lunedì 27 maggio 2013

Ennesima beffa della Casta: si autoassegnano oltre 21 milioni di euro

I gruppi parlamentari del Senato si sono spartiti la torta dei contributi per un totale di 21 milioni e 344 mila euro senza trovare opposizione alcuna. E ora tocca anche alla Camera.


La delibera è, manco a dirlo, la numero uno del 2013. È stata assunta dal Consiglio di presidenza del Senato lo scorso 3 aprile su proposta dei senatoriincredibile_beffa_della_casta_2 questori e, in barba alla crisi economica, alla disoccupazione giovanile e a quant'altro sta strangolando il Paese, assegna per quest'anno ventuno milioni e 344 mila euro ai gruppi parlamentari del Senato.
Il meccanismo è molto semplice: c'è una dotazione minima di 300 mila euro per ogni gruppo parlamentare e una quota variabile di 59.200 euro per ciascun senatore che fa parte del gruppo. Il contributo, com'è giusto che sia, viene corrisposto in quattro rate trimestrali anticipate il primo giorno del trimestre cui si riferisce l'erogazione.
Di conseguenza il Pd, che ha 107 senatori, riceve sei milioni e 634 mila euro, al Pdl (che ne ha 91) viene accreditata sul proprio conto corrente del Senato la somma di cinque milioni e 687 mila euro, il Movimento 5 Stelle tre milioni e 437 mila euro in base a 51 senatori, Scelta ("Sciolta") Civica un milione e 543 mila e 200 euro per 21 senatori tra i quali c'è anche Casini Pierferdinando, la Lega Nord incamera un milione 247 mila e 200 euro per 16 senatori. E così via, sino al gruppo misto e agli altri due gruppi presenti in Senato. Totale, appunto, 21 milioni e 344 mila euro per quest'anno.
Tali contributi vengono giustificati dal fatto che bisogna pagare i dipendenti dei gruppi. In realtà, pagati i dipendenti, l'avanzo è notevole e viene utilizzato discrezionalmente dai gruppi stessi. Ovviamente, alla Camera dei Deputati una delibera analoga ha dato il via alla grande spartizione, per una cifra più che doppia visto il numero dei componenti.
Nessuno, grillini compresi, ha protestato, nessuno (grillini compresi) ha ritenuto di intervenire per ridurre al minimo indispensabile l'esborso a carico del bilancio di Camera e Senato, bilancio che è a carico delle casse pubbliche di questo disperato paese dove tutti parlano di tagli ai costi della politica ma nessuno muove un dito quando concretamente si dovrebbe farlo.

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