martedì 18 dicembre 2012

LE MULTINAZIONALI DEL TURISMO SCACCIANO I MASAI


LE MULTINAZIONALI HANNO TRASFORMATO IL NORD DELLA TANZANIA IN UNA GRANDE RISERVA NATURALE DOVE NON C’E’ PIU’ POSTO PER LE POPOLAZIONI LOCALI
Il crepuscolo dura poco all’equatore. Mentre i castelli di nubi sull’orizzonte occidentale si tingono di rosso, i bambini incalzano le capre, spingendole verso il recinto di rovi che le tiene al riparo dai leopardi. Un vecchio masai passa lungo il sentiero che risale la collina, scalando agilmente il pendio a passi lunghi. La sua coperta color porpora lo avvolge dalle spalle alle ginocchia. Con la mano sinistra regge una lancia, mentre legato sulla schiena porta un ombrello. Nella mano destra ha un telefono cellulare. Alza gli occhi e fa un cenno di saluto con la testa. Posso sentire l’odore del fumo dei fuochi su cui stanno cucinando nel vicino villaggio masai. È una sera come tante altre sugli altipiani dell’Africa orientale. Così mi sembra particolarmente insolito ricevere un sms che mi dà il benvenuto negli Emirati Arabi Uniti: “Etisalat vi offre la miglior copertura di rete e tanti altri servizi impareggiabili. Vi auguriamo un piacevole soggiorno negli Emirati”.
JET CARICHI DI TURISTI DAI PAESI ARABI
La spiegazione sta poco oltre la collina, in un posto che i locali chiamano Arabiya. È un accampamento da safari dotato di un residence, di una pista d’atterraggio da cui possono decollare grandi jet, di una flotta di fuoristrada e, appunto, di una filiale della rete di telefonia mobile degli Emirati. È il quartier generale della Ortelo Business Corporation (Obc), una compagnia specializzata in safari che non si fa pubblicità con brochure o siti internet. È stata fondata nel 1993 da un ministro della difesa degli Emirati vicino alla famiglia reale di Duhai. L’obiettivo era quello di consentire agli sceicchi e ai milionari del Golfo di svagarsi nelle riserve selvagge della Tanzania settentrionale, nei pressi del villaggio di Loliondo.Quest’area di basse colline e di savane è uno dei tanti lotti di terreno che il governo tanzaniano, affamato di valuta estera, ha ceduto agli investitori stranieri. La “strategia di sviluppo” prevede di attirare più di un milione di turisti entro il 2010, e sembra che gli amministratori siano disposti a tutto per riuscirci. Un quarto del paese è stato dedicato alla “conservazione della natura”. Questo significa che il territorio sarà usato per il turismo da safari, in molti casi trasferendo con la forza le popolazioni locali.
FILANTROPIA PER INGANNARE GLI INTERESSI COMMERCIALI
Pochi chilometri oltre Arabiya, al di là delle colline, la Thomson Safaris, società di ecoturismo premiata negli Stati Uniti, sta dando vita a un’iniziativa ancora più imponente: nella riserva naturale di Enashiva sorgeranno un albergo e un accampamento di circa cinquemila ettari. Mentre la Thomson esibisce le sue credenziali filantropiche, gli abitanti del posto la accusano di aver sfrattato i masai e le loro greggi dai tradizionali territori di pascolo e di abbeveraggio. L’azienda nega tutto, assicurando di aver “sempre garantito l’accesso dei pastori alla sorgente durante la stagione asciutta”. Ma per i pastori seminomadi il vero problema è il diritto a far passare il bestiame attraverso i territori di pascolo stagionali. La Thomson ne sta discutendo con gli anziani del luogo, ma per due anni i confini di Enashiva sono stati teatro di sparatorie e di violenti scontri fra i pastori, le guardie della Thomson e le forze di polizia.Qui, nel cuore del Masailand tanzaniano, si assiste alla distruzione sistematica della cultura e dei mezzi di sostentamento della più rappresentativa tribù africana. Eleganti, intelligenti e indipendenti, i masai hanno sempre affascinato i viaggiatori occidentali che, fin dalla metà dell’ottocento, hanno esplorato le loro terre. Con i loro zigomi da antichi egizi e le acconciature da guerrieri cavallereschi, questi nomadi rappresentano lo sfondo letterario di tante fantasticherie da bianchi sulla selvaggia Africa, da Ernest Hemingway a Peter Beard. Ma negli ultimi tempi sono diventati una minoranza etnica rinchiusa in una riserva: per loro non c’è posto nelle nuove Disneyland africane.
