Bisognerebbe aggiungere un altro effetto collaterale, per i farmaci risarciti dallo stato alle aziende: possono nuocere alle casse dello stato.
Se le ipotesi dei magistrati di Firenze dovessero essere confermate a processo, che vede alla sbarra l’azienda farmaceutica Menarini, per truffa allo stato (sui rimborsi farmaceutici), avrebbe proprio ragione Milena Gabanelli a chiedere una commissione di inchiesta.
Una commissione di inchiesta sulla gestione dei rimborsi farmaceutici.
Un sistema che è, a dir poco, opaco e pieno di conflitti di interesse: non si capisce, seguendo quanto è emerso dall’inchiesta di Sigfrido Ranucci, dove finissero le aziende private e i loro interessi, e i controllori dello stato che dovrebbero stabilire i prezzi dei principi attivi (dentro le medicine).
Un sistema che è, a dir poco, opaco e pieno di conflitti di interesse: non si capisce, seguendo quanto è emerso dall’inchiesta di Sigfrido Ranucci, dove finissero le aziende private e i loro interessi, e i controllori dello stato che dovrebbero stabilire i prezzi dei principi attivi (dentro le medicine).
Sarebbe, usiamo il condizionale per il principio di non colpevolezza, un sistema che va avanti così da più di venti anni, con rimborsi gonfiati alle aziende che finiscono un fondi neri all’estero. Come il miliardo di euro, poi scudato, che i pm fiorentini stanno contestando alla Menarini di Aleotti.
Ancora oggi aspettiamo 40 milioni di euro, per danno di immagine allo stato, da parte di ex funzionari dello stato, finiti nella tangentopoli della sanità del 1992.
Poggiolini, condannato a cinque anni, deve allo stato 5 mln di euro. Nessun senso di colpa, per quelle tangenti pagate al partito liberale, ci tiene a precisarlo (ma a Napoli il partito era lui). Oggi si occupa di lotta al cancro, ma se ripagasse il debito con lo stato gliene saremmo grati.
Pier Muzzio oggi lavora all’ist. oncologico del Veneto: è stato condannato a pagare mezzo milione allo stato.
Antonio Boccia invece ne deve 250000, che pagherà col suo quinto di stipendio alla sua pensione; oggi è ancora professore alla Sapienza.
L’inchiesta di Ranucci ha spiegato come avrebbe funzionato la truffa (al momento presunta) della Menarini: gonfiando il prezzo di acquisto dei principi attivi dei farmaci, comprati all’estero (anche in Cina), passando per società (fittizie?) situate nei paradisi fiscali.
I pm hanno recuperato 1 miliardo di euro all’estero, oggi scudati. Da dove vengono? Solo Aleotti, l’ex presidente, può dirlo.
Custode dei soldi l’avvocato Riva in Svizzera, che ammette la sovrafatturazione, ma non si ritiene il regista della truffa.
Il giornalista di Report non è riuscito ad ottenere altre informazione nemmeno a Lugano, dove ha sede la società che gestisce queste società off shore (come quelle emerse dall’inchiesta).
La legge che permette questo tipo di rimborso (ovvero valutare il prezzo del principio attivo come se fosse prodotto in Italia) si deve a Giulio Andreotti: uno dei beneficiari è proprio l’azienda Bristol-Myer Squibb dove lavora uno dei suoi figli (e la Bristol è una delle aziende che ha venduto principi attivi alla Menarini).
SIGFRIDO RANUCCI FUORI CAMPO
E il legislatore è stato Giulio Andreotti padre di Lamberto. Colui cioè che sarebbe
diventato anni dopo uno dei più potenti manager della Bristol-Myer Squibb. Negli uffici
dello stabilimento di Anagni è stata trovata la prova dell’esistenza di un patto
d’acciaio. La Bristol s’impegnava a vendere il principio attivo al patron della Menarini
con una formula che variava in funzione del prezzo di rimborso che Aleotti riusciva a
spuntare nella trattativa per registrare il farmaco in Italia. Più rimborsava lo Stato e
più Aleotti poteva gonfiare il costo del principio attivo. E così in alcuni casi sono stati
gonfiati fino all’ 81%. In questo scambio confidenziale tra manager, emerge che gli
accordi di co-marketing con Aleotti erano in piedi già a partire dal ‘83.
