mercoledì 27 marzo 2013

IL TASSO DI MORTALITA' INFANTILE AUMENTA ALL'AUMENTARE DELLE DOSI DI VACCINO SOMMINISTRATE


Ripubblico, per chi non l'avesse ancora letto.

Chi gioca alla roulette russa con i nostri figli?
Qui sotto la traduzione dell'abstract (riassunto) dell'articolo "Infant mortality rates regressed against number of vaccine doses routinely given: Is there a biochemical or synergistic toxicity?" di Neil Z Miller e Gary S Goldman, pubblicato orginalmente sulla rivista scientifica ufficiale Human & Experimental Toxicology - 2011 September; 30: 1429, e reperibile su internet sul sito istituzionale medico-scientifico National Center for Biotechnology Information (.nih.gov significa che è ospitato sul sito governativo del National Institue of Health, ovvero il Ministero della Salute Federale degli USA):

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3170075/
 
Il tasso di mortalità infantile (Infant Mortality Rate - IMR) è uno dei più importanti indicatori del benessere socio-economico e delle condizioni sanitarie di una nazione. I programmi di vaccinazione infantile degli Stati Uniti specificano 26 dosi vaccinali per gli infanti di età inferiore ad un anno — il numero più alto in tutto il mondo — eppure 33 nazioni hanno tassi di mortalità infantile più bassi.

Utilizzando la regressione lineare [metodo matematico utilizzato per correlare due variabili - N.d.T.] sono stati esaminati i programmi di vaccinazione di queste 34 nazioni ed è stato trovato un coefficiente di correlazione di  r = 0.70 (p = 0.0001) tra il tasso di mortalità infantile ed il numero di dosi vaccinali amministrate di regola agli infanti. La nazioni sono state inoltre raggruppate in 5 differenti intervalli di dosi di vaccini: 12–14, 15–17, 18–20, 21–23, e 24–26. E' stato quindi calcolato il valor medio del tasso di mortalità infantile all'interno di ogni gruppo. L'analisi compiuta con la regressione lineare di medie non pesate dei tassi di mortalità infantile ha mostrato una correlazione statistica significativamente alta tra l'aumento del numero di dosi vaccinali e l'aumento del tasso di mortalità, con r = 0.992 (p = 0.0009). Utilizzando il test di Tukey-Kramer, sono state troate differenze significative nei tassi di mortalità infantile medi tra le nazioni che somministrano 12–14 dosi di vaccino e quelle che somministrano 21–23, e 24–26 dosi. E' essenziale una più approfondita ispezione delle correlazioni tra dosi di vaccini, tossicità biochimica o sinergica, e tassi di mortalità infantile.
Sebbene qualcuno può perdersi un poco nei dettagli tecnici della statistica qui utilizzata, il nocciolo della questione è che sono stati analizzati i tassi di mortalità infantile in 34 nazioni e si è visto che più vaccini si somministrano ai bambini di età inferiore ad un anno e maggiore è il tasso di mortalità. L'indice r trovato con il procedimento della regressione lineare a questo stadio del lavoro era di 0,7, laddove un valore di 0 corrisponde all'assenza di correlazione tra le variabili, il valore di 1 alla massima correlazione (le coppie di valori delle due variabili in un grafico cartesiano si collocano tutte sulla stessa retta).

Insomma, seppure in un linguaggio un po' tecnico, si dice che i dei dati sperimentali si dispongono non troppo lontani da una retta che corrisponde ad un legame lineare: all'aumento delle dosi di vaccini corrisponde un aumento del tasso di mortalità. Ovviamente oltre ai vaccini ci sono diversi altri fattori che possono concorrere al fenomeno e quindi i dati non sono esattamente disposti su una retta, ma il trend è alquanto significativo. Qui sotto un grafico relativo a due grandezze messe in relazione col procedimento dei minimi quadrati


In seguito le 34 nazioni sono state divise in 5 gruppi a secondo delle dosi di vaccini somministrate quindi si è calcolata una semplice media dei tassi di mortalità all'interno di ogni gruppo. Se si ripetono le analisi già discusse non più con 34 valori ma con le medie di questi questi 5 gruppi, l'indice r  arriva a sfiorare il valore di massima correlazione raggiungendo 0,992.



Informazioni sugli estensori dello studio.
 
