D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 31 gennaio 2013

La dissuasione nucleare, una bomba a scoppio ritardato



« Le armi nucleari non ci portano nient’altro che l’equilibrio del terrore, ed il terrore, anche in equilibrio, è sempre terrore. » (George Wald, premio Nobel per la Medicina 1967)

Una guerra atomica, anche regionale, secondo gli studi americani e sovietici convergenti, potrebbe provocare un “inverno nucleare” e modificare il clima al punto da provocare una carestia planetaria. Ora, nel 2009, gli arsenali mondiali totalizzano quasi 25 000 bombe atomiche di cui sole 2 000 potrebbero essere lanciate in pochi minuti.
Dopo la guerra fredda, il rischio di conflitto atomico sembrava attenuato. Oggi, numerosi scienziati e politici stimano che “il mondo è a cavallo di una seconda era nucleare.”
“Il numero di stati dotati di armi nucleari potrebbe più che raddoppiarsi nei prossimi anni”, allerta M. ElBaradei, direttore dell’agenzia internazionale dell’energia atomica. E qualifica la situazione in Medio Oriente di “bomba a scoppio ritardato.”

Inoltre va considerato che i Talibani possano controllare la bomba pakistana, che la Corea del Nord svilupperà dei missili a testata nucleare o che i terroristi riescano a preparare un’arma atomica.
La dottrina della “dissuasione nucleare” si rivela dunque “contagiosa” .
Paragonare la « force de frappe » a “l’assicurazione sulla vita della Nazione”, come fa Nicolas Sarkozy, può solo incitare nuovi Stati o entità meno controllabili a dotarsi del potere atomico.

Le vittime delle prove nucleari chiedono risarcimento
Più di 2 000 prove nucleari atmosferiche e sotterranee sono state effettuate nel mondo, rilasciando notevoli quantità di radioattività nell’ambiente.
Per quanto riguarda la Francia, 150 000 civili e militari hanno partecipato ai 210 tiri nel Sahara e nella Polinesia, dal 1960 al 1996.
Anche le popolazioni locali sono state esposte. La Francia non le ha né protette né informate sui rischi, giustificando questi tiri come “puliti.”
Molti oggi soffrono di cancro, leucemie, malattie cardiovascolari e neurologiche, sterilità, aborti, e sono nati bambini con malformazioni.
In seguito alla forte mobilitazione delle vittime, la Francia ha preparato una legge di indennizzo, presentata in Parlamento nel 2009.
Tuttavia, le disposizioni presentate escluderanno la maggiorparte delle vittime. È controllato interamente dal ministero della Difesa che considera che “questa legge riguarda solamente un centinaio di persone.”

Finché ci saranno delle centrali, ci saranno delle bombe…
Ne è dei discorsi belli come del poker: ciò che si vede è spesso solo ciò che si vuol mostrare. Nell’aprile 2009, Barack Obama annunciava “l’impegno dell’America a cercare la pace e la sicurezza in un mondo senza armi nucleari.” Raggirati, i media hanno rincarato su questa sola dichiarazione. Obama aggiungeva tuttavia: “Dobbiamo sfruttare l’energia nucleare nell’ambito dei nostri sforzi contro il riscaldamento climatico.” E assicurare che “tutti i paesi potranno accedere ad un’energia nucleare pacifica.”..
Un giocatore allenato dovrebbe ricordarsi delle partite precedenti… Un mese prima, Al Gore dichiarava: “Durante gli otto anni che ho trascorso alla Casa Bianca [in quanto vicepresidente], tutti i problemi di proliferazione delle armi nucleari ai quali siamo stati sottoposti, erano legati ad un programma nucleare civile.”

Anche il direttore dell’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) non è stato molto generoso nel dissimulare questa dichiarazione imbarazzante. Perciò annunciava il colore davanti alle Nazioni unite nel 2008 :
“La rinascita del nucleare provocherebbe l’espansione crescente di materie nucleari. Questo, naturalmente, aumenta il rischio [che esse] siano dirottate per fare delle armi nucleari.”

