venerdì 22 agosto 2014

IN SICILIA: A PASQUASIA LO STATO ITALIANO HA OCCULTATO SCORIE NUCLEARI MICIDIALI - di Gianni LANNES










di Gianni Lannes
Lo Stato tricolore ha nascosto nelle viscere della Sicilia, dentro una miniera nella  provincia di Enna, rifiuti nucleari estremamente pericolosi (ad alta attività di terza categoria), sulla base di precedenti studi ed esperimenti dell’Enea. La vicenda era nota nel microcosmo accademico da decenni, mentre in Italia la popolazione è tenuta all'oscuro dalle autorità.

Naturalmente i governi della Repubblica si sono ben guardati dall’informare gli autoctoni e l’opinione pubblica. Anzi il primo ministro Romano Prodi ha imposto con tanto di decreto del presidente del consiglio dei ministri dell’8 aprile 2008, il segreto di Stato. Ecco perché il 27 luglio 1992 è stato chiuso improvvisamente uno dei più ricchi e produttivi giacimenti mondiali di sali potassici, ricco oltretutto dello strategico magnesio. L’Italkali dava lavoro a ben 500 minatori, senza contare l’indotto, ed i suoi conti erano in attivo. Secondo dati risalenti al 1998 della stessa Italkali, la miniera era prevedibilmente produttiva per almeno un trentennio, con un livello produttivo medio annuo pari a due milioni di tonnellate soltanto di kainite. 

 
L’inquinamento superficiale provocato dall’amianto è soltanto uno specchietto per le immancabili allodole italidiote, ovvero gli pseudo giornalisti in circolazione.

Nella pubblicazione scientifica Radioactive Waste Management and Disposal, edita dalla Cambridge University per conto della Commissione della Comunità Europea, si evince che l’Enea ha concretizzato i suoi esperimenti segreti. Infatti, mai nessuno aveva fatto riferimento ad una galleria nucleare a 378 di profondità.




Insomma, non si sono limitati agli studi teorici: dalla teoria sono transitati direttamente alla pratica sul campo, anzi sottoterra, lontano da occhi indiscreti.


