domenica 12 gennaio 2014

ENERGIA NUCLEARE, RADIAZIONI E MALATTIE


Poche, probabilmente nessuna, fra le stime sui costi dell’energia nucleare tengono conto degli oneri in termini di salute dell’umanità. Anche quando le centrali nucleari operano a regime, si tratta di oneri non insignificanti. Minatori, lavoratori e residenti nei pressi delle miniere e delle raffinerie, nonchè i lavoratori coinvolti nei processi di arricchimento necessari per creare il combustibile nucleare, rischiano tutti l’esposizione a quantità dannose di radiazioni, a cui consegue un aumento dell’incidenza del cancro e delle malattie connesse. La fuoriuscita ordinaria o accidentale di radiazioni dalle centrali nucleari, così come l’inevitabile dispersione di scorie nucleari, sono eventi in grado di inquinare l’acqua e la catena alimentare, esponendo a rischio contaminazione uomini e animali, oggi e per le generazioni a venire. Incidenti come quelli accaduti a Three Mile Islande a Chernobyl condannano migliaia, se non milioni, di persone a pagare il costo dell’energia nucleare con la propria salute. La comprensione della natura delle radiazioni è un fattore chiave per avere un’idea precisa degli impatti dell’energia nucleare sulla salute.
ALCUNE FOTO CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO
E REPERITE DA FONTE INTERNET
RIGUARDANTI LE MALFORMAZIONI GENETICHE
DEL DISASTRO DELLA CENTRALE NUCLEARE DI CHERNOBYL
CONTENGONO IMMAGINI FORTI ED ESPLICITAMENTE VIOLENTE
CHE POTREBBERO TURBARE PERSONE
PARTICOLARMENTE SENSIBILI.
 LA VISIONE E’ LIMITATA RIGOROSAMENTE AGLI ADULTI
.
RADIAZIONI ED EVOLUZIONE
(…) Le radiazioni sono state fondamentali per l’evoluzione planetaria della vita, sono largamente responsabili dello sviluppo della più straordinaria e meravigliosa varietà di specie viventi nello spazio temporale di miliardi di anni. Ma gli esseri umani sembrano intenzionati ad alterare questo equilibrio stabile lasciatoci in eredità dalla natura. Pur avendo una scarsa comprensione dell’evoluzione o del delicato processo genetico, siamo riusciti a creare grandi quantità di elementi radioattivi utili a dare energia al nostro “stile di vita”, e questo perchè siamo legati a livelli sempre crescenti di progresso tecnologico, prosperità, lusso e agio.
Nel momento in cui gli esseri umani sono riusciti a dividere l’atomo, hanno intrapreso un processo destinato ad accrescere il livello e la diversità delle radiazioni ambientali sulla terra. Il processo di fissione dell’uranio all’interno dei reattori nucleari crea più di 200 nuovi elementi radioattivi creati dall’uomo. Alcuni “sopravvivono” solo alcunisecondi; alcuni restano radioattivi per milioni di anni.
Sasha è il nome di questo bambino, uno degli ospiti dell’orfanotrofio Vesnova. Più di 5 milioni di bambini vivono ancora nelle zone contaminate dall’invisibile veleno nucleare di Chernobyl, tra Bielorussia, Russia e Ucraina. Molti di loro stanno pagando un prezzo altissimo sulla propria pelle, e molti sono costretti a farlo in totale solitudine.
Una volta creati, questi elementi diabolici trovano inevitabilmente una strada per arrivare all’ambiente e inserirsi all’interno degli organismi riproduttivi di piante, animali ed esseri umani. Lì determinano mutazioni nei geni contenuti nelle cellule riproduttive, causando malattie e morte nella generazione nascente, o trasmettendo un disturbo genetico nascosto a progenie disanti sulla linea del tempo. Questo perchè, la maggioranza delle mutazioni causa malattie, mentre le mutazioni positive sono infrequenti e richiedono milioni di anni per far sentire i propri effetti.
 Minsk. I bambini della casa n°1.
