giovedì 31 ottobre 2013

La Mercificazione delle Relazioni


DI MASSIMILIANO CAPALBO

megafono


Che la fine sia vicina o lontana poco importa, il danno è già stato fatto.
 Infatti, il giorno dopo l’uscita di scena del signor Silvio Berlusconi da 
Milano, detto “il Cavaliere”,la cui figura ha dominato l’ultimo ventennio
 della storia politica italiana, non cambierà assolutamente nulla nel nostro
 Paese, perché la trasformazione è già avvenuta. Contrariamente a 
quanto si possa pensare non ha interessato né le istituzioni, né la 
politica, né il costume (di cui è stato solo un degno 
rappresentante) ma la comunicazione.
Il concetto di comunicazione a cui mi riferisco è un concetto puro,
 originario, fondamentale, che non si basa sull’assunto che comunicare
 significhi, come molti erroneamente pensano, inviare un messaggio da 
un emittente A ad un ricevente B. Il principio fondamentale a cui faccio 
riferimento non considera la comunicazione un processo 
relazione”.La comunicazione, quindi, è bidirezionale, mai ad una via,
 ma soprattutto presuppone una capacità di relazione che va a di là
 del semplice trasferimento di contenuti e quindi anche una
berlusconiano” di comunicazione, che purtroppo ha fatto scuola
 soprattutto tra gli addetti ai lavori, è sempre stato, sin dagli esordi, 
unidirezionale (non prevede l’ascolto del feedback e si sottrae quasi
e prepotente (occupa tutti gli spazi). Non prevede il rispetto 
dell’interlocutore, non si mette in ascolto. Una comunicazione egocentrica,
 a volte paranoica, quasi sempre sterile. La comunicazione di un venditore
 che deve convincere nel breve periodo che ciò che sta vendendo è un
 buon prodotto, ma incapace di creare relazione. Per questo fragile e 
destinata a durare giusto il tempo della transazione.
Per scongiurare questo pericolo e sopperire all’incapacità di entrare in
 relazione, il modello deve prevedere necessariamente l’occupazione 
cambiare idea” ai più tenaci, lo scambio di favori. Ma soprattutto la 
 funzionali, stabilite solo in funzione di un interesse, di uno scopo preciso, 
per il tempo necessario al raggiungimento dello stesso. Una volta raggiunto 
le relazioni muoiono, con la stessa facilità e velocità con cui sono nate. 
All’aumentare della loro quantità si registra, contemporaneamente e 
spesso, una diminuzione della loro qualità e della loro durata. Ecco qual è la
 cicatrice più profonda che il ventennio Berlusconiano lascerà nella società
 di sinistra, in funzione di qualcos’altro. Berlusconi ha incarnato questo 
modello, nato nell’era Craxi e fatto emergere dalle inchieste di Mani Pulite 
all’inizio degli anni ’90, e lo ha spacciato per vincente utilizzando
relazionidella stragrande maggioranza dei cittadini di questo Paese,
 il cui tessuto sociale appare sempre più frammentato e individualista,
 in cui la comunicazione affettiva ha lasciato il posto a quella funzionale.
Un Paese basato su relazioni di questo tipo è un Paese fragile, 
privo di coesione sociale, carente in fiducia, incapace di fare rete e 
di disegnare il proprio futuro, perché incapace di costruirlo su ciò che gli 
permetterebbe di funzionare: le relazioni affettive, quelle vere, leali, le 
uniche destinate a durare.

FONTE: ERETICAMENTE
http://eccocosavedo.blogspot.it

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