D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 31 gennaio 2013

SENZA SAPERLO MANGIAMO CIBI IRRADIATI


Questo è il simbolo che contraddistingue i cibi irradiati con Radiazioni ionizzanti (nucleari)



"La più terribile minaccia alla vostra sopravvivenza e quella dei vostri figli non proviene dalle armi nucleari, ma da ciò che mangerete questa sera a cena" (David Reuben)

Franco Libero Manco

I pericoli nel piatto non sono solo quelli della carne, del pesce, del formaggio, del latte, delle uova, o dello zucchero industriale; non sono solo quelli dei conservanti, dei coloranti, dei fertilizzanti, dei pesticidi ecc.; c'è un altro pericolo trascurato quanto nocivo: quello degli alimenti irradiati. Alcuni alimenti di uso comune, tra cui cipolle, aglio, patate e altro ancora, vengono sottoposte ad un bombardamento di radiazioni; lo scopo è favorire un migliore processo di conservazione e maturazione, impedire la germogliazione, lo sviluppo di germi nocivi ed altro. In effetti le irradiazioni allungano di molto i tempi di conservazione e consentono di salvare una grande quantità di vegetali che diversamente andrebbe perduta per infestazione di insetti, muffe, batteri o premature germinazioni.

L'elenco riguarda una settantina di prodotti. Gli alimenti maggiormente irradiati nel mondo risultano essere: cereali, frumento, spezie in genere, pollo, pesce, gamberetti, uova in polvere, semi di cacao, datteri, legumi, mango, fragole, banane, frutta secca, funghi, indivia, asparagi ed altro. Nel nostro paese l'autorizzazione a trattare gli alimenti con i raggi gamma è in vigore dal 30 agosto del 1973 con la Gazzetta Ufficiale n.254 dell'1.10.73; l'irradiazione delle patate è stata adottata in Urss nel 1958, in Usa e Canada nel 1964. Nel 1978 i paesi disposti ad aderire a questi sistemi di conservazione erano 95, oggi avranno sicuramente superato il centinaio.

L'Italia, in cui manca l'obbligo di indicare in etichetta questo tipo di trattamento, ammette l'irradiamento di patate, aglio e cipolle, ma non ci sono solo questi a doverci preoccupare, sono quelli importati dall'Olanda, dalla Francia, dalla Thailandia, Belgio, Canada, Cile, Polonia, Spagna Ungheria, Usa, Argentina, Israele, Norvegia e dagli altri paesi che applicano questo processo.

La sicurezza di tale pratica è assai controversa: molti sospetti gravano sugli alimenti bombardati con il nucleare e nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco che tale trattamento sia innocuo. Numerosi scienziati hanno raccolto prove inquietanti sui rischi derivanti dal consumo di derrate trattate con l'atomo. Gerald Brownell, biochimico dell'Università del Michigan, ha dimostrato che le patate irradiate causano nei topi un'incidenza molto alta di tumori e artriti, mentre in India i ricercatori dell'Istituto Nazionale della Nutrizione hanno osservato nei bambini nutriti con grano irradiato un aumento di alterazioni genetiche nelle cellule del midollo osseo. Con le scimmie è stata registrata una serie di squilibri ormonali, con i topi una propensione al tumore. Ma le conseguenze più serie pare siano legate al forte aumento di radicali liberi che causano invecchiamento precoce.

Inoltre l'irradiamento nucleare provoca l'inevitabile scadimento nutrizionale degli alimenti per almeno due motivi: vengono danneggiate in modo rilevante le vitamine A, quelle del gruppo B, C, E, K: Frutta, verdura, latte e pesce perdono in gran parte le loro vitamine. Nel latte la vitamina C cala del 70%, mentre nelle carote e nelle patate la perdita è del 50%. La B12 nella carne e nel latte è ridotta alla metà. Molti aminoacidi essenziali, come la metionina, la cisteina e la fenilalanina vengono gravemente danneggiate facendole perdere ogni proprietà nutritiva. Il sapore, il colore e l'odore genuino dei cibi viene alterato. Questo aspetto necessita di una manovra correttiva che richiede una massiccia aggiunta di additivi, molti dei quali notoriamente tossici.

Non solo. L'irradiamento apre la porta ad un mare di iniziative non controllabili. Con questo metodo diventa facile "ripulire" prodotti non più idonei al consumo alimentare perché scadute o inquinate: irradiandole un paio di volte ritornano come nuove, come fresche sulle nostre tavole, invece che finire nella pattumiera. Ogni anno in Usa circa 7.000 persone muoiono a causa di cibi avariati. Per le stesse ragioni dai 25 agli 80 milioni di persone vengono colpite da forti diarree.

Inoltre manca la possibilità di accertare con metodi efficaci se e quanto è stato trattato un alimento, né gli scienziati sono riusciti ad escogitate metodi di controlli efficaci in tal senso. Nel 1986 la London Food Commission ha documentato, con prove schiaccianti, che un paio di aziende alimentari impiegavano l'irradiamento per sterilizzare cibi contaminati, lasciando però tossine pericolose nel cibo.

L'impianto di irradiamento è a tutti gli effetti, una centrale nucleare e la sua presenza espone a tutti quei rischi ambientali legati all'atomo. Secondo gli esperti della associazioni dei consumatori c'è il sospetto, suffragato da molte prove, che le motivazioni di fondo a favorire l'uso dell'atomo in cucina sia la necessità di smaltire le scorie radioattive provenienti dalle centrali atomiche. Nel dopoguerra l'esercito americano, la Società britannica per l'energia atomica ed il governo sovietico studiarono tecniche di conservazione degli alimenti mediante l'irradiamento con raggi gamma. Nel 1970 fu istituita una commissione a Roma con il patrocinio della Fao, a Vienna e a Ginevra che dichiarò innocua tale tecnologia per la maggior parte dei cibi consumati considerando inutili ulteriori indagini sulla eventuale tossicità di tali cibi.

In realtà basterebbe adottare gli attuali metodi di conservazione per neutralizzare i germi patogeni: per esempio la refrigerazione è efficace a bloccare la germogliazione di patate, cipolle, tuberi e bulbi; il vapore per eliminare gli insetti da fragole e altra frutta; i saggi immunologici per individuare i parassiti nella carne; il rigoroso rispetto delle norme igieniche nei processi di lavorazione degli alimenti, il controllo dei mangimi e le condizioni di allevamento degli animali e soprattutto il metodo più semplice, diretto ed economico e salutare, cioè quello di consumare prodotti freschi, biologici e, possibilmente a km zero. E anche se questo non è sempre di facile attuazione, è la richiesta della base che fa spostare sicuramente gli interessi dei grandi distributori.


USA: Gli alimenti irradiati causano gravi danni neurologici
Traduzione di Progetto Humus da http://internationalnews.over-blog.com/

Di Sherry Baker

In uno studio appena pubblicato nel Proceedings dell’Accademia Nazionale delle Scienze, gli scienziati dell’University of Winsconsin-Madison (UW-Madison) hanno messo in relazione lo sviluppo di gravi sintomi neurologici nei gatti a causa di un degrado della mielina, l’isolatore dei grassi nelle fibre dei nervi chiamati assoni.
Dato che la mielina facilita la conduzione dei segnali nervosi, quando si degenera o danneggia, questi possono perdere sensibilità, movimento, capacità intuitive ed altre funzioni, a seconda di quali siano le strutture che vengono colpiti. La perdita di mielina è una caratteristica in diversi disturbi del sistema nervoso centrale per l’uomo – il più noto fra tutti è la sclerosi multipla.

Che cosa sviluppa nei gatti problemi neurologici? Nel risultato della ricerca gli animali hanno presentato questi sintomi fino a quando sono stati alimentati con del cibo irradiato; mentre nel momento in cui hanno concluso questo tipo di dieta, il loro sistema nervoso ha iniziato a mostrare segni di miglioramento.

Lo studio si è svolto nel momento in cui i ricercatori hanno dovuto affrontare, nelle loro relazioni, le cause di una misteriosa malattia che colpiva i gatti in gravidanza.
Una società commerciale aveva testato vari tipi di dieta sui felini per vedere come il cibo influenzava la loro crescita e lo sviluppo. I prodotti alimentari utlizzati, si è scoperto, erano stati irradiati. L’irradiazione, che è stata approvata dalla US Food and Drug Administration (FDA), per molti alimenti sia per gli uomini che per gli animali, comporta l’esposizione del cibo ai raggi gamma o a fascie di elettroni, al fine di uccidere i batteri.