Questo ospedale riceve molti neonati deformati subito dopo la nascita.
 
RADIAZIONI E RIPRODUZIONE UMANA
(…) Un lavoro iniziale su radiazioni e genetica fu realizzato nel 1927 dal dottor H.J. Mullerche irradiò degli insetti noti come “moscerini dell’aceto”. Questi moscerini si riproducono molto velocemente, e Muller potè osservare gli effetti su centinaia di generazioni in un ristretto spazio di tempo. Per esempio, verificò che le radiazioni avevano indotto una mutazione dominante, ossia la presenza di un’ala deforme, e che essa poteva essere passata attraverso molte generazioni di moscerini. Muller ricevette il premio Nobel per questo lavoro pionieristico. Altri ricercatori da allora hanno verificato le sue scoperte, e si è dimostrato che il numero di mutazioni è in diretto rapporto alla quantità complessiva di radiazioni ricevute dagli organi riproduttivi, sia essa una singola dose abbondante o molte dosi quantitativamente limitate.
Le radiazioni inducono mutazioni dominanti, recessive, o legate al sesso (portate cioè dal cromosoma femminile X o nel mitocondrio cellulare, che determina alcune caratteristiche genetiche). Molte condizioni come il diabete, la fibrosi cistica, la distrofia muscolare e certe forme di ritardo mentale sono malattie recessive. Due affezioni genetiche tipicamente legate al sesso sono l’acromatopsia (cecità ai colori) e l’emofilia (malattia ereditaria recessiva umana comportante una grave insufficienza nella coagulazione del sangue). In letteratura ad oggi sono descritte in totale 16.604 malattie geneticamente trasmettibili [1].
Tutt’oggi, nell’area considerata ufficialmente contaminata, vivono ancora 5 milioni di persone, fra le quali si registra un’alta diffusione di malformazioni. I più colpiti sono i bambini.
Tutte le cellule umane hanno quarantacinque cromosomi nei loro nuclei, e gli stessi geni sono sistemati a coppie lungo ventitre coppie di cromosomi. Al di là delle trasformazioni genetiche, le radiazioni possono causare la rottura dei cromosomi, cosa che può portare alla nascita di un bambino affetto dalla sindrome di Down, o qualche altro disordine fisico o mentale. Un feto normale con geni e cromosomi completamente funzionanti può anche essere danneggiato dall’esposizione a radiazioni esterne. Qualche elemento radioattivo può anche superare la placenta e depositarsi nel feto, uccidendo quella particolare cellula che poi potrebbe formare per esempio il setto del cuore, la metà destra del cervello, o il braccio sinistro. Questo processo patologico, che può sfociare in malformazioni cardiache, cerebrali, degli arti o di altri organi di un feto, è chiamato teratogenesi.
Chernobyl 2007 (21 anni dopo): bambini orfani (o abbandonati), con gravi handicap fisici e mentali, scoperti dai fotografi Alex Emes e Julien Behal negli orfanotrofi di Ucraina, Russia e Bielorussia.
Deformità simili erano state osservate decenni fa in donne che avevano assunto il talidomine (che fu venduto negli anni ’50 e ’60 come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza) un farmaco usato per alleviare le nausee mattutine, ma anche in grado di uccidere cellule importanti all’interno del feto.
Ilona Krachkovskaya, 4 anni, ammalata di leucemia 
durante una visita all’ospedale di Donetsk il 24 aprile 2006.
RADIAZIONI E MALATTIE
Tutte le cellule non riproduttive o “somatiche” del corpo hanno geni regolatori che controllano il livello di divisione, ossia di crescita, cellulare. Se il gene regolatore è alterato a livello biochimico da un’esposizione a radiazioni, la cellula iniziarà a incubare il cancro, durante un “periodo latente di carcinogenesi”, che dura da due a sessant’anni. Così un giorno, invece di una divisione cellulare in due cellule figlie secondo una procedura regolata, iniziaerà una divisione casuale, con una procedura senza controllo, in milioni e trilioni di cellule figlie, creando un tumore. Le cellule tumorali tendono ad essere molto invasive. Fuoriescono dalla massa cancerosa principale, invadendo i vasi linfatici in maniera microscopica, e viaggiano verso altri organi (fegato, ossa, polmoni, cervello, ecc.) dove crescono in un cancro secondario, o metastasi. In molti casi è difficile, se non impossibile, fermare questa crescita cellulare disordinata e anormale. In questo modo, una singola mutazione in un singolo gene può risultare fatale.
