venerdì 9 agosto 2013

“IO USO IL METODO DI BELLA IN AFRICA”. DOTTORE ITALIANO RACCONTA LA SUA STORIA.


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Domenico Biscardi, 44 anni di Caserta, per sei mesi l’anno fa il medico volontario sull’sola di Sal, a Capoverde. Per curare i malati di cancro ha scelto il metodo Di Bella. Ci racconta i suoi successi anche quelli su un bimbo di 8 anni colpito da sclerosi multipla…
Sei mesi l’anno fa il medico volontario a Capo Verde, a Murdeira. Gli altri sei lavora a Caserta. Domenico Biscardi, 44 anni, medico e farmacista, ha “esportato” il metodo Di Bella sull’arcipelago portoghese, cinquecento chilometri dall’Africa.
E ha stilato una sua casistica di pazienti guariti, “discutibile se guardiamo ai mezzi diagnostici perché qui possiamo fare solo ecografie e ago aspirato, non diamo i nomi ai tumori – ammette – ma quel tipo di analisi qui non ha senso: quel che conta è bloccare il male”. E in parecchi casi ci riesce.
Biscardi fa la spola, Caserta- Murdeira da sei anni. Ha contribuito a fondare la onlus Apocrianca, associazione senza scopo di lucro, formata da alcuni medici che come lui “hanno scelto di andare dove ci sono più malattie che cure”, facendo il volontario da sempre (“anche quando ero uno studente-lavoratore”) ha visto con i suoi occhi che in Africa “i tumori non si curano. Se c’è un chirurgo bene, ma finisce lì. E se il chirurgo non c’è, finisce anche prima”. Si è sposato con Dilma, capoverdiana, che fa l’assistente sociale e lavora (gratis) con lui nella clinica di Murdeira, “perché qui gli ospedali si fanno pagare anche i cerotti, due, cinque euro, non di più. Io faccio le diagnosi al ribasso (ossia dico che si tratta di malattie poco costose) così i pazienti spendono poco e poi li curo fuori senza chieder nulla. Per questo abbiamo creato la onlus, qui c’è bisogno di tutto, dall’Italia ci arrivano le medicine e gli strumenti indispensabili”.
Sul sito www.apocrianca.com cliccando sulle fiammelle accese si scoprono storie di Capoverde, sono tanti flash sulla povertà estrema: le famiglie vivono in case di latta, dormono su materassi per terra, quando va bene, a fare il muratore, si mettono insieme 150 euro al mese. Sì, perché ai capoverdiani arrivano solo le briciole di quella ricchezza creata dalle grandi imprese turistiche straniere (che, per effetto di una legge locale, per i primi dieci anni di attività non pagano le tasse).
Parliamo del metodo Di Bella, perché ha deciso di esportarlo a Capoverde? 

“Ho fatto per anni il volontario in Kenya, affiancavo i veterani, bravi chirurghi come Robero Faccin che da 20 gira per l’Africa e trascorre dieci ore al giorno in ambulatorio. I medici del posto non sanno riconoscere un tumore (e io ero preso dal fatto di non riuscire ad alleviare le sofferenze di tutta questa gente…) nello stesso tempo se vuoi curare a Capoverde devi saper fare tutto, affrontare le ferite da pallottola, le infezioni, le dipendenza da alcool e droga, però, ripeto, per il cancro non c’è cura. Io avevo seguito la vicenda Di Bella, negli anni della sperimentazione e quando, sei anni fa, ho deciso di impegnarmi a Murdeira, sono andato a lezione da Giuseppe Di Bella, il figlio del professore. Da lui ho imparato l’importanza di somministrare un principio attivo in un preciso momento del giorno, che cosa si può mescolare e che cosa no, l’azione degli enzimi epatici, il blocco dei fattori di crescita e così via…”
Ma quanto si ammalano di tumore gli africani?
“Come noi. Perché mangiano cibo inquinatissimo… quest’angolo è diventata la spazzatura del mondo e non mi riferisco al fatto che non si fa la raccolta differenziata ma che affondano carichi di ogni genere… i risultati si vedono.”
Ovvero?
“Si pescano pesci che dopo un’ora o due che sono morti sprigionano luce fosforescente, ormai non è più vero il detto ‘sano come un pesce’…”
Quindi i più frequenti sono i tumori del tratto digerente?
“Dopo i melanomi sì, ma ci sono anche quelli della mammella, della prostata, dell’ovaio”.
I melanomi…? Ma le pelli scure non dovrebbero essere naturalmente protette dal sole?
“In teoria sì, ma di fatto, con il buco dell’ozono gli africani si ammalano soprattutto di melanoma…”.
E lei cura i melanomi con il metodo Di Bella?

“Certamente e, quando la lesione è all’inizio e non ci sono metastasi, ho ottimi risultati applicando il disinfettante iodopovidone, penetra nelle cellule e uccide le maligne”.
Quanti tumori ha affrontato con il metodo Di Bella?
“Al momento ho in cura una trentina di persone. In alcuni casi ho visto risultati sorprendenti dopo pochi mesi, senza intervento chirurgico. Una ragazza di 19 anni, all’inizio del 2008 si è presentata con perdite al seno, ghiandole linfatiche già intaccate e metastasi epatica (l’ago aspirato rivelò: carcinoma a piccole cellule).
Dopo sei mesi di cura continuativa, il tumore si era ridotto del 90%, abbiamo ripetuto per 2 volte la terapia per un mese e oggi prende solo retinoidi, vitamina E, argento colloidale (potente antivirale che abbino spesso alla terapia)”.

Ma chi paga le cure e da dove vengono i farmaci?
“Facciamo delle grandi collette, ordino le medicine a Bologna, devo ringraziare un sacco di persone, ognuno ci mette del suo, dal corriere navale a quello terrestre…”.
Altri casi?
“Tumore alla tiroide in donna di 35 anni, alla prostata in un uomo di 43, carcinoma epatico in 46enne…”

Il tumore al fegato è quasi sempre una sentenza di condanna… a che stadio era?
“Tre centimetri per due e mezzo le dimensioni, con falda di versamento: dopo otto mesi di cura lesione ridotta dell’80%, il paziente è ancora in terapia…”.
Chi critica il metodo Di Bella dirà sicuramente che questi non erano tumori…
“L’ago aspirato e le ecografie dicono che lo sono, poi come le ho detto, qui importa arginare il male… pensi che ho avuto un sorprendente risultato su un bambino di 8 anni malato di sclerosi multipla (la diagnosi è stata fatta in un centro di ricerca per malattie genetiche del Portogallo). Era già a uno stadio molto avanzato della malattia, su una sedia a rotelle con paralisi degli arti inferiori, in più erano già comparsi i movimenti involontari di braccia e testa. Ebbene, dopo sei mesi di terapia notammo diminuzione dei movimenti involontari, forza nelle braccia e roteazione delle caviglie (prima completamente immobili)… penso che fermare il processo di degenerazione nervosa sia una cosa fondamentale”.

Anche a Caserta lei applica il metodo Di Bella?
“Sì, lì ho tutti i documenti clinici che provano la regressione del cancro. La mia storia più bella? Tumore all’utero al terzo stadio in una giovane donna che rifiutò l’intervento… è guarita ed è diventata mamma”.
Fonte: il Giornale.it/tumori


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