Alcuni dei gatti che hanno mangiato cibo per gatti esposto sottoposto a irradiamento hanno riscontrato gravi sintomi neurologici, tra cui disturbi del movimento, perdita della vista e, addirittura, paralisi. “Dopo aver mangiato per tre – quattro mesi questo tipo di alimenti, le gatte in gravidanza hanno iniziato a sviluppare la malattia neurologica progressiva”; dice Ian Duncan, professore di Scienze mediche presso UW-Madison Facoltà di Medicina Veterinaria ed un'autorità sulle malattie demielinizzanti, in una sua dichiarazione ai media.

I gatti malati hanno dimostrato di subire un’ampia e distribuita demielinizzazione del sistema nervoso centrale. I loro sintomi neurologici sono stati molto simili a quelli riscontrati nelle persone affette da sclerosi multipla e da altri disturbi di questo tipo.
Quando nella dieta dei felini si è iniziato a togliere la somministrazione di cibi irradiati, essi hanno ricominciato a recuperare lentamente le loro attività. Tuttavia, secondo il Dott. Duncan, il tessuto di mielina rigenerato non aveva più lo stesso spessore di quello originale.

Ducan, commenta lo studio dal punto di vista medico, sottolineando la capacità del corpo umano di intraprendere meccanismi di “rigenerazione”. Nelle sue dichiarazioni alla stampa, tuttavia, afferma di non ritenere che gli alimenti irradiati potrebbero diventare un problema per la salute umana ma solo per “alcune specie di esseri viventi”.

Tuttavia, non tutti sono d’accordo nel dire che gli alimenti irradiati non costituiscano per l’uomo o gli animali. Secondo il Centro per la sicurezza alimentare, alcuni studi dimostrerebbero che l’irradiazione produce sostanze chimiche volatili e tossiche, come il benzene ed il toluene, note o sospettate di provocare il cancro e malformazioni neonatali.
Uno studio del 2001, ha trovato un’associazione tra i tumori del colon ed il alkylcyclobutanone 2 (2-ACB), un nuovo composto chimico rilevato solo nei prodotti alimentari che sono stati irradiati.


Qui il sito del governo Italiano
http://www.salute.gov.it/sicurezzaAlimentare/paginaInternaMenuSicurezzaAlimentare.jsp?id=1166&lingua=italiano&menu=microbiologica

La dissuasione nucleare, una bomba a scoppio ritardato



« Le armi nucleari non ci portano nient’altro che l’equilibrio del terrore, ed il terrore, anche in equilibrio, è sempre terrore. » (George Wald, premio Nobel per la Medicina 1967)

Una guerra atomica, anche regionale, secondo gli studi americani e sovietici convergenti, potrebbe provocare un “inverno nucleare” e modificare il clima al punto da provocare una carestia planetaria. Ora, nel 2009, gli arsenali mondiali totalizzano quasi 25 000 bombe atomiche di cui sole 2 000 potrebbero essere lanciate in pochi minuti.
Dopo la guerra fredda, il rischio di conflitto atomico sembrava attenuato. Oggi, numerosi scienziati e politici stimano che “il mondo è a cavallo di una seconda era nucleare.”
“Il numero di stati dotati di armi nucleari potrebbe più che raddoppiarsi nei prossimi anni”, allerta M. ElBaradei, direttore dell’agenzia internazionale dell’energia atomica. E qualifica la situazione in Medio Oriente di “bomba a scoppio ritardato.”

Inoltre va considerato che i Talibani possano controllare la bomba pakistana, che la Corea del Nord svilupperà dei missili a testata nucleare o che i terroristi riescano a preparare un’arma atomica.
La dottrina della “dissuasione nucleare” si rivela dunque “contagiosa” .
Paragonare la « force de frappe » a “l’assicurazione sulla vita della Nazione”, come fa Nicolas Sarkozy, può solo incitare nuovi Stati o entità meno controllabili a dotarsi del potere atomico.

Le vittime delle prove nucleari chiedono risarcimento
Più di 2 000 prove nucleari atmosferiche e sotterranee sono state effettuate nel mondo, rilasciando notevoli quantità di radioattività nell’ambiente.
Per quanto riguarda la Francia, 150 000 civili e militari hanno partecipato ai 210 tiri nel Sahara e nella Polinesia, dal 1960 al 1996.
Anche le popolazioni locali sono state esposte. La Francia non le ha né protette né informate sui rischi, giustificando questi tiri come “puliti.”
Molti oggi soffrono di cancro, leucemie, malattie cardiovascolari e neurologiche, sterilità, aborti, e sono nati bambini con malformazioni.
In seguito alla forte mobilitazione delle vittime, la Francia ha preparato una legge di indennizzo, presentata in Parlamento nel 2009.
Tuttavia, le disposizioni presentate escluderanno la maggiorparte delle vittime. È controllato interamente dal ministero della Difesa che considera che “questa legge riguarda solamente un centinaio di persone.”

Finché ci saranno delle centrali, ci saranno delle bombe…
Ne è dei discorsi belli come del poker: ciò che si vede è spesso solo ciò che si vuol mostrare. Nell’aprile 2009, Barack Obama annunciava “l’impegno dell’America a cercare la pace e la sicurezza in un mondo senza armi nucleari.” Raggirati, i media hanno rincarato su questa sola dichiarazione. Obama aggiungeva tuttavia: “Dobbiamo sfruttare l’energia nucleare nell’ambito dei nostri sforzi contro il riscaldamento climatico.” E assicurare che “tutti i paesi potranno accedere ad un’energia nucleare pacifica.”..
Un giocatore allenato dovrebbe ricordarsi delle partite precedenti… Un mese prima, Al Gore dichiarava: “Durante gli otto anni che ho trascorso alla Casa Bianca [in quanto vicepresidente], tutti i problemi di proliferazione delle armi nucleari ai quali siamo stati sottoposti, erano legati ad un programma nucleare civile.”

Anche il direttore dell’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) non è stato molto generoso nel dissimulare questa dichiarazione imbarazzante. Perciò annunciava il colore davanti alle Nazioni unite nel 2008 :
“La rinascita del nucleare provocherebbe l’espansione crescente di materie nucleari. Questo, naturalmente, aumenta il rischio [che esse] siano dirottate per fare delle armi nucleari.”

L’agenzia internazionale dell’energia, AIE, poco sospetta di connivenza anti-nucleare, stima che il contributo dell’energia atomica alla riduzione delle emissioni di CO2 non potrebbe superare i 6%… contro il 54% per le economie di energia ed il 21% per le energie rinnovabili, con una posta in gioco inferiore!

Il nucleare contro l’effetto serra? Jack-pot per l’industria nucleare!
Ma il clima? Al tappeto. L’interesse generale? Al tappeto. Ed il disarmo? La proliferazione delle armi nucleari ne sarebbe moltiplicata.
Per vincere la partita contro le armi nucleari e contro il cambiamento climatico, bisogna demolirle con le nostre vere carte vincenti: il riparmio energetico e le energie rinnovabili. Ed uscire dal nucleare prima di perdere tutto…

Bombe e centrali

Non c’è frontiera tra nucleare civile e militare. Il carburante delle bombe è lo stesso di quello delle centrali: l’uranio o il plutonio. Procurarsi questi ingredienti esplosivi è la tappa decisiva per preparare una bomba atomica.

La trafila nucleare “civile” offre tutte le tecnologie per arrivarci.
« I paesi che dominano l’arricchimento dell’uranio e la separazione del plutonio diventano di facto degli Stati capaci di dotarsi dell’arma atomica. » (Mohamed El Baradei, direttore dell’AIEA)

Uranio o plutonio: le indispensabili
Due elementi possono provocare un’esplosione nucleare :
l’uranio arricchito ed il plutonio.