Si pensa che l’80% dei tumori che si registrano sia causato da fattori ambientali, mentre solo il 20% sia ereditato. Il cancro è sempre stato la piaga per l’umanità: si è riscontrato che alcune mummie egizie ne erano affette. Generalmente si ritiene che molti tumori, nel passato e nel presente, siano stati e siano causati da radiazioni ambientali. L’invecchiamento, ad esempio, espone le persone a crescenti dosi di radiazioni e agenti chimici carcinogeni, e per questo il tumore è generalmente una malattia della vecchiaia.
Veduta della città di Solnechny abbandonata dopo il disastro di Chernobyl.
Nessuna dose di radiazioni è sicura, e tutte le radiazioni sono cumulative. Ad ogni dose ricevuta aumenta la possibilità di sviluppare un tumore o geni mutati nelle cellule riproduttive. Il rischio è limitato e il beneficio è grande quando occorre fare una diagnosi seria, ma l’esposizione ai raggi X o a esami alla TAC non necessari vanno comunque evitati. Tutti noi siamo esposti a radiazioni ambientali per una dose di circa 100 millirem (il rem è un’unità di misura della radiazione ionizzante) ogni anno, provenienti dalla terra e dal sole. E’ stato stimato che se 125 persone ricevono 100 millirem all’anno per sessant’anni, uno di loro svilupperà il tumore. Tuttavia la Commissione Regolamentare sul Nucleare, che è responsabile della supervisione sull’industria nucleare, ha deciso che è accettabile per la popolazione ricevere 100 millirem in più all’anno provenienti da radiazioni causate dall’uomo, create attraverso la generazione di energia nucleare. Questo significa che ogni anno ci saranno due malati di tumore in più ogni cento persone: al tumore “ambientale” si aggiungerà quindi anche quello “permesso”, generato da radiazioni create dall’uomo [2].
Chernobyl, malformazioni genetiche imputate alle radiazioni
provenienti dalla carcassa della centrale nucleare.
Le norme sono molto più accomodanti per i lavoratori del nucleare, a cui si concede una dose di 5 rem all’anno (5.000 millirem). Un lavoratore del nucleare su cinque si prevede che svilupperà un tumore ricevendo questa dose “legalmente permessa” per un’esposizione di più di cinquant’anni. I lavoratori devono operare in aree che sono estremamente radioattive, esponendo i loro organi riproduttivi alle radiazioni. Poichè molti dei lavoratori del nucleare sono uomini, i geni mutati nei loro spermatozoi saranno ereditati dalla loro prole e passeranno alle generazioni future. Le poche donne che lavorano nel settore nucleare patiranno le stesse affezioni nel momento in cui i geni dei loro ovuli verranno mutati. L’industria nucleare però non può funzionare senza queste esposizioni pericolose, e c’è da chiedersi cosa accadrebbe se ogni operatore in ambito nucleare fosse adeguatamente informato sui pericoli biologici connessi al lavoro che fa.
Sasha, il bambino ospite dell’orfanotrofio di Vesnova.
