martedì 11 giugno 2013

Intossicazione da amalgame e disturbi dell’umore

otturazione_amalgama


I danni da mercurio causati dai famosi “piombini”, in un bell’articolo del dott. Acerra pubblicato su Medicina Funzionale 
La seguente rassegna della letteratura medica evidenzia casi di rimozione dell’amalgama e disintossicazione che hanno portato a miglioramenti o risoluzio­ne completa di uno spettro di disturbi dell’umore, generalmente associati a neuro­si mercuriale subclinica. 
Recenti studi mostrano che le otturazioni di amalgama rilasciano continuamente mercurio e che esse possono costituire una causa di intossicazioni cronica a basse dosi di mercurio; spesso questi stati rimangono non diagnosticati oppure sono associati a sintomi cimici evidenti solo dopo episodi di esposizione acuta al mercu­rio.
E’ importante che un terapeuta ben informato vigili adeguatamente su tale even­tualità, per poter efficacemente intervenire su tutta una gamma di disturbi psi­chiatrici. 
Da quasi due secoli, il mercurio, l’ele­mento chimico più tossico tra quelli non radioattivi, viene impiegato per le otturazioni dentali. Le otturazioni in amalgama, note come piombature dentali, contengono il 50% di mercu­rio e il dentista è tenuto per legge a trattare amalgame di scarto come ri­fiuti solidi pericolosi. 
Il mercurio viene rilasciato dall’ottu­razione per vaporizzazione, per dif­fusione alla radice del dente e per corrosione. Dopo 10 anni, nell’ottura­zione di amalgama, rimane solo il 50% del mercurio iniziale, dopo 20 anni ne rimane solo il 20%. In prati­ca, milionesimi di grammi di mercu­rio lasciano ogni giorno (e ogni notte) l’otturazione nella vostra bocca, si accumulano nei tessuti e sovraccari­cano gli organi proposti all’escrezio­ne, cronicamente, senza sosta negli anni. 
Nella comunità scientifica ci sono due schieramenti relativi all’amalga­ma. Entrambi, sia gli oppositori che i sostenitori, concordano sui seguenti punti: 
1. Il mercurio è un veleno 
2. Il mercurio è rilasciato dalle ot­turazioni dentali di amalgama 
3. La quantità di mercurio rila­sciato è solo molto piccola 
Ora viene la controversia: la quantità di mercurio rilasciata dall’amalgama e così piccola che non può essere clinicamente significativa oppure è suf­ficiente in alcuni casi a produrre sin­tomi? 
L’ assunzione che qualcosa o è signifi­cativo clinicamente per tutti o non è significativo clinicamente per nessu­no non corrisponde alla realtà. 
Già nel 1898 il dr. Tuthill, che segnalò 6 casi di disturbi dell’umore risolti me­diante la rimozione di tutte le amal­game dentali, spiegava: 
“Nonostante molte persone con queste otturazioni di mercurio sembrano non aver disturbi, altre soffrono da effetti sottili, subclinici del mercurio. 
Ciò è dimostrato chiaramente dai casi guariti che vi ho mostrato qui. Fino a quando il sistema si mantiene in uno stato vigoroso molti non avvertono effetti negativi, ma altrimenti, in questo numero limitato di casi, l’effetto tossico del mercurio diventa dominan­te, in individui suscettibili ad esso, e sopraffà il sistema nervoso, generando in molti casi la caterva di sintomi psi­cologici che ho menzionato. 
Sebbene il numero di casi sembra es­sere relativamente basso, questi me­ritano una considerazione attenta come verrebbe data all’argomento se la neurosi mercuriale fosse più co­mune. Non ho dubbi da quanto ho vi­sto che i nostri manicomi sono pieni di molti individui che hanno svilup­pato il loro stato mentale a seguito di otturazioni di amalgama, che produ­cono eccitazione o pigrizia del cervello, stati emotivi alterati e relega alla di­sperazione quella che avrebbe potuto essere una limpida e brillante carriera. 
Per darvi un’idea panoramica dell’ar­gomento, inizieremo con uno dei tanti casi clinici presentati nel 1982 dal dr Huggins nella pubblicazione: 
“Il mer­curio: un fattore nei disturbi menta­li? 