La bomba A d’Hiroshima conteneva circa 50 kg di uranio arricchito. Quella di Nagasaki 6 kg di plutonio. Lanciare due bombe sul Giappone ha permesso agli americani di provare ciascuna di queste tecnologie…
Negli anni 1960, un’arma ancora più potente è stata messa a punto: La bomba H. Sfrutta la fusione dell’idrogeno, provocata da una “piccola” bomba A.. Questo tipo di arma necessita dunque anche dell’uranio o del plutonio.
I principi di base per preparare una bomba atomica artigianale sono disponibili su Internet. L’ostacolo più serio ad una tale realizzazione resta il procurarsi gli ingredienti esplosivi.

Arricchimento dell’uranio : Una duplice tecnologia
La stessa installazione permette di produrre sia il combustibile di una centrale, che quello di una bomba nucleare. Come? L’uranio contiene parecchi tipi di atomi (isotopi).
Ma solo l’uranio 235 (U235) è fissile, ovvero capace di alimentare una reazione nucleare. Il problema è che è molto raro: l’uranio ne contiene solamente lo 0,7%.
Dunque bisogna arricchire l’uranio in U235 per facilitare l’evento di una reazione in catena .
Il principio: Si parte da una grande quantità di uranio di cui si ritira l’U235 per aggiungerlo ad un’altra dose di uranio più piccolo.
Una tecnica che è rimasta per molto tempo difficile da mettere in pratica.
Oggi, l’arricchimento per ultra-centrifugazione è relativamente semplice ed economico.
Le centrali nucleari si accontentano di uranio arricchito al 3%. Basta fare girare le centrifughe un po più a lungo per ottenere dell’uranio arricchito al 90%: come fabbricare una bomba atomica.
Ecco perché la comunità internazionale si preoccupa del fatto che l’Iran si doti di installazioni di arricchimento dell’uranio a grande scala.

Stesso carburante…. Non esiste il plutonio pacifico
Una debole quantità di plutonio basta per provocare un’esplosione atomica, da qui l’interesse dei militari. Il plutonio non esiste nella natura, ma tutti i reattori nucleari lo producono.
Per renderlo utilizzabile, bisogna separarlo dal combustibile irradiato con un trattamento chimico detto “ritrattamento.”
La composizione del plutonio varia secondo la sua origine. La mescolanza più esplosiva, “di qualità militare”, esce da reattori ottimizzati a questo scopo. Ne occorre circa 5 kg per fabbricare una bomba. Quando proviene da un centrale elettronucleare, è detto “di qualità reattore.”
Non è ottimale per l’uso militare ma resta relativamente efficace :
10 kg basterebbero per provocare un’esplosione.
Lo stato francese mente, affermando deliberatamente che « la tecnologia dei reattori che esporta non comporta rischi di deviazioni ad uso militare, perché (…) non sfocia sulla produzione di materie fissili utilizzabili nelle armi. »
Tuttavia fin dal 1977 gli Stati Uniti hanno riconosciuto di aver effettuato una prova nucleare utilizzando “del plutonio di qualità reattore come esplosivo” ed allertavano su “i rischi di proliferazione legati alla rilavorazione del combustibile consumato dei reattori commerciali.”

Uranio impoverito : delle munizioni radioattive
Un scarto radioattivo utilizzato come banale materia prima nelle armi…
Le munizioni all’uranio impoverito non provocano esplosione nucleare, ma disperdono delle particelle radioattive nell’ambiente naturale.
L’uranio impoverito è uno scarto molto abbondante dell’industria nucleare. Più pesante del piombo e dotato di capacità perforanti ed incendiarie, questo metallo costituisce un nocciolo “ideale” per le granate anti-carri.
Queste armi si volatilizzano esplodendo. E le polveri di uranio impoverito o non di uranio sono radioattive e tossiche. Un vero veleno per l’organismo.
Ingerite, possono causare dei cancri dei reni, anche a debole dose. Inalate, rimangono nelle vie respiratorie e rischiano di provocare dei cancri del polmone.
Queste munizioni sono state utilizzate largamente dall’esercito americano nel Kuwait, in Iraq, in Bosnia ed in Kosovo.
Delle malattie come la sindrome della guerra del Golfo sono apparse in queste zone di conflitto, colpendo militari e civili. Ma l’esposizione all’uranio impoverito non è riconosciuta ufficialmente come esserne la causa e queste munizioni non sono ancora vietate.

MOX : Non si puo’ neutralizzare il plutonio
Il MOX, miscela di uranio e di plutonio, è presentato talvolta come un mezzo per lottare contro la proliferazione. Difatti non è direttamente esplosivo, per il suo forte tenore in uranio impoverito.
Tuttavia, un studio americano dimostra che il plutonio può essere separato dal MOX nuovo in modo “semplice e veloce”. Sono disponibili dei laboratori di chimica nell’agroalimentare e potrebbero “essere messi in piedi in quattro mesi e produrre il plutonio necessario alla fabbricazione di una bomba in una settimana”.
Il combustibile MOX è utilizzato molto poco nelle centrali elettriche perché presenta un costo e dei rischi estremamente elevati.
La Francia ne è il principale utilizzatore e promotore nel mondo.
Secondo l’ipotesi di AREVA, il suo costruttore, il reattore francese EPR potrebbe contenere 110 tonnellate di MOX costituito al 11% di plutonio. Questo MOX, se fosse diviso prima dell’utilizzo , fornirebbe 12 tonnellate di plutonio puro. Ovvero 1 200 bombe di un carico esplosivo di 10 kg ciascuna.
Da quando gli Stati Uniti e la Russia hanno smantellato una parte dei loro arsenali atomici, cercano uno sbocco alla loro gigantesca scorta di plutonio militare. Uno dei progetti sarebbe di farne del MOX per prevenire la sua riutilizzazione in nuove bombe. Un’illusione, poiché non si può neutralizzare il plutonio in modo definitivo.

La non proliferazione al servizio dell’atomo
Il Trattato di non proliferazione (TNP) riposi su un mercato paradossale :
promettere l’energia nucleare ai paesi che rinunciano all’arma atomica. Questo patto serve innanzitutto gli interessi dei grandi poteri nucleari.
Come lo descrive Barack Obama, “il mercato è semplice: i paesi che possiedono l’arma nucleare si avvieranno verso un disarmo, quelli che non sono dotati non l’acquisteranno, e tutti i paesi potranno accedere ad un’energia nucleare pacifica.” Questo mercato è contraddittorio. Le tecnologie e materie nucleari civili o militari sono molto similari. Non si può diffondere una preservando il segreto degli altri.
Questo mercato è iniquo. Concede già il monopolio dell’arma atomica ai cinque grandi poteri mondiali detentrici del diritto di veto all’ONU.
Infine, è un mercato di stupidi. 41 anni dopo il lancio del trattato, i cinque Stati nucleari riconosciuti non sempre hanno eliminato le loro armi nucleari. Al contrario, sofisticano i loro arsenali. Inoltre, si accordano il diritto di scegliere a che Stati firmatari o no del TNP vendono le loro tecnologie nucleari.
Quattro nuovi Stati sono riusciti così a dotarsi dell’arma atomica. E altri sono oggi in fila….
Il TNP si rivela incapace di fermare la propagazione dell’arma atomica nel mondo. Un fallimento prevedibile, perché inserito nella natura stessa del trattato.

L’assurda dottrina del nucleare pacifico
1953: “Non basta ritirare le armi [atomiche] delle mani dei soldati”, bisogna adattarle “alle arti della pace”, proclamava il presidente americano Eisenhower per lanciare il programma “Degli atomi per la pace.”
1957: L’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) è stata fondata con l’obiettivo “di aumentare il contributo dell’energia atomica alla pace, la salute e la prosperità nel mondo” ma assicurandosi che l’aiuto fornito non sarà una deviazione per “fini militari”.
1968: I firmatari del Trattato di Non Proliferazione (TNP) si impegnano a « non fabbricare né acquistare” armi nucleari e, se ne possiedono già, a pattuire “un trattato di disarmo generale e completo.” In compenso, il trattato definisce un “diritto inalienabile a sviluppare (…) l’energia nucleare a fini pacifici” ed impegna “a facilitare uno scambio tanto largo che possibile” di queste tecnologie.
2005: L’AIEA ottiene il premio Nobel per la pace, malgrado l’incompatibilità delle sue missioni.

Il padrone dell’AIEA teme un’onda di proliferazione
Il ” custode” del TNP è inquieto.
Mohamed ElBaradei, direttore dell’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), annuncia che il sistema di non proliferazione rischia di cedere. “Presto, avremo non solo 9 Stati nucleari ma probabilmente anche 10 o 20 Stati “quasinucleari” , e stima che numerosi paesi “hanno la capacità di svilupare armi nucleari in un tempo molto breve se escono del TNP o se riescono a farlo clandestinamente.”
Unica uscita secondo ElBaradei: che le potenze nucleari stabilite restaurino la loro “autorità morale” disarmando ” rapidamente.”
Di fronte ai rischi di deviazione indotti dalla promozione dell’energia nucleare, ElBaradei raccomanda il rafforzamento del sistema di controllo e la creazione di una “banca di combustibile.”
Il principio sarebbe di centralizzare la fabbricazione del combustibile nucleare nei paesi già nuclearizzati.
Questa misura incontra l’opposizione del Brasile, dell’Iran e di altri paesi membri del Movimento dei nonalineati.
“L’accesso al combustibile nucleare non può essere riservato a certi, creando un monopolio e dunque una disuguaglianza “, riassume il presidente iraniano.
Le materie nucleari fornite rischiano anche di essere deviate verso fini militari. Il combustibile MOX, a base di plutonio, presenta da questo punto di vista un rischio elevato. I pretendenti al fuoco nucleare sono sempre riusciti a passare a traverso i controlli. ElBaradei lui stesso lo riconosce: l’AIEA censisce” 200 casi di traffico illecito di materie nucleari all’ anno.”

Iran, emblema delle contraddizioni del TNP
Il caso dell’Iran è esemplare nelle contraddizioni inerenti al TNP.
Costretto dalla comunità internazionale a dare termine al suo programma di arricchimento di uranio, questo paese esalta le sue intenzioni pacifiche. Rimprovera ai grandi poteri “di impedire ad altri paesi di acquistare la tecnologia che permette di produrre un’energia nucleare pacifica” e di “bloccare da anni” i progressi in materia di disarmo.
Firmatario del TNP fin da 1968, l’Iran dello Scià annoda numerosi partnership nucleari. La Francia l’invita nel 1974 ad investire nella sua fabbrica di arricchimento di uranio, Eurodif. La Germania comincia nel 1976 la costruzione di una centrale nucleare nel sud dell’Iran.
Sorpresi dalla rivoluzione islamica, gli Occidentali interrompono ogni collaborazione, malgrado i fondi impegnati dall’Iran.
L’onda di attentati perpetrati in Francia negli anni 1980 è stata imputata in parte alla rappresaglia iraniana legata al contenzioso Eurodif.
Nel 1995, i Russi riprendono la costruzione della centrale iraniana.
Nello stesso periodo, l’Iran si procura semi-clandestinamente la tecnologia per l’arricchimento dell’uranio attraverso la rete pakistana. Installa delle centrifughe in gran numero e pretende di produrre il combustibile della sua futura centrale elettrica che, nel 2009, non è ancora entrata in funzione. L’AIEA gli rimprovera inoltre di ostacolare i suoi controlli giocando sulla regolamentazione.
Un fascio di presunzioni lascia supporre che l’Iran prepara un programma militare, ma nessuna prova permette di affermarlo categoricamente. Finché il TNP garantirà “il diritto inalienabile di sviluppare (…) l’energia nucleare a fini pacifiche”, l’Iran o altri Stati avranno bel gioco ad invocare questo argomento per condurre a bene le loro ambizioni atomiche.

Come hanno acquistato la bomba
Cinque potenze “ufficiali :
Nel 1945, gli Stati Uniti trovano il segreto dell’arma atomica. Sono raggiunti dall’unione sovietica (1949), il Regno – Unito (1952), la Francia (1960), e la Cina (1964). Mettono in piedi degli arsenali di portata fabbricandosi un’industria elettronucleare, grazie ai loro investimenti massicci nella ricerca scientifica e le tecnologie di punta.
” 4 stati “fuori TNP” :
Israele, India, Pakistan e Corea del Nord
” 3 programmi “clandestini” :
Africa meridionale, Iraq, Iran
44 stati nuclearizzati :
44 Stati possiedono delle centrali nucleari o dei reattori di ricerca, compresi i 9 paesi dotati di armi atomiche. Questi paesi che dominano la tecnologia “civile” hanno la capacità di sviluppare velocemente un’arma nucleare.
Il Trattato di interdizione completo delle prove nucleari (TICE) è stato adottato dall’ONU nel 1996. È stato concepito per entrare in vigore solo dopo la ratifica di questi 44 Stati. L’ammissione che sono ben pronti a mettere a punto dei carichi nucleari…

Il “club nucleare” attira dei pretendenti:
Le potenze installate sviluppano i loro arsenali, nuovi paesi accedono alle armi atomiche … Questa situazione può provocare un effetto di allineamento . Il « Nonproliferation Policy Educazione Center » classifica tra i candidati plausibili l’Iran, la Corea del Sud, Taiwan, il Giappone, l’Algeria, il Brasile, l’Argentina, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Siria e la Turchia… Altrettanti stati che o hanno emesso il desiderio di appartenere al “club nucleare”, o ne possiedono le potenziali tecniche.

Africa meridionale: lo stato che ha eliminato il suo arsenale
Nel 1963, la Francia scambia del minerale di uranio sud-africano contro un trasferimento di tecnologie nucleari. Fornisce a Pretoria le installazioni e forma il personale necessario all’elaborazione della sua bomba.
Si aggiungeranno nel 1976 due reattori nucleari e l’uranio arricchito. Spalleggiata anche dalla Germania e dalla Svizzera, l’Africa meridionale si equipaggia così, in segreto, di sette armi atomiche negli anni1980. Il presidente Di Klerk, eletto nel 1989, decide di eliminare queste armi per segnare la fine dell’apartheid e ratifica il TNP nel 1991.

Iraq: il programma smascherato
L’Iraq aderisce al TNP fin dal 1969.
La Francia gli vende nel 1975 un reattore di ricerca, l’Osirak, poi nel 1978 un laboratorio di estrazione del plutonio. Nel 1981, sospettando Saddam Hussein di volere sviluppare la bomba, Israele bombarda il reattore prima della sua entrata in servizio. L’Iraq prosegue allora le sue ricerche in installazioni camuffate. Nel 1991, al termine della guerra del Golfo, si scopre che l’Iraq era sul punto di approdare. L’AIEA smantella allora queste installazioni. Dieci anni più tardi, gli americani conducono una guerra contro l’Iraq riparandosi specialmente dietro il sospetto da un nuovo programma nucleare che in realtà non esisteva .

Israele: il segreto assoluto
Fin dalla sua creazione, nel 1948, Israele vuole la bomba. Nel 1956, firma un accordo di cooperazione segreta con la Francia. Un reattore nucleare ed una fabbrica di estrazione del plutonio del modello francese sono costruiti nel deserto israeliano. Grazie al plutonio estratto, Israele elabora la sua prima bomba atomica verso1965. Nel 2009, Israele non ha ancora firmato il TNP e non ha riconosciuto ufficialmente l’esistenza del suo arsenale nucleare.

Corea del Nord: Finzioni in vero programma
A partire dagli anni 1950, l’URSS, la Cina, poi il Pakistan vendono alla Corea del Nord delle informazioni e del materiale nucleare “civile”. Il paese possiede così dei reattori ed un’installazione di separazione che permette di ottenere del plutonio. Firma il TNP nel 1985 ma alterna negoziati e rifiuti delle ispezioni dell’AIEA, impotente di fronte a questi capovolgimenti. Nel 2003, la Corea del Nord annuncia il suo ritiro del TNP. Procede alla sua prima prova nucleare nel 2006, alla seconda nel 2009.

Pakistan: una rete clandestina internazionale
Negli anni 1960, gli Stati Uniti ed il Canada forniscono al Pakistan dei reattori nucleari. Nel 1971, in conflitto con l’India, il Pakistan annuncia: Il “nostro popolo avrà la sua bomba islamica”. Ciò non impedisce alla Francia di vendergli una fabbrica di estrazione del plutonio nel 1973. Un contratto interrotto nel 1978 in seguito a delle pressioni americane. Dandosi alla trafila dell’uranio, il Pakistan costruisce segretamente una fabbrica di arricchimento. I piani sono stati rubati nei Paesi Bassi dal Dr Caravanserraglio, una spia. Il materiale necessario arriva da parecchi paesi occidentali. La Cina fornisce i piani di una bomba all’uranio arricchito e, fin dagli anni 1990, il Pakistan annuncia che sa costruire un’arma nucleare. Lo prova nel 1998 con due prove, in risposta a quelle dell’India. Inoltre, la rete clandestina del Dr Caravanserraglio cede le tecnologie dell’arricchimento alla Libia, alla Corea del Nord ed all’Iran.