In più, quando l’industria nucleare calcola come “accettabile” l’esposizione alle radiazioni per la popolazione, usa un modello standard corrispondente a un uomo in salute di 70 chili. Ma la popolazione è ben lontana dall’essere omogenea. Anziani, pazienti immunodepressi, bambini, e altri soggetti con malattie ereditarie specifiche sono molto più soggetti agli effetti dannosi delle radiazioni degli adulti in salute. Nel complesso, si prevede che circa quarantadue persone su cento sviluppino, per cause diverse, un tumore nella loro vita. I bambini nati da genitori che sono stati esposti a radiazioni sono soggetti a un alto rischio di sviluppare un cancro o la leucemia. E’ anche noto che alti livelli di radiazioni possono causare disturbi al cuore e ictus. L’incidenza del cancro negli adulti è in crescita [3], specie il tumore ai reni, al cervello e al fegato, il linfoma di Hodgkin (tumore maligno del tessuto linfatico) e il cancro ai testicoli. I bambini sono ugualmente soggetti a un’incidenza elevata dei tumori, in particolare al tumore al cervello [4], da quando si è iniziato a inquinare l’ambiente con agenti chimici cancerogeni ed elementi radioattivi. Ottomila differenti agenti chimici sono di uso comune, e ben pochi di essi sono stati testati per il loro potenziale cancerogeno. Gli elementi chimici e radioattivi tandono ad agire in sinergia negli organismi animali (ovvero uno potenzia l’effetto cancerogeno dell’altro).
Nikolai Yanchen, uno dei 600.000 “liquidatori” della centrale nucleare di Chernobyl. 
Ha perso la gamba destra per il cancro.
Secondo una relazione [5] dell’Accademia Nazionale delle Scienze, le radiazioni di produzione umana negli Stati Uniti rappresentano il 18% del totale a cui sono esposti gli esseri umani. Altre fonti di radiazioni includono l’esposizione casuale al gas radioattivo radon, alle rocce e minerali radioattivi presenti sulla terra e alle radiazioni ultraviolette del sole. Tra le categorie di radiazioni generate dall’uomo, i raggi X a scopi medici e la medicina nucleare (elementi radioattivi di breve vita usati negli esami diagnostici e per il trattamento di alcuni tumori) incidono per il 79% circa, laddove elementi radioattivi in prodotti di consumo come il tabacco, l’acqua del rubinetto, e l’energia nucleare incidono attualmente per il 5%. Questo ora. Quando l’enorme quantità di rifiuti radioattivi che si accumulano a seguito della produzione di energia e di armi nucleari comincerà a disperdersi e a contaminare l’acqua potabile e la catena alimentare in molte parti del mondo, la percentuale di esposizione a radiazioni da fonti radioattive generate dall’uomo aumenterà. In sostanza, quel 18% di esposizione attribuibile a questo genere di radiazioni aumenterà perchè i rifiuti nucleari rimangono altamente radioattivi per centinaia e migliaia di anni. Così, accendendo le nostre luci oggi, noi trasmettiamo ai nostri discendenti un’eredità radioattiva per il domani.
Minsk, asilo Novinki.
Bambini incapaci di camminare.
RADIAZIONI ORDINARIE EMESSE DALLE CENTRALI NUCLEARI 
Prima di considerare gli elementi radioattivi che sono rilasciati dal ciclo del combustibile, dobbiamo definire i tipi di radiazioni che emettono e il genere di danno che possono arrecare alle cellule. Ogni elemento radioattivo, o isotopo, è unico nelle sue proprietà fisiche e ha un’emivita(tempo di dimezzamento di un isotopo radioattivo definita come il tempo occorrente perchè la metà degli atomi di un campione puro dell’isotopo decadano in un altro elemento. L’emivita è una misura della stabilità di un isotopo: più breve è l’emivita, meno stabile è l’atomo) specifica. Per esempio lo iodio 131 ha un’emivita di otto giorni; in otto giorni perde metà della sua radioattività, in altri otto giorni decade ulteriormente a un quarto del potenziale radioattivo originario, e così via. E’ consuetudine moltiplicare un’emivita per circa venti se si vuole calcolare il tempo per il quale un particolare isotopo trattiene la propria radioattività. Nel caso dello iodio 131, la sua vita radioattiva è quindi di 160 giorni, o ventitre settimane.
Interazione con la materia:
radiazioni Alfa, Beta e Gamma.
