martedì 16 aprile 2013

ARMI CHIMICHE IN MARE



(foto web)


 di Gianni Lannes

Crimini impuniti e non ancora arrestati contro la Terra e l’umanità. Le forze armate sono la maggiore fonte di inquinamento del globo terrestre. Gli scarichi industriali ed i rifiuti urbani non sono l’unica spazzatura che ristagna nell’acqua e nei sedimenti di mari ed oceani. 

Le acque marine di Gaia sono utilizzate dai governi più potenti in ambito militare del mondo, come discarica di ordigni chimici estremamente pericolosi, anzi letali.
Soprattutto i Paesi occidentali (compresa l’Italia), ma anche l’Unione Sovietica (poi Russia) - oltre alle scorie nucleari - hanno gettato in acqua centinaia di migliaia di tonnellate di armi imbottite di cianuro, iprite, fosforo, fosgene, lewisite, VX, Zyklon B e altri agenti nervini. 

Mare Adriatico - bombe USA - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Gran Bretagna ed Australia si sbarazzarono dei loro arsenali proibiti occultando  migliaia di tonnellate di agenti nervini nel Pacifico. 

In particolare, oltre agli USA, le forze armate inglesi, secondo alcuni documentati rapporti della Questura di Bari (rinvenuti presso l'Archivio di Stato nel capoluogo pugliese), al termine del conflittto mondiale hanno affondato migliaia di ordigni chimici a poche miglia  dalla costa levantina, in bassi e pescosi  fondali. Sulla vicenda il governo di Londra ha imposto una censura militare ancora in vigore. I primi documenti sanitari sui pescatori italiani contaminati risalgono al 1946.

MARE ADRIATICO - DISCARICA DI BOMBE CHIMICHE USA


Al termine della seconda guerra mondiale - tra il 1945 ed il 1947 - gli “Alleati” nordamericani hanno affondato più di 300 mila tonnellate di questi pericolosi armamenti (tra cui 60 mila tonnellate di agenti nervini) attorno all’Europa: Mar Baltico, Atlantico del Nord, Mare Adriatico, Mar Tirreno. 



Gli USA hanno inabissato nell’Atlantico, tra gli anni ’60 ed i primi anni ‘90 decine di migliaia dei propri razzi M-55, non stagni, pieni del micidiale sarin.

OFF-SHORE DISPOSAL OF CHEMICAL AGENTS AND WEAPONS CONDUCTED BY THE UNITED STATES


Il Bulletin of the Atomic Scientists argomenta così: «secondo uno studio condotto nel 1993 dalla US Arms Control and Disarmament Agency (ACDA, Agenzia USA per il controllo delle armi e il disarmo) in tutto, gli Stati Uniti sono responsabili di aver effettuato 60 scarichi in mare, per un totale di 100.000 tonnellate di armi chimiche piene di materiali tossici. I siti statunitensi si trovano nel Golfo del Messico, al largo del New Jersey, della California, della Florida, di New York e del South Carolina e nei pressi di India, Italia, Norvegia, Danimarca, Giappone e Australia».

 
OFF-SHORE DISPOSAL OF CHEMICAL AGENTS AND WEAPONS CONDUCTED BY THE UNITED STATES

Numerosi studi - per l’Italia, quelli dell’Icram - attestano che la catena alimentare è contaminata. Nel Belpaese, ancora oggi le cartelle cliniche dei pescatori contaminati, come nel caso della Puglia, sono sottoposte a segreto di Stato. «Oggi siamo tutti danneggiati. Il problema non si deve ignorare ma risolvere. Tutto purtroppo è ancora nell’ombra» ammonisce Antonio Savasta, sostitutore procuratore a Trani. Infrangere il muro di gomma è un bene per tutti: i responsabili - soprattutto il governo USA - devono bonificare e pagare senza sconti le conseguenze. 



Attualmente il Dipartimento della Difesa nordamericana produce circa 1 milione di tonnellate di rifiuti tossici all’anno, cinque volte quelli prodotti dalle cinque maggiori multinazionali chimiche a livello planetario. Quale che sia il vincitore, per ora c’è un perdente: la vita.


Le prove: 














filmato:

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