India: la breccia nel TNP
Nel quadro del programma “Degli atomi per la pace”, l’India riceve nel 1955 un reattore nucleare canadese. Tra 1963 e 1971, gli Stati Uniti e la Francia forniscono anche dei reattori e del combustibile.
Nel 1968, l’India disdegna il TNP. Nel 1974, prova la sua prima bomba, nutrita al plutonio del reattore “civile” canadese. E qualifica questo tiro di “pacifico!” Segue un embargo che l’impedisce di importare delle tecnologie nucleari. Troppo tardi! Nel 1998, l’India procede a 5 nuove prove atomiche.
Nel 2008, un accordo di cooperazione con gli Stati Uniti e la Francia sollevano l’embargo. Questa iniziativa ingrandisce ancora la breccia nel regime del TNP. L’India accetta solamente in parte il controllo dell’AIEA ma potrà acquistare liberamente delle centrali nucleari agli Stati Uniti ed alla Francia!

L’energia nucleare in facciata
« Ho sempre badato che il nucleare civile ed il nucleare militare vadano di pari passo…
Sarebbe la morte del secondo se il primo sparisse. »
Generale Charles Ailleret, uno dei “padri” della bomba francese
Fin da 1945, il Generale de Gaulle crea il Commissariato all’energia atomica (CEA).
Questo organismo allo statuto di eccezione copre l’insieme della trafila nucleare, embricando industria e difesa nazionale. I tre reattori della trafila “grafite-gas”, costruito a Marcoule negli anni 1950, sono presentati come i prototipi per la produzione di elettricità.
In realtà, fabbricano prioritariamente del plutonio per la bomba. Il governo annuncia solo nel 1958 l’esistenza di un programma militare ed il primo tiro atomico francese ha luogo nel 1960.
Da allora, la Francia resta l’esempio perfetto della sinergia tra nucleare civile e militare, dominando tutte le tappe delle due trafile. Se non produce più materie ad uso militare, di cui possiede una scorta abbondante, ne custodisce il potenziale con le sue installazioni “civili”.
Una nuova fabbrica di arricchimento è costruita vicino a quella di Eurodif. E la fabbrica di rilavorazione di La Hague, nella Manica, è la più grande al mondo.

La Francia favorisce la proliferazione
La Francia pretende di lottare contro la proliferazione. Tuttavia, sviluppa il suo arsenale ed esporta le sue tecnologie nucleari a dispetto dei rischi di deviazione
La Francia ha minimizzato per molto tempo il rischio di proliferazione, fino a difendere “il potere égalisateur dell’atomo”. Sebbene il TNP gli riconosca un statuto privilegiato, l’ha firmato solamente nel 1992. Ciò gli ha permesso, durante i 24 anni, di proliferare senza rendere conto delle sue attività nucleari nazionali ed internazionali.
Secondo il presidente Sarkozy, la Francia “ha oggi un bilancio esemplare, ed unico al mondo, in materia di disarmo nucleare”.
Una concezione molto particolare del disarmo. Difatti, se la Francia ha limitato il numero delle armi nucleari, non smette di perfezionarle. Si prepara tra l’altro ad attrezzare i suoi sommergibili di un nuovo missile, il M51, di una portata di 9000 km .
E costruisce degli attrezzi di ricerca, come il laser Mégajoule, vicino a Bordeaux, per elaborare le armi nucleari del futuro.
In quanto al disarmo totale al quale l’impegna il TNP, non è all’ordine del giorno. Nicolas Sarkozy si pose tuttavia in difesa del diritto internazionale e dichiarava così nel giugno 2009: “Se l’Iran vuole il nucleare civile, ne hanno il diritto. Il nucleare militare: no. Se avessero delle volontà pacifiche dovrebbero accettare i controlli.”
Dagli anni 1960, la Francia ha favorito l’uscita dei programmi militari collaborando con Israele, Africa meridionale, Pakistan, Iraq e Iran. Una politica amplificata dall’elezione di Nicolas Sarkozy.
“La Francia è pronta ad aiutare ogni paese che vuole dotarsi dell’energia nucleare civile”, dichiarava così all’epoca della conferenza sui cambiamenti climatici di settembre 2007, negando ogni rischio di deviazione.
Dal 2007, la Francia ha firmato dei nuovi accordi di cooperazione nucleare “pacifica” in Libia, Algeria, Tunisia, Marocco, Cina, India, Italia, Slovacchia, Tunisia, Pakistan e Brasile. E tenta di convincere l’Egitto, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita.

Agire per eliminare le armi nucleari
L’Onu ed il Parlamento europeo vorrebero una Convenzione per l’eliminazione totale delle armi nucleari.
L’associazione « I Sindaci per la Pace”, creata dall’eletto di Hiroshima, milita affinché questo testo sia firmato per la prossima conferenza di revisione del TNP, a New York, in maggio2010.
La rete Abolizione 2000 (2 000 organizzazioni in più di 90 paesi), sostiene questa iniziativa.
Chiama inoltre le principali potenze nucleari a sostenere la nuova Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena) ed a pianificare l’abbandono dell’energia nucleare. I cittadini del mondo intero sono invitati a scrivere ai presidenti in questione sul sito della campagna “Nucleare, fate passare la fiamma dell’abolizione” :
www.abolitionflame.org

Tagliare l’approvvigionamento alla fonte
Il progetto di Trattato di interdizione della produzione di materie fissili per la fabbricazione di armi nucleari è sostenuto dalla maggior parte delle potenze nucleari. Questi Stati possiedono infatti già delle scorte e conservano la loro capacità di produzione con la trafila energetica.
Un tale trattato sarà efficace solamente se vieta totalmente l’arricchimento di uranio e la produzione di plutonio.
Potrebbe proibire anche lo sfruttamento delle arie di uranio, come lo richiedono degli ONG. Una decisione che taglierebbe l’approvvigionamento delle due trafile, civile e militare.

Le zone senza nucleare maggioritarie sul pianeta
La maggioranza dei paesi non possiede né centrali né bombe atomiche. 5 zone esenti da armamenti nucleari (Zean) sono state create in Antartico, in America Latina e nei Caraibi, in Asia del Sud-est, in Africa e nel Pacifico-sud. Un’altra deve essere ratificata in Asia centrale.
Ma ahimè, conformemente alla logica del TNP, l’ONU ha conferito agli Zean il diritto di accedere all’energia atomica.
Ora, un disarmo completo e duraturo esigerebbe delle zone totalmente esenti dal nucleare, sia a scopo militare che energetico.
Parecchi paesi hanno bandito le centrali nucleari.
In Austria, l’uso dell’energia nucleare è anticostituzionale. La Nuova Zelanda si è dichiarata “zona denuclearizzata.” In Europa, dei paesi come la Germania ed il Belgio hanno deciso di uscire dal nucleare.
Numerose collettività locali europee ed americane si sono dichiarate “zone denuclearizzate” per pesare sulla politica del proprio governo.

Irena, l’agenzia delle vere energie pacifiche
L’agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena) è nata in gennaio2009. Cinque mesi più tardi, 136 paesi l’avevano raggiunta.
La Francia ha esitato a avvicinarsi all’Irena prima di ottenerne la presidenza. Una strategia di cavallo di Troia? La Francia tenta regolarmente di fare entrare il nucleare tra le energie rinnovabili.
Coincidenza: la sede dell’Irena è stata attribuita agli Emirati arabi Uniti che progettava di acquistare dei reattori nucleari alla Francia.
L’Irena deve promuovere le energie rinnovabili e le economie di energia attraverso il mondo. A termine, questa agenzia potrebbe detronizzare l’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA, promuovendo delle energie realmente pacifiche,).


Fonte: http://www.sortirdunucleaire.org/index.php?menu=sinformer&sousmenu=brochures&soussousmenu=nucleaire-militaire&page=index

I CRIMINI DELLA NESTLE’:CIBO TRANSEGENICO,SCHIAVISMO,MANODOPERA MINORILE E INQUINAMENTO DEL LATTE.