L’agenzia internazionale dell’energia, AIE, poco sospetta di connivenza anti-nucleare, stima che il contributo dell’energia atomica alla riduzione delle emissioni di CO2 non potrebbe superare i 6%… contro il 54% per le economie di energia ed il 21% per le energie rinnovabili, con una posta in gioco inferiore!

Il nucleare contro l’effetto serra? Jack-pot per l’industria nucleare!
Ma il clima? Al tappeto. L’interesse generale? Al tappeto. Ed il disarmo? La proliferazione delle armi nucleari ne sarebbe moltiplicata.
Per vincere la partita contro le armi nucleari e contro il cambiamento climatico, bisogna demolirle con le nostre vere carte vincenti: il riparmio energetico e le energie rinnovabili. Ed uscire dal nucleare prima di perdere tutto…

Bombe e centrali

Non c’è frontiera tra nucleare civile e militare. Il carburante delle bombe è lo stesso di quello delle centrali: l’uranio o il plutonio. Procurarsi questi ingredienti esplosivi è la tappa decisiva per preparare una bomba atomica.

La trafila nucleare “civile” offre tutte le tecnologie per arrivarci.
« I paesi che dominano l’arricchimento dell’uranio e la separazione del plutonio diventano di facto degli Stati capaci di dotarsi dell’arma atomica. » (Mohamed El Baradei, direttore dell’AIEA)

Uranio o plutonio: le indispensabili
Due elementi possono provocare un’esplosione nucleare :
l’uranio arricchito ed il plutonio.

La bomba A d’Hiroshima conteneva circa 50 kg di uranio arricchito. Quella di Nagasaki 6 kg di plutonio. Lanciare due bombe sul Giappone ha permesso agli americani di provare ciascuna di queste tecnologie…
Negli anni 1960, un’arma ancora più potente è stata messa a punto: La bomba H. Sfrutta la fusione dell’idrogeno, provocata da una “piccola” bomba A.. Questo tipo di arma necessita dunque anche dell’uranio o del plutonio.
I principi di base per preparare una bomba atomica artigianale sono disponibili su Internet. L’ostacolo più serio ad una tale realizzazione resta il procurarsi gli ingredienti esplosivi.

Arricchimento dell’uranio : Una duplice tecnologia
La stessa installazione permette di produrre sia il combustibile di una centrale, che quello di una bomba nucleare. Come? L’uranio contiene parecchi tipi di atomi (isotopi).
Ma solo l’uranio 235 (U235) è fissile, ovvero capace di alimentare una reazione nucleare. Il problema è che è molto raro: l’uranio ne contiene solamente lo 0,7%.
Dunque bisogna arricchire l’uranio in U235 per facilitare l’evento di una reazione in catena .
Il principio: Si parte da una grande quantità di uranio di cui si ritira l’U235 per aggiungerlo ad un’altra dose di uranio più piccolo.
Una tecnica che è rimasta per molto tempo difficile da mettere in pratica.
Oggi, l’arricchimento per ultra-centrifugazione è relativamente semplice ed economico.
Le centrali nucleari si accontentano di uranio arricchito al 3%. Basta fare girare le centrifughe un po più a lungo per ottenere dell’uranio arricchito al 90%: come fabbricare una bomba atomica.
Ecco perché la comunità internazionale si preoccupa del fatto che l’Iran si doti di installazioni di arricchimento dell’uranio a grande scala.

Stesso carburante…. Non esiste il plutonio pacifico
Una debole quantità di plutonio basta per provocare un’esplosione atomica, da qui l’interesse dei militari. Il plutonio non esiste nella natura, ma tutti i reattori nucleari lo producono.
Per renderlo utilizzabile, bisogna separarlo dal combustibile irradiato con un trattamento chimico detto “ritrattamento.”
La composizione del plutonio varia secondo la sua origine. La mescolanza più esplosiva, “di qualità militare”, esce da reattori ottimizzati a questo scopo. Ne occorre circa 5 kg per fabbricare una bomba. