mercoledì 20 marzo 2013

Grecia nell’oblio: La gente assalta i supermercati

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La Grecia è al tracollo e rivolta e disobbedienza civile, nella doppia accezione di solidarietà sociale e violenza, stanno prendendo il sopravvento. Nei supermercati i commessi lasciano che i poveri (il 50% della popolazione vive sulla soglia della povertà o al di sotto di essa) facciano incetta di generi di prima necessità. 150 produttori agricoli nei giorni scorsi si sono rifiutati di distruggere tonnellate di agrumi, come imposto dall’Unione europea ehanno caricato la frutta sui camion e l’hanno distribuita per le strade alla gente affamata. Un’azione dello stesso tipo è stata realizzata da 200 ex imprenditori caseari, le cui aziende indebitate sono state acquistate dal colosso bavarese Müller, che anziché portare 40.000 vasetti di yogurt al Pireo, dove imbarcarli per il mercato continentale, li hanno distribuiti per le strade. Ma anche le folle che in questi mesi hanno riempito le piazze e accerchiato il parlamento, chiedendo provvedimenti più equi che non sono mai arrivati, sono passati alle vie di fatto e così, attraverso l’iniziativa di diverse sigle di stampo anarchico, le ultime settimane è stato portato a segnoun gran numero di rapine alle banche, i cui soldi sono stati poi divisi tra le famiglie bisognose per fare la spesa.
Nonostante i recenti accordi tra il governo ellenico e l’Unione europea abbiamo evitato al Paese il default, e quindi il fallimento tecnico, il popolo è letteralmente alla fame, al punto che l’economista tedesco Hans Werner Sinn ha presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea nel quale definisce quella greca vera e propria “tragedia umanitaria” che potrebbe a breve richiedere l’intervento dell’Onu. Del resto le cifre parlano chiaro: da un sondaggio condotto dalla Confederazione generale dei commercianti e artigiani il 93% delle famiglie segna un calo vistoso nelle entrate economiche, il 50% di esse accede ai beni primari attraverso prestiti, il 92% non compra più vestiti e scarpe, l’83,5% risparmia sul riscaldamento domestico. E’ il prezzo altissimo dell’aver accettato le condizioni imposte dalla BCE per i vari “salvataggi”, che si sono tradotte in vincoli economici e finanziari soffocanti che hanno costretto il governo a ridurre gli stipendi statali ai minimi, praticamente azzerato lo stato sociale e alzato le tasse a livelli insostenibili, mentre solo il 5% dei prestiti concessi dai paesi europei alla Grecia è finito nelle tasche dei cittadini. E mentre l’autorità greca per le comunicazioni (ESR) ha chiesto ai media locali di non trasmettere immagini della miseria per le strade, che fanno assomigliare anche la capitale Atene a un teatro di guerra, i media italiani ed europei stanno danno pochissima copertura all’aspetto umano della crisi greca, e mai come oggi l’informazione corre sopratutto sul web e sui social network
(Fonte: Net1news.org)

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