Secondo la sua biografia, il dottor Goldman ha lavorato come revisore presso diverse riviste di medicina ufficiale quali Journal of the American Medical Association (JAMA), Vaccine, AJMC, ERV, ERD, JEADV, e British Medical Journal (BMJ). Egli fa inoltre parte della direzione editoriale della rivista Research and Reviews in BioSciences.
 
Miller, giornalista di ricerca medica, direttore dell'istituo Thinktwice Global Vaccine Institute, ha studiato per 25 anni i pericoli dei vaccini.




Per approfondire l'argomento oltre all'articolo Documento governativo statunitense della FDA ammette che il vaccino DPT può causare autismo e morte improvvisa, consiglio vivamente la lettura integrale dell'articolo dell'ottimo dottor Gava, che riporto qui sotto:

La sindrome della morte infantile improvvisa

Quello che oggi sappiamo sulla sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS: Sudden Infant Death Syndrome), più comunemente nota come “morte in culla”, può essere riassunto in questi punti:
- è un fenomeno che non trova ancora una esauriente spiegazione scientifica;
- si manifesta provocando la morte inaspettata di un lattante apparentemente sano, morte che spesso resta non spiegata anche dopo l’autopsia;
- la sindrome colpisce i bambini nel primo anno di vita, con un picco massimo tra il secondo e il quarto mese (80% delle morti), ed è a tutt’oggi la prima causa di morte dei bambini nati sani;
- ha un’incidenza stimata, per similitudine con altri Stati occidentali, che oscilla tra lo 0,7 e l’10/00 fra i nati vivi, che corrisponde a circa 3.000 morti all’anno negli USA;
- in Germania, nei Paesi dell’Europa centrale e in Inghilterra l’incidenza è sovrapponibile a quella USA, mentre l’Italia e la Grecia sono gli unici Paesi europei dei quali non si conosce l’incidenza nazionale, ma si stima che nel nostro Paese avvengano circa 300-400 morti all’anno.

Oltre a questi, possiamo aggiungere anche due dati sulla sindrome della morte fetale improvvisa:
- la morte fetale inaspettata e inspiegabile, dopo la 25a settimana di gestazione, è la singola causa di decesso più frequente nel periodo perinatale; la sua incidenza è circa 10 volte superiore a quella della SIDS;
- l’incidenza della morte fetale inaspettata nei Paesi occidentali è di circa una su 150 gravidanze secondo i dati del rapporto 2006, Neonatal and perinatal mortality: country, regional and global estimates, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Già nel 1965, un famoso patologo di Lipsia, il Dr. P. F. Mahnke, pubblicò una ricerca intitolata “Morte improvvisa nell’infanzia e vaccinazioni avvenute in precedenza” (1). Da quel momento in poi, molti altri lavori hanno sottolineato questa relazione tra vaccini e SIDS.
Negli USA, su 70 casi di morte in culla selezionati a caso, si è evidenziato che ben il 66% dei bambini deceduti aveva ricevuto il vaccino DTP (antidifterico-antitetanico-antipertossico) poco tempo prima della morte.

Dati USA delle distanze temporali delle morti in culla dalla somministrazione del vaccino DTP e loro incidenza su 70 casi di morte in culla
 
Uno studio americano del 1998 che ha analizzato le richieste di indennizzo rimaste discusse dall’entrata azione (1988) del U. S. National Vaccine Injury Compensation Program (VICP) al giugno 1996, ha evidenziato 107 decessi precoci (su 786 richieste di indennizzo) da vaccino DTP. In 73 (68%) di questi la relazione causa-effetto con la vaccinazione era preponderante e in 2/3 di questi ultimi (50 su 73) la prima diagnosi autoptica era stata interpretata come SIDS, diagnosi che poi la Special Masters of the U. S. Court of Claims considerò non giustificata. Da allora ad oggi non sembra che le cose siano cambiate (almeno in Italia) e quindi alcuni esperti di questo settore affermano che circa i 2/3 dei casi diagnosticati aspecificamente come sindrome della morte improvvisa infantile (SIDS) siano in realtà da attribuire ad un danno da vaccini.

Interessante è anche l’esperienza giapponese:
- Nel 1975 il governo giapponese ferma la vaccinazione DTP per due mesi e successivamente porta l’età vaccinale a 2 anni: le segnalazioni dei casi di SIDS arrivano quasi ad azzerarsi.
- Nel 1988 numerosi genitori vengono convinti (da una campagna pubblicitaria condotta dai media) a vaccinare i loro figli a partire dal 3° mese di vita e in 4 anni (fino al 1992) la mortalità per SIDS sale dallo 0,07% (dati del 1980) allo 0,33%, con un aumento di ben 4,7 volte.
- Nel 1993, probabilmente a causa delle numerose domande di indennizzo ricevute, il Giappone interrompe la vaccinazione DTP e rende facoltative tutte le vaccinazioni.

