D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


sabato 28 settembre 2013

[SENTENZA] Vaccino esavalente e morte in culla: tribunale di Pesaro riconosce nesso causale

Le vaccinazioni infantili sono un esempio palese di come l’informazione riesca ad addormentare il nostro cervello e spirito critico. Quanti sono i genitori che si pongono la domanda se sia giusto o no avvelenare i propri pargoli (a tre mesi)  con i Vaccini? Che si chiedono perché alcune vaccinazioni infantili esistono solo in Italia e non in altri paesi Europei? Che si domandano quali interessi ci sono dietro? Se non ci facciamo queste domande quando è in gioco la salute dei nostri figli quando dobbiamo porci il problema?
Il dubbio è un sinonimo di intelligenza… non accettiamo ciecamente le certezze preconfezionate che ci propinano coloro che controllano i Media (e la formazione e ricerca medico-scientifica)!

Il tribunale di Pesaro, sezione lavoro, nella persona del dott. Pio Baldi, Giudice del Lavoro, nell’udienza del 1.7.2013 scorso ha pronunziato una sentenza di grande rilevanza per la giurisprudenza di questo paese (vedi allegato a questo articolo): viene indennizzata ai sensi della L. 210/92, art. 2, la morte in culla (SIDS) di una bambina in seguito al nesso causale con la somministrazione del vaccino (ESAVALENTE). I genitori erano rappresentati e difesi dall’Avv. Luca Ventaloro.
Il tribunale di Pesaro ha riconosciuto colpevole il Ministero della Salute e stabilito un risarcimento di 200.000 euro, più un vitalizio di circa 700 euro al mese e un ulteriore indennizzo ancora da quantificare, da destinare alla famiglia della bambina.
La bambina, nata nel settembre 2002, è stata sottoposta a vaccinazione il 17.01.2003 ed è deceduta il successivo 07.02.2003. Si tratta di una sentenza in seguito al ricorso proposto dai genitori (28.01.2011) della bambina contro il Ministero che aveva negato l’indennizzo nel classico percorso ad ostacoli che molti genitori intraprendono nel tentativo di veder riconosciuto il loro sacrosanto diritto.
Come sempre il Ministero aveva giocato la carta del difetto di legittimazione passiva (mancanza della titolarità del rapporto giuridico dedotto in giudizio) e di infondatezza della domanda della famiglia.
Il giudice ha liquidato subito la prima istanza del Ministero: l’art. 123 del D.L. 31.03.1998 stabilisce che “sono conservate dallo Stato le funzioni in materia di ricorsi per la corresponsione degli indennizzi a favore di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie …”. Questo impianto normativo è stato successivamente confermato dal DPCM 26.05.2000 all’art. 2. Si sono susseguite poi altre Sentenze della Corte di Cassazione dalla quale abbiamo l’ultimo pronunciamento (N. 12538 del 9.6.2011) che ha confermato sussistenza della Legittimazione passiva a carico del Ministero.
Nel merito della domanda di indennizzo (fondatezza) il giudice ha nominato all’uopo un CTU. Nel caso concreto, il CTU dott. Fucili ha ritenuto che questo decesso (avvenuto pochi giorni dopo la vaccinazione) possa essere casualmente riconducibile alla stessa in termini possibilistici, per cui la sentenza è perfettamente in linea con lo spirito della L. 210/92.
Le valutazioni del CTU sono state definite “frutto di esaurienti ed accurate indagini, immuni da vizi logici o da errori di metodo“.
Il CTP (consulente di parte della famiglia) ha ritenuto che, in termini medici, sia altamente probabile che la morte della minore sia da attribuire alla somministrazione del vaccino del 17.01.2003. il Giudice ha fatto proprio questo assunto per i seguenti fondanti motivi:
- non è stato oggetto di contestazione da parte del Ministero che l
- la bambina nei primi tre mesi di vita era cresciuta in modo costante e quindi il suo dato di benessere precedente alla somministrazione del vaccino è un dato certo inconfutabile,
- soltanto dopo la vaccinazione si sono manifestati i problemi di salute che, debitamente documentati, nel giro di venti giorni hanno portato al decesso.
La notizia è stata ripresa da diverse testate giornalistiche, tra cui “Il Resto del Carlino”, nelle pagine di Pesaro e “Viverepesaro”. Come da prassi oramai consolidata si sono levate immediatamente le proteste dei benpensanti difensori ad oltranza delle vaccinazioni: una delle “perle di saggezza” che ci hanno somministrato in questi giorni è quella dell’esimio Prof. Roberto Burioni, virologo e immunologo Università Vita Salute San Raffaele, Milano, il quale, sempre dalle pagine dello stesso quotidiano ci illumina sull’argomento con un articolo dal titolo “Vaccinarsi non uccide”.
Il professore ci rassicura in quanto alla pericolosità del vaccino esavalente, che lui stesso definisce “… assolutamente sicura ed è oramai provato oltre ogni ragionevole dubbio che ad essa non sono associati effetti collaterali di una qualunque importanza …”. Una sicurezza imbarazzante!!!
Chi volesse leggere dell’esimio Prof. può consultare la pagina http://www.unisr.it/persona.asp?id=359, dove potrà trovare, fra la lista di innumerevoli attestati curriculari di cui egli si può fregiare, l’indicazione:
… È responsabile di un laboratorio di ricerca immunologica volto allo studio della risposta immune contro patogeni umani e alla progettazione di vaccini artificiali, finanziato ininterrottamente dal 1999 fino ad oggi dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Fondo per la Ricerca di Base del Ministero della Ricerca Scientifica. È autore di numerosi lavori scientifici su riviste internazionali ed è stato relatore a numerosi congressi internazionali. È titolare di diversi brevetti internazionali relativi a procedure di immunologia molecolare, anticorpi monoclonali umani e a farmaci immunologici …
Possiamo dire quindi che, se non altro, l’opinione dell’emerito … non dovrebbe essere, in teoria, del tutto disinteressata. Ma il nostro “emerito” non si limita a snocciolare la solita litania: temerario com’è si lancia in un impavido giudizio di merito anche sul giudice del lavoro che viene definito (indirettamente) un IGNORANTE. Per noi invece riserva un appellativo più “scolastico” dandoci dei “somari” … “… Nonostante la moltitudine di somari che su internet sostiene senza alcuna prova scientifica il contrario, le vaccinazioni sono sicurissime …”.
Dal momento che, probabilmente, l’esimio Burioni non ha nemmeno lui delle forti argomentazioni a sostegno delle sue “opinioni” non trova di meglio che affidarsi ad uno “studio estremamente rigoroso ed ampio pubblicato dal Robert Koch Institute a pagina 2349 della prestigiosissima rivista scientifica Vaccine nel marzo del 2012”, studio dal quale ovviamente si deduce che “il rischio di morte improvvisa non è né aumentato né ridotto dopo la vaccinazione”.
Ora, per curiosità, siamo andati a cercarci questo studio “rigoroso” e abbiamo scoperto delle cose abbastanza interessanti!
Innanzitutto si apprende dal Sommario che lo studio è stato condotto nel periodo che va dal luglio 2005 al luglio 2008. Sono stati studiati 254 casi di SIDS per stabilire una eventuale correlazione fra loro e la vaccinazione esavalente. Già questa premessa denota una indagine con un pregiudizio di fondo: non si indagano le morti di SIDS per capirne la causa, bensì per escluderne una in particolare.
L’analisi di studio principale, più ulteriori analisi, non hanno mostrato (ovviamente …) un aumento del rischio di morte improvvisa entro una settimana dopo la vaccinazione esavalente. C’è da chiedersi chi abbia stabilito questo criterio temporale “restrittivo” (il caso in questione è avvenuto dopo venti giorni dalla somministrazione del vaccino e non sarebbe mai rientrato in questa statistica …).
Ma la cosa più ridicola sono le conclusioni a cui arriva uno studio così “prestigioso”: “Quasi tutti i bambini che sono morti in stretta relazione temporale con la vaccinazione avevano riportavano i fattori di rischio per la sindrome da morte improvvisa del lattante (SIDS): dormire in posizione prona, fumo materno o rischio di ipertermia (bambini troppo vestiti)”.
Dulcis in fundo la presentazione del lavoro ci dona involontariamente un rigurgito di “trasparenza”, quando nel pavoneggiarsi per il prestigio ci informa che “Per questo studio, l’RKI ha avuto il sostegno delle autorità sanitarie locali, istituti di medicina legale e pediatri della Germania. Lo studio è stato sostenuto e sponsorizzato inoltre dal Paul-Ehrlich-Institute (PEI) e dal Ministero federale della sanità (Bundesministerium für Gesundheit). Inoltre è stata fornita la sponsorizzazione di prestigiose aziende farmaceutiche come GlaxoSmithKline Biologicals e Sanofi-Pasteur MSD”.COMPLIMENTI, siamo senza parole!!!
Nello stesso periodo in cui è stato condotto questo studio abbiamo cercato (a campione) altri contributi in rete e abbiamo scovato questo interessante lavoro:
Sudden infant death syndrome (SIDS)
Standardised investigations and classification: Recommendations
Di Thomas Bajanowski, Åshild Vege, et al., accepted 10 May 2006, published online 28 June 2006.

Abstract
: La Sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) rappresenta ancora una parte considerevole di morti infantili inaspettate in molti paesi. Mentre numerose teorie sono state avanzate per spiegare questi eventi, è sempre più chiaro che queste mortisono la conseguenza di una complessa interazione di fattori endogeni e idiosincratici ereditabili che interagiscono con fattori esogeni … sono emerse contraddizioni e mancanza di consistenza nella letteratura scientifica per diversità di approccio nelle autopsie, applicazioni variabili di criteri diagnostici e l’uso incoerente di definizioni. Viene delineato un approccio alla morte improvvisa del neonato con una discussione sul prelievo dei campioni dei tessuti, indagini accessorie e utilizzo di controlli nei progetti di ricerca. La standardizzazione delle indagini mortalità infantile, con l’applicazione delle definizioni e protocolli uniformi garantirà una indagine ottimale dei casi individuali e permetterà dei confronti internazionali.

