mercoledì 9 luglio 2014

LA RAPINA DI IDROCARBURI TARGATA ENI & TOTAL CHE UCCIDE LA BASILICATA

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes
L’antica Lucania vanta un territorio grande 9.992 chilometri quadrati. Secondo i dati ufficiali del ministero dello Sviluppo economico, ben 3.496, 98 chilometri quadrati sono sfruttati per estrarre gas e petrolio: corrispondenti a 20 concessioni di coltivazione, 11 permessi di ricerca, 1 concessione di stoccaggio.
Non è tutto: su pressioni di Romano Prodi (un affiliato all’organizzazione terroristica segreta Bilderberg) il governo Renzi si accinge ad autorizzare altri 18 permessi di ricerca su una superficie di altri 4.102, 7 chilometri quadrati.

 
 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Infatti, nell’apposita pagina internet ministeriale si legge: «Il giorno 29 aprile 2011 è stato sottoscritto il Memorandum di intesa Stato - Regione Basilicata per l’accelerazione dello Sviluppo regionale, la crescita occupazionale, l’incremento di infrastrutture e la realizzazione di interventi di ricerca e innovazione in relazione alla ricerca e coltivazioni di fonti fossili in Basilicata. Il documento pone le basi a una collaborazione strategica tra Governo e Regione tesa a rafforzare la competitività del sistema produttivo e formativo della Basilicata, come riconoscimento dell’incisivo contributo della regione all’approvvigionamento energetico nazionale. Il giacimento petrolifero della Val d’Agri copre oggi il 6 per cento del fabbisogno nazionale, che si presume di incrementare al 10 per cento nel 2015 quando entrerà in produzione il giacimento Tempa Rossa».

 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

A conti fatti nell’imminente 2015 saranno addirittura 7.664,94 i chilometri quadrati di territorio regionale interessati dalla petrolizzazione. Si tratta di una procedura tecnica che inietta liquidi radioattivi nel sottosuolo per agevolare la perforazione. Discorso a parte, l'iniezione degli scarti di produzione nel terreno a grande profondità che intacca le falde acquifere.
La Lucania dal 2004 è stata trivellata e bucata in lungo e in largo, anche nel parco nazionale di carta della Val D’Agri: unico caso al mondo di area “naturalistica” sfruttata e degradata per finalità petrolifere, senza che la regione abbia concretamente obiettato alcunché.
Il destino mortale di questa terra del Sud sembra segnato per sempre dallo sfruttamento senza scrupoli e a tutto spiano, a tal punto che in alcuni ruscelli di montagna scorre l'amaro greggio da anni. E purtroppo alcuni invasi acquiferi che riforniscono d'acqua "potabile” anche la Puglia sono inquinati da tempo, come è stato già accertato a livello ufficiale. Il caso più emblematico è quello del Pertusillo.

In questa colonia mentre vanno in onda chiacchiere morte dilagano le patologie tumorali. I lucani sono i primi nel Meridione d'Italia per tumori e problemi respiratori secondo "l'Annuario 2009 - Sanità e Salute" dell'Istat. In nessuna altra regione si registra un tasso così elevato di malattie croniche. Mentre l'indice di bronchiti croniche e asma per l'Italia e' del 6.2%, per la Basilicata e' il 9%. Su 100 mila abitanti sono morti 60 per tumore, di piu' che nelle industrializzate Veneto e Lombardia. Di piu' che in Puglia, Calabria, Sicilia e Campania. Fra il 2002 e il 2006 sono aumentati tutti i tipi di cancro. Misteriosamente, in soli quattro anni si sono registrati: aumento del cancro alla prostata: + 34%; aumento del cancro alla vescica: + 14.5%; aumento del cancro al colon: +14.3% aumento del cancro al polmone (maschi): + 12.6%; aumento del cancro al polmone (femmine): + 1.4%; aumento del cancro alla mammella: + 28.5% aumento del cancro all'utero: + 8.6%.
In compenso è aumentata la povertà materiale: non a caso l’Istat indica questa regione tra le più indigenti dello Stivale. I lucani non ha guadagnato niente, se non malattie e morte: la ricchezza del sottosuolo non si è tradotta in benessere diffuso; anzi tutti i suoi indicatori di qualità di vita sono crollati.
Per ingordigia di profitto lo Stato tricolore ha autorizzato il saccheggio non solo del territorio lucano, ma anche dell’acqua incontaminata e dell’aria salubre.
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