La rete di influenza di Aleotti, per sveltire le pratiche burocratiche per i suoi farmaci passavano per donna Angiolillo, il generale Adinolfi, per arrivare a Berlusconi e Letta (lo zio, sollecitati per contrastare la diffusione dei farmaci generici).
La norma salva Menarini, della passata legislatura, presentata dal senatore Cursi (l’ex Presidente della Commissione Industria), sarebbe stata scritta dalla Menarini stessa (così ha ammesso il senatore a Ranucci).
SIGFRIDO RANUCCI FUORI CAMPO
A proposito di trasparenza il cavillo “salva Menarini” non passa per l’opposizione di
Tremonti e Cursi ci confessa che non è stato nemmeno lui a scriverlo.
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
Gli emendamenti li prepariamo noi, anzi ce li prepara l’ufficio legislativo sulla base
delle nostre indicazioni.
SIGFRIDO RANUCCI
Però dalle intercettazioni emerge che la Menarini gliel’ha mandato…
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
E come no? E che? É la prima volta che lo fanno?
SIGFRIDO RANUCCI
Cioè… Che è normale…
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
Normalissimo… Ma perché? Secondo lei…SIGFRIDO RANUCCI
…che gli emendamenti che devono essere approvati dal Parlamento le scrivono le case
farmaceutiche?
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
Non le case farmaceutiche: le scrive l’interessato, un’azienda…
SIGFRIDO RANUCCI
È beh, ma lì era la Menarini con gli Aleotti i proprietari, scrivono a lei e le mandano…
pure a Letta lo mandano ho visto.
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
Certo, appunto!
SIGFRIDO RANUCCI
Ma funziona così?
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
Chi li ha scritti: li ho scritti io?
SIGFRIDO RANUCCI
E quindi voi che fate? I passacarte?
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
Non i passacarte! Noi difendiamo gli interessi …
SIGFRIDO RANUCCI FUORI CAMPO
E proprio perché difende gli interessi, c’è il sospetto della corruzione, che si sarebbe
consumata quando la Menarini affida per 164mila euro la stampa di alcuni libri d’arte
sul Bronzino alla casa editrice di Ida Viviani.
SIGFRIDO RANUCCI
Lei la Signora Viviani la conosce, no?
CESARE CURSI – EX COMMISSIONE INDUSTRIA SENATO
È mia moglie!
Le conclusioni della Gabanelli.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E quindi, da quel che abbiamo visto sono sempre gli stessi a dare le carte e non ci riferiamo alla qualità del farmaco, ma a come si compone il suo costo. Allora, se
convivono nello stesso brodo il politico, la figlia del politico, il procuratore farmaceutico e il rappresentante della casa farmaceutica è quello che definisce il prezzo dei farmaci, di che trasparenza stiamo parlando? Per quel che riguarda il caso svedese “Ferring”, c’è un rinvio a giudizio a Milano per i manager, quindi si vedrà, mentre per l’ex senatore Cursi e Mantovani deciderà il tribunale di Roma. L’Agenzia per il Farmaco dice che noi siamo allineati, i nostri prezzi sono allineati alla media europea; ma da quel che abbiamo visto, se le multinazionali per far passare il loro farmaco, si appoggiano a quello che è meglio intrallazzato, alla fine i prezzi sono gonfiati dappertutto. Ora, se è vero, come le indagini stanno dimostrando, le indagini sono concluse, come abbiamo detto siamo alle udienze preliminari, i magistrati di Firenze riusciranno a dimostrare che solo il patron della Menarini con 7 farmaci è riuscita ad occultare quasi un miliardo di euro, beh, insomma, sarebbe forse il caso di aprire una commissione d’inchiesta seria, perché magari ci risparmiamo l’IMU.
Qui potete scaricare il pdf della puntata.
Sempre a proposito di soldi pubblici che potremmo risparmiare, nel servizio “Report – i compagni”, è andata in onda un intervista all’ex braccio destro di Putin sui rapporti Putin Berlusconi, che sui contratti relativi al gas russo dice: “Le sue decisioni sono spiegabili solo con la corruzione: se l’Italia rifiutasse questi contratti potrebbe risparmiare”.
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