Quindi nello stesso periodo in cui veniva effettuato lo studio dell’RKI altri studiosi (non il COMILVA …) si ponevano ancora tutta una serie di interrogativi sulle metodologie di indagine per spiegare questo fenomeno e arrivavano, comunque, ad una conclusione ragionevole, ossia che l’evento fosse una “conseguenza di una complessa interazione di fattori endogeni che interagiscono con fattori esogeni” … e le vaccinazioni sono certamente uno di questi!
Caro Prof. Burioni, noi forse potremo essere anche dei “somari” ma certamente non siamo così sciocchi e disponibili a berci il suo brodino tiepido di corbellerie confezionate tanto per rilasciare un’intervista “riparatrice”. Per quanto riguarda il Giudice e l’offesa che lei le ha maldestramente indirizzato se la vedrà direttamente con chi di dovere. Da parte nostra sappiamo come difenderci, non si preoccupi.

Come sempre, persone come lei, quando non sanno come controbattere con “argomentazioni scientifiche” passano direttamente all’offesa generalizzata: grande segno di maturità e spessore morale, non c’è che dire!!!
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/vaccino-morte-culla.php

Trovata base Nato in provincia di Caserta, nome in codice Proto. Ora è una bomba ecologica

http://www.infiltrato.it/ambiente/trovata-base-nato-in-provincia-di-caserta-nome-in-codice-proto-ora-e-una-bomba-ecologica





bunker nato bomber ecologico

Un’altra Norimberga per chi ha gestito la crisi di Fukushima in nome del dio quattrino

 

Non si tratta più una centrale nucleare con tre reattori in meltdown trattata come solo Willy il Coyote o Paperoga riuscirebbero a fare. Invoco un’altra Norimberga per i responsabili della gestione della crisi di Fukushima: questa tragedia radioattiva (non riguarda solo il Giappone ma l’oceano Pacifico e in ultima analisi il mondo) è stata affrontata badando al soldo, al dio quattrino, e non alla necessità di proteggere la salute delle persone e l’ambiente.
La goccia che secondo me ha fatto traboccare il vaso? La famosa perdita di 300 tonnellate di acqua radioattiva da uno dei serbatoi di stoccaggio – incidente di grado 3 della scala Ines – è stata causata da cinque bulloni avvitati male. Il serbatoio in questione è di quelli low cost: la Teocp, la società proprietaria della centrale, ne appaltò la costruzione tenendo conto della rapidità di esecuzione (comprensibilissimo) e del prezzo più basso. Cosa che difficilmente va a braccetto con un lavoro fatto a regola d’arte: chi ha controllato i bulloni cui era affidata la tenuta stagna dei serbatoi?
La goccia: ma il vaso si è riempito a causa della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite di acqua radioattiva. Già nei primissimi mesi dopo il meltdown era infatti nota lanecessità di proteggere dalla radioattività l’acqua della falda, e quindi anche l’oceano. Ma, di fronte ai costi da sostenere, Tepco e Governo giapponese pensarono alla reazione dei mercati e allequotazioni in borsa della stessa Tepco. Da quasi due anni 300 (si calcola) tonnellate di acqua di falda contaminate dalla radioattività di Fukushima entrano ogni giorno nell’oceano Pacifico: e non si sa se, quando, come potrà esservi posto rimedio.
A quanto riferisce la testata giapponese Asahi Shimbun, è stata proprio la Tepco a rendere noto che cinque bulloni allentati sono la probabile causa della perdita di 300 tonnellate di acqua radioattiva da uno dei mille e più serbatoi, alti anche come case di tre piani, eretti tutt’attorno a Fukushima per stoccarvi l’acqua radioattiva di falda estratta dai sotterranei della centrale. L’acqua viene sottoposta a decontaminazione, seppur parziale: la perdita classificata come grado 3 Ines (la scala interazionale che misura la gravità degli incidenti nucleari e che arriva ad un massimo di 7) riguardava acqua già trattata.
La Tepco sta ora smontando e ispezionando il serbatoio da cui si è originata la perdita. Si è così accorta dei cinque bulloni allentati su pannelli collocati nella parte inferiore del serbatoio stesso. I bulloni hanno il compito di fissare la guarnizione impermeabile posta sulle giunture fra un pannello e l’altro.
La società ha anche reso noto che in altri otto punti sono stati individuati bulloni e impermeabilizzazioni sporgenti. Adesso studieranno il problema per capire come mai eccetera eccetera: non una parola però, non una!, su collaudi e verifiche delle giunture e delle impermeabilizzazioni effettuate prima di riempire il serbatoio.
Il risultato è che l’acqua radioattiva “può essere penetrata” (parole della Tepco) attraverso le crepe del cemento con cui è stato coperto il suolo; le analisi verranno effettuate una volta completamente smontato il serbatoio. Chi ha collaudato il battuto per accertarsi che fosse ben robusto prima di collocarci sopra i serbatoi e riempirli?
A mio parere sarebbe necessario un approfondimento – non solo giornalistico – su fatti come questo. E’ gravissimo gestire un incidente nucleare con serbatoi low cost, bulloni svitati, cemento dalla crepa facile e progetti per difendere l’acqua di falda archiviati perchè troppo costosi. Terra e mare sono avvelenati, attorno a Fukushima. Una nuova Norimberga secondo me è necessaria fare almeno giustizia: ma i danni, quelli, ormai sono compiuti. E non si possono cancellare.

Fonte: blogeko.iljournal.it
http://www.signoraggio.it

giovedì 26 settembre 2013

Francesco Mastrogiovanni, il maestro elementare

"Secondo me la psichiatria è stata costruita apposta per eliminare le persone scomode."
Giorgio Antonucci, psichiatra
primario del reparto autogestito di Modena

"Se ci si riflette, il mandato della psichiatria non è lo stesso delle altre branche della medicina; la psichiatria si distingue infatti per la sua rivendicazione di un mandato che la autorizzi a privare della libertà persone che non hanno commesso crimini."
Tristano Ajmone

Mastrogiovanni, condannati i sei medici: "l'hanno fatto morire come una bestia"!

Condannati i sei medici del reparto di psichiatria dell'ospedale di Vallo della Lucania coinvolti nella morte di Francesco Mastrogiovanni, il maestro elementare deceduto nell'agosto 2009 nel nosocomio. Secondo il tribunale di Vallo i medici sarebbero a vario titolo responsabili di omicidio colposo, sequestro di persona e falso ideologico: da qui le condanne a pene variabili tra i due e i quattro anni, con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Assolti invece i dodici infermieri del reparto.
Francesco Mastrogiovanni morì il 4 agosto del 2009 dopo quattro giorni di ricovero in seguito a un trattamento sanitario obbligatorio TSO. Dalle indagini emerse che l'uomo era stato legato mani e piedi a un lettino d'ospedale ed era rimasto in stato di contenzione per giorni. (Il Mattino)


"Quando un uomo perde un diritto anche tutti gli altri uomini hanno meno diritti. Se un uomo subisce un ingiustizia oggi e TUTTI SI VOLTANO DALL'ALTRA PARTE e nessuno lotta con lui, tutti gli uomini subiranno quella stessa ingiustizia, che sarà prassi per i vostri figli. RICORDATELO!"
Alessandro Cossetta
 


















Domenico D'Ambrosio

Ma l'Arpa i rilevamenti delle polveri sottili, dove li fa ???

SANREMO, 26 SETTEMBRE 2013, ORE 00:03: SUPERATO OGNI RECORD NEL LIVELLO DELLE POLVERI SOTTILI DERIVANTI DALLE OPERAZIONI DI GEOINGEGNERIA CLANDESTINA. LE NANOPOLVERI SONO ALL'ORIGINE DI NUMEROSE PATOLOGIE (ASMA, BRONCHITI ETC.). L'A.R.P.A., PERO', IGNORA LA GRAVITA' DEL PROBLEMA, EVIDENZIATO DALLE RILEVAZIONI I CUI RISULTATI SONO INEQUIVOCABILI.




Rosario Marcianò

I Media Troppo Veloci per il Cervello Morale

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Le emozioni legate al senso morale sono elaborate lentamente dal 
cervello: lo dimostra una ricerca condotta da Antonio Damasio sulle 
emozioni complesse come l'ammirazione e la compassione.

Le emozioni legate al senso morale sono elaborate lentamente dal 
cervello: è questo il risultato di una ricerca condotta da Antonio
Damasio e collaboratori presso il Brain and Creativity Institute della
 University of Southern California. Lo studio - che è uno dei primi che passa
dall'esame di emozioni primarie come il dolore e la paura a quello
di emozioni complesse come l'ammirazione e la compassione - ha significative
dal male in gran parte proprio grazie al sentimento di ammirazione.
 E' una reazione fisiologica profonda molto importante nella 
definizione della nostra umanità." 
E, secondo i risultati dello studio, è profondamente radicata nel
 cervello e nella sensibilità del corpo, coinvolgendo sistemi neuronali
primari che regolano il chimismo ematico, il sistema digerente e altre strutture.
"Per alcuni tipi di pensiero, e particolarmente per il processo 
decisionale morale su situazioni psico-sociali che riguardano altri,
 abbiamo bisogno di un certo tempo e di riflessione", osserva
Mary Helen Immordino-Yang, prima firmataria dell'articolo pubblicato
sull'ultimo numero dei sui Proceedings of the National Academy of Sciences 
(PNAS) in cui si illustrano i risultati. L'essere umano è in grado di 
classificare l'informazione molto rapidamente e può rispondere a segnali fisici 
di dolore negli altri nell'arco di frazioni di secondo. Tuttavia, ha scoperto
 il gruppo di lavoro diretto da Antonio Damasio, l'elaborazione di emozioni sociali
 complesse come l'ammirazione o la compassione richiede un tempo superiore.

