D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 29 gennaio 2013

Monte dei Paschi, a capo della finanza c’era la “banda del cinque per cento”


Da una testimonianza in Procura spunta il soprannome dell'ex responsabile delle operazioni finanziarie della banca, Baldassarri e del responsabile della filiale di Londra, Pontone. I magistrati di Siena: "La materia e' talmente incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni"

Monte dei Paschi
Se a Siena la situazione per la Procura è esplosiva, dai dossier arrivati da Milano spuntano i soprannomi: li chiamavano la “banda del cinque per cento“. Questo il nomignolo affibbiato al tandem composto dall’ex capo della finanza di Mps,  Gianluca Baldassarri e dal  responsabile della filiale di Londra della banca senese, Matteo Pontone, soprannominato così dalla percentuale percepita  su ogni operazione. A rivelarlo è stato Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano nell’inchiesta sulla finanziaria svizzera Lutifin. La società di brokeraggio con sede a Lugano che ha intermediato con un guadagno di 600mila euro  un’operazione del 2007 con Dresdner Bank su un  prodotto finanziario venduto da Mps e poi ricomprato.
IL TESTE. Rizzo nel verbale parla di un incontro avvenuto nel novembre 2007  tra lui e altri due funzionari della banca tedesca durante il quale la persona che si occupava della vendita dei prodotti finanziari strutturati “caldeggiava l’operazione di riacquisto di un pacchetto titoli strutturato da Mps Londra”. “Nell’occasione – si legge nel verbale – si venne a sapere che Dresdner per l’operazione avrebbe pagato una somma a titolo di intermediazione, a tale Lutifin di Lugano”.Lorenzo Cutolo, uno dei due funzionari della Dresdner, “rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare per una intermediazione per un affare che Dresdner poteva tranquillamente fare da sola”.
Il testimone afferma poi che nel marzo del 2008 aveva raccontato quanto accaduto con Mps all’organismo di controllo interno di Dresdner e “gli era stato comunicato che sarebbe stata aperta un’indagine”. Ma, secondo la ricostruzione di Rizzo, nonostante l’opposizione di Cutolo il pagamento di Lutifin era stato autorizzato dal suo superiore, Stefan Guetter. “Parlai della cosa con Cutolo il quale mi disse di farsi i fatti propri senza nulla dire all’organismo di controllo interno della banca. Cutolo mi disse che lui aveva provato a fare qualcosa ma che aveva rischiato il licenziamento”.
Qualche giorno dopo in una cena con Michele Cortese, l’uomo che si occupava della vendita di prodotti finanziari per Dresdner Bank-London Branch, quest’ultimo gli disse che “a suo avviso Pontone e Baldassarri avevano percepito una commissione indebita dell’operazione per il tramite di Lutifin”. E nella stessa occasione gli rivelò anche che i due si erano così guadagnati il soprannome “la banda del cinque per cento” perché prendevano tale percentuale su ogni operazione.
Come emerso nei giorni scorsi, Lutifin Services era stata utilizzata quale veicolo per effettuarepagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena. I pagamenti servivano a far sì che Mps acquistasse un “pacchetto di titoli all’interno dei quali ve ne erano alcuni (cosiddetti Cdo) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank”. Lo scopo dell’operazione era chiaro, secondo la Gdf, “far ristrutturare il pacchetto a Monte dei Paschi di Siena, la quale si è occupata, in definitiva, di sostituire i titoli in sofferenza con altri in salute, in modo tale da consentire a Dresdner Bank di neutralizzare le perdite che stava subendo, scaricandole di fatto in capo a Mps”.
IL PROCURATORE DI SIENA. “La materia è talmente incandescente che non posso rilasciare dichiarazioni”, ha intanto detto Tito Salerno, procuratore della Repubblica di Siena ai giornalisti che gli chiedevano informazioni sull’inchiesta in corso. “Non è per cortesia – ha aggiunto – ma non posso parlare di questa inchiesta. Si tratta di un’indagine complessa, incandescente e ancora lunga che riguarda una società quotata in Borsa. Attualmente lo stato delle indagini non ci permette di dire nulla”.  Oggi i magistrati senesi hanno sentito il segretario del consiglio di amministrazione della banca e attuale capo dell’area segreteria generale della banca, Valentino Fanti. Ascoltato come persona informata sui fatti, Fanti era il capo della segreteria dell’ex presidente del Monte, Giuseppe MussariIl collegio sindacale della banca, invece, è stato ascoltato dalla Consob sulla vicenda dei prodotti strutturati della banca. Nei prossimi giorni toccherà ai revisori dei conti e al precedente consiglio sindacale. 

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