martedì 19 febbraio 2013

E' MORTO IL CAPORALE ERASMO SAVINO DENUNCIO' I VACCINI CHE UCCIDEVANO I MILITARI.


"Ce la farò perché mi voglio sposare - diceva - anche se so che è una malattia di cui si muore". Poi la sua rabbia di lavoratore semplice "mi hanno usato e abbandonato". Erasmo Savino, 31 anni, caporale maggiore dell'esercito in Kosovo, si è spento questa mattina alle 8.15, dopo quindici anni di servizio, una malattia fulminea, nessun riconoscimento come vittima del dovere, addirittura neanche la semplice liquidazione.
Il cancro era partito da un dito del piede, aveva covato sotto semplici scarponi. Era partito a ventinove anni, da un paese senza lavoro ed era stato mandato a scavare in Kosovo, nella terra avvelenata dall'uranio impoverito, con le difese demolite da una raffica di vaccini troppo ravvicinati quando non si poteva dire di no. Lo stipendio o la salute.
Erasmo aveva deposto davanti alla Commissione "Uranio impoverito" del Senato e dalla sua storia era partita l'inchiesta "Vaccinati a morte" di Repubblica.it. Un'indagine che ha approfondito il legame tra le vaccinazioni fatte male e il crescente numero di malattie che colpiscono i nostri militari.
Nella sua casa di Saviano, in provincia di Nola, il fratello Cosimo di 36 anni risponde al telefono, avvisa i parenti.
Il resto della famiglia è raggomitolato su se stesso. Muta nel suo dolore Giulia, la fidanzata di 29 anni, che aveva lasciato il lavoro per seguirlo nelle cure disperate mentre lo vedeva spegnersi. Aveva riposto il sogno di una bella festa perché Erasmo quando aveva scoperto la malattia stava per sposarla. In un angolo cataste di documenti e di perizie mediche che dimostrano la connessione tra il suo cancro e i vaccini somministrati male.
Il funerale è previsto per domani (martedì) alle 11 nella chiesa dell'Immacolata. Si preparanno ad andare un fiume di parenti, amici, venti-trentenni di un paese in cui un lavoro vale come una vita. Le istituzioni no, quelle non ci saranno. Le stesse che avrebbero dovuto pronunciarsi entro 220 giorni, ma che dopo più di due anni non hanno risposto.
Giorgio Carta, l'avvocato del caporale, ha la voce rotta: "È il giorno più triste della mia professione, Erasmo non è il primo, non sarà l'ultimo. Dobbiamo far sì che i responsabili di questa strage silenziosa rispondano di azioni e di omissioni".
E' MORTO IL CAPORALE ERASMO SAVINO DENUNCIO' I VACCINI CHE UCCIDEVANO I MILITARI.

"Ce la farò perché mi voglio sposare - diceva - anche se so che è una malattia di cui si muore". Poi la sua rabbia di lavoratore semplice "mi hanno usato e abbandonato". Erasmo Savino, 31 anni, caporale maggiore dell'esercito in Kosovo, si è spento questa mattina alle 8.15, dopo quindici anni di servizio, una malattia fulminea, nessun riconoscimento come vittima del dovere, addirittura neanche la semplice liquidazione.
Il cancro era partito da un dito del piede, aveva covato sotto semplici scarponi. Era partito a ventinove anni, da un paese senza lavoro ed era stato mandato a scavare in Kosovo, nella terra avvelenata dall'uranio impoverito, con le difese demolite da una raffica di vaccini troppo ravvicinati quando non si poteva dire di no. Lo stipendio o la salute. 
Erasmo aveva deposto davanti alla Commissione "Uranio impoverito" del Senato e dalla sua storia era partita l'inchiesta "Vaccinati a morte" di Repubblica.it. Un'indagine che ha approfondito il legame tra le vaccinazioni fatte male e il crescente numero di malattie che colpiscono i nostri militari.
Nella sua casa di Saviano, in provincia di Nola, il fratello Cosimo di 36 anni risponde al telefono, avvisa i parenti.
Il resto della famiglia è raggomitolato su se stesso. Muta nel suo dolore Giulia, la fidanzata di 29 anni, che aveva lasciato il lavoro per seguirlo nelle cure disperate mentre lo vedeva spegnersi. Aveva riposto il sogno di una bella festa perché Erasmo quando aveva scoperto la malattia stava per sposarla. In un angolo cataste di documenti e di perizie mediche che dimostrano la connessione tra il suo cancro e i vaccini somministrati male. 
Il funerale è previsto per domani (martedì) alle 11 nella chiesa dell'Immacolata. Si preparanno ad andare un fiume di parenti, amici, venti-trentenni di un paese in cui un lavoro vale come una vita. Le istituzioni no, quelle non ci saranno. Le stesse che avrebbero dovuto pronunciarsi entro 220 giorni, ma che dopo più di due anni non hanno risposto.
Giorgio Carta, l'avvocato del caporale, ha la voce rotta: "È il giorno più triste della mia professione, Erasmo non è il primo, non sarà l'ultimo. Dobbiamo far sì che i responsabili di questa strage silenziosa rispondano di azioni e di omissioni".

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