giovedì 25 ottobre 2012

Crisi Grecia: Zona Economica Speciale, fabbriche stile cinese



L’orrore si avvicina alla Grecia: la Germania chiede la Zona Economica Speciale, lavoro schiavo. A favore di industrie e manager tedeschi.

Qualcuno ricorderà “No Logo”, il libro di Naomi Klein che rivelò al mondo la realtà della globalizzazione ormai 12 anni fa. La Klein scopriva ed esplorava le “Zone Economiche Speciali” cinesi, indocinesi, filippine, quelle fabbriche monstre dove lavoratori schiavizzati producono per pochi cents prodotti di marca destinati al mercato occidentale. Oggi sono ancora di scandalo, come per il caso Foxconn iPhone.
Cassandre e profeti di sventura hanno per molto tempo pronosticato un futuro analogo anche per i Paesi occidentali, vedendo un preciso disegno in questo sensosia in una crisi finanziaria in qualche modo gestita all’uopo, sia nell’avvento dell’euro strangolatore. Adesso ci siamo: la Germania chiede alla Grecia di diventare una Zona Economica Speciale all’interno dell’Europa, per essere colonizzata dalle industrie nordiche e, colmo dell’insulto, impiegare come dirigenti e funzionari dei lavoratori tedeschi.
Prima le fonti: via Voci dalla Germania, fonte originale diDer Spiegel (qua la solita googlesca traduzione in italiano), così i troll si tacciono.
Gli interessati tedeschi saranno favoriti attraverso la creazione di zone economiche speciali da parte del governo greco, come da tempo il mondo economico tedesco sta chiedendo. Secondo i piani attuali le aziende riceveranno agevolazioni fiscali  – dove possibile fino ad una imposizione dello 0% – inoltre, saranno previste anche sovvenzioni. (…) Non solo alcune zone dell’economia greca, ma “l’intero paese dovrebbe diventare una sorta di zona economica speciale nella zona Euro”. La gestione della “zona economica speciale greca” dovrebbe essere realizzata “con personale straniero della EU”.
E i greci? Ma che domande: saranno semplicemente la manodopera schiava, a mò di cinesi. D’altronde, ora che sono ridotti alla fame, accoglieranno con gioia la possibilità di lavorare 12 ore al giorno per 3 o 400 euro al mese. Meglio che niente, come sostengono spesso certi perdenti italiani già pronti alla stessa sorte.
Ora, non so se tutto questo accadrà davvero alla fine. Mi sembra francamente impossibile, come un incubo in slow motion che muove verso una conclusione da sempre temuta ma mai davvero creduta. Mi tocca pensare che Arbeit Macht Frei non sia mai passato di moda, che quell’orrore in bianco e nero abbia solo fatto finta di sbiadire. Oppure, più semplicemente, che ci sono Paesi con l’imperialismo nel DNA, che non riescono a perdere il vizio, è più forte di loro.
Un destino manifesto insomma, come lo chiamano altri che se ne intendono.
Fonte: Crisis? What Crisis? 

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