mercoledì 17 aprile 2013

SICILIA CONDANNATA A MORTE - di Gianni Lannes

Priolo, 9 giugno 2011. Foto: Rizzitano






















di Gianni Lannes

Esplosione e disastri a catena da decenni. Salute e sicurezza inesistente. Certezza del diritto azzerata, in barba alle direttive Seveso. La raffineria di idrocarburi Garrone a Priolo in provincia di Siracusa è un campo minato, grazie alla compiacenza dello Stato italiano. A pagare è la popolazione locale in termini di mortalità e malattie, soprattutto i bambini che nascono deformati e muoiono in fretta. Insomma, crimini impuniti per fare tanti soldi sulla pelle della povera gente di una società che nel 1971 è entrata nel progetto di realizzazione della raffineria Isab. L’ultimo incidente ufficiale risale al 20 dicembre 2011. Ecco cosa si legge nell’interrogazione parlamentare numero 4/14321 depositata il 21 dicembre scorso e indirizzata dai 6 deputati (prima firmataria Elisabetta Zamparutti) ai ministri dell’Ambiente, del Lavoro e della Salute: «con l'interrogazione 4-12297, che si richiama, si era evidenziata la situazione conseguente allo scoppio di un incendio presso il Petrolchimico di Priolo il 9 giugno 2011; a distanza di alcuni mesi si è verificato oggi, 20 dicembre 2011, un altro incendio con l’innalzamento alle ore 10,45, di una enorme colonna di fumo che sovrasta la città di Siracusa; in seguito sono arrivate le prime notizie ufficiali dalla stazione dei vigili del fuoco di Siracusa e due intere squadre risultano arrivate al serbatoio della benzina SG10 dove si è sviluppato in pochi minuti l'incendio causato da una probabile fuoriuscita di idrocarburi; (…) Secondo notizie ufficiali dalla stazione dei vigili del fuoco di Siracusa l’incendio è divampato dal versamento di olii combustibili nel serbatoio SG10 Nord -: quali siano i risultati delle prime analisi sulle cause dell'incendio e sulla dinamica dei fatti; se e quali comunicazioni ufficiali siano state rilasciate dalla Erg Petroli, su cause e possibili conseguenze; se e quale connessione vi sia tra questo incendio e quello del mese di giugno 2011; se non ritenga il Ministro del lavoro e delle politiche sociali di disporre un’ispezione presso il petrolchimico di Priolo per verificare il pieno rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro e degli impianti». Meglio non illudersi: come da prassi consolidata le risposte istituzionali tarderanno o non giungeranno affatto. E’ la prassi del sistema di potere che se ne infischia del diritto alla vita e a un ambiente sano. Infatti, nel caso di un altro incidente, verificatosi il 30 aprile 2006, non si è saputo ancora nulla. Quel giorno un incendio è divampato nella raffineria Erg Nord. “Il calore ha investito subito l’impianto - racconta un dipendente che chiede  l’anonimato poiché teme di essere licenziato in tronco - e dopo circa mezz’ora tutto il personale si è rifugiato in una sala bunker di cemento armato e con l’aria pressurizzata». Fin qui, tutto come previsto dal protocollo d’emergenza. Ma per le del borgo di Priolo le cose sono andate diversamente, come sempre. I cittadini per sapere cosa stava succedendo hanno dovuto chiamare parenti ed amici. Il centralino dei vigili del fuoco era intasato e ognuno si è ritrovato da solo a decidere come comportarsi. Come se non bastasse due giorni dopo un secondo incendio ha riacceso le perplessità sulla gestione dell’emergenza e dei primi interventi a tutela della salute e della sicurezza. Ancora, l’11 ottobre ed il 5 novembre 2008: 50 operai intossicati; dati epidemiologici sulla popolazione locale non registrati. 
Incidente ERG nord-20 dicembre 2011. Foto: Maccarrone.
Sequestro giudiziario - Il 17 giugno 2011 alle 13:30 è scoppiata all’Isab Energy (area pontile di Santa Panagia) una condotta con fuoriuscita di gas petrolifero liquefatto contenente una miscela velenosa di idrocarburi quali il propano e il butano che le popolazioni, loro malgrado, hanno respirato. La conferma dell'incidente si è avuta però in serata. Ma dal Comune di Priolo, sindaco e Protezione civile hanno taciuto. La magistratura ha  sequestrato la piattaforma.

