mercoledì 3 aprile 2013

La speranza contro la paura.Il welfare e il reddito di cittadinanza


monbiot2George Monbiot è uno scrittore celebre in tutto il mondo per i suoi libri e le sue battaglie in favore dell’ambiente e dell’uguaglianza sociale. E’ inoltre uno dei più noti columnist britannici: dal Guardian sferza i conservatori inglesi basandosi sempre su una puntuale e stringente  documentazione. Pubblichiamo questo suo intervento sul drammatico tsunami di tagli sociali operati dal governo Cameron che vale tuttavia anche per il nostro disgraziato Paese e per i protagonisti della sua politica.

La maggior parte delle persone del mondo sono decenti, oneste e gentili. La maggior parte di quelli che ci dominano sono bastardi inveterati. Questa è la conclusione a cui sono arrivato dopo molti anni di giornalismo. Scrivendo sul Lunedì nero*(1), su come il governo britannico abbia attaccato a 360 gradi la vita dei poveri,  questo pensiero il pensiero non mi lascia.
“Con una crudeltà disumana, coloro che hanno accecato le persone le rimproverano della loro cecità” ( John Milton 1642 ndr ). Questo governo, la cui cattiva gestione dell’economia ha costretto tanti tra le braccia dello Stato, incolpa i malati, i disoccupati, i sottopagati di una crisi causata dalla élite e li punisce di conseguenza. La maggior parte delle persone colpite dalla “tassa camera da letto”, presentata il 31 marzo, sono disabili. Altre migliaia vengono cacciate dalle loro case e molti di più spinti verso la miseria. La tassa comunale per aiutare le persone in difficoltà verrà tagliata, l’assistenza legale per le cause civili tolta. Eppure, alla fine di questa settimana, quelli che guadagnano più di 150 mila sterline all’anno godranno di un taglio delle imposte sul reddito.
Due giorni dopo, i pagamenti delle prestazioni per i più poveri sarà abbattuta in termini reali. Una settimana dopo, migliaia di famiglie che vivono nelle città e nei borghi dove i prezzi degli immobili sono alti saranno costretti ad abbandonare le loro case a causa dei drastici tagli  al contributo per gli affitti. Quella cui stiamo assistendo è una guerra economica da parte dei ricchi contro i poveri.
Così la vecchia questione ritorna: perché la maggior parte della gente  permette a una minoranza antisociale di governarla? In parte è perché la minoranza controlla la storia. Come John Harris spiega sul Guardian, la gran parte della gente (tra cui molti di coloro che dipendono dagli aiuti) è stata convinta che molti dei destinatari della previdenza sociale sono inetti, truffatori, dissoluti. Nonostante tutto quello che è successo negli ultimi due anni, Rupert Murdoch, Lord Rothermere e gli altri baroni dei media, sembrano tempestare il Paese. La loro propaganda incessante, fatta attraverso casi eccezionali e scioccanti che dovrebbero caratterizzare un’intera classe sociale, è molto efficace. Divide et impera è vero come lo è mai stato.
Ma ho cominciato a credere che ci sia anche qualcosa di più profondo in tutto questo: che la maggior parte della popolazione mondiale vive ancora con l’eredità della schiavitù. Anche in una democrazia nominale come il Regno Unito, la maggior parte delle persone era più o meno in schiavitù fino a poco più di un secolo fa: con salari da fame, senza poter votare, sottoposta a punizioni estreme per il dissenso. La gente viveva con giustificata paura l’autorità e la paura si è protratta: tramandata attraverso le cinque o sei generazioni che ci separano da quel tempo e rinforzata da un’ insicurezza rinnovata, da una nuova valanga di disuguaglianza e politiche inique.
Qualsiasi movimento che cerchi di sfidare il potere delle élite ha bisogno di chiedersi cosa serva per scuotere la gente fuori da questo stato. E la risposta sembra inevitabile: la speranza. Coloro che governano in nome dei ricchi sono in pericolo solo quando si devono confrontare con la forza di una idea di trasformazione.
