martedì 28 agosto 2012

Imposte “per il tuo bene”


L’attuale governo batte cassa per ripianare i debiti del precedente. E okay, pare che pagare per gli sprechi degli altri, per i loro orrori ed errori, sia il nostro destino. Diminuisce il lavoro, aumentano i prezzi, si tassano le prime case? Stringiamo i denti, la cinghia, le chiappe e teniamo botta. Impoverire i ceti medi, mediobassi e bassi è da idioti, perché poi, gli impoveriti, non comprano più niente e così la produzione di qualsiasi merce, meno il pane quotidiano, diventa inutile.
E allora: diminuisce il lavoro, aumentano i prezzi, eccetera eccetera. Nuotiamo a vista, per usare una metafora fisiologica, in un mare di merda. Sarebbe opportuno tenere la bocca chiusa, data la situazione, ma l’ultima trovata dei nostri salvatori/persecutori è davvero troppo. Si chiama “lo facciamo per il tuo bene” e prevede una tassa su quello che ci fa male. Sigarette e alcool? Non basta. Anche torte di panna, gnocco fritto, salame piccante e bibite gassate. Dicono: se proprio volete gonfiarvi di calorie inutili, pagate.
Che figura ci fa un Paese membro del club dei più Sfigati d’Europa, se i suoi cittadini sono ciccioni? È una questione di estetica della crisi. I poveri devono essere come quelli di una volta: magri.Poveri da dopoguerra, sdentati e scavati. Tutti pelle e ossa. Una proposta: invece di alzare il prezzo della coca-cola, abbassate quello della coca-ina. La usano anche le fotomodelle.
Il Fatto Quotidiano, 28 Agosto 2012

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