Altri pericoli - La regione Sicilia ha detto no, i cittadini lo hanno rispedito al mittente con un referendum, ma Stefania Prestigiacomo da ministro “ecologico” aveva insistito: «E’ un comportamento colpevole e irresponsabile. Faremo battaglia per sbloccare l’autorizzazione per la realizzazione del rigassificatore di Priolo. Ho parlato più volte con il governatore Raffaele Lombardo. E’ inaccettabile che ci sia un atteggiamento dilatorio da parte della regione. Come ministro per l’Ambiente mi sono occupata delle autorizzazioni per Porto Empedocle e Priolo. Nessuno mi ha spiegato perché il rigassificatore di Porto Empedocle è stato sbloccato, mentre Priolo ancora attende. Adesso c’è stato un ulteriore rinvio». Il rigassificatore targato Erg-Shell è un progetto da un miliardo di euro per trasformare in metano il gas liquido trasportato dalle navi. Secondo la Prestigiacomo «l’impianto è strategico per la sicurezza energetica del Paese in una Sicilia in condizioni drammatiche. Si tratta di un investimento di capitale privato di oltre mille milioni di euro in un territorio che ne ha assolutamente bisogno». Il deputato regionale del Movimento per le Autonomie (MpA), Giuseppe Gennuso ha scritto una lettera aperta alla Prestigiacomo: «Ministro lei vive sulla luna o trascura davvero la terra in cui è nata. Mente sapendo di quando dice che il rigassificatore è strategico per la sicurezza energetica. Sarebbe meglio dire che il rigassificatore è strategico per chi lo realizza, in quanto lo Stato gli assicura l’80 per cento dei mancati profitti per 20 anni, nel caso l’impianto non dovesse produrre per mancanza di materia prima (metano liquido), cosa molto probabile». Occhio alle cifre ufficiali: la Sicilia non ha bisogno di gas in quanto ne arrivano 31 miliardi di metri cubi l’anno (25 a Mazara del Vallo e 16 a Gela) e poi ci saranno gli 8 miliardi di metri cubi a Porto Empedocle (ad un soffio dalla Valle dei Templi), già autorizzati dallo stesso ministro. L’antica isola ne utilizza solo il 15 per cento, mentre la rimanenza va a finire nel resto d’Italia. La Trinacria vanta un surplus di energia elettrica par al 6,5 per cento; inoltre, possiede 5 raffinerie, di cui 3 nel solo polo siracusano che producono una quantità di prodotti petroliferi finiti (gpl, benzine, cheroseni, gasoli, olii combustibili) superiore al 40 per cento del fabbisogno nazionale. Il rigassificatore Ionio-Gas della Erg-Shell dovrebbe sorgere vicino alla Polimeri Europa (già Icam, esplosa nel maggio 1985): un’area di insediamenti industriali non solo ad alto rischio di incidente rilevante (ai sensi delle direttive Seveso), ma altamente inquinanti, tant’è che nel 2002 questa zona è stata dichiarata “area in piena crisi ambientale”. Gli ecologisti locali insistono:  “Il territorio sottoposto da 60 anni a scempi d’ogni genere avrebbe piuttosto bisogno di una radicale bonifica”.  Attraverso un referendum i cittadini di Melilli - già martoriati - si sono espressi contro. L’assessorato regionale Territorio e Ambiente, ha pronunciato un deciso parere negativo. In sette punti sono elencati i sette no al progetto. Si va dal sito, ubicato su un tratto di costa che vede la presenza di centrali termoelettriche, di stabilimenti petrolchimici, di raffinerie e di un cementificio, alla movimentazione nel porto di Augusta di oltre 50 milioni di tonnellate annue di merci, che riguardano principalmente prodotti petroliferi, passando per le attività produttive del polo petrolchimico ed i relativi stoccaggi di sostanze pericolose; fino alla decisa alterazione delle acque che il rigassificatore potrebbe apportare per via degli scarichi giornalieri. La zona in cui verrebbe ubicato l’impianto è esposta a rischi di vario tipo: industriale, sismico, bellico, essendo l’area portuale abilitato all’attracco di navi e sommergibili militari a propulsione ed armamento nucleare. 

