martedì 3 luglio 2012

Se Vendola e De Magistris vanno a scuola da Syriza »


“L’alternativa è possibile, non solo in Grecia, ma in tutta Europa”. A sostenerlo è Panos Lamprou, esponente di primo piano di Syriza, che ieri sera, in occasione di un incontro pubblico allo Sherwood Festival di Padova, ha raccontato la storia dell’innovativa coalizione di forze politiche della sinistra greca che alle ultime elezioni ha raccolto il 27% delle preferenze.
Syriza ha dimostrato che è possibile contrastare il mercatismo liberista, che non è vero che non esistano alternative alle devastanti ricette antisociali e che può affermarsi una sinistra capace di indicare una strada radicalmente diversa, affrancata dalle catene del pensiero dominante. “La nostra è una formazione politica originale”, l’ha definita Lamprou, un viso mangiato dalle rughe e circondato da capelli d’argento arruffati. E’ un battagliero, Lamprou, che per mesi ha girato la Grecia consumando le scarpe da ginnastiche che lo hanno portato fino a Padova, per raccontare il viaggio del suo movimento. Lo racconta nella sua lingua, con una foga e un entusiasmo da rendere difficile il lavoro a Argiris Panagopulos, giornalista e corrispondente della Grecia de Il Manifesto e, per l’occasione, traduttore.
“Syriza è una via di mezzo tra l’alleanza politica e il partito”, ha spiegato Lamprou, “le undici componenti che fanno parte di questo movimento rappresentano lo spettro di tutte le forze politiche della sinistra: da soli sapevano di non arrivare da nessuna parte ma unendo le differenze hanno ottenuto un grande risultato”. Differenze che nei mesi precedenti alle elezioni avevano creato forti battaglie all’interno del movimento: Lamprou ha ricordato le diverse idee di socialismo che si scontravano, lo sconforto, la volontà tuttavia di riuscire a cambiare la Grecia. Fino al risultato ottenuto, non a caso nel paese più colpito dalle politiche di “rigore” della Troika (Banca Centrale Europea, FMI e Commissione).
Syriza è stato infatti il primo partito votato dai disoccupati, il primo scelto dagli impiegati sia del pubblico che del privato, il primo nei quartieri popolari delle grandi città, in un Paese dove la crisi ha strappato il lavoro a un milione e mezzo di persone riducendo in povertà, senza un reddito, 500mila famiglie. Un risultato al di là di ogni aspettativa. Alle elezioni di tre anni fa, all’inizio della crisi greca, Syriza aveva ottenuto il 4,6% dei consensi: in termini assoluti, la coalizione ha più che quintuplicato i suoi elettori. “Nessuno dei nostri avversari si aspettava che Syriza avrebbe raccolto tanti consensi”, ha sottolineato Lamprou, “così ci hanno chiesto di far parte del Governo, ma noi non ci metteremo mai insieme a chi questa crisi l’ha provocata.
Staremo all’opposizione, per arrivare un giorno al governo e cambiare la vita in Grecia. E da qui lanceremo un messaggio agli italiani, ai francesi, ai portoghesi… : tutti insieme, uniti nonostante le differenze, possiamo cambiare l’Europa e mandare a casa la Merkel. Basta solo credere nella politica che vogliamo fare”. Basta solo lottare per un’ipotesi di uscita dalla crisi che rovescia il paradigma monetarista, ponendo al centro delle politiche economiche e finanziarie il lavoro, lo stato sociale, il reddito, la tutela e i diritti dei più deboli, i beni comuni, e intorno a questi capisaldi ricostruire l’intero assetto economico e istituzionale dei poteri e la stessa architettura politica dell’Europa.
Ha raccolti scroscianti applausi Lamprou, non solo tra i giovani, che in Grecia hanno rappresentato lo zoccolo duro degli elettori di Syriza. Nell’auditorium allestito allo Sherwood Festival le mani che più battevano erano quelle di pensionati, di uomini e donne che il lavoro lo hanno perso, di genitori che mantengono i figli disoccupati, di cittadini che ancora in un’alternativa ci credono. Perché il modello di Syriza è potenzialmente applicabile anche in Italia. Le consultazioni primarie e poi le elezioni potrebbero essere l’occasione per mettere in campo un percorso nuovo, capace di coalizzare quanti si collocano “a sinistra e oltre” il Partito Democratico.
“Serve unità, è quello che ci chiede chi vuole un’alternativa nel nostro Paese”, ha spiegato Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, commentando le parole di Lamprou. Stretto nel suo vestito elegante, che tanto cozzava con l’aspetto battagliero dell’esponente di Syriza, De Magistris ha aggiunto: “Serve coraggio, dobbiamo puntare su donne e uomini credibili, in grado di portare avanti contenuti nuovi. Chi chiede un cambiamento rappresenta la maggioranza del Paese, ma dobbiamo mettere in campo le risorse le migliori, attingendo dalla classe operaia, dalla Fiom, anche da quei sindaci che considerano il capitale umano più importante di quello economico”.
“Stiamo attraversando un passaggio che può trasformarsi in un salto, in tutte le direzione”, ha detto un cauto Nichi Vendola, governatore della Regione Puglia, “perché il mix di recessione, disoccupazione e crisi dei partiti in passato ha portato a conseguenze inquietanti. In Italia”, ha aggiunto Vendola, “la classe borghese impedisce la crescita della cultura della trasformazione, perché manipola i bisogni della massa. Il cambiamento deve invece partire dalla giustizia sociale”.

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