanti e a cui è difficile dare una identità, a ragionare del futuro della Siria. La Siria è un paese di tolleranza e noi non possiamo buttarlo nella guerra civile come si sta facendo.
Sul sito Siriatruth che è un sito dell’opposizione, un’opposizione diversa dalle altre, laica, c’è scritto che chi ha messo la bomba nel quartier generale della Sicurezza Nazionale siriana è il segretario del presidente Assad, che non ha niente a che fare con l’opposizione ma è un uomo dei servizi segreti americani. E dopo l’attentato si è rifugiato nella casa dell’ambasciatore americano a Damasco. Questa è una notizia che arriva dall’opposizione. Ma è possibile che se uno Stato o un governo non ci piace noi lo buttiamo giù, ma non democraticamente. Se tutti fossero stati sinceri allora dovevano far votare il popolo siriano, sotto controllo internazionale, e si vedeva cosa voleva questo popolo. Se il popolo non votava per Assad, allora lo si mandava via. Nessuno ha scritto la notizia che Assad ha anche cambiato l’articolo 8 della costituzione così come gli era stato chiesto, nessuno ha detto niente. Ultimamente in Siria sono nati 20 partiti nuovi anche di opposizione ma nessuno lo dice, perché l’obiettivo sono gli equilibri internazionali e la Siria fa parte di questo scacchiere, in nome di una “primavera” che non c’è stata.

Cosa pensa del Piano di pace di Kofi Annan?
Si è capito subito che questo Piano non poteva avere un seguito, perché quando la Lega Araba, e sappiamo chi è oggi la Lega Araba, ha mandato i suoi osservatori questi hanno scritto qualcosa di diverso rispetto a quello che avrebbero voluto leggere questi monarchi arabi e cosa è successo: gli osservatori sono stati mandati a casa. Kofi Annan è più tosto e si sta muovendo meglio, in quanto sta coinvolgendo la Russia in modo più forte, certamente non è detto che ci riuscirà ma prima di mettere da parte il Piano passerà un po’ di tempo.
Pensa che ci sarà un intervento militare?
Questo lo vogliono fare già da molto tempo, l’unica cosa che lo impedisce è la forza missilistica siriana, in quanto la Siria si prepara da sempre, e questo è un altro male, ad un’altra guerra con Israele. Di conseguenza la Siria ha un esercito organizzato, è un Paese che non si può paragonare alla Libia. Inoltre la preoccupazione dei Paesi occidentali è quella di giustificare con l’opinione pubblica l’invio dei soldati in Siria. L’opinione pubblica non sopporta i troppi morti come è successo in Iraq, allora solo per questa paura stanno cercando di indebolire l’esercito siriano e poi fanno l’attacco. Non hanno fatto l’attacco tempo fa perché in Siria c’è un esercito organizzato e certamente sanno che ci vuole del tempo per indebolire e rendere meno reattivo l’esercito siriano. In Iraq i Paesi occidentali hanno fatto una guerra in base ad una bugia e chi ha mai chiesto conto su tutto questo, sono morti un milione di iracheni e nessuno si è preoccupato, tanto sono iracheni e possono morire. In Libia sono morte 40 mila persone e nessuno ha detto niente.
Cosa dovrebbe fare il governo italiano?
Il governo italiano non è in grado di fare nulla, ogni tanto gli dicono di fare qualche dichiarazione perché in tutta questa vicenda c’è il gioco delle parti.
Qual è la sua speranza?
Spero che il popolo, non il governo, italiano non rimanga inerme di fronte a tutto questo, ma pretenda di conoscere la verità e di sentire tutte e due le campane e non una sola, di far passare notizie per potersi formare un’opinione. Per farsi un’opinione bisogna leggere tutto e non solo una parte. L’attentato a Damasco è stato riportato come un atto eroico e mi sta bene che lo dicono, però devono dire anche il resto, non solo una parte. Abbiamo il diritto come popolo italiano di formarci un’opinione, l’informazione non può essere a senso unico. E’ impossibile che la televisiva siriana in arabo “Addounia”, laica, viene oscurata in Europa, parlo di una Tv libera, e invece trasmettono decine e decine di stazioni televisive salafite, che notte e giorno incitano alla morte, all’assassinio. E’ possibile questo in una Europa che ha conosciuto l’Illuminismo? Eppure avviene, avviene nel XXI secolo. Il colonialismo del XIX e XX secolo era molto moderato, più dolce, rispetto a quanto sta accadendo oggi.