Alcuni isotopi creati in un reattore nucleare hanno una emivita molto breve (meno di un secondo) e alcuni altri molto lunga (milioni di anni). Questi isotopi emettono anche diversi tipi di radiazioni. Molti emettonoradiazioni gamma, che sono simili ai raggi X, e infatti sono in grado di attraversare il corpo umano. Ciò non rende un corpo radioattivo, ma nel momento in cui attraversano il corpo, si può generare una mutazione dei geni riproduttori o regolatori. Altri isotopi emettono radiazioni alfa, una particella composta di due protoni e due neutroni espulsi da un nucleo atomico instabile. L’industria nucleare ha sostenuto che le radiazioni alfa non sono pericolose perchè non percorrono lunghe distanze, e possono essere bloccate da un pezzo di carta. Allo stesso modo non sono in grado di penetrare lo strato di cellule morte nella pelle umana o epidermide per danneggiare le cellule vive. Però, se entrano nel corpo attraverso il tratto gastrointestinale o se vengono inalate nei polmoni, entrano a diretto contatto con le cellule vive e, in questo modo, diventano estremamente mutagene. Altri isotopi emettono radiazioni beta, che sono composte da un elettrone espulso da un nucleo instabile. Le radiazioni beta viaggiano più lontano delle alfa perchè sono più leggere. Sono potentemente mutagene e cancerogene.
Minsk, asilo Novinki. 
Un bambino affetto da hydroencephalitis
(infiammazione del cervello).
Le radiazioni emenate dagli isotopi sono insidiose e criptogeniche (nascoste). Diversi elementi radioattivi sono in grado di incorporarsi in specifici organi del corpo umano. Per esempio, se si inala un milionesimo di grammo di plutonio in grado di emettere radiazioni alfa, un piccolissimo volume di cellule nei polmoni verrà irradiato a causa della piccolissima distanza percorsa dalle radiazioni stesse che, essendo letali, uccideranno molte delle cellule che cadono nel loro campo. Le radiazioni però decrescono proporzionalmente al quadrato della distanza che hanno percorso, dunque le cellule periferiche al campo radioattivo rimarranno vitali. Alcune di loro però subiranno sicuramente mutazioni nei loro geni regolatori, e successivamente svilupperanno un tumore.
Un bambino deformato, abbandonato dalla madre, 
proveniente dal distretto di Chernobyl.
Ci sono molte strade per arrivare all’esposizione a radiazioni di produzione umana provenienti dall’industria nucleare. Una dose relativamente piccola ma significativa di radiazioni viene rilasciata su base giornaliera nell’aria e nell’acqua nel corso dell’estrazione, raffinazione e arricchimento dell’uranio destinato a diventare il combustibile per generare energia nucleare. In più, una centrale nucleare non può operare senza rilasciare ordinariamente della radioattività nell’aria e nell’acqua attraverso le sue normali operazioni. Alla fine, e questa è la cosa più agghiacciante, le fuoriuscite di una quantità sempre maggiore di radiazioni sono considerate normali dall’industria nucleare.
Bielorussia, Alexandra, 9 anni, con suo padre Vitalia Gomel.
Ha un difetto dalla nascita chiamato hydrocephalus.
La famiglia vive nella zona di cadere la catastrofe di Chernobyl.
NOTE:
[2] Richard M. Monson, Chair, e James S. Cleaver, Vice Chair, “Low Levels Ionizing Radiation May Cause Harm”, The National Academy of Sciences, BEIR VII report, 29 giugno 2005;
[3] Susan S. Devesa et al., Recent Cancer Trends in the United States, “Journal National Cancer Institute” 87 (February 1995), 175-85;
[4] J.G. Gurney et al., “Trends in Cancer Incidence Among Children in the U.S.”, Cancer 78, no.3 (August 1, 1996): 532-41; e J.J. Mangano, “A Rise in the Incidence of Childhood Cancer in the United States”, International Journal of Health Services 29, no.2 (1999): 393-408;
[5] Monson e Cleaver, “Low Levels of Ionizing Radiation May Cause Harm”;
da Helen Culdicott
IL NUCLEARE NON E’ LA RISPOSTA

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