venerdì 1 febbraio 2013

Anonymous, il più potente collettivo di hacker. Leggenda o realtà?


Anonymous, è questo il nome con cui si definisce la comunità di hackivists online più potente del globo. Una legione di hacker che agisce anonimamente e in modo coordinato perseguendo obiettivi concordati, proteste collettive, arrivata perfino a contestare le forze federali e i cartelli criminali di droga messicani.
Il nome, mai più calzante, rappresenta una comunità di “individui non identificati” che non possono quindi esser perseguiti penalmente. Dopo una serie di controversie, proteste largamente pubblicizzate e attacchi DDoS, il gruppo è diventato sempre più popolare segnando un intero decennio della storia del web.
Il diktat assoluto per entrare a far parte del gruppo? Oltre ad una conoscenza abnorme dell’informatica e dell’ingegneria elettronica, la totale indipendenza e l’assoluta libertà: “Cambiare il mondo e renderlo più giusto”.
Il movimento nasce nel 2003, quando Christopher Poole, un’adolescente di soli 15 anni, diede vita alla piattaforma Imageboard, 4chan. Un vero e proprio paradiso per i troll, dove tutti potevano fare e dire liberamente quello che volevano senza nessuna censura e in totale anonimato. L’unica regola da rispettare: niente contenuti pedo-pornografici. Di lì a poco numerosi utenti si sono radunati sul sito e oltre a condividere immagini, discutere di manga e di anime, alcuni diventati poi con il tempo sempre più numerosi, pubblicizzavano imponenti azioni di massa e di protesta. Una spontanea aggregazione caotica e multiculturale di persone che, non scegliendo un nickname, venivano riconosciute da 4chan come “Anonymous”.
Non una cerchia di élites o un’associazione, ma bensì una filosofia di vita, un obbiettivo comune che vive nel regno di Internet, dove nessuno può porre limiti alla totale libertà ai cittadini del web, nessuno può mettere confini agli “anonimi”.
Le azioni Le primissime notizie di azioni targate “Anonymous” risalgono al 2006, con un attacco contro un parco divertimento dell’Alabama che aveva vietato a un bambino affetto di AIDS di immergersi nelle piscine. Nello stesso anno, il gruppo di Hacktivisti si scagliò contro il sito “nazista” di, Hal Turner, un autore radiofonico reo di sostenere la tesi della supremazia della razza ariana.
Negli anni successivi, le operazioni collettive sono state numerosissime e delle più svariate: dallo smascheramento del pedofilo Chris Forcand, alla famosa battaglia contro la temibile setta di Scientology; accusato dagli anonimi per aver rimosso dalla rete un video buffo di Tom Cruise, famoso top gun del grande schermo, presunto numero due del movimento. Braccata dall’attacco degli hacker che hanno iniziato a denunciare i crimini della setta religiosa, Scientology, rispose in modo aggressivo con azioni diffamatorie. Famosissimi anche gli attacchi a Visa, Mastercard e Paypal in difesa di Wikileaks. Presenti anche sui fronti di rivolta politica internazionale, gli Anonymous impegnati, detti moralisti, insieme a The Pirate Bay, hanno abbracciato la “causa” dei dissidenti iraniani, fornendo loro gli strumenti per diventare anonimi in rete e diffondere documenti altrimenti censurati dal governo. Supportato i movimenti liberali dello Zimbabwe, della Tunisia, dell’Egitto. Operazioni che poi sono sfociati in rivolte popolari per rovesciare i governi. Ultima, a livello temporale, è la causa degli “Indignados” spagnoli, che cavalcando il vento di anti-politica che sta nascendo in Europa, si ribellano alle ingiustizie governative.
L’ultimo fatto di cronaca Barrett Brown, considerato il portavoce degli hackivisti più famosi al mondo, è stato arrestato, gli scorsi giorni, dall’FBI (Federal Bureau of Investigation) con un irruzione notturna nella sua abitazione di Dallas. Il noto hacker, legato agli attacchi a Visa e Mastercard, è stato sorpreso da un gruppo di agenti federali, nel mezzo di una sessione di Tinychat Hacker. Gli agenti, inconsapevoli di essere in diretta Web, tra grida lancinanti, hanno messo le manette al portavoce celebre collettivo hacker. Tra lo sgomento degli utenti collegati alla piattaforma, d’improvviso è calata l’oscurità sulla schermata dell’account dell’hacker: “dal collegamento si udivano soltanto le grida del giovane” è quanto ha dichiarato un’utente della chat.
Ancora non è stata resa pubblica la ragione dell’arresto, ma secondo uno studio legale con sede in California, l’uomo sarebbe stato fermato con l’accusa di aver minacciato un uomo dell’ Fbi. Il signor Brown, infatti, è stato arrestato poche ore dopo la pubblicazione di un video “Perché distruggerò l’agente federale Robert Smith”, in cui minacciava appunto di distruggere l’agente dell’FBI Robert Smith e inoltre, dichiarandosi armato fino ai denti, minacciava una serie di inquietanti propositi sulla famiglia dell’agente federale. Video che il famoso hacker aveva pubblicato come risposta alle minacce ricevute dalla madre a seguito di un caso di ostruzionismo alla giustizia.
Legato al gruppo Anonymous dal lontano 2006, oltre a quelli dei colossi di credito Mastercard e Visa, aveva già precedentemente ammesso il suo coinvolgimento negli attacchi al sito web di Scientology e a quello delle soffiate Wikileaks. Brown è salito agli onori della cronaca per la sua lotta telematica al lavoro criminale degli Zetas – noto cartello che traffica droga in Messico – sfociata al suo culmine massimo nel rapimento di un membro degli Anonymous, rilasciato soltanto grazie alla minaccia, da parte del gruppo di hacker, di rendere pubblici ben 75 nomi di collaboratori degli Zetas alla stampa. Nonostante abbia spesso negato di essere il portavoce del gruppo Anonymous, la sua ampia conoscenza delle attività e dei movimenti dell’Hacker team lo ha reso un soggetto interessante per le forze dell’ordine. Anonymous, proprio a confermare il legame che lega Brown con il gruppo di hacker, a seguito dell’arresto ha rilasciato dettagli personali sui tredici agenti dell’FBI che hanno partecipato al raid federale, inclusi i dati delle loro carte di credito, come per lasciare intendere che se continueranno a creargli problemi potranno arrivare anche ben oltre.
Parte della sessione di chat, che testimonia lo spettacolare arresto, è stata trascritta e pubblicata su Pastebin, alla portata di tutti.

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