D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 2 aprile 2013

Da Cipro all’Italia dei saggi


crisis1.al4e35q2go0ggkgwggcgkw800.brydu4hw7fso0k00sowcc8ko4.thLa troika controlla ormai direttamente i conti correnti a Cipro, ma sembra che comunque un bel po’ di miliardi (dai 5 ai 10, secondo le fonti)  abbia preso il volo durante la dozzina di giorni di chiusura totale, tramite le filiali londinesi e maltesi delle banche dell’isola. Inoltre è assai difficili che gli ingenti capitali russi o britannici rifugiati nelle anche cipriote siano liquidi e dunque aggredibili dal prelievo forzoso. Non sono cose di poco conto, visto che la manovra sui depositi sopra i 100 mila euro potrebbe fruttare molto meno del previsto e mi piacerebbe anche capire  come mai, per risolvere la crisi cipriota che comporta un esborso di 17 miliardi, non si sia ricorsi al Mes che dovrebbe svolgere proprio questa funzione e che nelle sue casse ha già cifre 30 volte superiori a quelle necessarie . A cosa serve allora questo istituto monstre?
La risposta più gettonata è che la rapina sui conti correnti sia stata fermamente voluta dalla Germania per evitare alle proprie  banche le perdite dovute agli assets ciprioti che detengono: la cifra globale è infatti assai vicina a quella che si calcolava potesse derivare dal prelievo forzoso sui conti correnti. Ma l’adesione convinta se non entusiastica di altri Paesi al piano di confisca fa capire che c’è molto di più e che l’azione di Bruxelles nei confronti di Cipro può essere vista come un esperimento per modulare interventi simili anche altrove e in Paesi assai più grandi, valutare le resistenze nella popolazione e nel sistema politico, ” distribuire” la rapina in modo ottimale.
Il fatto è che i poteri finanziari non si accontentano più della ristrutturazione del debito pubblico, ma che pretendono per tirarsi fuori dalle peste delle loro stesse malefatte e per imporre politiche di impoverimento, di mettere mano al debito globale, cioè quello che deriva non solo dallo stato, ma anche dalle famiglie  e dalle imprese.  Se si fa questo conto globale si scopre che il debito totale in Europa è di 3,5 volte il valore del Pil, vale a dire il 350% del prodotto interno lordo, mentre secondo le teorie a cui fanno riferimento Bruxelles e Berlino il debito non è oggettivamente ripagabile se supera il 180% del Pil. Dunque occorre pescare a piene mani tra la popolazione, in qualche modo o attraverso patrimoniali o prelievi forzosi se questo fosse più conveniente dal punto di vista dei conti o della politica.
Qui a fianco c’è una tabella che ci dice molte cose, il rapporto tra i vari capitoli del debito, dove si situa il livello del 180% del pil e R_123519244_2infine, in alto, nei circoletti bianchi i miliardi necessari per rientrare nel limite teorico per poter restituire il debito. Cliccando sopra l’immagine la si può ingrandire e scoprire che La Germania dovrebbe metterci 523 miliardi ( su un pil di 3o00), l’Italia 845 (su un pil di 1650) la Francia 727 (su un pil di circa 2000), la Spagna 998 su un Pil di 1400. In realtà nella storia non si ha notizia di alcun Paese che abbia ripagato i suoi debiti o gran parte di essi, in ogni caso non senza conseguenze catastrofiche: Hitler fu in un certo senso una produzione degli Usa che in piena crisi economica e proprio per tentare di uscirne, richiesero alla Germania il pagamento dei debiti di guerra, sospeso al tempo dell’iperinflazione, causando un disoccupazione di tale livello da portare l’uomo con i baffetto dal 2,6% dei voti al 18, 3% in pochissimo tempo.
Ma di certo la finanza non fa ragionamenti storici, vive di presente e soprattutto deve in qualche modo copèrire i buchi di una  immensa quantità di danaro fasullo e in questo caso gli stati da soli non possono mettere riparo alla situazione, nemmeno vendendo i beni  e ipotecando il futuro. Così si deve pensare a una “raccolta forzosa” tra i privati. Perciò fate attenzione a questa seconda tabella  aR_123519244_11sinistra che indica grosso modo quale percentuale di ricchezza si calcola bisognerebbe prendere direttamente dagli investimenti privati per riportare il debito complessivo al livello del 180 per cento. Come si vede si tratta dell’11% per la Germania, del 19% per la Francia, del 24% per l’Italia, del 56% per la Spagna e addirittura del del 113% per la Grecia defunta.
E’ del tutto evidente che occorrerebbe un profondo ripensamento dei teoremi economici che ci stanno buttando giù dal burrone e anche una capacità di invenzione teorica e sociale per saltar fuori da una situazione che comunque non ha vie di uscita se non il default, l’impoverimento estremo o la ricolta sociale. Il limite del 180 per cento del debito globale è solo teorico e già di per sè denuncia una impossibilità pratica. Del resto lo studio da cui sono tratte le tabelle sono della più grande società di consulenza finanziaria, la  Boston Consulting Group, che ha intitolato la propria analisi  “Ritorno alla Mesopotamia”? facendo direttamente riferimento all’uso tra Sumeri e Babilonesi ( ma in seguito anche tra Greci e Romani) di cancellare periodicamente i debiti.
Comunque sia è abbastanza chiaro che a Cipro si sta tentando il primo prelievo forzoso, approfittando della marginalità dell’isola e anche delle sue particolari condizioni geo politiche e finanziarie. E anche tutte le singolari manovre politiche e presidenziali che vediamo in Italia, con la cocciuta persistenza del governo Monti, non possono che inserirsi in questo quadro di rapina, prima di un condono, questa volta altrettanto forzoso del debito che avverrà con il ritorno alle monete nazionali. Non senza però aver fatto tutto il bottino possibile.

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