Nel corso di sedute sperimentali i ricercatori hanno monitorato con tecniche
 di brain imaging l'attività cerebrale di un gruppo di volontari mentre
 ascoltavano il resoconto di storie di vita vera tali da suscitare ammirazione per
 un comportamento virtuoso o per un'abilità, e rispettivamente di compassione
 per uno stato di sofferenza psico-sociale oppure di dolore fisico. Le 
immagini cerebrali ottenute dai ricercatori hanno mostrato che
 per una risposta cerebrale completa a storie che illustravano 
situazioni di sofferenza sociale o di azioni encomiabili erano necessari
 dai sei agli otto secondi ma, per contro, una volta divenuta 
cosciente la risposta permaneva più a lungo rispetto a quella 
suscitata dal confronto con un dolore fisico. Lo studio solleva la 
Riferendosi ai media, Immordino-Yang puntualizza che "il problema non è
quello dei mezzi di cui si dispone, ma dell'uso che se ne fa. In una cultura 
preoccupa è ciò che avviene con la brusca giustapposizione che si trova, per
 esempio, nelle notizie", aggiunge Damasio. "Quando si ha a che fare con le
 emozioni, dato che questi sistemi sono intrinsecamente lenti, quello che
possiamo dire è: non così veloci."


FONTE: LE SCIENZE

LA STORIA SEGRETA DELL’AIDS

Nota di IxR: Questo articolo è frutto di attenta ricerca storica, non è intenzione della redazione offendere in qualsivoglia maniera le persone toccate da questa tremenda malattia. L’obiettivo dell’articolo è semplicemente l’invito alla riflessione e dare un input a una ricerca più approfondita da parte del lettore stesso. 
Dopo che per anni siamo stati terrorizzati dallo spettro terrificante dell’AIDS, oggi non se ne parla quasi. Forse per questo è venuto il momento di riscrivere la storia di questa misteriosa sindrome, che colpisce selettivamente omosessuali e drogati. C’è chi sostiene che questa terribile malattia è stata creata in laboratorio come arma di sterminio controllato (1). In vero, assistiamo al propagarsi di nuovi razzismi, culminanti in “programmi di controllo” che celano genocidi e stermini accuratamente programmati in ambienti militari e asettici laboratori, dove si studiano nuovi tipi di morte. In certi ambienti scientifici, si svolgono esperimenti, capaci di suscitare veri e propri flagelli. La nostra, in fondo, è un’Era di pericolosi angeli sterminatori o, se preferite, anticristi. Un documento del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, gli Atti del 91° Congresso – Sottocomitato del Dipartimento della Difesa, 1 Luglio 1969, dice testualmente: “Gli studi sulla biologia molecolare progrediscono con straordinaria velocità. (…). Entro cinque o dieci anni sarebbe possibile produrre un nuovo agente biologico che non esiste in natura, e contro cui non è stata acquisita nessuna immunizzazione naturale”. Nel periodo di tempo previsto, “cinque o dieci anni”, scoppia l’epidemia denominata AIDS.
La storia dell’AIDS, dunque, sarebbe molto diversa da come fino ad ora è stata raccontata. La verità sarebbe ben altra e nel mio libro (2) documento cosa si nasconderebbe dietro la cosiddetta “peste del XX secolo”.
Nel 1981, presso il “Centers for Disease Control” di Atlanta, in Georgia, si cominciò a parlare di una nuova malattia molto contagiosa denominata: “Sindrome di immunodeficienza acquisita” provocata, a quanto dicevano e dicono, da un virus. Robert C. Gallo e Luc Montagnier, gli scopritori spiegarono che l’AIDS è: “…una malattia devastante causata da una classe di agenti infettivi – i retrovirus – che erano stati individuati per la prima volta in esseri umani solo qualche anno prima. …fu isolato un nuovo virus – il virus dell’immunodeficienza acquisita dell’uomo (HIV, da human immunodeficiency virus) – e si dimostrò che esso era la causa della malattia…” (3). E solo nel 1984, l’allora Ministro della Sanità statunitense Margaret Heckler ed il virologo Robert Gallo, dell’Istituto Superiore di Sanità, annunciarono al mondo, nel corso di una conferenza stampa, che era stata individuata una nuova malattia virale, trasmessa attraverso il sangue o i rapporti sessuali. Si disse e ancora si dice che esso opera sulla cellula a livello genetico in maniera tale che il DNA delle cellule infettate riceve “comandi” direttamente dall’RNA virale, differentemente di come solitamente avviene nelle cellule, dove i “comandi” sono trasmessi dal DNA, mentre l’RNA si comporta soltanto da messaggero. Questo modus operandi gli deriva da un particolare enzima, la trascrittasi inversa, che costruisce una coppia di DNA a partire dall’RNA virale, che poi va ad integrarsi nel patrimonio genetico (DNA) della cellula ospite. Il “virus dell’immunodeficienza acquisita” infetterebbe i linfociti T (helper), adibiti alla produzione di anticorpi da parte del sistema immunitario. Diversi scienziati sono convinti che non sia, com’è sancito dall’ortodossia medica, il virus HIV a causare l’AIDS e, tra questi, il famoso scienziato Peter Duesberg (http://www.duesberg.com/), esperto, a livello mondiale, di retrovirus e professore di biologia molecolare alla University of California di Berkeley, scopritore, nel 1970, del primo gene collegato al cancro, che, tra l’altro, afferma: “Il virus di Gallo non è la causa dell’AIDS perché non rispetta i postulati di Koch e Henle di malattia contagiosa e perché non rispetta sei regole cardinali della virologia” (4). In sostanza Koch ha affermato che si può parlare di malattia contagiosa solo quando l’agente infettante, oltre a causare la stessa affezione in tutti quegli individui coi quali viene a contatto, è anche sempre presente in ogni stadio della malattia. Con l’AIDS tutto ciò non avviene, infatti, “ci sono molti casi di persone con tutti i sintomi dell’AIDS ma che non presentano alcuna infezione da Hiv, così come ci sono soggetti che sono stati infettati dall’Hiv da oltre 10 anni e che non mostrano alcun segno di malattia” (5). E’da sottolineare, invece, che il modello dell’HIV (nome attuale del virus di Robert Gallo deciso da un apposito comitato scientifico al posto dei nomi LAV e HTLV-III) sta miseramente fallendo ad ogni test scientifico. La ricerca basata su di esso non è stata in grado di fornire non soltanto una cura efficace o un vaccino, ma neanche una spiegazione teorica per il meccanismo che causa lo stato patologico. Che l’HIV non sia la causa dell’AIDS sono ormai diversi scienziati a crederlo, tra i quali, oltre al prof. Duesberg, i premi Nobel Walter Gilbert e Kary B. Mullis, ecc.. Quest’ultimo è stato insignito del prestigioso riconoscimento per la Chimica nel 1993, per aver scoperto la Polimerase Chain Reaction(PCR), metodo per amplificare il DNA applicato pure nello studio dell’HIV. Neppure Eleni Papadopulos-Eleopulos ci crede. Gli scienziati, sulla causa dell’Immunodeficenza acquisita (AIDS), propendono per spiegazioni diverse, che possono essere suddivise in due correnti: la prima attesta che l’HIV è necessario ma insufficiente, perché asserisce che devono essere presenti altri cofattori per far esplodere la malattia. La seconda corrente, invece, attesta che questo virus sarebbe niente più che il segno di una immunodeficienza già preesistente, provocata da agenti non per forza di cose infettivi, che potrebbero essere anche chimici, comportamentali e/o ambientali. Il prof. Duesberg ha precisato inoltre: “promuovo le mie idee per integrità scientifica, perché quando scopri che una strada non funziona è giusto cercarne altre”, aggiungendo che “chi sostiene che l’Aids è provocato dal virus Hiv spinge migliaia di persone a prendere una medicina dannosa come l’Azt e convince i sieropositivi che la loro vita è di fatto finita, terrorizza il mondo intero riguardo ai rapporti sessuali, e specula sull’esistenza di persone malate”.
Ci stanno ancora altre teorie, molto inquietanti, sull’Aids e chi le diffonde viene tacciato di cospirazionismo, di paranoia e ridicolizzato. Alcune di queste gravi accuse meritano, per lo meno, di essere conosciute dall’opinione pubblica, visto che non trovano spazi sui mass media che diffondono soltanto le teorie “ufficiali”. Ecco di seguito un breve sunto di queste gravissime accuse. Taluni studiosi hanno sostenuto che questa terribile malattia è stata creata in laboratorio come arma di sterminio controllato.  Sorprende, inoltre, sapere che il virus responsabile dell’immunodeficienza acquisita è stato scoperto da Gallo, addirittura, un anno prima che si manifestasse la malattia! “Nessun altro ricercatore, mai, nella storia della medicina, è riuscito a scoprire l’agente patogeno di una epidemia l’anno prima che l’epidemia scoppiasse. Solo Robert C. Gallo c’è riuscito”(6), hanno denunciato i giornalisti Francesco Romano e Elizabeth Vogel. Come si spiega questo anacronismo? La storia “ufficiale” dell’AIDS racconta che il dott. Robert Gallo ipotizzò un virus come causa dell’Immunodeficienza acquisita, a febbraio 1983, tuttavia, Jerome Groopman, sulla rivista “Nature”, già cinque mesi prima, a settembre dell’82, aveva scritto: “Robert Gallo del National Cancer Institute sta studiando i pazienti di AIDS in funzione del virus HTLV perché il virus HTLV ha una simpatia per i T-linfociti, e perché è endemico dei Caraibi” (“Nature”, 9 settembre 1982). La storia della “sindrome di immunodeficienza acquisita” è del resto un vero e proprio maledetto puzzle con risvolti e sorprese, così inquietanti, da sembrare incredibili e guai a chi denuncia il misfatto. Ci ha provato il professor Duesberg pubblicando assieme a Bryan Ellison il libro: “Why We Will Never Win the on AIDS”, ebbene, una Corte Federale Di New York, il 29 dicembre del 1995, ha ordinato che tutte le copie del libro venissero ritirate e distrutte. Una precedente ordinanza dello stesso giudice vietava la distribuzione del libro ovunque in America, anche gratuitamente (7). Come interpretare questa congiura del silenzio? E se davvero Duesberg avesse ragione a sostenere che l’Hiv non è la causa dell’AIDS? Allora sarebbe davvero tremendo per l’ortodossia sull’AIDS, perché: “dal 1987 sta prescrivendo a più di 200.000 sieropositivi, non importa se colpiti o meno dall’AIDS, una micidiale accozzaglia di farmaci venefici, come la pentamidina e i chemioterapici (tipo l’AZT, il ddl e il ddc); …sta infliggendo mortifere prognosi di AIDS a centinaia di migliaia di persone risultate sieropositive al test dell’HIV” (8). Ma se non è l’HIV, cos’è? Il “Sunday Express” (26 ottobre 1986), scrisse che, secondo tre studiosi, “l’AIDS, la patologia mortale apparsa nel 1979 negli USA e che miete vittime in tutti i continenti, è stata ‘inventata’ in laboratorio”. Nel frattempo si levano, da più parti, accuse gravissime mentre le bugie dette sull’AIDS “…ancora oggi si ripetono per coprire lo sterminio dei negri, dei drogati e degli omosessuali…” (9). E’, infatti, ormai evidente che ben lontana “dal minacciare la popolazione eterosessuale in generale, l’AIDS resta confinato, principalmente, ai tossicodipendenti ed agli omosessuali maschi di particolari zone urbane” (10). Cosa si cela dietro l’AIDS? C’è chi ha parlato di sterminio, di congiura contro una parte dell’umanità. La popolazione nera degli Stati Uniti crede che “l’unico dato in comune tra le vittime dell’AIDS… non è né il sesso né la droga, ma sono le manipolazioni dell’uomo bianco. Secondo queste storie ai drogati viene fornita eroina opportunamente tagliata con sostanze che danneggiano il sistema immunitario, mentre gli omosessuali e gli africani vengono infettati mediante vaccinazioni di massa, col pretesto di proteggerli da altre malattie. Oppure accusano il governo di praticare la guerra batteriologica contro i propri cittadini omosessuali mettendo in giro un virus (!) che contagia a preferenza gli omosessuali” (11). Leggiamo ancora, nel dossier inchiesta di Romano e Vogel, che “la rivista gay New York Native, nell’83 pubblicò la lettera di un dipendente del laboratorio di guerra biologica di Fort Detrick il quale assicurava di aver partecipato all’operazione, che era iniziata nel ‘78. La lettera era anonima ma è stata pubblicata anche in Unione Sovietica dalla Literaturnaya Gazeta (il 30.10.85 secondo Covert Action)… Secondo un articolo apparso con rilievo nel Times di Londra l’epidemia di AIDS in Africa ed in Sud America segue la vaccinazione in massa contro il vaiolo, effettuata nei primi anni ‘80. Per estirpare il vaiolo dalla faccia della terra l’OMS avrebbe vaccinato almeno 70 milioni di negri dell’Africa Centrale” (12). La gravissima accusa fu pubblicata prima da un giornale di New Delhi “The Patriot” (ottobre 1985), e poi  ripresa e stigmatizzata dalla sovietica “Literaturnaya Gazeta” il 30 ottobre dello stesso anno. In Brasile, la notizia che il virus dell’AIDS era un prodotto dell’ingegneria genetica, messo appunto come terribile arma biologica, fu pubblicata dal giornale “L’Estado de Sao Paulo”. In Inghilterra, il 26 ottobre 1986, il quotidiano londinese “Sunday Express” ripubblicò la terribile accusa. La “Pravda”, nell’ex Unione Sovietica, il 31 ottobre 1986, corredò una vignetta, che raffigurava un militare che dava un pacchetto di dollari ad un medico che aveva una provetta con dentro il mortale virus con una didascalia che ribadiva l’accusa della creazione del virus nei laboratori del Pentagono. La rivista francese “Eléments” (n. 63, 1988)  rilanciò l’accusa con un articolo titolato “AIDS, il Pentagono sotto accusa”. Tutto ciò sembra essere però passato sotto silenzio.
