L’abolizione dell’esercito è sempre sembrata un’utopia auspicabile solo da “fricchettoni” pacifisti. Ma c’è un Paese, la Costa Rica, che lo ha fatto 60 anni fa.
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QUANDO LE SPESE MILITARI SPARISCONO - L’abolizione dell’esercito è sempre sembrato un sogno illusorio, un’utopia auspicabile solo da “fricchettoni” pacifisti, ignari dei rapporti internazionale da dover mantenere. Ma c’è un Paese, la Costa Rica, che lo ha fatto sessant’anni fa per opera di José Figueres Ferrer, coriaceo figlio di catalani emigrati in America. Il 1° dicembre 1948, il paese era uscito da poco da una guerra civile, che aveva provocato centinaia di morti. In breve, dopo due mesi di combattimenti, il socialdemocratico Ferrer assunse la direzione del governo provvisorio, nazionalizzò le banche e annunciò l’abolizione dell’esercito.
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IL POPOLO E’ D’ACCORDO - Da quando la Costa Rica ha deposto le armi non ci sono state né invasioni né guerre, nonostante l’America Centrale si possa sicuramente considerare una “zona calda” del mondo. Ad oggi, infatti, lo sforzo più grande per la Costa Rica è quello di mantenere questa cultura pacifista in un’area martoriata da continui conflitti. «Smettiamo di comprare armi per pagare più professori e più medici» non si è rivelato solo uno slogan sterile e retorico. Secondo la fondazione Arias per la pace e per il progresso umano, la soppressione delle forze armate permette di finanziare le università pubbliche e tre interi ospedali.
Nonostante ciò, nessuno pensa di rimettere in discussione la rinuncia delle spese militari. Per citare un avvenimento emblematico, solo nel 1985 l’America Centrale è stato teatro delle guerre in Guatemala, nel Salvador e in Nicaragua. Così, di fronte allaminaccia che il pericolo potesse raggiungere anche la Costa Rica, il governo aveva un’inchiesta tra la popolazione per sapere se fosse favorevole o no al ripristino delle forze armate. Ebbene, ben il 90% degli intervistati si è rivelato contrario.
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L’ECONOMIA DELLA CULTURA - La Costarica è così diventato l’esempio di un Paese che ha costruito sull’assenza dell’istituzione militare la base per il suo sviluppo: è al 48° posto al mondo negli indici di sviluppo, mentre gli altri stati dell’America Centrale sono dietro ai primi cento. Qui le piazze, i monumenti e le vie non ricordano guerre o battaglie, ma i solidi principi su cui si basa questo Paese: piazza della Cultura, parco della Pace, la rotonda delle Garanzie Sociali si possono citare come esempi.
Ma se il modello inaugurato più di cinquant’anni fa da Pepe Figueres Ferrer ha portato la Costa Rica ad essere tra i primi posti negli indici di sviluppo mondiale, cosa aspettano Stati europei come Grecia, Spagna, Portogallo a seguire l’esempio di questo piccolo ma democratico Stato?
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Cristina Idone
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