FATTORIE MASAI BRUCIATE DALLA POLIZIA
Secondo alcune ong, tra luglio e agosto centinaia di fattorie masai sono state bruciate dai poliziotti di Loliondo, dopo che i pastori colpiti dalla siccità avevano dovuto spostare il bestiame nelle terre messe a disposizione dalla Obc. “Per i turisti i masai sono ottimi soggetti da fotografare, braccia utili per trasportare i bagagli al campo o guide per le visite faunistiche”, spiega Moringe ole Parkipuny, storico difensore dei diritti dei masai e primo masai a essere stato eletto deputato al parlamento tanzaniano. “Ma alla fine gli animali valgono molto più delle persone”. Le montagne dello Ngorongoro, nel nord del paese, ne sono la prova. Si tratta di una delle mete preferite dai turisti. Qui decine di migliaia di masai sono stati sfrattati dal governo per salvaguardare i 25 rinoceronti che costituiscono l’attrazione principale del cratere dello Ngorongoro.Il villaggio di Ololosokwan si trova nella Tanzania settentrionale, in una zona depressa del paese, a sei ore di macchina dalla strada asfaltata più vicina. Per i masai è un importante luogo di scambio di beni. Quando arriviamo è in gran fermento. Corre voce che nei prossimi giorni arriverà, nel ranch della Ortelo Business Corporation, lo sceicco di Dubai in persona. Questo spiegherebbe la presenza di quegli arabi con l’aria da duri che abbiamo incontrato in un bar a lato della strada. Si vedono anche i baschi rossi della Full Force, la temuta polizia speciale tanzaniana. Si dice che quando ad Arabiya arrivano visitatori importanti venga steso per loro un tappeto che va dall’aeroporto fino al palazzo.
SCEICCHI CHE SFRECCIANO SU FUORISTRADA SPARANDO AGLI ANIMALI
Gli sceicchi e i loro amici si divertono a sfrecciare nella boscaglia su veloci fuoristrada giapponesi sparando agli animali. In Tanzania nessun essere vivente è al sicuro. Un rappresentante dell’amministrazione distrettuale di Ololosokwan, che è il villaggio più vicino ad Arabiya, mi ha spiegato che la licenza dell’Obc prevede l’abbattimento di non più di cinque leoni a stagione. Ma c’è qualcuno che conta i capi abbattuti dalla compagnia? Lui no di certo. L’area è chiusa ai giornalisti e alle ong, e gli abitanti del posto sono stati avvertiti dalla polizia che perfino parlare dell’Obc potrebbe metterli nei guai. La nostra richiesta di intervistare un agente dell’azienda non ha ottenuto risposta. Non resta che parlare con la gente dei villaggi. Ci parlano degli “arabi” e del loro stravagante modo di colonizzare il distretto di Ngorongoro. Ci raccontano che per sei mesi all’anno devono sottomettersi agli ordini dei dirigenti arabi su dove e quando spostare le loro greggi. Quando nascono dispute sulla terra con l’Obc, i poliziotti tanzaniani puniscono gli abitanti del villaggio a bastonate.Un pastore masai mi racconta di aver visto delle trappole per catturare i leopardi vivi. Questo succede evidentemente in base a un accordo senza precedenti dell’Obc con il governo. Una volta un turista arabo, dopo aver offerto una Coca ola a un pastore, ha cominciato a sparare alle faraone che razzolavano intorno alle sue mucche. Il pastore ha dovuto lavorare tutta la notte per radunare nuovamente il bestiame. Altri dicono che l’azienda araba usa gli elicotteri per radunare gli gnu in modo che i cacciatori possano sparargli più facilmente.
fonte : http://www.missioni-africane.org

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