DICI NESTLE’ E IL PENSIERO VA AL NESQUICK E AL KITECAT O PERCHE’ NO AL NESCAFFE’…DICI NESTLE’ E TI VIENE IN MENTE QUEL BEL CUORICINO ROSA O LE COLOMBINE COSI’ CARINE.PECCATO CHE DIETRO CI SIA MOLTO DI PIU’.LA MULTINAZIONALE DEI CEREALI,LATTE,SNACK,PASTA,COSMETICI E ACQUA VANTA PARECCHIE ACCUSE PER VENDITA DI CIBO TRANSGENICO,INQUINAMENTO DEL LATTE,ESPERIMENTI CRIMINALI SU DEI POVERI ANIMALI, NONCHE’ PER SCHIAVISMO,SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI E MANODOPERA MINORILE..INSOMMA ALTRO CHE DOLCI,COLOMBINE O CUORICINI QUESTA E’ UNA MULTINAZIONALE DA INCUBO

La Nestlè è vita, la nostra vita, perchè noi potremmo tranquillamente vivere dei loro prodotti. Infatti questa multinazionale svizzera ha un regime quasi di monopolio nel mercato mondiale. Facciamo un esempio? ci alziamo la mattina, facciamo colazione con i cheerios, magari accompagnati da una tazza di caffè (naturalmente Nescafè) o del buon latte Latière e un bel bicchiere di San Pellegrino. A pranzo una bella pasta Buitoni, un bel gelatino Motta, per digerire facciamo sport, giusto per rimanere in forma, allora perche non usare un PowerBan? E la sera? Massi, dedichiamoci a bimbi, diamogli un bel Fruttolo, cosi non fanno i capricci, e ai nostri amici animali un bel Friskies e poi a nanna. E domani non abbiate paura, a voi ci penserà ancora la Nestlè, con prodotti diversi ovviamente, mica hanno solo questi. Infatti al momento la multinazionale Svizzera può vantare un ventaglio di 189 grandi marchi, mica poco. Ma sotto questa egemonia, come ogni storia che si rispetti, c’è sempre qualcosa da analizzare e scoprire, e come San Tommaso noi siamo pronti ad analizzare la ricetta di tale successo !



LA STORIA DI UN IMPERO

Corre l’anno 1860 quando il farmacista Henri Nestlè sviluppò un alimento per i neonati che non potevano essere nutriti al seno a causa di particolari intolleranze. Il prodotto creato, la Farine Lactèe Henri Nestlè, salvò la vita di un bambino e fu presto venduta in tutto il continente europeo. Nel 1866 fu quindi fondata ufficialmente la Nestlè, destinata col tempo a diventare forse la piu conosciuta multinazionale del mondo. Nel 1905, la Nestlé si fuse con la Anglo-Swiss Condensed Milk Company, dando il via ad una vertiginosa crescita che coinvolse in seguito nazioni del calibro di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Durante la Prima guerra mondiale crebbe la richiesta di prodotti caseari, e la produzione della Nestlé raddoppiò prima della fine del conflitto.Dopo la fine del conflitto il mercato caseario tornò a normalizzarsi e gran parte dei consumatori tornarono al latte fresco. La Nestlé rispose a questo mutamento di contesto modificando la propria linea aziendale, riducendo il proprio debito e iniziando a espandersi nel settore della produzione del famosissimo cioccolato, a tutt’oggi la seconda attività più importante dell’azienda.All’inizio della Seconda guerra mondiale furono realizzate nuove fabbriche in molti paesi in via di sviluppo in america latina. Proprio la guerra, paradossalmente, portò all’invenzione di un nuovo prodotto di enorme successo, il Nescafè, utilizzato in primis dall’esercito americano e poi diffusosi nel mondo.



LA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Fu l’inizio di una fase molto dinamica. La crescita dell’azienda fu accelerata e furono portate a termine numerose acquisizioni. Nel 1947 la Nestlé si fuse con la Maggi, seguirono Crosse&Blackwell (1950), Findus (1963), Libby’s (1971) e Stouffer’s (1973). Fu inoltre realizzata nel 1974 una shareholding con L’Oreal, che rese ufficiale l’allargamento degli interessi commerciali, ormai usciti dal guscio alimentare. Nel 1977 l’espansione continuo’ con l’aquisizione di Alcon Laboratories e nel 1984 si aggiunse anche la compagnia americana Carnation.Con la nascita del mercato globale, datata nella meta’ degli anni ’90 la Nestlé si affaccio’ su importanti mercati nei quali emergenti. Negli anni successivi avvennero nuove importanti acquisizioni: Sanpellegrino nel ’97, Spiller Petfoods nel ’98, Chef America, Ralston Purina e Dreyer’s nel 2002 e per finire la Gerber nel 2007. Fin dagli ultimi anni del settanta, la Nestlé è stata oggetto di numerose critiche per la sua politica commerciale, che hanno fatto nascere numerosi movimenti di opposizione a questa azienda, iniziati su vari fronti e in diversi paesi, tutti riuniti in un comitato chiamato International Nestlè Boycott Committee, che ha in Jean Ziegler uno degli esponenti di spicco in materia di critiche.



IL LATTE, CROCE E DELIZIA

In materia di promozione, la Nestlé viene accusata di una politica commerciale aggressiva e irresponsabile, sopra tutto per quanto riguarda la promozione di latte per neonati nei paesi in via di sviluppo, che avviene attraverso forniture gratuite a strutture ospedaliereLa stessa UNICEF dichiara che la sostituzione dell’allattamento materno con il latte in polvere, porterebbe nei paesi del Terzo mondo alla morte di circa un milione e mezzo di bambini ogni anno, a causa di problematiche legate alla difficoltà di sterilizzazione dell’acqua e dei biberon utilizzati, fatto che comporta un aumento dei rischi di mortalità post-neonatale rispetto all’allattamento naturale.Per queste ragioni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) adottò il 22 maggio del 1981, l’International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes, un regolamento internazionale sulla promozione di surrogati del latte materno, linea guida non legalmente vincolante al quale la Nestlé aderì nel 1982.I controlli eseguiti nel 1988 dalla International Baby Food Action Network riscontrarono delle infrazioni da parte dell’azienda e di altre compagnie produttrici di latte per neonati e provocarono la ripresa del boicottaggio dell’azienda nato nel 1977 e successivamente interrotto con la sua adesione al Codice dell’OMSDiverse indagini hanno mostrano come la Nestlé ed altre compagnie produttrici di latte in polvere per neonati negli ultimi anni abbiano ripetutamente infranto il Codice internazionale dell’OMS al quale hanno ufficialmente aderito, in particolar modo nelle regioni meno sviluppate del pianeta.Ma la Nestlè fa scandalo anche nel nostro paese, dove nel 2009 la filiale italiana è stata penalmente condannata, in compagnia della Tetrapak, al risarcimento danni, tramite un tipo di inchiostro chiamato Itx, per l’inquinamento del latte Nidina..



IL CIBO TRANSGENICO

Nell’agosto del 2004 un test effettuato da Greenpeace porto’ alla luce la presenza di organismi geneticamente modificati in una confezione di Nesqiuk, seguita da una denuncia fatta da una donna cinese, che denunciò la multinazionale poiché l’uso di OGM nei prodotti per l’infanzia, al tempo assolutamente proibito dalle leggi locali. Nel novembre 2005 Nestlé si oppose alla decisione svizzera di bandire gli OGM



SCHIAVISMO E MANODOPERA MINORILE

La denuncia alla Nestlè arriva nel 2005 viene ufficialmente denunciata per l’uso di manodopera ridotta in schiavitù. Salta all’occhio una testimonianza ci traffico di minori, dal Mali alla Costa d’Avorio, costretti in seguito a lavorare dalle 12 alle 14 ore al giorno in piantagioni di cacao (dove la stima parla di circa 284.000 minori all’opera), e oltretutto gratuitamente, con cibo in quantità ridotte, poco sonno e ripetute percosse. In quelle zone la multinazionale svizzera è la terza compratrice mondiale, e l’esportazione del cacao, a quanto appurato, sarebbe stata la principale fonte finanziaria per le forze militari della guerra civile.Nel 2001 Nestlé e altri grandi produttori di cioccolato hanno firmato un accordo, il protocollo Harkin-Engel (o più comunemente chiamato Protocollo sul cacao), per affermare che sarebbe certificato, da luglio 2005, che il suo cioccolato non era stato prodotto attraverso manodopera minorile forzata o proveniente da traffico di esseri umani, ma il protocollo stesso, secondo il più recente report dell’International Labor Rights Fund pubblicato nel 2008, sarebbe stato disatteso.



