“La prostituzione è un fenomeno che
purtroppo sta dilagando... Un fenomeno
sommerso... di ragazze attirate in Italia
con lo specchietto del lavoro nella moda, o nel
cinema, o nella televisione e poi costrette in
appartamenti... utilizzate e poi minacciate nel
caso in cui rivelassero a chiunque la loro condizione...
Vere e proprie schiave che patiscono
questa condizione intollerabile. Perciò su questo
abbiamo fatto un disegno di legge che è
intervenuto con delle pene elevate per chi
sfrutta la prostituzione e per gli stessi clienti
delle prostitute. Credo che queste pene siano
estremamente giuste, soprattutto quando le
prostitute sono minorenni”. Sante parole. Indovinate
chi le ha pronunciate? Il solito moralista
della sinistra salottiera? Un giudice talebano
e puritano (naturalmente donna) che
vuole processare lo stile di vita di un avversario
politico? Un nemico della pacificazione e delle
larghe intese che vuole perpetuare all’infinito
la guerra dei vent’anni? No, Silvio Berlusconi,
il 24 giugno 2009, presentando da presidente
del Consiglio, seduto accanto all’allora ministro
delle Pari Opportunità Mara Carfagna, il
disegno di legge del suo governo che inaspriva
le pene sulla prostituzione, anche minorile. Il
video è in rete, a disposizione degli increduli e
soprattutto dei creduloni. Basta questo per
tappare la bocca in eterno alle prefiche arcoriane,
ai Ferrara col rossetto, ai pompieri
della sera e ai nove decimi dei trombettieri
olgettini che si alternano in questi giorni sui
giornali e in tv lacrimando per la condanna di
B., ritenuta clamorosa, spropositata, sorprendente,
nel processo Ruby. Non sanno, o fingono
di non sapere, che i giudici gli hanno
applicato la pena più bassa possibile in base
alle leggi vigenti sulla concussione per costrizione
e alla prostituzione minorile. Ma soprattutto
che ad alzare le pene per entrambi i reati
sono state tre leggi votate dal Pdl e dunque
anche da B., due delle quali furono proposte e
approvate dal suo secondo e terzo governo.
Fino all’anno scorso, la pena minima per la
concussione era di 4 anni e la massima di 12.
Poi, siccome B. e Penati erano accusati dai pm
di concussione per induzione, la ministra Severino
– con i voti del Pdl e del Pd – trasformò
questa fattispecie in un reato minore, punito
da 3 a 8 anni e con prescrizione abbreviata da
15 a 10 anni. Per quella per costrizione, invece,
fu alzata la pena minima da 4 a 6 anni. Tanto,
si pensava, non riguarda né B. né Penati. Non
potevano prevedere, né lei né i berluscones,
che i giudici avrebbero riformulato la concussione
di B. da induttiva a costrittiva. Risultato:
gli hanno affibbiato 6 anni, cioè il nuovo
minimo della pena. Meno di così non potevano,
grazie a una legge votata dallo stesso
imputato. Una legge ad personam e a sua insaputa,
ma all’incontrario, in base all’eterogenesi
dei fini. Il settimo anno invece B. se l’è
buscato per prostituzione minorile.
Su quel reato sono intervenute ad aggravare le
pene e a ridisegnare la competenza territoriale
dei pm due leggi dei governi B.: la Prestigiacomo
n. 38/2006 e la Carfagna n. 48/2008. Da
allora “chiunque compie atti sessuali con un
minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni, in
cambio di denaro o di altra utilità economica,
è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e
con la multa non inferiore a euro 5.164”. E fra
gli atti sessuali la Cassazione comprende anche
la “palpazione concupiscente”, i balletti
osé ecc. Non occorre neppure dimostrare un
rapporto completo. Per questo reato B. è stato
condannato “in continuazione” con l’altro a 1
anno di carcere, cioè a una pena molto più
vicina al minimo (6 mesi) che al massimo (3
anni). Cioè l’imputato ha fatto tutto da solo.
Prima ha fatto i divieti, poi li ha violati e ora
che l’hanno beccato e condannato se la prende
con i giudici che hanno applicato le leggi. Le
sue. Bel pirla.
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