Per identificare la causa della “morte in culla” sono stati effettuati studi epidemiologici che hanno rilevato l’esistenza di alcuni fattori di rischio prevenibili e di altri non prevenibili, ma nessuno di questi è risultato una causa specifica della SIDS.
Secondo molte Istituzioni, il 50-75% delle morti fetali risulta inspiegabile a causa della mancanza di un protocollo standard di indagine post-mortem, specie nel campo della neuropatologia.

Recenti risultati della ricerca svolta nel Centro di Ricerca “Lino Rossi per lo studio e la prevenzione della morte inaspettata perinatale e della SIDS” dell’Università degli Studi di Milano hanno contribuito ad identificare la natura e la localizzazione delle lesioni responsabili di tali patologie e sarebbe emerso che si tratta di anomalie congenite del tronco cerebrale, sede della regolazione reflessogena delle attività vitali (specie cardio-respiratorie), e del sistema di conduzione dello stimolo elettrico all’interno del cuore.

I fattori di rischio determinanti sembrano rappresentati dal fumo di sigaretta materno (i cui effetti altamente lesivi sono incrementati dall’azione sinergica degli inquinanti atmosferici), da altre droghe, dall’alcolismo materno e da farmaci, per lo più sedativi, ma probabilmente anche vaccini.

L’Istituto di Anatomia Patologica del Prof. Matturri è il Centro di riferimento per la ricerca in campo nazionale, come indicato nella legge n. 31 del 2 febbraio 2006 “Disciplina del riscontro diagnostico sulle vittime della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) e di morte inaspettata del feto” (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 34 del 10 febbraio 2006). Infatti, nell’art. 1 comma 2 della legge è scritto: “Il riscontro diagnostico di cui al comma 1 è effettuato secondo il protocollo diagnostico predisposto dalla prima Cattedra dell’Istituto di Anatomia Patologica dell’Università di Milano”.

Più specificatamente, il Prof. Matturri scrive:
“I nostri studi condotti su un’ampia casistica (oltre 200 casi) hanno messo in evidenza, nelle vittime di morte inaspettata dell’infante e perinatale, frequenti alterazioni, per lo più congenite, del sistema nervoso autonomo e di conduzione cardiaco, plausibili substrati di morte improvvisa aritmogena. Tali studi hanno stabilito una continuità tra morte inaspettata fetale, morte perinatale e SIDS. Nel complesso, trattasi di una patologia multifattoriale comprendente anomalie congenite del sistema nervoso autonomo, principalmente cardio-respiratorio, delle prime vie digestive, del risveglio e del sistema di conduzione cardiaco. Tra le anomalie congenite, l’ipoplasia del nucleo arcuato, riscontrata in oltre il 50% dei casi, è di particolare interesse. Talvolta è associata ad anomalie di altre strutture del sistema nervoso vegetativo, quali la formazione respiratoria reticolare e il complesso parabrachiale di Kölliker-Fuse, nonché da vie accessorie del sistema di conduzione cardiaco. Tali difetti di sviluppo sono risultati essere di natura primitiva e pertanto di probabile natura genetica.
Un ulteriore originale contributo avente per oggetto nel feto l’associazione tra ipoplasia del nucleo arcuato e ipoplasia polmonare testimonia il ruolo del tronco cerebrale nello sviluppo polmonare”.

In conclusione, allo stato attuale, nonostante si stiano accumulando già molti dati, non è ancora certa la vera natura di questa sindrome, ma, alla luce degli innumerevoli studi che attribuiscono alle vaccinazioni neonatali/infantili la capacità di destabilizzare una o più debolezze cellulari o tessutali dell’individuo che le riceve, un numero sempre maggiore di Autori collega una buona parte delle morti infantili in culla ai vaccini, perché ritiene che questi ultimi inducano uno squilibrio del sistema immunitario così profondo che, in soggetti con una patologia congenita latente e cioè in equilibrio precario, sia possibile la sua slatentizzazione.

Per molti altri approfondimenti e informazioni su questo argomento, invito il Lettore a leggere il libro da cui ho estrapolato questi dati (Le Vaccinazioni Pediatriche. Revisione delle conoscenze scientifiche).
 

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