mercoledì 30 maggio 2012

Ho sognato il Papa, di Marco Travaglio



Ho sognato papa Ratzinger che va a trovare il
suo ex aiutante di camera Paolo Gabriele in
camera di sicurezza e gli domanda se ha
portato quei documenti fuori dal Vaticano
e, se sì, perché. Paolo Gabriele spiega di averlo
fatto perché vuol bene a lui e alla Chiesa, è un
credente vero e ha letto nel Vangelo che “opor tet
ut scandala eveniant”. Per questo, insieme ad altri,
aveva riposto grandi speranze nell’opera di
moralizzazione avviata da monsignor Viganò, su
preciso mandato di papa Ratzinger, nel marciume
degli appalti vaticani. E, quando il cardinal Bertone
l’aveva silurato spedendolo a fare il nunzio
apostolico a Washington, aveva deciso di non
restare inerte dinanzi a una restaurazione che
avveniva, ancora una volta, alle spalle del papa.
Così come, alle spalle del papa, c’erano cardinali
che andavano in Cina a preannunciarne la fine
imminente, altri che già programmavano la sua
successione credendosi lo Spirito Santo, altri
ancora che trescavano con i politici per perpetuare
l’esenzione fiscale agli edifici religiosi ma
commerciali in cambio di voti. Insomma, ha visto
una gerarchia autoreferenziale tutta intenta alle
lotte di potere e disinteressata alla religione, alla
spiritualità, alla teologia, alla liturgia, alla pastorale,
profittare della disattenzione del papa che, ra ra
avis, si occupa solo di teologia, liturgia e pastorale e
per questo è considerato un papa minore,
sprovveduto, ingenuo.
Ho sognato papa Ratzinger che, ascoltato
Paolo Gabriele, si raccoglie in un lungo
silenzio. Poi lo abbraccia, ordina ai gendarmi
di liberarlo e restituirlo alla moglie e ai tre
figli. Poi scioglie la piccola inquisizione
creata per indagare sui corvi, spiegando che
non c’è nessun corvo: lo scandalo è il
contenuto dei documenti usciti dal Vaticano,
non il fatto che siano usciti. Poi concede la
grazia a Paolo Gabriele, lo reintegra nelle sue
funzioni, lo ringrazia pubblicamente
nell’Angelus domenicale e lo esibisce al suo
fianco alla prima uscita in piazza San Pietro.
Ho sognato papa Ratzinger che chiama a
Roma monsignor Viganò e lo riporta alla
guida del Governatorato, ringraziandolo per
l’opera di bonifica avviata (riportando in un
solo anno i conti da meno 8 milioni di euro a
più 34) e pregandolo di proseguirla senza
guardare in faccia nessuno. Poi convoca il
cardinale Bertone e gli comunica che ha già
fatto troppi danni, dunque non è più il
segretario di Stato: se vuole, s’è liberato un
posto di nunzio apostolico a Washington.
Ho sognato papa Ratzinger che si libera delle suore
cielline e dei membri dell’Opus Dei che lo
attorniano, ringraziando queste due realtà ecclesiali
che però è meglio restino lontane dai sacri palazzi
per evitare equivoci, imbarazzi e sospetti. Poi
convoca i direttori di Tv2000, Dino Boffo, e
dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian,
perché Boffo gli ripeta in faccia le accuse scagliate
nella famosa lettera a Bertone a proposito del
dossier passato al Giornale, e perché Vian gli
risponda. Dopodiché rimuove sia Boffo, perché
condannato per molestie, sia Vian, perché c’è
bisogno di aria nuova anche all’Osservatore.
Ho sognato Ratzinger che raduna il collegio
cardinalizio e, in bavarese stretto, scandisce:
“Kardinali karissimi, il Papa sono io e non ho
alcuna intenzione di dimettermi, né di
defungere. Prego il Padreterno che mi dia il
tempo di farvi capire che siamo tutti qui per
annunciare la parola di Dio e la Resurrezione
di Cristo, anche se qualcuno di voi non s’è
mai posto il problema. Se vi sta bene, ok. Se
non vi sta bene, s’è appena liberata la camera
di sicurezza”.

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