E se l’AIDS fosse, davvero, una vera e propria strage programmata di omosessuali, drogati, gente di colore e poveri del mondo? Proviamo a prendere sul serio queste gravissime accuse. Non c’è dubbio che un certo razzismo considera i gay e i drogati delle minoranze moleste, di cui se ne potrebbe benissimo fare a meno. Quanto alle sterminate masse di poveri del Terzo Mondo, che non producono e coi loro bisogni pongono problemi alle nazioni più ricche, un loro sterminio si concilierebbe molto bene con il modello di una società basata sul mercato, la produzione e il consumo. Secondo una filosofia alquanto cinica, occorre qualcosa che sostituisca le guerre e le grandi epidemie che in passato avevano la funzione di calmierare e selezionare la popolazione del pianeta. E’atroce pensare che scienziati e studiosi possano mettersi al servizio di un tale disegno, ma d’altra parte non si può negare che in certi santuari della scienza medica si agisca contravvenendo al giuramento di Ippocrate e, invece, si sacrifichino vittime umane per teoremi di morte. Lo ha denunciato il dott. Robert Newman, presidente di un grande ospedale di New York, il “Beth Israel Medical Center”. Parlando dei tossicodipendenti ha dichiarato: “Nessuno lo ha ancora detto apertamente, ma sono sicuro che molti sono d’accordo che dovremmo lasciarli morire tutti” (13). Questa logica di morte è confermata anche dalle parole di Julian Huxley, fondatore della Società Eugenetica Britannica, il quale ha asserito che: “L’intelligenza di un nero è differente da quella di un bianco, come lo è il corpo (…). Del resto è sufficiente vedere il comportamento religioso dei negri per comprendere le differenze: urlano, danzano, si abbandonano alle emozioni più violente (…). Negri e bianchi presentano differenze organiche inarmonizzabili”. E’ in base a queste convinzioni che l’uomo arriva a sterminare i propri simili. Ma poi, dovremmo forse stupirci che si possano organizzare simili crudeli stermini al termine di un secolo segnato dal nazismo e dallo stalinismo? Questo abominio, d’altronde, è stato denunciato, soprattutto nei primi anni ’80, da alcuni studiosi e ricercatori che la pensano proprio cosi e, a supporto delle loro gravissime accuse, indicano alcuni documenti del governo degli Stati Uniti. Tra questi, il Memorandum 200 per la Sicurezza nazionale è uno dei primi e forse il più importante. Fu “redatto nell’aprile del 1974 dall’allora Consigliere americano per la Sicurezza nazionale, Henry Kissinger. Il documento, a lungo tenuto segreto, fu reso di dominio pubblico nel 1990 grazie alla legge per la libertà d’informazione, e collocato negli Archivi nazionali americani. Si tratta di un documento agghiacciante, che denota il cinismo di un governo quando afferma: “Lo spopolamento, dovrebbe essere la principale priorità della politica estera americana verso i Paesi del Terzo mondo” (14). Un altro documento terribile è il “Global 2000 Report to the President” presentato dal Dipartimento di Stato americano. Il giornalista Rogelio Maduro nel suo libro “The Ozone Scare” scrive: “Questo dossier fu elaborato dal Consiglio della Casa Bianca per l’Ambiente e dal Dipartimento di Stato a partire dai primi giorni della presidenza Carter. Decine di alti funzionari e centinaia di consulenti hanno lavorato a questo rapporto che proponeva di fare del ‘controllo demografico’ la pietra angolare delle politiche di tutti i futuri presidenti americani. Nel rapporto e nei documenti che lo accompagnano, si trovano tutta una serie di profezie terrorizzanti: crisi delle risorse idriche, penuria di energia, carenza di materie prime strategiche. La causa di tutto ciò? La crescita demografica. (…). E’ dunque necessario, concludeva il documento, che il governo faccia convergere politica estera ed interna con l’obiettivo di eliminare questi uomini di troppo. (…). Dal momento in cui questo documento è stato reso di pubblico dominio, sezioni intere del governo americano non lavorano che per mettere in pratica le sue raccomandazioni: il genocidio” (15). Questo programma non è condiviso solo dagli americani. Il celebre documentarista Jacques Cousteau, che fu un accanito propugnatore del programma xenofobo in Francia, scrisse: “Noi vogliamo eliminare le sofferenze, le malattie? L’idea è bella ma non può rivelarsi positiva nel lungo termine. C’è da temere di compromettere così l’avvenire della nostra specie. E’ terribile da dirsi. E’ necessario che la popolazione mondiale si stabilizzi e perciò è necessario eliminare 350 mila uomini al giorno” (16). E Filippo duca di Edimburgo, marito della Regina Elisabetta II presidente del WWF internazionale, affermò: “Nel caso che io rinasca, mi piacerebbe essere un virus letale così da contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione”. (Deutsche Press Agentur, DPA, 8 agosto 1988). Ecco un altro esempio del disprezzo verso le popolazioni del Terzo mondo. Il patologo dr. Cornelius Rhoades, che qualche anno dopo avrebbe diretto il reparto di patologia del Rockefeller Institute, nel 1932, diede inizio ad una vasta ricerca sul cancro. In definitiva effettuava orribili esperimenti, tra cui  far insorgere deliberatamente delle infezioni sui malati. Trenta portoricani, morirono a causa di questi orribili esperimenti. Rhoades come giustificazione sostenne che: “I portoricani sono la più sporca, la più fannullona, degenerata e ladra razza sulla faccia della terra… e che perciò tutti i medici potevano deliziarsi nell’abuso e nella tortura di questi sciagurati”. Alla luce di considerazioni così sinistre non è più fantascienza credere a quanto sostengono alcuni scienziati, e cioè che “l’AIDS fu in effetti il risultato di un programma di ricerca a lungo termine”. Qualcuno afferma addirittura di averne le prove, come il russo Jakob Segal, docente di biologia all’Università di Humboldt, nella ex Germania orientale. Il professor Segal è certo che l’AIDS è stato messo a punto nel laboratorio di Fort Detrick, nel Maryland, un centro di ricerca su armi chimiche e biologiche. Segal per dimostrare la gravissima accusa pubblicò tutti i dati, che aveva raccolto nel 1986, in un libro dal titolo: “AIDS: una malattia prodotta in America”. In esso lo studioso sostiene che: “il virus della immunodeficienza (Hiv), che molti scienziati ritengono evolva in AIDS, è quasi identico ad altri due virus: il Visna, una malattia mortale che colpisce le pecore, il BVL (Bovine Leukemia Virus), ma non l’uomo, e il virus della leucemia delle cellule T: Htlv-1 (Human T Cell Leukemia Virus). Il Laboratorio di alta sicurezza di Fort Detrick realizzò l’unione dei virus Visna e Htlv-1. Il risultato fu l’Hiv messo a punto tra la fine del 1977 e la primavera del 1978. Il ‘cocktail’ di Fort Detrick venne testato su carcerati che decidevano volontariamente di partecipare all’esperimento in cambio della libertà anticipata. Siccome i sintomi non si manifestano prima di 6 mesi, i test furono giudicati fallimentari e i carcerati vennero rilasciati”.  “Alcuni di loro erano omosessuali, – continua Segal – e una volta arrivati a New York, ignari delle loro condizioni, cominciarono a trasmettere il contagio a persone del giro dei gay newyorckesi. E qui, nel 1979, si manifestò il primo caso conclamato di AIDS, e la malattia cominciò a diffondersi rapidamente”.  Un altro ricercatore Robert Strecker, confermò le accuse fatte da Segal. Egli affermò: “Quando si studia la natura del virus dell’AIDS si scopre qualcosa di estremamente interessante. I geni del virus dell’AIDS non esistono nei primati o nell’uomo. Se si prende il materiale genetico di primati, scimpanzé, esseri umani e lo si riordina, non si può ottenere l’AIDS”.  Per Segal l’AIDS si sarebbe diffuso a causa di un incidente; per Strecker, invece, sarebbe stato iniettato volutamente ai membri della comunità omosessuale americana durante il programma per la vaccinazione contro l’epatite B. Nel frattempo si continua a morire di AIDS specialmente tra le categorie a rischio (omosessuali e drogati) e nel Terzo mondo. Tra i Paesi dove vi sono più persone colpite dall’AIDS vi è l’India “che conta già quattro milioni di abitanti sieropositivi e rischia di diventare il Paese più colpito dall’epidemia dell’AIDS. Lo ha denunciato a Manila il ministro della sanità indiano, signora Renu Ka Chowdury…”(Rai-Televideo del 26 ottobre 1997). Dopo quanto esposto il fatto che segue fa venire la pelle d’oca. Il 19 gennaio 1989 “‘Nature’ esce con una serie di articoli sconcertanti sull’India. “Saranno sterilizzate tutte le mucche improduttive” scrive ‘Nature’. Poi c’è la notizia che riguarda direttamente la nostra storia: “entro il ‘92, dice ‘Nature’, tutti i bambini indiani saranno vaccinati contro una serie di malattie”. (…). Tutti i bambini indiani dovranno essere immunizzati entro il 1992. “Chiaramente qualcosa non funziona nella redazione di ‘Nature’. In India ci sono più di 200.000.000 di bambini, e il 92 inteso come anno non è una scadenza realistica. (…). Alla fine del 1988 in India si contavano 9 casi di AIDS”(17). Traete da soli le conclusioni.  Sulla base di questi fatti esposti c’è da chiedersi con inquietudine che cosa ci riserva il futuro. Che sia davvero in atto una mortale congiura? Come si è visto non sono in pochi a crederlo. Alcune delle tesi riportate in questo studio ricevono, oggi, numerose conferme, anche molto autorevoli. Un altro fatto, alquanto enigmatico, fa notare “Nexus. New Time” (edizione italiana, anno IV, n. 29, 2000) è quanto scrisse, il 30 aprile scorso, il Washington Post che, tra l’altro: annunciava un’iniziativa della National Security Agency(NSA) volta a collocare lo studio dell’Aids e tutti gli istituti pubblici della sanità, che lo stanno conducendo, sotto il controllo della Central Intelligence Agency (CIA)… Il Presidente Clinton, consigliato dal National Intelligence Council(NIC) di dichiare formalmente l’epidemia globale di AidS una ‘minaccia alla sicurezza nazionale’ degli Stati Uniti, ha trasformato questa politica in legge. L’azione prefigura la probabile persecuzione, se non l’incarcerazione o l’assassinio, degli scienziati ‘dissidenti’ che si occupano dell’AIDS… (Fonte: dr. Leonard Horowitz, Idaho Observer, USA, luglio 2000)”.
Note bibliografiche:
1 G. Cosco, “Storia segreta dell’AIDS”, Ediz. Segno, Udine 1996.
2 Ibid.
3 R. C. Gallo e L. Montagnier, L’AIDS nel 1998, in “Le Scienze”, n. 44, dicembre 1988, pag. 19.
4  “Science”, 29 luglio 1988.
5   C. Thomas Jr., Kary B. Mullis e Philip E. Johnson, What cause AIDS?. L’articolo  pubblicato sulla rivista “Reason” (giugno  1994) è riportato in  “AIDS una questione  aperta”, a cura di Raul Vergini, GUIDE ALLA SALUTE di CARTAduemila,  Andromeda, Bologna 1995, pag. 10.
6   Francesco Romano e Elizabeth Vogel, Le carte dell’AIDS, Cesco Ciapanna Editore, Roma,  marzo 1989, pag. 118.
7 “Nexus New Time”, Edizione italiana, n. 6, luglio-agosto 1996, pag. 7.
8 Dalla lettera di Peter Duesberg pubblicata in  “La rivista dei libri”, novembre 1996, pag. 42.
9 Francesco Romano e Elizabeth Vogel, Le carte dell’AIDS, cit., pag. 134.
10  C. Thomas Jr., Kary B. Mullis e Philip E. Johnson, What cause AIDS?, cit., pag. 12.
11  Francesco Romano e Elizabeth Vogel, Le carte dell’AIDS, cit., pagg. 96-97.
12  Ibid., pag. 97.
13  “Science”, 12 febbraio 1988.
14  “XFACTOR”, pubblicazione edita dall’Istituto Geografico De Agostini, n. 14, 1997,  pagg. 16-17.
15  “L’Italia”, settimanale, 22 marzo 1995.
16  “Corriere dell’Unesco”, novembre 1991.
17  Francesco Romano e Elizabeth Vogel, Le carte dell’AIDS, cit., pag. 153.
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Facebook ha bloccato La Stampa