Si tratta di una 17 enne che aveva ab­bandonato la frequenza a scuola, era diventata introversa, e aveva perso interesse per le cose e per la vita. Nessuno degli oltre 40 specialisti che aveva consultato era riuscito a mi­gliorare la situazione o spiegarla. Il suo stato emotivo era al minimo della scala. Aveva un blocco motorio nella gestualità e nell’azione, per dirla con le parole dell’autore: “Durante il col­loquio con lei e la madre, la ragazza solo occasionalmente muoveva la te­sta in avanti di poco, quindi la sua faccia si rilassava, ed era come se lei non esistesse”. 
Indagando la storia dentale, Huggins aveva scoperto che i sintomi erano comparsi subito dopo l’inserzione di un gran numero di otturazioni denta­li. Quando dopo la rimozione e disin­tossicazione la ragazza riprese la scuola e soprattutto si laureò, Hug­gins commentò: “Potrebbe essere che questo caso non è unico?”. 
Inoltre: “Sono colpito dalla straordinarietà della tragedia sfiorata, dei professio­nisti della medicina stavano per mandare in una clinica di ricovero mentale una ragazza che non aveva avuto problemi o manifestazioni ner­vose nel periodo precedente all’inse­rimento delle amalgame dentali e che ritornò a non averne dopo la loro ri­mozione”. 
Il monito di Huggins è dunque que­sto: “Poiché è comune indirizzare allo psicologo casi clinici come quello esaminato ora (con problemi multifo­cali senza apparente riscontro nelle analisi o diagnosi), è particolarmente importante che i professionisti di queste aree siano a conoscenza della possibilità di intossicazione da mer­curio come eventuale denominatore comune di tali casi ”. 
Lo stesso monito fu ribadito da Sible­rud nel 1989: “Gli psicoterapeuti do­vrebbero considerare la tossicità da mercurio come possibile causa nel trattamento di disturbi psicologici, da quelli più leggeri con disturbi del­l’umore a casi di schizofrenia, para­noia ed altri”. 
Nella sua pubblicazione, “La correla­zione tra mercurio da amalgama dentale e salute mentale”, egli spiega come vapori di mercurio vengano continuamente rilasciati dalle ottu­razioni dentali di amalgama e come l’intossicazione da mercurio manife­sti un’enormità di manifestazioni psi­chiche. 
Il prof. Patrick Stortebecker, della Stortebecker Foundation, nel suo li­bro “Tossicità del mercurio da amal­gama dentale, un pericolo per il cer­vello umano” (1985), ci dà una pano­ramica descrizione di questi casi: 
“Il sintomo preminente di intossica­zione cronica a basse dosi di vapori di mercurio è una totale mancanza di ogni iniziativa a livello mentale (cui segue una stanchezza fisica). 
Mental­mente il paziente è incapace di ini­ziare qualsiasi tipo di nuovo evento, insieme con la sua incapacità a finire i precedenti progetti. 
Inoltre c’è una ingiustificata mancanza di sicurezza in sé stessi, manifestata nel compor­tamento come irrazionale timidezza, oltre ad una patologica tendenza al­l’auto-distruzione, che può portare a grave depressione. C’è una notevole perdita di memoria, specialmente a brevissimo termine. 
Un altro sintomo è la psico-astenia, con una incapaci­tà nel risolvere dubbi o incertezze o in­capacità di resistere a ossessioni, idee fisse, o fobie, anche quando uno sa che sono irrazionali. Molto caratteristica èl’instabilità dell’umore, la lunaticità con collera, che può essere rivelata da improvvisi scoppi di rabbia. Ansia in-giustificata, al di fuori della realtà, come per esempio “Pavor mortis”, pau­ra inspiegabile della morte, sono sinto­mi che danno una caratterizzazione unica ad alcuni casi di intossicazione cronica mercuriale”. 
Il monito di Huggins, che è lo stesso di Siblerud, fu denunciato già nel 1898 dal dottor Tuthill, che descrive 6 di questi casi di disturbi dell’umore guariti dopo la rimozione di amalga­ma, e di nuovo a più riprese, nel corso di tutto l’ultimo secolo, da altri medi­ci, tra cui il prof. Berglund, che scris­se il libro: “150 ANNI DI AMALGAMA DENTALE, intossicazioni da amalga­ma nella letteratura medica”, BioPro­be Ed., 1995) 
Questo stesso monito essenzialmente è il motivo centrale del mio interven­to qui oggi. Tra le tante citazioni del­la rassegna del prof. Berglund, ricor­diamo nel 1930 il dr. Masche, che de­scrisse l’eliminazione delle otturazio­ni di amalgama come un “prezioso mezzo terapeutico” ed espresse la speranza che “i medici e i dentisti ac­quisiscano come un bene comune il riconoscimento che gli avvelenamen­ti da mercurio possono essere provo­cati da otturazioni d’amalgama e che i medici focalizzino la loro attenzione soprattutto sulle otturazioni d’amal­gama talora i pazienti si lamentino di disturbi che assomigliano ai sintomi di avvelenamento da mercurio”. 