RITORSIONI SUI LAVORATORI

La Nestlè sembra oltretutto essere autrice di licenziamenti a scopo intimidatorio, come quello dell’89 in Brasile, a Cacapava, dove i lavoratori di una fabbrica di cioccolato scioperarono per denunciare le condizioni di lavoro penose, la discriminazione nei confronti delle donne, la mancanza di adeguati indumenti protettivi e di adeguate condizioni di sicurezza. A seguito della protesta, in breve tempo quaranta operai furono licenziati, compresi quasi tutti gli organizzatori dello sciopero.Per completare questa interessante lista, ricordiamo che la L’Oreal, marca di cosmetici francese facente parte del gruppo Nestlé, é stata recentemente fatta oggetto di un boicottaggio denunciante gli allucinanti esperimenti perpetrati a danno di animali per testare la cancerogenicità dei propri prodotti. Ancor più recentemente la multinazionale Nestlé é stata accusata di utilizzare nei suoi prodotti alimentari cereali e derivati manipolati geneticamente (un esempio é la pasta per torte della Leisi).



fonte: http://comesantommaso.blogspot.com/

Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org/

Bronchiti croniche? Tumori? Ecco la verità vera!

Grecia, sanità al collasso: proteste ad Atene


smaller_textAtene è attraversata da una nuova ondata di proteste di medici e personale ospedaliero, contro i tagli che stanno portando al collasso l’intero comparto.La crisi economica in Grecia colpisce in maniera sempre più pesante il settore della sanità e mostra il suo drammatico impatto sociale.
Rischiano la chiusura molti istituti come il “Pammakaristos” che ospita 130 tra bambini e adulti con disabilità mentale. Il taglio del 62% dei fondi getta una lunga ombra sul loro futuro.
“I genitori non possono prendere con loro i figli per tenerli durante il fine settimana, perché non hanno le risorse”, racconta la presidente dell’Istituto, Filipini Karanikola. “Quando decidono di portarli a casa ci chiedono di dare loro tutto il cibo possibile per poterlo mettere da parte.”
Ridotti gli stipendi dei 50 impiegati che si prendono cura dei bimbi, molti dei quali soffrono di autismo, una sindrome con gravi alterazioni nelle aree della comunicazione e dell’interazione sociale.
“Non è difficile immaginare come si possa vivere senza essere pagati per cinque mesi”, racconta Kika Zatyoglou, logopedista. “Una situazione difficile.”
11 euro al giorno per ogni assistito: questa è la cifra a disposizione dell’istituto, impossibile per coprire le spese dei pasti, del personale medico e scolastico.

Grecia: nuovi scioperi, rilasciati i lavoratori del Pame arrestati ieri di Marco Santopadre


Grecia: nuovi scioperi, rilasciati i lavoratori del Pame arrestati ieri
Rinviato a febbraio il processo contro i 35 lavoratori del Pame arrestati ieri, nel frattempo scarcerati. Da oggi in tutta la Grecia una nuova ondata di scioperi e manifestazioni contro i nuovi tagli ordinati dal governo Samaras.


Sono stati rimessi in libertà, nella tarda mattinata di oggi, i 35 tra sindacalisti e lavoratori iscritti al sindacato comunista Pame arrestati ieri durante le violente cariche dei reparti speciali della Polizia contro un presidio di dipendenti pubblici che avevano anche occupato alcune sale del Ministero del Lavoro. Questa mattina presto mentre gli arrestati venivano portati in tribunale con un autobus scortato da un ingente dispositivo di sicurezza parecchie centinaia di lavoratori iscritti al sindacato vicino al KKE hanno di nuovo sfilato in corteo per chiederne la liberazione. I dirigenti del Pame, del Partito Comunista e della coalizione di sinistra Syriza hanno denunciato il folle e ormai quotidiano utilizzo della violenza nei confronti di ogni forma di protesta, anche pacifica e simbolica come quella messa in atto ieri. Da parte sua la corte, supportato da alcuni organi di stampa e da dichiarazioni ad effetto del ministro del Lavoro Vroutsi, ha accusato tutti gli arrestati di essere responsabili di disordine pubblico e di danneggiamenti. In particolare i sindacalisti sono stati incolpati di aver distrutto alcuni computer e alcune suppellettili all’interno di alcune stanze del ministero all’interno del quale i lavoratori avevano fatto irruzione ieri mattina per chiedere un incontro urgente con il responsabile del dicastero in merito ai suoi piani di eliminare il contratto collettivo nazionale di lavoro in alcuni comparti del settore pubblico. I responsabili del sindacato però hanno rispedito al mittente le accuse, denunciando che a distruggere alcune suppellettili all’interno degli uffici sono stati gli agenti dei MAT – i reparti speciali – entrati come furie nel palazzo a caccia di lavoratori e che, secondo molte testimonianze, non hanno esitato a buttare giù porte e a sfasciare qualsiasi cosa gli capitasse davanti. Moltissime anche le accuse di violenza gratuita rivolte agli agenti e documentate in numerosi video, che mostrano inermi lavoratori e lavoratrici colpiti di taglio con gli scudi, con i manganelli e addirittura presi a calci quando erano già a terra o cercavano semplicemente di sfuggire alle cariche. Ma la Corte ha mantenuto le accuse e pur ordinando la scarcerazione immediata di tutti e 35 gli imputati ne ha deciso il rinvio a giudizio ed ha fissato la prossima udienza per il 12 di febbraio prossimo.



Intanto in tutto il paese sono ripresi gli scioperi e le manifestazioni dei lavoratori di numerosi settori presi di mira dai provvedimenti draconiani del governo di coalizione tra la destra di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok e gli ex della sinistra radicale di Dimar. Sul piede di guerra i medici e i lavoratori del trasporto pubblico, che hanno convocato per oggi uno sciopero nazionale di 24 ore, così come i dipendenti dell'azienda elettrica (PPC) in segno di solidarietà con i lavoratori dei trasporti pubblici.
Sciopero di 4 ore anche dei dipendenti degli enti locali, ed oggi hanno incrociato le braccia anche gli operai dei cantieri navali Eleusi, senza stipendio ormai da 9 e anche 10 mesi. Ma forse l'agitazione che avrà maggiore impatto e visibilità è quella dei lavoratori del trasporto marittimo, che stanno paralizzando ogni traghetto e nave dalle 6 di questa mattina per 48 ore, paralizzando i collegamenti per le isole.

Ad Atene, davanti al Ministero della Salute, hanno manifestato i dipendenti degli ospedali che protestano contro i tagli, insieme ai cittadini riuniti nei coordinamenti contro la chiusura di alcuni centri di assistenza sanitaria. Sempre nella capitale hanno scioperato di nuovo alcuni comparti del trasporto pubblico, e i lavoratori della metropolitana precettati nei giorni scorsi per ordine di un tribunale hanno sfilato in corteo, così come i dipendenti di molte aziende che subiranno tagli nei prossimi mesi.

Per le strade sono tornati anche, in vari punti del paese, gli agricoltori con i loro trattori, che hanno bloccato importanti vie di comunicazione ed in alcuni casi anche tratti autostradali, con la polizia che ha tentato spesso invano di bloccarli.

A CINA STA FACENDO ENORMI SCORTE DI RISO E MATERIE PRIME.



LA CINA STA FACENDO ENORMI SCORTE DI RISO E MATERIE PRIME.
16.1.2013

Per cosa si prepara?


Ieri, è stato riferito che la Cina, che al momento non soffre di mancanza di cibo, stà accumulando enormi scorte di riso. Lo scorso anno, il paese ha misteriosamente importato una quantita’ di riso quattro volte superiore rispetto agli acquisti del 2011: esperti delle Nazioni Unite non comprendono il motivo, dopo che i dati mostrano che la Cina ha importato 2,6 milioni di tonnellate di riso nel 2012, rispetto alle 575 mila tonnellate importate nel 2011.La confusione nasce dal fatto che non vi è alcuna ragione evidente per questo incremento delle importazioni, dal momento che non vi è stata alcuna carenza di riso nel paese.

