Stupiti & stupidi di Marco Travaglio
Aleggere la stampa e a sentire i tg, si direbbe
che il sentimento dominante di gran parte
dei politici e giornalisti sia lo stupore. Nessuno
s’aspettava che B., un uomo che vive nell’illegalità
fin dalla più tenera età, fosse condannato.
Eppure, senza le sue leggi vergogna, lo sarebbe
stato già diversi anni fa, quando fra l’altro aveva
l’età per finire in galera. Il più stupito per la condanna
di B. è B.: dopo sette prescrizioni, due
reati amnistiati, tre delitti cancellati dalla sua depenalizzazione
del falso in bilancio, due insufficienze
di prove, 40 leggi ad (suam) personam e
un indulto, senza contare i processi che non subì
prima di entrare in politica perché corrompeva i
giudici e la Guardia di finanza affinché chiudessero
gli occhi sui suoi crimini, non riesce
proprio a capacitarsi che i giudici siano riusciti a
condannarlo una volta: infatti se ne sta asserragliato
nella villa di Arcore, senza parole e senz’altre
vie d’uscita che gli appelli a chi l’ha sempre
salvato (Napolitano e il Pd). I dirigenti del
Pdl che, conoscendolo da almeno vent’anni,
sanno benissimo chi è, sono altrettanto stupiti
che un delinquente del genere sia stato condannato:
non se l’aspettavano, tant’è che otto mesi fa
votarono e usarono in campagna elettorale la
legge Severino che dichiara decaduti e ineleggibili
i condannati, e fino a un mese fa ripetevano
che la sentenza Mediaset non avrebbe avuto
ripercussioni sul governo: la condanna di un
colpevole non l’avevano proprio messa in conto.
Anche Napolitano è stupito: tant’è che solo
quattro mesi fa legò indissolubilmente la sua rielezione
alla nascita di un governo di larghe intese
fondato sull’alleanza fra il Pd e il partito di un
signore già condannato a 4 anni in appello e in
attesa della Cassazione di lì a pochi mesi.
Ed è stupito pure il Pd: infatti ad aprile fulminò
Prodi e scartò Rodotà, cioè gli unici presidenti
che avrebbero agevolato un governo coi 5 Stelle
e non con B.; poi riconfermò Napolitano, cioè il
candidato di B. al quale fece pure scegliere il
premier del governissimo, il nipote di Gianni
Letta: insomma si consegnò spensieratamente
mani e piedi a un tipo condannato in appello per
frode fiscale e in primo grado per la telefonata di
Fassino, imputato in primo grado per il caso Ruby
e indagato a Napoli per aver comprato senatori
per rovesciare il governo Prodi. E ora si
meraviglia non solo perché uno dei suoi processi
è finito in condanna. Ma anche e soprattutto
perché B. pretende il salvacondotto come premio
di fedeltà al governo. Ma davvero Napolitano
e il Pd pensavano che B. sostenesse il governo
Letta per senso delle istituzioni, per spirito
di sacrificio, per risolvere i problemi del
Paese, per garantire agli italiani un futuro migliore
e non per farsi, come sempre, i cazzi suoi?
Siccome non c’è limite allo stupore, nel Pd è
tutto un pigolare inviti ed esortazioni al Pdl perché
si trasformi da partito padronale in forza
democratica, abbandoni il capo al suo destino e
lo rimpiazzi non si sa bene con chi.
Naturalmente molti di questi stupori sono finti.
B. & C. sapevano benissimo che uno dei processi
poteva finire male per lui. Infatti sono entrati al
governo per ricattarlo in cambio dell’impunità
al capo. Anche Napolitano, che è tutto fuorché
fesso, era ben conscio che poteva finire così: ma
ha accettato cinicamente la situazione per restare
sul Colle, magari nella segreta speranza che
i giudici si lasciassero intimidire dai suoi moniti
e salvassero un’altra volta il puzzone (il presidente
Esposito e gli altri giudici che hanno optato
per la condanna hanno avuto un coraggio
da leoni, infatti ne stanno pagando il fio). Il solo
stupore che potrebbe essere tragicamente autentico
è quello di certi dirigenti del Pd (esclusi i
ricattati e i comprati): a furia di leggere sul Corriere
e sugli altri house organ dell’inciucio che B.
non è poi così brutto come lo si dipinge, che i
suoi processi sono frutto non dei suoi reati ma
della guerra civile, che bisogna pacificarsi con lui
e altre menate da magliari, hanno finito col crederci.
Più che stupiti, sono stupidi.
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