Poiché il mercurio dalle otturazioni in bocca passa direttamente nel si­stema limbico del cervello attraverso i lobi olfattivi, sia gli effetti cronici durante l’esposizione, sia la rapida diminuzione di alcuni sintomi a se­guito della rimozione di amalgame sono molto plausibili e giustificabili (Stortebecker 1985). 
Nel 1990 alcuni scienziati canadesi inserirono otturazioni dentali di amalgama in animali di laboratorio. Che cosa stavano cercando di ottene­re? 
Inserendo otturazioni dentali nella bocca di pecore è stato possibile ve­dere la distribuzione dei metalli nei tessuti dopo 29 giorni dall’inserzio­ne, sia attraverso autometallografia degli isotopi marcati, sia attraverso valutazione istologica (vedere Fig. 1). Più recentemente, l’istituto della Sa­nità canadese ha valutato il rilascio di mercurio da amalgama e lo ha confrontato con i limiti massimi tolle­rabili. Risultato: un adulto sano non dovrebbe avere più di 4 otturazioni dentali di amalgama. Secondo l’Orga­nizzazione Mondiale della Sanità (1991) l’amalgama dentale è la mag­giore fonte di esposizione al mercu­rio, e tutte le altre fonti di esposizione al mercurio, messe insieme, non su­peravano, in individui non esposti professionalmente, il 20% di quella da amalgama. 
Dunque il rilascio di mercurio da amalgama non è insignificante! Dopo 10 anni il 50% del mercurio iniziale non è più presente nell’amalgama. L’assorbimento dei vapori di mercu­rio rilasciati avviene, oltre che per via ematica, direttamente attraverso il nervo olfattivo e il sistema cranio-sacrale. 
I ricercatori svedesi Nylander e Eg­gleston, mediante studi con autopsie, hanno evidenziato che il mercurio nel cervello aumenta notevolmente nei portatori di amalgama rispetto ai non portatori, e in particolarmente aumenta proporzionatamente al nu­mero di otturazioni dentali in amal­gama. 
A partire dagli inizi degli anni ‘80, la “diagnostica dell’intossicazione da amalgama” e la “terapia dell’intossi­cazione da amalgama” sono diventati permanenti elementi costitutivi dei seminari di perfezionamento odon­toiatrico presso gli Ordini Odontoia­trici tedeschi. 
In Italia, comunque il problema è rimasto sconosciuto al grande pubblico e persino ai medici generici. 
La tossicità del mercurio è nota da secoli e ne parlarono scritti di Ippo­crate, Plinio, Dioscoride e Galeno. 
Jean Fernel, noto come il “moderno Galeno”, ha fornito nel 1557 il primo caso di avvelenamento da mercurio in lavoratori esposti: 
“Si può giunge­re fino a veri e propri attacchi di col­lera. Se qualcuno semplicemente lo osserva mentre lavora il mercurio, il lavoratore ammalato può cadere in una insicurezza impotente e già un banale rimprovero può suscitare in lui uno stato di sfrenata agitazione. Menomazione della capacità all’at­tenzione, vuoti di memoria, una sen­sazione di insufficienza intellettuale con asocievolezza completano il qua­dro”. 
Sintomi mentali dell’intossicazione da mercurio sono stati esposti detta­gliatamente da Kussmaul (1861) in lavoratori dell’industria degli specchi (dove in passato si usava mercurio). Inoltre gli effetti mentali dell’intossi­cazione da mercurio sono stati evi­denziati in lavoratori dell’industria dei termometri (Triebnig 1982), nei soffiatori di vetro (Fawer 1983) e den­tisti (Foo 1993) 
Tra l’altro noi sappiamo che la carat­teristica sinistra del mercurio (che fu usato, si dice, per avvelenare Cesare Borgia) è che si tratta di un veleno molto lento, che le vittime si sentono solo un po’ giù di corda, che hanno sintomi che sembrano essere leggeri, facenti parte della normale condizio­ne umana. 
Nel XIX secolo i lavoratori dell’indu­stria dei cappelli esposti professio­nalmente al nitrato di mercurio, di­vennero noti come “cappellai pazzi”, a causa di problemi emotivi che svi­luppavano, con improvvisa rabbia, pigrizia, depressione, timidezza, in­sonnia, idee fisse, mania (Gowdy, 1978). 
