mercoledì 27 giugno 2012

Vatileaks: prime vittime


di Claudio Tanari 
Che il nostro fosse un paese a sovranità limitata lo si immaginava. Che anche il sistema dell’informazione sia sottoposto ad un’attenta opera di censura e di pressione da parte di uno stato straniero (Città del Vaticano) è un dato che la cronaca si incarica di ribadire a cadenza più o meno regolare.
Adesso è il turno di Gianluigi Nuzzi e del suo programma su La7,Gli intoccabili, che voci insistenti e un recentissimo tweet dello stesso giornalista danno come cancellato dal palinsesto della prossima stagione tv.
La colpa? Aver dato voce ad una delle talpe vaticane responsabili della fuga di notizie sulla rimozione di monsignor Viganò in un’intervista messa in onda nel corso della puntata del 22 febbraio scorso. La fonte, dopo aver premesso di essere cattolico e di «avere una grande fede», tanto da essere preparato all’eventuale «martirio, la più alta forma di testimonianza della verità», aveva rivelato la presenza in Vaticano di un’altra ventina di persone che la pensano come lui, stufe di essere sottoposte alla regola che ha condotto nel tempo a «una sorta di omertà, a non fare emergere la verità delle cose», anticipando, in conclusione, ulteriori divulgazioni di documenti riservati.
Ma l’attenzione di Nuzzi nei confronti delle trame della Santa Sede ha più di recente prodotto il saggio Sua Santità, Le carte segrete di Benedetto XVI in cui vengono resi pubblici documenti piuttosto imbarazzanti: da quelli del segretario di Stato Bertone, a quelli del segretario particolare del papa, Georg Ganswein.
Nel libro – appena uscito da Chiarelettere, che segue il fortunato Vaticano S.p.A – viene confermato, tra l’altro, che l’azienda televisiva del servizio pubblico è di fatto controllata dal Vaticano attraverso funzionari come il giovane Marco Simeon, responsabile delle relazioni istituzionali e internazionali di viale Mazzini, o l’immarcescibile Bruno Vespa che dona diecimila euro al papa per essere ricevuto in un’udienza privata. Nuzzi fa anche luce – sempre a partire da un’accurata documentazione – sugli strettissimi legami tra i più influenti banchieri italiani, multinazionali estere e l’entourage pontificio, rinsaldati a colpi di offerte e donazioni.
Ce n’era abbastanza per far scattare la fatwah: un rabbioso comunicato della Santa Sede ha parlato, a proposito dell’ inchiesta di Nuzzi, di «discutibile e obiettivamente diffamatoria iniziativa giornalistica», di «atto criminoso», di violazione dei «diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza», «della privacy e della dignità» di Benedetto XVI e dei suoi fidi (?) collaboratori.
E allora, malgrado il successo di share, la dirigenza dell’emittente che basa molto del suo appeal sull’informazione e sulla sua terzietà rispetto al duopolio dominante, ridimensionerà Gli intoccabili, magari riducendolo ad un inserto dell’Infedele, il programma di Lerner. Chi tocca muore, insomma.
Il nostro è un Paese dove «sparisce una ragazzina e per trent’anni non si riesce a trovare una persona che dica qualcosa su come può essere», affermava l’informatore nell’intervista di Nuzzi, riferendosi alla scomparsa di Emanuela Orlandi.
E – aggiungiamo noi – dove un giornalista scomodo nel mirino del papa può essere sacrificato sull’altare dei buoni rapporti col Vaticano. Alla faccia del diritto di cronaca.
Claudio Tanari

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