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Foto-Facebook

LATTE ALIMENTO KILLER

MOTIVAZIONI ETICO-SALUTISTICO-ANTROPOLOGICHE

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Dopo i primi tre anni di vita l’uomo perde gli enzimi (rennina e lattasi) preposti per la digestione del latte. L’uomo è il solo animale che continua a prendere il latte (dopo lo svezzamento) di un animale che egli considera inferiore sotto l’aspetto intellettivo, emotivo e spirituale.

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Il latte della mucca è adatto al vitello

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Tra il latte umano e quello vaccino c’è la stessa differenza tra una donna ed una mucca. Il latte della mucca è adatto al vitello che ha una velocità di crescita 3 volte superiore a quella del cucciolo umano ed una necessità proteica quasi 4 volte maggiore.

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I reni di un bambino nutrito con latte vaccino arrivano ad essere un terzo più grossi di quelli di un bambino nutrito al latte di donna: l’ipertrofia è determinata dal superlavoro cui sono sottoposti i reni a causa dell’eccesso proteico del latte vaccino che oltre ad oberare i reni ed il fegato, arreca danni all’ipofisi, alla tiroide e al surrene.

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Il latte vaccino nei bambini può provocare sanguinamento gastroenterico; è carente di ferro perchè il fosforo e il calcio che contiene interferiscono con l’assobimento di questo minerale. (Dr.ssa Elena Guarnieri, nutrizionista. (“Viversani”, maggio 2009).

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Il latte umano oltre ad avere (in assoluto) il più basso valore proteico, è anche il più dolce. Il cervello umano funziona a glucosio. I glucidi del latte umano, sotto forma di lattosio, sono essenziali per lo sviluppo cerebrale del bambino: sono presenti nel latte umano in misura quasi doppia rispetto al latte vaccino.

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Solo il 25-30% del calcio presente nei latticini viene assimilato

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Il resto viene eliminato con le feci perché i latticini non contengono la vitamina K fondamentale per il corretto assorbimento del calcio. Il latte di vacca, anche se ricco di calcio, quando è nel tubo digestivo umano la maggioranza di esso precipita sotto forma di fosfato di calcio e viene eliminato attraverso le feci. Solo una piccola parte viene assorbita.

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Nei formaggi vi è un’alta concentrazione di farmaci, di diserbanti ed additivi.

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I nitrati (conservanti) si trasformano facilmente in nitrosammine potenzialmente cancerogene. I formaggi stagionati contengono molte proteine, grassi saturi e colesterolo

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EFFETTI

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Tre quarti di tutte le allergie e metà dei problemi digestivi del bambino sono causati dal latte vaccino, oltre a casi di asma, di insonnia e di affezioni cutanee.

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Il latte produce catarro e muco che si fissa sulle pareti dello stomaco impedendo l’assorbimento delle sostanze alimentari. La caseina del latte è la base di una delle più potenti colle per il legno usata per la costruzione delle navi.

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Il latte vaccino apre la strada a: catarro, febbre da fieno, asma, bronchite, raffreddore, allergie, dissenteria, stitichezza, palpitazioni, malattie cardiache, angina, calcoli renali, artriti, spondiliti, tumori e cancro.

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Al latte e alle uova sono da attribuire almeno la metà di tutti i cancri maschili e a più di due terzi dei cancri femminili.

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Il fosforo presente nel latte vaccino è circa 6 volte maggiore che nel latte umano, questo blocca l’assorbimento del calcio provocando nel lattante una tendenza alla ipocalcemia. Il fosforo serve all’animale per costruire rapidamente il suo scheletro che gli consente di fuggire anche da cucciolo ad un pericolo improvviso.

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Rudolf Steiner sostiene che il bambino nutrito con il latte vaccino presenterà da anziano sclerosi ed invecchiamento precoce.

