venerdì 7 dicembre 2012

Kirchner mette la museruola alla finanza speculativa


- di Filippo Ghira -
L’Argentina ha incassato in meno di una settimana due vittorie all’insegna della difesa della propria sovranità economica e dell’indipendenza nazionale. La prima di tipo giudiziario e l’altra più politica consistente in una iniziativa legislativa che riveste un grande significato per il Paese sudamericano che con Cristina Kirchner sta rinnovando tutti i grandi temi della tradizione peronista e che per questo si è attirata la piena ostilità della finanza Usa e del suo maggiordomo alla Casa Bianca.

La corte d’appello di New York ha bloccato l’attuazione della sentenza emessa la settimana scorsa dal giudice federale,Thomas Griesa, con la quale si intimava a Buenos Aires di pagare 1,33 miliardi di dollari ai detentori dei titoli che avevano respinto le due ristrutturazioni del debito nazionale nel 2005 e 2010, a seguito della bancarotta dichiarata dal governo argentino nel 2001. Detentori che, detto per inciso, sono esclusivamente fondi speculativi Usa che avevano presentato ricorso al tribunale di New York per ottenere il rimborso al valore nominale pieno di quei titoli in bancarotta e che essi avevano acquistato ad una cifra oscillante tra i 20 e i 25 centesimi per dollaro.
Una bella pretesa quella dei banditi di Wall Street ma che evidentemente ha trovato in un tribunale federale un altro bandito togato pronto a sostenerla. Griesa aveva stabilito che l’Argentina depositasse entro il 15 dicembre in un fondo di garanzia quei 1,3 miliardi di dollari pretesi dagli speculatori. La data nella quale l’Argentina dovrà pagare 3,3 miliardi agli obbligazionisti che hanno invece accettato le ristrutturazioni per una cifra tra il 60 e l’85%. Il giudice aveva infatti minacciato di bloccare questa seconda operazione, peraltro solo sul territorio Usa, il che avrebbe comportato quella che in gergo viene chiamata “bancarotta tecnica”.
La corte d’appello ha invece dato tempo fino al 27 febbraio al governo Kirchner di preparare una adeguata difesa che non potrà che dimostrare l’assurdità delle pretese dei criminali in livrea di Wall Street. Allo stesso tempo potranno essere rimborsati gli obbligazionisti che hanno accettato la ristrutturazione del debito. Non è un caso poi che la sentenza del giudice Griesa avesse seguito di pochi giorni il declassamento di ben cinque gradini dei titoli di Stato argentini da parte delle agenzie di rating Usa e l’aumento da 1.000 a 4.200 punti base delle quotazioni dei Cds (Credit default swaps) a 5 anni sul debito argentino, quei derivati che proteggono dal rischio di bancarotta.
La seconda vittoria ottenuta non dal governo della signora Kirchner ma dall’Argentina nel suo complesso consiste nella approvazione di una Legge al Senato che è diventata immediatamente operativa. Essa considera “immorale e illegale” qualunque forma di speculazione finanziaria sui mercati internazionali che sia basata sui derivati. Ma non solo: abolisce la possibilità tecnica delle speculazioni finanziarie in Borsa perché toglie alle banche e alle istituzioni finanziarie che operano in Argentina la possibilità di muoversi in maniera autonoma sul Mercato. L’economia torna in tal modo sotto il controllo del Parlamento e del governo visto che la legge stabilisce che la finanza resta e deve essere il braccio operativo dell’economia alla quale deve essere subalterna e che deve essere sottoposta al completo controllo dello Stato centrale in tutte le sue attività.
Di conseguenza le banche e le finanziarie internazionali potranno andare in Borsa o sui mercati dei capitali con l’unico obiettivo di investire subito i soldi così rastrellati  per l’apertura di crediti agevolati alle medie e piccole imprese, per investire in industrie nazionali e assumere nuovo personale. Combattere la disoccupazione giovanile resta infatti la priorità assoluta in campo politico, economico e sociale. Altrimenti, ha spiegato Cristina Kirchner, banche e società estere possono anche andare a investire in Europa dove li accoglieranno a braccia aperte. Le banche ordinarie, ha spiegato il Presidente argentino, devono occuparsi di investire i soldi dei correntisti nell’economia reale, quella delle merci, e non quella della carta straccia. Lo Stato garantisce ogni tipo di risparmio e ogni forma di investimento, purché si riferisca all’economia reale. Chi vuole investire soldi nella finanza speculativa lo fa a proprio rischio e pericolo attraverso “banche speciali” che dovranno esporre un avvertimento alla clientela, nel quale si avverte che non esiste nessuna garanzia nazionale su tali operazioni.

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