 
Nel giugno del 1992 il pentito Leonardo Messina (ex minatore di Pasquasia e membro di "cosa nostra") aveva rivelato a Paolo Borsellino che le gallerie sotterranee della miniera venivano utilizzate per smaltire scorie radioattive. Il racconto di Messina sulla circostanza, era considerato attendibile dal Procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna. Il capo della Polizia Antonio Manganelli aveva sostenuto che «il contributo delle confessioni del pentito Leonardo Messina era assimilabile a quello portato da Tommaso Buscetta».
Nel 1995, a più riprese l’ingegnere Carlo Giglio, ispettore nucleare dell’Enea, ha denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, lo smaltimento illegale di scorie radioattive da parte dell’Enea.
Un’interrogazione a risposta orale (primo dei dieci firmatari Giuseppe Scozzari), datata ventidue luglio 1996 chiede al governo ma senza ottenere mai risposta, «se corrisponda al vero che la miniera di Pasquasia sia adibita a discarica di scorie radioattive». Uno studio dell’Agenzia internazionale atomica (IAEA) - risalente al 1985 (pagina 239) - segnala il sito di questa miniera di sali potassici in provincia di Enna, quale luogo di sperimentazioni nucleari dell’Enea (ente nucleare dello Stato italiano).
Non è tutto. Ancor prima, «Una commissione europea stilò nel 1977 una lista che individuava in Italia 134 siti idonei rifiuti radioattivi; i siti individuati sarebbero: in Sicilia Regalbuto, Agira, Assoro Villapriolo, Pasquasia, Resuttano, Salinella, Milena, Porto Empedocle, Realmonte, Montallegro; in Calabria Fiume Neto e in Basilicata Scanzano; considerato che: nove dei comuni accreditati come possibili sedi del deposito nazionale per le scorie radioattive si troverebbero in Sicilia e fra questi, sei, soltanto nelle provincie di Caltanissetta ed Enna; i territori siciliani risultano essere ad alto rischio sismico eciò li renderebbe assolutamente non idonei alla localizzazione di scorie nucleare». E’ il testo di un’interrogazione parlamentare (n. 4-07654), presentata da Natale Ripamonti il 10 novembre 2004 al ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli. Né il governo Berlusconi, né tantomeno quello Prodi fino ai giorni nostri ha mai fornito risposta; tant’è che l’iter è tuttora in corso. Eppure, il senatore dei Verdi Ripamonti, chiedeva semplicemente di sapere «se, tenendo conto del rischio sismico e delle particolari condizioni di precarietà dal punto di vista economico, sociale, di caratterizzano i territori siciliani di cui in premessa, vi sia la volontà di garantire un'esclusione certa e definitiva dei comuni siciliani dalla scelta di localizzazione del sito nazionale per le scorie nucleari; quale sia la valutazione del Governo in ordine alle modalità con cui garantire una reale e concreta informazione nei confronti delle popolazioni locali, delle istituzioni locali e del Parlamento riguardo alle iniziative assunte in questi mesi e che s’intende assumere successivamente; se non si ritenga opportuno sostenere presso la Comunità europea la necessità di evitare la modifica delle norme comunitarie al fine di non provocare gravi conseguenze sanitarie, sociali, economiche e per ribadire che le scorie nucleari devono essere smaltite nel paese in cui sono prodotte».
Nel 2001 il deputato Ugo Grimaldi, già assessore al Territorio e all'Ambiente della Regione Siciliana nel 1997 ha sostenuto pubblicamente che la chiusura sia avvenuta per consentire lo stoccaggio di rifiuti radioattivi, visti anche gli studi geologici fatti nel sito precedentemente la sua chiusura.    Infatti in un'intervista al cronista giornalista Angelo Severino, egli solleva la questione che all'interno della miniera si trovino scorie radioattive, visti anche i diversi tentativi di occultamento, quali il riempimento del pozzo grande, ossia uno sfiatatoio profondo un chilometro.
La miniera veniva coltivata con il metodo detto a “camere e pilastri abbandonati”. Possiede 4 pozzi di sfiato, di cui il più profondo arriva a 1.000 metri di profondità, ed una rampa di accesso con un pendenza del 17 per cento, lunga 1.800 metri con diametro di 26 metri quadrati di sezione principale. Nei primi anni ‘80 l’ENEA ha effettuato studi per definire l'eventuale possibilità di stoccaggio definitivo di scorie nucleari. Soltanto nell’aprile del 1996 l'Ente Minerario Siciliano ha provveduto alla chiusura ermetica delle porte di accesso alle gallerie. Dal 1 gennaio 1999 la proprietà, con lo scioglimento dell'EMS, è passata alla Regione Siciliana.  
La presenza del Cesio-137 nelle vicinanze di Pasquasia, è stata rilevata dall’Usl nel 1997, «in concentrazione ben superiore alla norma». Inoltre, la Procura della Repubblica di Caltanissetta e la Direzione Distrettuale Antimafia hanno confermato l'esistenza di «un procedimento penale, archiviato nel 2003, a carico di noti indagati per reati ambientali correlati allo smaltimento dei rifiuti» e soprattutto «anche radioattivi all'interno della miniera in questione». Ma l'accesso alla documentazione non è possibile in quando la stessa Procura conferma che «tali atti tuttavia non sono ostensibili in quanto coperti da segreto».


Mister Matteo Renzi è tutto sotto controllo? Vogliamo vederci chiaro con una commissione indipendente della popolazione siciliana, andando subito a scoperchiare i 4 pozzi della miniera di Pasquasia per i rilevamenti opportuni, indicando alla magistratura competente i criminali di Stato responsabili dei fatti narrati?
riferimenti:

Comitato Nazionale per la Ricerca e per lo Sviluppo dell'Energia Nucleare e delle Energie Alternative, Studi nella cavità sotterranea di Pasquasia: rapporto finale, Comm. delle Comunità europee, 1988.
Notiziario dell'ENEA.: Energia e innovazione, Comitato nazionale per la ricerca e per lo sviluppo dell'energia nucleare e delle energie alternative, luglio 1986.
Francesco Zarlenga, Le ricerche condotte dall’ENEA fra il 1976 e il 1991 sul confinamento geologico delle scorie radioattive a lunga vita e ad alta attività, 2009.
Gianni Lannes, Una tomba nucleare, Edizioni Le Siciliane, marzo 2012, pp. 16-19.

  

 
FONTE:  http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/08/in-sicilia-pasquasia-lo-stato-italiano.html

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