Un secolo e più fa l’idea era il comunismo. Anche nella forma in cui Marx ed Engels l’hanno presentato, i suoi problemi sono evidenti: il semplicistico sistema dialettico in cui era costretta l’intera società, l’esclusione di tutti coloro che non rientravano in tale dialettica (“feccia sociale”, “corrotto strumento di intrigo reazionario “), la reinvenzione platonica di una elite unica guardiana del futuro del proletariato, il potere senza precedenti sulla vita umana concessa allo Stato, nel mito millenario di una risoluzione finale alla lotta per il potere.
Settanta anni fa, nel Regno Unito, l’idea di trasformazione era la libertà dal bisogno e dalla paura attraverso la creazione di un sistema di sicurezza sociale e un servizio sanitario nazionale. E ‘stato creato da un governo laburista al potere, che è stato in grado, nonostante le condizioni economiche molto più severe rispetto ad oggi, di creare una società più giusta da una nazione avvilita e distrutta. Questo fu il risultato raggiunto attraverso una serie di scioperi improvvisi, spettacolari e spontanei che ora il governo Cameron sta demolendo.
Quindi, da dove possono nascere le idee in grado di rendere la speranza più forte della paura? Non dal partito laburista. Se Ed Miliband non osa neanche opporsi a un disegno di legge che nega retroattivamente le indennità ai disoccupati, il massimo che possiamo aspettarci da lui è una bassa gradazione conservatorismo di quel tipo che spense ogni aspirazione di Tony Blair.
La settimana scorsa ho fatto un piccolo sondaggio on-line, chiedendo alle persone di dire quali potrebbero essere le idee capaci di cambiare tutto questo. Le due più citate sono state la tassazione sui beni ambientali (in quanto patrimonio comune ndr) e il reddito di base. Si dà il caso, che entrambe siano sostenute dai Verdi . Su questa ed altre misure, le loro proposte politiche sono di gran lunga più progressiste del Labour.
Ho discusso la Land value tax* (2)  in un recente articolo. Un reddito di base (noto anche come reddito di cittadinanza) dà a tutti, un importo  garantito ogni settimana. Sostituisce alcune ma non tutte le prestazioni (ci sarebbero, ad esempio, i pagamenti supplementari per i pensionati e le persone con disabilità) e bandirebbe la paura e l’insicurezza nella metà più povera della popolazione. La sopravvivenza economica diventerebbe così un diritto, non un privilegio.
Il reddito minimo rimuove lo stigma delle prestazioni ma rompe ciò che i politici chiamano la trappola del benessere perché l’accettazione di un lavoro non comporterebbe la riduzione del diritto alla sicurezza sociale e non ci sarebbe alcun disincentivo per trovare un posto di lavoro: tutti i soldi che si guadagnano sono reddito extra. I poveri non sarebbero costretti dalla disperazione tra le braccia di datori di lavoro senza scrupoli, la gente lavorerà se le condizioni sono buone e pagate il giusto, ma si rifiuterà di essere trattata come un mulo. Si correggerebbe lo squilibrio selvaggio nel potere contrattuale che l’attuale sistema aggrava. Si potrebbe fare di più rispetto a qualsiasi altra misura per rimuovere l’eredità emotiva della servitù della gleba. Questo potrebbe finanziato con la tassazione progressiva unita a quella sui beni ambientali.
Queste idee richiedono coraggio: il coraggio di affrontare il governo, l’opposizione, i plutocrati, i media, i sospetti di un elettorato diffidente. Ma senza proposte di questa ambizione, la politica progressista è morta. Bisogna rinnovare quella scintilla preziosa, così raramente accesa in questa epoca di triangolazione e timidezza: la scintilla della speranza.

*(1)Il giorno nel quale il governo Cameron è riuscito a far passare una lunga e dolorosa serie di tagli sociali
*(2) Sulla land value tax adottata in qualche Paese e discussa in molti, già presente nelle considerazioni di Adam Smith, vedere qui http://en.wikipedia.org/wiki/Land_value_tax o in sintesi ( e in italiano) qui   http://it.wikipedia.org/wiki/Imposta_sul_valore_fondiario

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