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Nel 1942 un’indagine in Scandinavia sui legami tra latte vaccino e l’insorgenza dell’artrite, durata 30 anni, ha dimostrato che il latte vaccino causa il fattore artritico.

Da un’indagine in alcune zone dell’India dove lo yogurt si consuma abbondantemente, pare che il galattosio sia la causa dell’insorgere della cataratta.

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I fermenti dello yogurt utilizzano per il proprio sviluppo la vit. B12 che si forma nell’intestino umano provocandone una diminuizione.

Un quinto dell’umanità vive benissimo senza usare latte vaccino: Cinesi, Giapponesi e Coreani…

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Il latte di mucca provoca nel bambino carenza di ferro.

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L’uomo del paleolitico non usava latte vaccino ma aveva ossa robustissime con una dieta basata su cereali, verdure e frutta.

Il pediatra prof. Marcello Giovannini ed il nutrizionista Ermanno Lanzola sconsigliano il latte vaccino nei primi 12 mesi di vita del bambino perché:

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- ha troppe proteine;

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- ha meno lattosio del latte umano;

- ha uno squilibrato rapporto di acidi grassi;

- ha valori squilibrati di calcio e fosforo;

- è privo di fattori di difesa specifici;

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Il latte umano ha un elevato contenuto di acido linoleico, precursore delle prostaglandine e leucotrieni antiinfiammatori. Al contrario, il latte di vacca é una sostanza infiammatoria al 100%.

Il latte vaccino contiene circa 59 tipi di ormoni (pituitari, steroidei, adrenali, sessuali etc.) tra cui il piú importante l’ormone della crescita veloce dei vitelli.

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Il latte puó anche essere contaminato da prodotti chimici, ormoni, antibiotici, pesticidi, pus proveniente dalle mastiti, virus, batteri, prioni…viene arricchito con additivi, vitamine e minerali sintetici, semi, piante, frutti, proteine, acidi grassi… In alcuni casi, anche grassi di animali diversi.

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Le sostanze tossiche che con piú frequenza si possono trovare in un bicchiere di latte di vacca sono:

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Metalli e plastica;

- Detergenti e disinfettanti;

- Pesticidi e fertilizzanti;

- Micotossine: provenienti dal mangime che si dá alle vacche; – - – Antibiotici ed altri farmaci;

- Diossine.

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MALATTIE CONNESSE AL CONSUMO DI LATTE

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ANEMIA FERROPENICA; ARTRITE REUMATOIDE E OSTEOARTRITE; ASMA; AUTISMO; CANCRO ALLO STOMACO; CANCRO DELLA MAMMELLA; CANCRO DI OVARIO; CANCRO DI PANCREAS; CANCRO DI PROSTATA; CANCRO AL POLMONE; CANCRO AL TESTICOLO; CATARATTA; COLITE ULCEROSA; DIABETE MELLITUS TIPO 1; DOLORI ADDOMINALI SENZA INTOLLERANZA AL LATTOSIO; MALATTIA DI CROHN;

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MALATTIE CORONARIE; SCLEROSI MULTIPLA; STITICHEZZA; FATICA CRONICA; INCONTINENZA URINARIA; INTOLLERANZA AL LATTOSIO; LINFOMI; EMICRANIA; ORECCHIE, NASO, GOLA; REAZIONI ALLERGICHE; EMORRAGIE GASTROINTESTINALI; SINDROME DI CATTIVO ASSORBIMENTO; PROBLEMI DI SONNO; ULCERA PEPTICA.

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IL PROBLEMA DEL CALCIO

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Negli Stati Uniti, il paese maggior consumatore mondiale di latte, c’é un’incidenza maggiore di osteoporosi tra la sua popolazione.

Il Progetto di nutrizione Cornell Oxford-Cina, salute e ambiente, che si iniziò nel 1983 con uno studio delle abitudini quotidiane di 6500 abitanti di 65 province disperse nella Cina rurale, una delle ricerche più rigorose effettuate in materia di salute, si provò che le donne che non bevevano latte di vacca non soffrivano di osteoporosi. Se lasciavano questa dieta e introducevano latte di vacca, i loro livelli di calcio si abbassavano e aumentava l’incidenza di questa patologia.

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Le ricerche svolte dal dottor John McDougall (medico nutrizionista del ST. Helena Hospital di Napa California, USA) dimostrarono che le donne dell’etnia Bantú che non bevono latte di vacca pur avendo una media di 10 figli e li allattano per lunghi periodi, non soffrono osteoporosi.

Il lavoro del Dr. William Ellis, ex presidente dell’Accademia Americana di Osteopatia Applicata, stabilì che le persone che bevevano da 3 a 5 bicchieri di latte al giorno presentano i livelli più bassi di calcio nel sangue.

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Lo Studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition stabilì che l’eccesso di proteine del latte é uno dei fattori più importanti nello sviluppo dell’osteoporosi. Inoltre si dimostrava che fino all’età di 65 anni le donne che non bevevano latte ed erano vegetariane, avevano solo il 18% di perdita ossea, mentre le onnivore avevano una perdita ossea del 35%. Studi più recenti mostrano che con un’ingestione di 75 grammi giornalieri di proteine del latte si perde più calcio nell’urina di quello che si assorbe attraverso la dieta.

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L’OPINIONE DI JEAN SEIGNALET

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Il dottor Seignalet-ematologo, immunologo, biologo e cattedratico di Medicina all’Universitá di Montpellier, a proposito del latte riferisce: “Il pericolo della mancanza di calcio é un’illusione. É vero che il latte di vacca é ricco in calcio, però una volta che si trova nel tubo digestivo umano, l’immensa maggioranza di esso precipita sotto forma di fosfato di calcio e viene eliminato attraverso le feci. Solo una piccola parte viene assorbita. Il calcio assimilabile é apportato in quantità più che sufficiente dai vegetali, ortaggi, legumi secchi, verdure, frutta secca e fresca. Eliminare dall’alimentazione il latte animale non provoca carenza di calcio. Al contrario, il regime alimentare che esclude i derivati del latte, blocca 70 volte su 100 l’evoluzione dell’osteoporosi e permette di recuperare parte del terreno perso”.

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LA CASEINA DEL LATTE

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Il bambino lattante assimila completamente la caseina del latte materno ma non quella del latte di vacca. La caseina animale in alcune persone aderisce ai follicoli linfatici dell’intestino impedendo l’assorbimento di altri nutrienti. Sbarazzarsi dei suoi residui metabolici causa perdita energetica per l’organismo e può provocare problemi immunologici.

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I GRASSI DEL LATTE

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Il latte umano contiene 45 grammi di lipidi per litro, dei quali 55% sono acidi grassi poliinsaturi, e 45% di saturi; ha, soprattutto, un elevato contenuto di acido linoleico, precursore delle prostaglandine e leucotrieni antiinfiammatori. Al contrario, il latte di vacca contiene un 70% di acidi grassi saturi e 30% di poliinsaturi. Inoltre questo 30% di poliinsaturi perde le sue proprietá quando per effetto del calore (tra i 40 º e i 45ºC) si denaturano e non possono essere precursori di sostanze antiinfiammatorie. Per questo il latte trattato per il consumo é una sostanza infiammatoria al 100%.

I bambini che sono soliti bere vari bicchieri di latte al giorno hanno le arterie in peggiori condizioni di quelli che non lo prendono.

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LA CARICA ORMONALE

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La professoressa Jane Plant, autrice del libro “La tua vita nelle tue mani” spiega che l’IGF1 é specialmente attivo durante la pubertà e la gravidanza. Nel caso delle bambine adolescenti quest’ormone stimola la crescita del tessuto della mammella. Durante la gravidanza aumenta i tessuti mammari e i dotti del latte materno per favorire l’allattamento. Alti livelli di quest’ormone incrementano fino a tre volte il rischio di soffrire di cancro della mammella o di prostata da parte di quelli che consumano molto latte, come la carne delle vacche da latte. Nello stesso modo gli estrogeni che si aggiungono al latte bovino sono altri fattori che stimolano l’effetto nocivo di quest’ormone e che indirettamente favoriscono la comparsa di tumori.

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Sostanze tossiche nel latte.

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I macchinari utilizzati negli allevamenti per trasportare e immagazzinare il latte può contaminarlo. Di fatto si é arrivati a trovare in esso ferro, rame, piombo, cadmio, zinco etc… o loro residui.

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Detergenti e disinfettanti.

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Formiolo, acido borico, acido benzoico, sali alcalini, bicromato di potassio etc…sostanze che si usano nella pulizia e disinfezione del materiale che viene a contatto col latte. Il suo uso viene giustificato dal fatto che l’acqua da sola é incapace di trascinare i resti di materia organica e distruggere i batteri che contaminano le istallazioni e che possono passare al latte.

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Pesticidi e fertilizzanti.

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Nel mangime che si dà alla vacca si possono trovare composti chimici: acaricidi, nematicidi, fungicidi, rodenticidi, erbicidi, DDT, dieldrin, lindano, metoxicloro, malation, aldrin etc…che possono causare il cancro.

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Micotossine.

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Provenienti dal mangime che si dà alle vacche, quando é contaminato da muffe, specialmente Aspergyllus flavus.

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Antibiotici ed altri farmaci.

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Impiegati nel trattamento e prevenzione delle malattie infettive e parassitarie delle vacche: possono passare al latte contaminandolo. La maggioranza delle industrie casearie usano circa 60 tipi di trattamento chimico per trattare i gonfiori del capezzolo dopo ogni minzione e per ridurre la propagazione della mastite nei branchi.

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Diossine.

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Derivati del cloro sono relazionati col cancro di polmone ed i linfomi. La esposizione alla diossina é stata messa in relazione con il diabete, i problemi di sviluppo del bambino e diversi problemi di squilibrio del sistema immunitario.

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MALATTIE CONNESSE AL CONSUMO DI LATTE

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ANEMIA FERROPENICA.

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Il Dr. Frank Oski (direttore del dipartimento di Pediatria della scuola di medicina dell’Universitá John Hopkins (USA) asserisce che nel suo paese tra il 15 e il 20% dei bambini minori di due anni soffrono anemia ferropenica e che la metà del resto delle anemie che si producono negli USA sono relazionate con il consumo di latte e suoi derivati a causa delle piccole emorragie gastrointestinali che il latte può provocare.

