lunedì 19 novembre 2012

Monti in Kuwait: ‘Italia a buon mercato, comprate! Non garantisco sul dopo-voto’


Il premier agli sceicchi: "Non posso garantire per il futuro politico, ma ora i prezzi sono da saldo e vale la pena investire". In vendita asset, titoli e immobili "destinati a rivalutarsi". L’Italia proprio "perché ha perso 10-15 anni rispetto all’Eurozona se si rimette in carreggiata ha una potenzialità maggiore rispetto ad altri Paesi”

Monti in Kuwait: ‘Italia a buon mercato, comprate! Non garantisco sul dopo-voto’
”Non posso garantire per il futuro”. Lo ha detto il premier Mario Monti commentando la prima tappa della sua missione nel Golfo a caccia di investitori per l’Italia, in risposta a chi gli ha chiesto se se abbia fornito in Kuwait garanzie sull’affidabilità del Paese dopo il suo mandato. “Chi governerà deve avere come obiettivo quello di continuare a garantire crescita, giustizia, lotta a corruzione e evasione”, ha aggiunto. I prezzi da saldo sono invece le leve usate per attrarre i capitali dei fondi sovrani arabi. Le valutazioni ”sono ai minimi e servono capitali per la crescita. Abbiamo illustrato a potenziali investitori che è il momento in cui i titoli a reddito fisso e le valutazione delle imprese in Italia sono bassi. E’ il momento di comprare “a buon mercato” perché si rivaluteranno”, è stato il messaggio. ”I più avveduti, quelli che sono in grado di valutare il percorso di risanamento e riforme messo in campo ritengono che l’Italia abbia imboccato una strada giusta, proficua e promettente: ritengo che ci siano oggi buone opportunità di investimenti in Italia”, ha aggiunto.
In vendita “asset, equities e probabilmente anche real estate, destinati a rivalutarsi. L’Italia proprio perché ha perso 10-15 anni rispetto all’Eurozona se si rimette in carreggiata ha una potenzialità maggiore rispetto ad altri Paesi”, ha poi precisato il premier che nel viaggio è accompagnato dal presidente e dall’amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti in queste settimane alle prese con due trattative piuttosto delicate, una sul fronte interno con le fondazioni bancarie che ne controllano il 30% e una su quello esterno con Telecom Italia. In entrambi i casi l’oggetto della trattativa è una questione di prezzo: quello che le fondazioni dovranno pagare per mantenere invariata la loro partecipazione  e quello che la Cassa, che gestisce il risparmio postale degli italiani, dovrà pagare a Telecom per la rete telefonica. 
Cassa depositi e Prestiti “con circa 300 miliardi di attivo sta svolgendo un ruolo crescente nell’economia italiana e ha avviato relazioni con partner internazionali di alto profilo, può interloquire con investitori esteri interessati all’Italia sul piano paritario”, ha detto Monti nella conferenza stampa in Kuwait. “Siamo oggi accompagnati qui dai vertici di Cdp e dal Fondo Strategico Italiano (Fsi) costituito un anno fa” da Cassa per “favorire il business italiano”: il sistema Italia può usufruire del suo appoggio grazie al fatto che si è impegnato a portare avanti il processo di registrazione necessario alle imprese italiane per partecipare a importanti gare in diversi Paesi. Come appunto il Kuwait dove è in atto un importante piano da 150 miliardi di euro, ricorda il premier citando diverse opportunità che si aprono per le imprese tricolori. Come quella per la realizzazione di otto ospedali, oltre alle opere infrastrutturali. Ma anche quelle per la realizzazione di impianti petroliferi per un paese che si è posto come obiettivo quello di aumentare l’attuale produzione da 3,1 a 3,5 milioni di barili al giorno di oro nero.
”Poteva risparmiarsi questa battuta di cattivo gusto”, ha replicato a distanza il leader di Sel, Nichi Vendola, a proposito della mancata “garanzia” sull’affidabilità dell’Italia dopo il voto. “Credo che un presidente del Consiglio – ha aggiunto – non possa lanciare strali sul futuro. Penso che Monti abbia rappresentato un danno per il Paese e credo che un’alternativa di centrosinistra possa riacchiappare un’Italia alla deriva e rimetterla in piedi”. Mentre secondo il leader Idv, Antonio di Pietro, quello di Monti è “un ricatto bello e buono: o rivado io al governo, o agli investitori stranieri dico che non garantisco per l’affidabilità del Paese dopo di me”. “Ma questa – attacca il capo dell’Idv – è una cosa gravissima e dimostra come da parte sua non ci sia né senso dello Stato, né rispetto per la democrazia dell’alternanza”.

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