sabato 2 marzo 2013

Slovenia in crisi e vicina al default. Ecco tutte le Nazioni vittime dell’austerity


Un altro Paese europeo rischia il default. In mezzo alle vicissitudini politico-economiche che in questo momento stanno affliggendo l’Italia e l’intero continente, la notizia rischia di far meno rumore, ma gli effetti potrebbero comunque essere pesanti.
La Slovenia è in crisi: il Parlamento di Lubiana ieri sera ha votato una mozione di sfiducia nei confronti del Premier Janez Jansa, anche lui sotto accusa per corruzione (secondo l’authority avrebbe nascosto al Fisco 210.000 euro). Al suo posto andrà Alenka Bratusek, esponente del centro-sinistra, cui spetterà l’arduo compito di formare un nuovo Governo entro due settimane. Se fallirà, saranno necessarie elezioni anticipate e nel frattempo si parla già di un possibile salvataggio da parte dell’UE.

Le cause

Ancora una volta sono le banche ad essere nell’occhio del ciclone: un sistema bancario messo in ginocchio dalla recessione, ma anche dalla cattiva gestione del passato che rischia oggi di non potercela fare da solo.
I crediti di sofferenza hanno raggiunto il 20% del PIL, un livello pericoloso e preoccupante che ha costretto il Governo a varare una ricapitalizzazione di emergenza da 4 miliardi di euro allo scopo di salvare l’intero sistema.
E nel frattempo l’economia reale ne paga le spese: PIL in calo del 2%, debito stimato al 59% nel 2013 e disoccupazione oltre il 12%.

Salvataggio UE

Se la Slovenia non riuscisse a salvarsi da sola, c’è chi parla di un salvataggio da 5 miliardi da parte dell’Unione Europea, una cifra che sembra irrisoria, ma che, se rapportata al PIL sloveno (35 miliardi), diventa considerevole.

Tutti i Paesi in crisi

Con la Slovenia sale a 12 il numero dei Governi caduti a causa dell’austerity negli ultimi due anni. Cosa che dovrebbe far riflettere parecchio i membri dell’Unione.
Se quasi la metà dei Paesi dell’Eurozona continua a cedere sotto i colpi di quell’austerità considerata la soluzione a tutti i problemi, forse questa soluzione andrebbe cambiata.
Sono passati ormai quasi due anni dal momento in cui la crisi si è abbattuta sulle varie Nazioni del vecchio continente e la situazione non accenna a migliorare.
Di seguito ecco una lista dei Governi europei che in questi anni sono stati falciati dalla crisi:
  1. Irlanda: Il 22 gennaio 2011 l’ex Primo Ministro repubblicano Cowen fu costretto a dimettersi a causa della crisi bancaria e a convocare elezioni anticipate. Dalle urne uscì vincitore Enda Kenny, rappresentante di centro-destra. Il primo impegno del nuovo Governo fu quello di negoziare un bailout europeo per l’Irlanda da 85 miliardi di euro. L’Irlanda sembra essere adesso in fase di ripresa, ma si conferma ancora fragile e malconcia.
  2. Finlandia: elezioni anticipate anche per la Finlandia a causa dei contrasti tra il primo ministro Mari Kiviniemi (Partito di Centro) e il ministro delle Finanze Jyrki Katainen (National Coalition Party) sul pacchetto di aiuti in favore del Portogallo. Siamo nell’aprile 2011 e sarà proprio Katainen a guidare il nuovo Governo.
  3. Portogallo: Uno dei Paesi dei PIGS. Il 23 marzo 2011 l’ex Premier José Socrates si dimette dopo la bocciatura del Parlamento del suo piano di austerità. Le successive elezioni vedranno la vittoria del socialdemocratico Pedro Passos Coelho che ha imposto all’intera Nazione pesanti misure di risanamento e i tagli alla spesa più onerosi dell’ultimo mezzo secolo.
  4. Spagna: La crisi ha inizio nel 2010, quando il Premier era ancora Zapatero. Nel luglio 2011 arriva Mariano Rajoy cui spetterà il compito di evitare il bailout. Anche lui colpito da uno scandalo corruzione, la scorsa settimana ha ribadito l’intenzione di continuare con la politica di austerity che, secondo i popolari, salverà il Paese.
  5. Slovacchia: il premier liberal-conservatrice Iveta Radicova perde le elezioni del marzo 2012 (vinte da Robert Fico). Il dibattito sulle riforme e sulla necessità di appoggiare il fondo Efsf fu il casus belli che portò il Paese alle urne.
  6. Slovenia: Jansa è stato il successore di Borut Pahor, caduto nel settembre 2011 a causa della crisi economica interna ed europea.
  7. Grecia: famoso il caso dell’ex Premier Papandreu, dimessosi nel novembre 2011 dopo il contestato referendum sulla permanenza del Paese nell’euro. Dopo il nulla di fatto delle elezioni del maggio 2012, il mese dopo dalle urne uscì vincitrice di misura la coalizione pro-euro guidata da Samaras.
  8. Italia: come non ricordare i fatti del novembre nero del 2011. Dopo l’impennata dello spread che arrivò a quota 575, Silvio Berlusconi fu costretto a dimettersi. In Parlamento arriverà il governo tecnico di Mario Monti che inizierà ad imporre quelle misure di austerità richieste dall’Europa. Lo stesso Monti si dimetterà anticipatamente nel dicembre 2012.
  9. Romania: Il 6 febbraio 2012 il Governo guidato dal primo ministro Emil Bloc viene travolto dalle proteste di massa contro l’austerity, imposta al Paese per ottenere un finanziamento di 20 miliardi dal Fondo Monetario. Le elezioni dello scorso dicembre vengono vinte dal centro-sinistra guidato da Victor Ponta.
  10. Olanda: nell’aprire del 2012 l’ex premier Mark Rotte si dimette a causa di contrasti interni al partito riguardanti nuovi tagli alla spesa preposti per riportare il deficit sotto il 3%. Ma le successive elezioni daranno ragione proprio a Rotte, vittoria che viene considerata un segno di fiducia nei confronti dell’euro.
  11. Bulgaria: lo scorso 20 febbraio il Premier Boiko Borisov si dimette a causa delle proteste per l’aumento dei prezzi dell’elettricità, ultima delle misure di austerità che ha comportato anche il congelamento di salari e pensioni.

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