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ARTRITE REUMATOIDE E OSTEOARTRITE.

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Si é constatato che i complessi antigene-anticorpo generati dal latte si depositano a volte nelle articolazioni provocandone infiammazione e tumefazione. Studi realizzati nell’Universitá della Florida (USA) confermano che i sintomi si aggravano in pazienti, che consumano latte, con artrite reumatoide. In un articolo pubblicato nella rivista Scandinavian Journal of Rheumatology, si affermava che in persone affette da questa patologia quando smisero di ingerire latticini e bevvero solo acqua, té verde, frutta e succhi vegetali entro 7 e 10 giorni l’infiammazione e il dolore diminuirono significativamente: quando uno tornava a una dieta latto-ovo-vegetariana i sintomi riapparivano. Un gruppo di ricercatori israeliani dimostrò nel 1985 che il latte può indurre anche l’artrite reumatoide giovanile.

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ASMA.

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Il latte può stimolare la produzione eccessiva di muco nelle vie respiratorie. L’allergia al latte é causa di asma. I bambini con eccesso di muco e difficoltà respiratorie ai quali si toglie il latte di vacca migliorano in modo sorprendente.

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AUTISMO.

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I sintomi neurologici dei pazienti autistici peggiorano quando consumano latte o grano. Si crede che i peptidi del latte possano avere un effetto tossico nel sistema nervoso centrale interferendo con i neurotrasmettitori. Nelle loro ricerche i dottori dell’Universitá di Roma notarono un miglioramento marcato nel comportamento di questi malati dopo aver smesso di ingerire latte per otto settimane. Nel loro sangue c’erano alti livelli di anticorpi contro la caseina, la lattoalbumina e la betalattoglobulina.

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CANCRO ALLO STOMACO.

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Ricercatori dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica di Morelos (Messico) trovarono un aumento significativo di rischio di contrarre cancro allo stomaco in pazienti che consumano latticini: in quelli che consumavano anche carne, il rischio triplicava.

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CANCRO DELLA MAMMELLA

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Il latte é considerato da molti esperti causa diretta di questo tipo di cancro. Se a questo si aggiunge l’influenza dell’ormone insulinico, le probabilitá di contrarlo aumentano considerevolmente nelle grandi consumatrici di latte.

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CANCRO DI OVARIO.

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Il galattosio (uno degli zuccheri del latte) é stato messo in relazione anche con il cancro dell’ovario. Alcuni ricercatori affermano che le donne che bevono più di un bicchiere di latte intero al giorno hanno tre volte più probabilità di contrarre cancro di ovario rispetto a quelle che non ne bevono.

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CANCRO DI PANCREAS.

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Ricercatori dell’ Universitá di Harvard (USA) affermano che esiste una relazione “positiva e forte” tra il cancro del pancreas e il consumo di latte, uova e carne.

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CANCRO DI PROSTATA.

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Secondo il Dr. Chan (epidemiologo dell’Universitá di Harvard) il consumo di molto latte e suoi derivati é associato con un incremento del rischio di cancro di prostata nell’uomo. Ciò può essere dovuto al fatto che l’alto contenuto di calcio nel latte fa diminuire la quantitá di vitamina D del corpo incaricata di proteggere dal cancro di prostata. Epidemiologi italiani del Aviano Cancer Center calcolarono che se si prendono due o più bicchieri di latte al giorno il livello di rischio di soffrire questo cancro aumenta 5 volte. Un altro studio (realizzato dalla stessa equipe di ricercatori dimostrò che gli uomini che consumano grandi quantità di latte e/o latticini hanno un 70% di rischio in più di contrarre cancro di prostata. Il consumo di latte scremato é associato con un maggior incremento rispetto a quello intero.

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CANCRO AL POLMONE:

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Ricercatori olandesi nel 1989 hanno concluso che le persone che bevono due o più bicchieri di latte al giorno hanno una probabilità 2 volte maggiore di sviluppare cancro al polmone di quelle che non lo bevono. Le persone che bevono questa stessa quantità di latte scremato sembrano essere più protette. Inoltre si é documentato che esiste una relazione diretta tra l’ormone somatotropina e il cancro al polmone, e tra questo e la diossina che contamina il latte. In un articolo pubblicato nel giornale americano The Washington Post, si affermava che le persone che consumano grandi quantità di grassi (carne e latticini) sono 10 volte più predisposte a contrarre il cancro, specialmente di polmone.

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CANCRO AL TESTICOLO.

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Ricercatori britannici scoprirono che esiste una relazione tra il cancro testicolare e il consumo di latte. Il rischio incontrato fu 7,19 volte maggiore rispetto alla popolazione generale e aumenta di un 1,39 per ogni quarto di litro di latte in più che si consuma.

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CATARATTA.

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C’é una crescente evidenza della relazione tra il consumo di latte e la cataratta. Secondo diversi studi scientifici le popolazioni umane che consumano grandi quantità di latticini hanno una maggior incidenza di cataratta rispetto a quelli che lo evitano. Questo difetto é stato posto in relazione con il lattosio e il galattosio.

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COLITE ULCEROSA.

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Anche in questo disturbo è stato associato il consumo di latte.

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COLON IRRITABILE.

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Ci sono diversi studi che mettono in relazione il consumo di latte con lo sviluppo di questa patologia.

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DIABETE MELLITUS TIPO 1.

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Diversi studi dimostrano che i lattanti alimentati con latte di vacca presentano un maggior rischio di soffrire di diabete insulino dipendente. Uno studio pubblicato nella Rivista di medicina della Nuova Inghilterra identifica il latte come “elemento responsabile o fattore scatenante in alcune persone geneticamente sensibili”. Eliminare il latte e derivati dalla dieta infantile potrebbe diminuire drasticamente l’incidenza di questo tipo di diabete.

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MALATTIA DI CROHN.

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Il Dottor John Hermon-Taylor, direttore del Dipartimento di Chirurgia della Scuola di Medicina dell’Hospital St. George (Gran Bretagna) afferma: “Dopo aver studiato la malattia di Crohn per 20 anni, la Paratubercolosi é indubbiamente associata a questa patologia e che questo microorganismo si trasmette fondamentalmente attraverso il latte perché la pastorizzazione non lo distrugge”. In uno studio realizzato tra il 1990 e il 1994 sui contenitori per il latte si trovò che il 7% di essi erano contaminati con la Paratubercolosi.

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MALATTIE CORONARIE:

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Numerosi ricercatori relazionano alcuni componenti del latte (il colesterolo, i grassi, il suo alto contenuto in calcio, la presenza di xantina ossidasi, etc.) con questo tipo di problemi. L’enzima bovino xantina-ossidasi causa problemi quando il latte é omogeneizzato: il suo danno si centra nei vasi sanguigni. Sembra che questo enzima attraverserebbe intatto le pareti intestinali facendosi trasportare dal sangue e distruggerebbe il masmogeno, uno dei componenti della membrana delle cellule che formano il tessuto cardiaco. Uno di questi ricercatori é il dottor Kurt Oster, capo di servizio di cardiologia dell’ospedale Park City a Bridgeport (USA), durante un periodo di quasi 4 anni studiò 75 pazienti che soffrivano di angina pectoris e arteriosclerosi. Quando si eliminò il latte dalla loro dieta e gli si dette acido folico e vitamina C (entrambe combattono la xantina-ossidasi) il dolore diminuì.

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Il dottor Kurt Esselbacher ( dell’Universitá di Harvard) afferma che: “Il latte omogeneizzato, dovuto al contenuto di xantina-ossidasi, é uno delle cause maggiori di malattie coronarie negli Stati Uniti”. Studi realizzati in Russia secondo i quali chi beve tre o più bicchieri di latte al giorno ha 1,7 volte più probabilità di soffrire malattie ischemiche cardiache di chi non ne consuma. Il consumo abituale di latticini aumenta il colesterolo cattivo (LDL). Anche il consumo di proteine lattee sembra avere una relazione diretta con la mortalità coronaria. Inoltre le proteine del latte contribuiscono alla formazione di omocisteina: la connessione tra il latte, il lattosio, il calcio e l’omocisteina potrebbe essere responsabile della calcificazione delle arterie.

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SCLEROSI MULTIPLA.

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Scienziati dell’Università di Michigan (USA) hanno potuto stabilire una relazione tra la sclerosi multipla e un eccessivo consumo di latte.

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STITICHEZZA.

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Il latte é causa accertata di stitichezza in bambini ed anziani. La sua eliminazione dalla dieta e un maggior consumo di verdure e fibra di solito risolve questo problema. Allo stesso modo, tanto la stitichezza cronica come le lesioni perianali sono state associate ad una chiara intolleranza al latte di vacca.

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FATICA CRONICA.

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Secondo uno studio realizzato con bambini a Rochester (New York) nel 1991, bere latte aumenta 44,3 volte il rischio di soffrire questa malattia.

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INCONTINENZA URINARIA:

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Molti bambini che bagnano le lenzuola smettono di farlo quando eliminano dalla loro dieta il latte, i prodotti che lo contengono ed i loro derivati.

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INTOLLERANZA AL LATTOSIO.

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Il lattosio, zucchero del latte, per essere utilizzato dal nostro organismo deve essere previamente idrolizzato per mezzo di un’enzima chiamato lactasi, che sparisce lentamente quando cominciano a crescere i denti. Nella razza bianca la lactasi resta per più tempo che nella razza negra. Nella maggior parte delle persone che non producono lactasi, o lo producono a livelli molto bassi, il lattosio non idrolizzato passa all’intestino dove viene attaccato dai batteri generando fermentazione, meteorismo, coliche, diarrea, etc. oltre che irritazione delle pareti intestinali, micro-ferite con perdite di sangue che possono provocare carenza di ferro. Inoltre il lattosio può favorire l’assimilazione dei metalli pesanti come il cadmio, il mercurio e il ferro ed altre sostanze tossiche.

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LINFOMI.

