mercoledì 2 gennaio 2013

I MOSTRI BANCARI EUROPEI


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IL PESO DELLE BANCHE IN EUROPA: Il colore celeste indica il peso delle attività bancarie dei diversi paesi rispetto al Pil del paese d’origine. In blu rispetto al Pil dell’eurozona. Salta agli occhi il peso preponderante delle banche tedesche e francesi. [Fonte: Bce]


Quello che invece la tabella non ci dice è che i debiti delle prime venti banche europee hanno debiti superiori al 50% del Pil dei loro paesi d’origine. Un dato incredibile che mostra come l’ipertrofia finanziaria riguardi anzitutto l’Europa. Si tenga conto, tanto per fare un paragone con gli Stati Uniti, che la loro più grande banca d’affari, la JP Morgan Chase, ha debiti che ammontano al 13% del Pil Usa.
In tre anni l’Unione europea ha devoluto alle banche il 13% del Pil dell’eurozona.
Briciole all’economia reale —e i risultati si vedono, visto la recessione che sta colpendo l’Europa e la disoccupazione che dilaga; e tanti soldoni invece a loro, i banchieri, i privilegiati del sistema Europa. Grazie Europa, grazie Draghi.
Arrivano i numeri degli aiuti di questi ultimi tre anni, dall’ottobre del 2008 al dicembre del 2011, che fanno accapponare la pelle e spiegano da soli, senza nessun commento, tutta la rabbia dei cittadini. In questi anni i finanziamenti alle banche sono ammontati a 1.600 miliardi, ovvero al 13% del Pil dell’Unione Europea, stando ai numeri della Commissione europea.
Da notare che questi numeri sono vecchi, in quanto salta agli occhi il fatto che a fine dicembre 2012 le statistiche Ue si fermano al 2011. Non sono compresi tutti i fallimenti bancari del 2012, come quelli in Spagna, le cui banche hanno ottenuto una prima tranche da €39 miliardi, o gli “aiuti” all solita stra-fallita Grecia, e perfino la piccola Cipro, la cui banche sono sulla strada del bailout tramite un mega salvataggio da almeno €10 miliardi. Senza parlare del sifonamento di fondi all’economia reale a cui in pratica corrisponde le varie operazioni pro-banche effettuate dalla Bce di Mario Draghi: pro-banche appunto e non per l’economia reale.
La fetta più grande degli aiuti [leggi qui il Rapporto della Commissione europea] è andata ai sistemi bancari di tre paesi, che insieme hanno divorato «quasi il 60% delle risorse complessive: Regno Unito (19%), Irlanda (16%) e Germania (16%)», scrive la Commissione Ue.
Sul totale degli aiuti pubblici, 1.100 miliardi (9,3% del Pil della Ue) sono stati forniti per garantire la liquidità, 442 miliardi (3,5% del Pil della Ue) per migliorare la solvibilità degli istituti di credito. Circa il 67% del totale degli aiuti è rappresentato da garanzie statali per consentire agli istituti di credito di raccogliere denaro sui mercati dei capitali non garantiti (bond, repo, interbancario).
In questo contesto, di per sè dominato dallo strapotere delle lobby, sono invece scesi i finanziamenti all’economia reale, appena 4,8 miliardi nel 2011, un calo del 50% rispetto al 2010. Un declino provocato «sia da un calo della domanda da parte delle imprese e sia dai vincoli di bilancio pubblico che gravano sugli stati dell’Unione».

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