mercoledì 12 febbraio 2014

L'INFERIORITÀ CULTURALE

"Ogni parola che non capite oggi, 
è un calcio nel culo che prendete domani."
Don Lorenzo Milani

L'INFERIORITÀ CULTURALE

Come pastore don Milani si sentiva fortemente provocato dalla situazione in cui:
«... la quasi totalità degli anziani e l’88,6% dei giovani del nostro popolo 
è intellettualmente alla mercé 
di chi abbia fatto anche una sola classe oltre alle elementari.
Prima di aprir bocca davanti a un uditorio così inerme 
occorre un lungo e scrupoloso esame di coscienza, 
un rispetto delicato, sofferente, umiliato dall'immeritato strapotere. 
Chi ha mai parlato al nostro popolo in questo stato d’animo ? 
Forse i propagandisti politici? 
Forse i fattori ecc.? 
I commercianti? 
Tutti i sacerdoti? 
ecc.» .

[...]

Il livello di ignoranza degli operai e dei contadini di San Donato era molto alto. 
Se legalmente l’analfabetismo non esisteva 
che tra i vecchi e tutti i giovani della zona avevano fatto almeno tre classi elementari, 
don Lorenzo aveva compreso che tale pseudo-istruzione 
nel modificarsi della vita moderna 
poneva gli attuali operai 
nelle stesse condizioni dei braccianti del 1800.

«Non è dunque esagerazione sostenere che l’operaio di oggi 
col suo diploma di quinta elementare 
è in stato di maggior minorazione sociale 
che non il bracciante analfabeta del 1841».

Come giunge il cappellano a questa radicale conclusione ?

Egli analizzò in concreto le reali condizioni in cui i figli dei poveri frequentavano la scuola di campagna e con quanto frutto realmente ne uscissero. 
L’analisi svolta con metodo sociologico e statistico dimostra che alla prima avviamento industriale essi erano culturalmente ben al di sotto di una preparazione scolastica sufficiente e rimaneva in loro una profonda dissociazione tra la parola detta e la parola scritta.
Le cause secondo don Lorenzo risiedevano nell'incapacità dei genitori di dare una mano per compiti e lezioni, nella mancanza di qualche libro in casa, nelle abitudini errate della lingua parlata e nell'abitudine o necessità di studiare in cucina. 
Ma la causa più determinante per lui stava nella dispersione del tempo libero dei pomeriggi e delle vacanze vissuti nel gioco o nel lavoro. 
Ciò che il ragazzo imparava, lo imparava solamente nelle quattro ore scolastiche. 
Se nelle elementari fatte in campagna vi era l’adattamento della maestra alla situazione, nella scuola secondaria in cui la spiegazione fatta a scuola richiede necessariamente lo studio a casa, il ragazzo veniva a trovarsi incapace di acquisire una disciplina, un metodo e un orario proporzionato alla nuova necessità scolastica.
La conseguenza inevitabile era la disfatta nel profitto nel giro di poco tempo e l’esclusione definitiva dalla scuola dei figli dei proletari che sarebbero rimasti al livello d’istruzione già acquisito insufficientemente alle elementari, mentre lo svolgersi della vita sociale richiedeva a velocità vertiginosa una preparazione culturale sempre maggiore.
Le drammatiche conseguenze esistenziali di questa insufficienza culturale sulla vita dei proletari sono ampiamente documentate dagli episodi di vita vissuta di cui è intessuto Esperienze pastorali. [...]"

da http://goo.gl/5KAflA

"Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, 
perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi.
Un Paese che demolisce l'istruzione è già governato 
da quelli che dalla diffusione del sapere 
hanno solo da temere."
Italo Calvino

 Domenico D'Ambrosio tramite Franco Anedda

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