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In uno studio realizzato nell’Università di Bergen (Norvegia) durante un anno e mezzo con quasi 16.000 pazienti si osservò che le persone che consumano due bicchieri di latte al giorno presentano un rischio 3,4 volte maggiore di soffrire di linfoma rispetto a quelli che ne bevevano di meno. Pare che il latte di vacca possa trasmettere il virus della leucemia bovina. Questo stesso studio trovò un’associazione, anche se debole, tra il consumo di latte e il cancro ai reni ed agli organi riproduttivi femminili. Un altro meccanismo attraverso il quale si può contrarre linfoma é il latte contaminato con diossina.

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EMICRANIA:

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Si é provato sperimentalmente che quando si sopprime il latte dalla dieta di pazienti affetti da emicrania si riducono significativamente i sintomi.

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ORECCHIE, NASO, GOLA.

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 Nel 1994 la rivista Natural Health pubblicava una serie di scoperte che relazionano al latte l’aumento di infezioni di orecchie e gola. Gli studi dimostrano che le tonsille e le adenoidi si riducono quando si limita il consumo di latte.

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REAZIONI ALLERGICHE.

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L’allergia alle proteine del latte di vacca é una reazione dei meccanismi immunologici a una o piú proteine del latte (caseina, alfa lattoalbumina, betalattoglobulina). Attualmente molti studi medici riconoscono la relazione tra il latte e le reazioni allergiche stabilendone la prevalenza tra un 2 e un 5% della popolazione mondiale.

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EMORRAGIE GASTROINTESTINALI.

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Dovute all’intolleranza alle proteine del latte di vacca nei bambini sono state adeguatamente documentate. Il sanguinamento é cosí serio che si colloca come una delle cause più comuni di anemia nei bambini.

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SINDROME DI CATTIVO ASSORBIMENTO.

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Ricercatori dell’Universitá di Helsinki (Finlandia) hanno provato la relazione tra le proteine del latte e il danno alla mucosa intestinale. Questo danno é caratterizzato da diarrea cronica, vomito e crescita ritardata.

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PROBLEMI DI SONNO.

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Studi realizzati nell’Università Free di Bruxelles tra gli anni1986 e 1988 confermarono la relazione tra il consumo di latte ed i problemi di sonno nei bambini. Tutti i sintomi miglioravano quando si escludeva il latte dalla dieta e peggioravano quando lo si riintroduceva. Il tempo medio per notare un miglioramento era di 5 settimane. Anche l’agitazione che manifestavano i bambini diminuiva.

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ULCERA PEPTICA.

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Il latte e derivati aggravano tutti i sintomi. Il sollievo temporaneo che in passato sentivano questi pazienti era dovuto semplicemente al fatto che normalmente il latte lo si beveva freddo ed era la temperatura del liquido che faceva migliorare temporaneamente la situazione.

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ALTRE REAZIONI PROVOCATE DAL LATTE.

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Acidosi lattea associata all’allergia al latte di vacca; difficoltà di apprendimento in bambini e, alcuni casi, infertilità femminile. Le madri che bevono latte di vacca durante il periodo dell’allattamento espongono i loro figli ai rischi associati a quest’alimento.

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L’omogeneizzazione.

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Un processo meccanico mediante il quale si riduce la misura delle particelle di grasso del latte evitando che la crema si concentri nella superficie. Si spara un getto di latte a pressione contro una placca di acciaio ad una temperatura tra 50 e 60ºC: si ottiene un latte più bianco che si mantiene liquido nel contenitore ma si rompono anche gran parte delle strutture lipidiche e proteiche. Secondo alcuni esperti, diminuire di 10 volte la dimensione delle particelle di grasso può far aumentare il rischio di soffrire attacchi al cuore in quelli che ne consumano grandi quantitá, probabilmente a causa dell’enzima bovino xantina-ossidasi che attraversa intatto le pareti intestinali e, utilizzando il sangue come veicolo, distruggerebbe il masmogeno, un componente delle membrane cellulari del tessuto cardiaco.

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Pastorizzazione.

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Consiste nell’applicazione di alte temperature per un determinato tempo. Con questo metodo si distrugge la maggior parte dei microorganismi che possono alterare il latte, ma non tutte le spore: si ottiene il latte fresco del giorno che si mantiene in condizioni adeguate solo per 2 o 3 giorni. Esistono due tipi di pastorizzazione: quella alta (che dura 15 secondi ad una temperatura di 72ºC) e quella bassa (che dura 30 minuti a 65ºC). Il latte é poi sottoposto ad un raffreddamento rapido, ma se quest’ultimo trattamento non avviene in forma corretta possono germininare le spore che sono sopravvissute al trattamento termico. Inoltre con questo metodo si produce la coagulazione delle proteine e si perde il 5% delle vitamine B1 e B6, il 10% della B12 e il 25% della vitamina C. La pastorizzazione disgrega calcio, magnesio e fosfati indispensabili per la formazione delle ossa, oltre a causare parziale coagulazione delle proteine.

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Sterilizzazione.

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Un processo che combina alte temperature in un tempo abbastanza lungo: si assicura l’assenza di germi patogeni e tossine ed il prodotto si mantiene in buone condizioni per un tempo più lungo. Con questo processo si perdono però le vitamine B1, B2, B3, B6, B12, A, C, D ed alcuni amminoacidi essenziali.

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UHT.

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Latte che é stato trattato a temperatura molto alta per un tempo molto corto. Con questo metodo le alterazioni biochimiche a danno delle proteine sono molto importanti.

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Tipi di latte di vacca.

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Latte intero.

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Presenta il maggior contenuto di grasso del latte. Il suo apporto calorico e di colesterolo é molto elevato: un bicchiere di latte apporta 7,2 grammi di grasso e 123 calorie: l’impatto di questa sostanza sul sistema cardiovascolare è molto significativo.

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Latte scremato.

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Ha meno calorie del latte intero. In funzione della quantità di grasso si chiama “scremato” (<0,18%) o “semiscremato” (0,5-2%). Ha un sapore più gradevole ma il suo valore nutritivo è scarso.

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Latte condensato.

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Latte al quale si toglie circa un 60% del contenuto acquoso e gli si aggiunge un 40% in peso di zucchero per impedire la proliferazione di batteri.

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Latte in polvere.

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Si ottiene scaldando il latte liquido fino a fargli perdere circa il 60% dell’acqua che contiene. Nel processo si perdono tra un 25 ed un 50% delle vitamine idrosolubili (vitamina C e complesso B).

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Formaggi.

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Le materie prime utilizzate possono essere molto diverse, come i processi di elaborazione: tutti hanno bisogno della coagulazione della caseina per mezzo del caglio. Il caglio si elabora con mucosa seccata della quarta cavitá stomacale dei ruminanti e, a volte, del maiale. Perciò nutrendosene si ingerisce un derivato animale.

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Una storia reale

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La storia della professoressa Jane Plant, goechimica e capo scientifico del British Geological Survey è un esempio significativo per molte donne: é sopravvissuta a 5 tumori della mammella e alle pratiche mediche convenzionali per trattare i suoi cancri. Lo ha fatto, come ella stessa afferma, eliminando tutti i latticini dalla sua dieta.

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“Soffrí l’amputazione di una mammella, mi sottomisero a radioterapia e a chemioterapia molto dolorosa. Mi videro specialisti tra i più eminenti del mio paese: dentro di me sentivo che stavo per morire e fui al punto di arrendermi” racconta la professoressa Plant nel suo libro (La tua vita nelle tue mani) e racconta la propria esperienza e come arrivò all’idea che le ha salvato la vita. “All’origine di un viaggio con mio marito in Cina cominciai a pensare che la mia malattia era inesistente in quel paese. Di fatto solo una tra 10.000 donne muore di cancro al seno in Cina mentre solo nel Regno Unito le cifre officiali parlano di una ogni 12. Allora con mio marito (uno scienziato) cominciammo a studiare il modo di vita e l’alimentazione delle orientali fino a che arrivammo all’idea che mi salvò la vita: le donne cinesi non si ammalano di cancro al seno, né gli uomini sviluppano tumori prostatici perché sono incapaci di tollerare il latte e, pertanto, non lo prendono. I cinesi non utilizzano mai il latte e tanto meno per allattare i loro bambini! Non è una casualità che piú del 70% della popolazione mondiale sia incapace di digerire il lattosio.

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Allora decisi di sopprimere completamente l’ingestione di latticini, compresi tutti gli alimenti che contengono un po’ di latte: zuppe, biscotti, dolci, margarine etc… E cosa successe? In solo pochi giorni il tumore cominciò a ridursi. Due settimane dopo il tumore cominciò a prudere. Dopo diventò più blando e cominciò a diminuire. Sei settimane dopo era sparito. Il mio oncologo del Charing Cross Hospital di Londra non poté reprimere un’esclamazione di meraviglia: “Non lo trovo!”. Indubbiamente non si aspettava che qualcuno con un cancro tanto avanzato (che aveva invaso il mio sistema linfatico) potesse sopravvivere”.

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Piú di 60 donne che soffrivano di cancro al seno si misero in contatto con lei per domandarle consiglio. I loro tumori sparirono.

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La Plant spiega che la relazione tra i latticini e il cancro al seno é simile a quella che esiste tra il tabacco e il cancro di polmone. Ma non solo questo. Ad esempio nel 1989 il dottor Daniel Cramer (dell’Universitá di Harvard) determinó che questi prodotti sono implicati anche nella comparsa del cancro di ovario. E i dati sul cancro di prostata conducono a conclusioni simili. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che il numero di uomini che soffre questo cancro in Cina é dello 0,5 per ogni 10.000 persone, mentre nel Regno Unito la cifra é 70 volte maggiore, La chiave sta dunque, senza dubbio, nel consumo di latticini.

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Per la professoressa Plant il latte di vacca é un grande alimento… ma solo per il vitello! Ed afferma che la natura non lo ha destinato ad essere consumato da nessun’altra specie. “Spero che la mia esperienza possa servire a più donne ed uomini che, senza saperlo, possono star male a causa dei latticini che consumano.”

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Fonte: www.luigiboschi.it