domenica 19 agosto 2012

Bentornata Mucca Pazza


L'Unione europea permetterà di nutrire i capi da produzione con mangimi prodotti da scarti di macelleria, ma solo da suini, pollame e pesci. La comunità scientifica si è convinta che la colpa della pandemia fu nell'utilizzo di carcasse infette. Ma l'autorità per la sicurezza alimentare parla di "modelli non sicuri al 100%"di CORRADO ZUNINO


ROMA - L'Unione europea riapre alle farine animali: dodici anni dopo la pandemia chiamata mucca pazza, saranno di nuovo pasto per il bestiame da allevamento. Il contagio della Bse, l'encefalite spongiforme bovina, fu devastante: 190mila casi accertati nel mondo e 225 morti ufficiali per la sua variante che attacca l'uomo. Due decessi furono registrati anche in Italia. 

Nel 2013, superando un divieto severo applicato in tutta l'Ue a partire dalla deflagrazione del morbo, i capi da produzione torneranno a essere nutriti con alcune farine animali, prodotte con scarti di macelleria. La Unione, infatti, limiterà le "animal proteins" a maiali, pollame e pesci d'acquacoltura. 

A settembre la commissione Salute e politiche dei consumatori porterà al Parlamento europeo la sua proposta ed è probabile che entro l'anno il divieto assoluto delle proteine animali venga cancellato. Dall'inizio del 2013, quindi, la distribuzione delle farine delle tre specie dovrebbe essere consentita negli allevamenti.

Il dibattito sul ritorno delle proteine Pat, la prima riunione sul tema fu del 7 luglio 2010, è tornato forte nelle ultime due stagioni. La commissione Salute e consumatori si è confrontata sul controverso dossier innanzitutto con una scettica Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa), sede a Parma. Quindi con consulenti medici, veterinari, nutrizionisti dei paesi membri. 

È diventata convinzione maggioritaria della comunità scientifica istituzionale che la pandemia, diagnosticata per la prima volta nel 1986 e che ha fatto registrare decessi anche nelle ultime stagioni, sia stata generata dall'utilizzo di carcasse infette per produrre farine, e non dal fatto in sé di forzare la natura di animali erbivori. Colpa di farine malate, e non di tutte le farine animali. 

L'Istituto superiore di sanità italiano ha confermato questa ricostruzione scientifica e il Consiglio nazionale dell'alimentazione francese ha espresso parere favorevole alla riapertura graduale segnalando come oggi le carni provenienti dal Sudamerica già contengano proteine animali. Ora la commissione guidata da John Dalli, fortemente contestata dagli animalisti per le sue scelte nel campo della clonazione animale e del trasporto dei capi destinati alla macellazione, ha deciso di aprire gradualmente alle "farine".

Sarà comunque evitata ogni forma di cannibalismo: le farine di galli e galline saranno nutrimento solo per i suini e viceversa. Sul "divieto sui ruminanti" (dal marzo 2001 non possono diventare cibo per altri animali, né possono nutrirsi di farine animali di alcun tipo) la discussione tra l'eurocommissione e i tecnici esterni è stata conflittuale e la spinta lobbistica dell'industria delle carni, che ha trovato sponde negli uffici europei, è stata arginata dalla resistenza dell'Efsa. La proibizione è stata mantenuta e anche in futuro, in qualsiasi tipo di allevamento, non si potranno produrre e dare in pasto farine di bovini e ovini. 

Il veterinario Koen Van Dyck, direttore generale della commissione Salute e consumatori, spiega: "Abbiamo valutato che con queste precauzioni non ci siano rischi per la riproduzione della variante umana del morbo di Jacob Kreutzberg". Si parla, appunto, della devastante infezione passata dalle mucche, malate di encefalite spongiforme, agli uomini. L'Efsa di Parma ha reso pubblico un documento, tuttavia, in cui parla di "modelli di difesa adottati dalla Ue soddisfacenti, ma non sicuri al cento per cento". 

Per evitare ogni contaminazione incrociata le farine animali che torneranno sul mercato avranno una "stretta canalizzazione" nel loro viaggio verso magazzini e allevamenti e per evitare mescole pericolose fra proteine di bovini, ovini e caprini (esiste anche una Bse di ovini e caprini detta Scrapie) si organizzeranno "test simili a quelli che si fanno per individuare l'introduzione di prodotti geneticamente modificati". Dice ancora il direttore generale Van Dyck: "Non esiste il bisogno di dare proteine animali agli erbivori". Per ora saranno esclusi dall'alimentazione integrata con le farine anche cavalli e conigli.

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