Il conflitto d’interessi economici - La famiglia dell’ex ministro Prestigiacomo - ramo lavorazione idrocarburi - è titolare della società Coemi di Priolo (controllata dalla Fincoe) e, fa il lavoro sporco per conto di Eni, Shell, Erg. 

Cimitero chimico - Nonostante le inchieste giudiziarie, tra Augusta, Priolo e Melilli nascono da anni bambini senza mani, senza orecchie, senza braccia, ciechi, incapaci di stare in piedi, autistici, bombardati dalle allergie chimiche, con il labbro leporino o il cuore troppo fragile. In due parole: senza giustizia e senza futuro. Insomma, figli dei veleni industriali - tramandati di generazione in generazione – respirati, bevuti e mangiati dalle madri. Centomila abitanti che sopravvivono in un’ex zona di mare che vanta al momento, 4 aziende chimiche, 3 raffinerie petrolifere, 3 centrali elettriche. Ad Augusta i depositi di idrocarburi spuntano tra le case. Le ciminiere offuscano la vista ed il fetore nauseabondo ti spacca i polmoni anche se serri il respiro. A rimetterci la vita sono sempre i più deboli e indifesi. «Nel 1980 registrai in ospedale un aumento di malformazioni congenite - rivela il medico Giacinto Franco, che da allora ha raccolto meticolosamente i dati epidemiologici ignorati dalle autorità - Augusta è la città d’Italia a più alto tasso di tumori». E poi «i neonati malformati aumentati fino al 5,6 per cento nel 2000, più del doppio della media nazionale». Ora il dato è incontrollabile. Qualche anno fa centinaia di malati ricevettero dall’Enichem un ristoro economico (non un risarcimento che implica responsabilità): assegni da 10 a 20 mila euro in cambio del silenzio, o meglio dell’impegno a non fare causa. Enzo Toscano ha «una figlia che non cammina da sola, non va in bagno da sola e non si lava da sola. Già sei anni dopo la nascita era strana, non si muoveva, non riusciva a tenere il capo alzato». Patologia rara, spiegavano i neuropsichiatri del Belpaese: una mutazione genetica l’ha resa vulnerabile al cancro. «A sette anni due tumori al cervello, 20 ore sotto i ferri, poi il coma, una interminabile riabilitazione per consentirle almeno di parlare, muovere le mani. Da allora la nostra vita è stravolta». Enzo si è rivolto alla magistratura e ha fondato un’associazione per bambini disabili. Il principale imputato delle malformazioni è il mercurio per decenni scaricato in mare e nelle falde acquifere. Il triangolo della morte è stato dichiarato area ad alto rischio ambientale nel 1990, ma la bonifica di fatto non è ancora teminata. Ci sono aree sequestrate ed inchieste giudiziarie in corso da anni, ma i colpevoli risultano sempre a piede delibero. Secondo l’Eper, il registro europeo delle emissioni inquinamenti l’Italia detiene il record di inquinamento da mercurio nel vecchio continente: è lo Stato che più ne scarica in atmosfera e occulta in mare. Non è l’unico record negativo del Belpaese, ma i bambini non possono difendersi, mentre tanti adulti se ne infischiano allegramente.

Inquinamento 20 dicembre 2011. Foto: Maccarrone.

Priolo, 9 giugno 2011. Foto: Rizzitano.

INTERROGAZIONI PARLAMENTARI
http://img194.imageshack.us/img194/2678/intprioloincgiu2011.pdf  

http://img46.imageshack.us/img46/2678/intprioloincgiu2011.pdf

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