Perché la Cina improvvisamente fa scorte di milioni di tonnellate di riso senza motivo apparente? Che sia legato ai preparativi di guerra nel Pacifico e in Asia centrale? La rivelazione di ieri segue dopo altri rapporti che evidenziavano il fatto che la Cina nel corso degli ultimi anni sta stoccando enormi quantita’ di materie prime nei magazzini. Per esempio, Reuters riferi’ l’anno scorso che: A Qingdao, sede di uno dei terminali più grandi della Cina per l’estrazione di minerali di ferro, centinaia di cumuli di minerale di ferro, ciascuno alto come un edificio di tre piani, sconfinano in una zona segnalata come “stoccaggio cereali” .

PIU’ A SUD

In alcuni depositi doganali di Shanghai stanno utilizzando parcheggi per immagazzinare scorte di rame – un altro fenomeno insolito che è di cattivo augurio per i prezzi dei metalli a livello mondiale, e solleva interrogativi circa la capacità della Cina di sostenere la sua crescita economica, quando il resto del mondo vacillera’.

Diversi mesi fa, almeno un analista ha ipotizzato che un’ acquisto forsennato di materie prime di circa 300.000 tonnellate di metalli in un’altra provincia cinese era stata motivata per mantenere le locali fonderie a pieno regime, garantendo in tal modo il gettito fiscale continuo al governo. Ma questo non spiega il riso acquistato.

Quello che sappiamo è che il mondo può essere diretto – guidata dagli Stati Uniti – verso un periodo di inflazione significativo se la crisi del debito sovrano porterà a ulteriori espansioni della massa monetaria.


Tratto da: ilfattaccio.org











Per cosa si prepara?


Ieri, è stato riferito che la Cina, che al momento non soffre di mancanza di cibo, stà accumulando enormi scorte di riso. Lo scorso anno, il paese ha misteriosamente importato una quantita’ di riso quattro volte superiore rispetto agli acquisti del 2011: esperti delle Nazioni Unite non comprendono il motivo, dopo che i dati mostrano che la Cina ha importato 2,6 milioni di tonnellate di riso nel 2012, rispetto alle 575 mila tonnellate importate nel 2011.La confusione nasce dal fatto che non vi è alcuna ragione evidente per questo incremento delle importazioni, dal momento che non vi è stata alcuna carenza di riso nel paese.

Perché la Cina improvvisamente fa scorte di milioni di tonnellate di riso senza motivo apparente? Che sia legato ai preparativi di guerra nel Pacifico e in Asia centrale? La rivelazione di ieri segue dopo altri rapporti che evidenziavano il fatto che la Cina nel corso degli ultimi anni sta stoccando enormi quantita’ di materie prime nei magazzini. Per esempio, Reuters riferi’ l’anno scorso che: A Qingdao, sede di uno dei terminali più grandi della Cina per l’estrazione di minerali di ferro, centinaia di cumuli di minerale di ferro, ciascuno alto come un edificio di tre piani, sconfinano in una zona segnalata come “stoccaggio cereali” .

PIU’ A SUD

In alcuni depositi doganali di Shanghai stanno utilizzando parcheggi per immagazzinare scorte di rame – un altro fenomeno insolito che è di cattivo augurio per i prezzi dei metalli a livello mondiale, e solleva interrogativi circa la capacità della Cina di sostenere la sua crescita economica, quando il resto del mondo vacillera’.

Diversi mesi fa, almeno un analista ha ipotizzato che un’ acquisto forsennato di materie prime di circa 300.000 tonnellate di metalli in un’altra provincia cinese era stata motivata per mantenere le locali fonderie a pieno regime, garantendo in tal modo il gettito fiscale continuo al governo. Ma questo non spiega il riso acquistato.

Quello che sappiamo è che il mondo può essere diretto – guidata dagli Stati Uniti – verso un periodo di inflazione significativo se la crisi del debito sovrano porterà a ulteriori espansioni della massa monetaria.


Tratto da: ilfattaccio.org

Travaglio su Ingroia

Conosco Antonio Ingroia da 15 anni e non l’ho mai sentito paragonarsi a Falcone o a Borsellino. Semplicemente gli ho sentito ricordare due dati storici: nel 1988, neomagistrato, fu “uditore” di Falcone; poi nell’89 andò a lavorare alla Procura di Marsala guidata da Borsellino, di cui fu uno degli allievi prediletti.

Nemmeno l’altro giorno Ingroia s’è paragonato a Falcone
"Se poi Ingroia deve espiare la colpa di aver indagato su mafia e politica, di aver fatto condannare Contrada, Dell’Utri, Inzerillo,
Gorgone e di aver mandato alla sbarra chi trattò con i boss che avevano appena assassinato Falcone e Borsellino, lo dicano.
Così almeno è tutto più chiaro."

Marco Travaglio

Il coraggio morale di Carmela Mazzarelli


Il coraggio morale è ancora più raro e prezioso del coraggio in battaglia, o di una grande intelligenza. Ma è la dote indispensabile per chi voglia cambiare un mondo che accetta così faticosamente il cambiamento.  Ogni volta che una persona si batte per un’idea, agisce nell’intento di migliorare la situazione degli altri, o si scaglia contro un’ingiustizia, mette in moto sottili rivoli di speranza che, convergendo da mille sorgenti di energia e di coraggio, vanno a formare una corrente in grado di travolgere il più poderoso muro di oppressione e resistenza”.
(Robert Kennedy)
Oggi voglio raccontarvi una storia di ordinaria passione politica, di quelle vere e autentiche, nonché di grande coraggio morale, di quelli che finiscono per cambiare veramente le cose. Oggi vi racconto diCarmela Mazzarelli.
Carmela è vicepresidente provinciale milanese del Partito Democratico, ma è in una condizione particolare: come ha raccontato a Marina Terragni, non gli è stata rinnovata la tessera perché ha danneggiato l’immagine del partito.
Cosa ha fatto di tanto grave Carmela? Qualcosa di Sinistra o forse di straordinariamente normale: si è battuta all’interno del suo partito e nella sua città, Buccinasco, la Platì del Nord, contro il malaffare, le contiguità tra membri del suo partito e la ‘ndrangheta. Non solo, è stata anche tra le promotrici di una campagna di trasparenza che ha portato Bruna Brembilla, consigliere provinciale PD, a rinunciare alla candidatura alla Camera: a tal proposito c’è un illuminante articolo di Davide Milosa sul Fatto.
Ebbene, l’altro ieri Carmela Mazzarelli è stata vittima di un attentato mafioso assieme alla giornalista del Foglio Francesca Santolini, la quale ha ricostruito la dinamica in questo suo articolo. Politicamente isolata nel suo partito, in cui la dirigenza ha tentato appunto di espellerla, Carmela aveva ricevuto nei giorni scorsi anche mail come quella di Lilia Di Giuseppe, cara amica della Brembilla:
Un augurio di cuore a Carmela e a tutte/i quelli che come lei  pretendono di mettersi al di là e al di sopra della magistratura: di giustizialisti ne è piena la cronaca… spesso anche di come sono finiti giustiziati
Chi danneggia dunque l’immagine del Partito Democratico? Carmela Mazzarelli o chi pensa che interloquire con ‘ndranghetisti per ottenere dei voti, con la scusa di non sapere chi siano, sia cosa buona e giusta?
Ho già personalmente espresso a Carmela la mia più profonda e sincera solidarietà, perché io stesso dall’area di Buccinasco sono stato oggetto, per aver difeso Nando Dalla Chiesa, di un killeraggio mediatico in perfetto stile “macchina del fango” (quando non possono negare la realtà, cercano di gettare fango su chi la racconta). Per fortuna la miglior risposta a questi sciacallaggi mafiosi arriva poi dal lavoro che ognuno fa e che prima o poi viene riconosciuto.
Il miglior modo per esprimere solidarietà a Carmela è diffondere la sua storia. Non lasciamola sola. Se lo facessimo, sarebbe come lasciare soli noi stessi. Oltre ad essere un atto di codardia morale indelebile nella nostra coscienza.