Mayhazati riportò la valutazione psi­cologica di 6.530 pazienti in Iraq ricoverati a seguito dell’esposizione ad un incidente con il mercurio. Più del 50% di essi manifestò disturbi psico­logici: c’era depressione, mancanza di interesse, etc. (Mayhazati, 1978). 
Lavoratori esposti a vapori di mercu­rio in un’industria dei termometri esibirono un’ampia gamma di ano­malie psicologiche, tra cui irritabili­tà, cattiva concentrazione e insonnia. Quando l’esposizione veniva a cessa­re, i loro punteggi dei test ritornava­no alla normalità entro 20 mesi (Evans, 1975). La rabbia è un sintomo comune della tossicità da mercurio (Siblerud 1989). 
Numerosissimi sono i rapporti di dentisti con manifestazioni nervose da mercurialismo. Smith descrive 3 casi di dentisti esposti nel loro stu­dio odontoiatrico al mercurio e che avevano sviluppato sintomi di irri­tabilità, grande eccitabilità, paura, agitazione, melanconia, depressio­ne, timidezza, stanchezza fisica e mentale, indecisione, disperazione. Questi sintomi scomparivano quan­do i loro livelli di mercurio nel cor­po furono ridotti mediante terapia (Smith, 1978). Topi esposti a vapori di mercurio hanno aumentato il loro spontaneo comportamento ag­gressivo. Livelli di mercurio di 0.002 mg Hg/m3 di aria espirata erano sufficienti per indurre altera­zioni nel comportamento. 
Riportiamo il sommario di uno studio pubblicato da Siblerud nel 1998, inti­tolato “Valutazioni psicometriche mostrano che l’amalgama dentale in mercurio può essere un fattore nella depressione bipolare 
La nostra precedente ricerca aveva confrontato individui con amalgama e individui senza e aveva dimostrato in base a valutazioni psicometriche che individui con amalgama possede­vano sintomi emotivi e mentali signi­ficativamente maggiori, tra i quali rabbia improvvisa, depressione, irri­tabilità, ossessione! idee fisse, ansia, ostilità, psicosi, sonno disturbato, problemi a prendere decisioni, inca­pacità a concentrarsi, euforia ed al­tro. 
È stato postulato che una possibile causa di questa depressione da mer­curio dell’amalgama sia l’abilità del mercurio di interferire con alcuni neurotrasmettitori nel cervello, ed il mercurio è stato mostrato interferire proprio con quei neurotrasmettitori il cui malfunzionamento causa depres­sione bipolare (Oudar 1989, Rajanna 1985, Cooper 1983). In questo studio è stato ipotizzato che se le otturazioni dentali di amalgama venivano rimos­se, la depressione diminuiva. Questo studio inoltre ha confrontato altri sintomi mentali dei pazienti con de­pressione bipolare, valutandoli pri­ma e dopo la rimozione di amalga­ma. 
Al gruppo sottoposto a rimozione di amalgama furono somministrati che­lanti del mercurio o neutralizzanti della sua azione, tra cui zinco, vita­mina E, aglio e glutatione perossida­si. 
Il gruppo di rimozione dell’amalga­ma mostrò, da 6 a 8 mesi dopo la ri­mozione, un miglioramento statisti­camente significativo in 47 delle sca­le di valutazione, e ciò è stato fatto rispetto ad un controllo di pazienti con copertura fittizia!placebo (una diminuzione dei sintomi del 42% ri­spetto ad un aumento del 7% nel gruppo di controllo). Numerosi pa­zienti nel gruppo dell’amalgama poté interrompere il trattamento con litio, sotto indicazione del loro psichiatra, e non ebbero problemi in seguito a ciò. 
Il produttore di amalgama DENT­SPLY riporta sul foglietto delle av­vertenze: 
“Inalazioni croniche di vapori di mer­curio prolungate nel tempo possono causare mercurialismo che si mani­festa con depressione o sconforto, ti­midezza ingiustificata, contrarietà alle critiche, irritabilità o eccitabili­tà, mal di testa ed in gravi casi posso­no verificarsi allucinazioni e deterio­ramento mentale. Concentrazioni di 0.03 mg!m3 hanno portato a disturbi psichiatrici 
DENTSPLY (produttore di amalgama): “Scheda di sicurezza dell’amalgama den­tale’~ 19 gennaio 1988 
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