lunedì 10 marzo 2014

Sbarcati a Kiev 300 mercenari Usa Atterrati in piena notte per non essere visti. Lavorano per Academi, la più importante società di contractor al mondo, sotto contratto con Pentagono e Cia

Mercenari della Academi in azione.
Mercenari della Academi in azione.
di Franco Fracassi

C'è chi li chiama mercenari, e chi, invece, usa la parola inglese contractor. Comunque li si veda sono militari che vengono pagati per combattere, spiare, proteggere, addestrare e, talvolta, compiere missioni segrete o talmente disgustose che è meglio farle fare a qualcuno su cui scaricare la colpa nel caso andasse storto qualcosa. Secondo quanto riportato dalla rivista "IntelligenceOnline", all'inizio di marzo sarebbero atterrati in piena notte all'aeroporto internazionale Boryspil di Kiev tre aerei che trasportavano circa trecento dipendenti della Greystone Limited. Si tratta del ramo operativo della più importante società di contractor del mondo, la Blackwater, che dal 2011 ha preso il nome di Academi.

La notizia è stata confermata dall'ex agente della National Security Agency Wayne Madsen.

Che in Ucraina si fosse sull'orlo di una guerra civile si sa. Che sia terreno di scontro tra Russia e Stati Uniti, pure. Che i rivoltosi di piazza Maidan (oggi al potere) siano stati aiutati da Washington è ormai provato. Ma l'arrivo a Kiev di un battaglione di addestratissimi mercenari statunitensi fa fare un salto di qualità alla crisi. Secondo fonti russe (e quindi da prendere con le molle) alcuni mercenari dell'Academi sarebbero addirittura sbarcati nella capitale ucraina da un mese. Si tratterebbe dei cecchini che avrebbero aperto il fuoco sia sulle forze dell'ordine, sia sui manifestanti, massacrando cinquantacinque persone. (Popoff ne ha parlato in un altro articolo dal titolo "Dimostranti Maidan massacrati dai loro compagni")


Uomini armati col volto coperto proteggono un pope ortodosso in piazza Maidan a Kiev. Tra le fila dei dimostranti c'erano molti miliziani impossibili da identificare.

L'Academi è una società con base a McLean, in Virginia, e miliardi di dollari di fatturato. Lavora per multinazionali e governi. In questo momento è sotto contratto del Pentagono e della Cia (complessivamente, due miliardi e trecento milioni di dollari l'anno).

Quando si chiamava ancora Blackwater, la società di mercenari è stata responsabile delle peggiori efferatezze in Iraq e in Afghanistan, tra cui il massacro di Falluja, i rapimenti illegali e la tortura. In questo momento, l'Academi rappresenta la presenza militare straniera più numerosa in entrambi i Paesi, e prosegue il suo lavoro "sporco", come ha più volte denunciato Amnesty International.


Erik Prince, fondatore della Blackwater, che dal 2011 ha cambiato nome in Academi.

La Blackwater venne fondata nel 1997 da Erik Prince. Nel 2009 cambiò nome in Xe Services, per divenire Academi nel 2011. Dal 2004 gode delle credenziali diplomatiche in Iraq, grazie alla volontà dell'Amministrazione Bush. Questo vuol dire che la società è in grado di fornire ai propri dipendenti lo status diplomatico, che permette loro di poter attraversare le frontiere senza che gli venga controllato il bagaglio. Un enorme vantaggio per una società di mercenari.

I dipendenti sono oltre centomila, di cui due terzi sono militari ancora in servizio. Il Pentagono concede loro una sorta di aspettativa, in modo da poter agire per conto della Casa Bianca senza figurare come dipendenti dell'Amministrazione Usa. La base di addestramento di trova in Nord Carolina. Anche questa è protetta dal governo, e quindi non perquisibile da un magistrato più curioso del dovuto.

Nel consiglio di amministrazione siedono oggi l'ex ministro della Giustizia del governo Bush John Ashcroft, l'ex vice presidente dello Staff di Bush Jack Quinn e l'ex direttore della Nsa (l'agenzia di intelligence responsabile del DataGate) Bobby Ray Inman.
Migliaia di mercenari russi sono apparsi in Crimea, a protezione della maggioranza russa. Per alcuni è stato il primo segno reale di interferenza militare da parte di Putin.

 http://popoff.globalist.it/

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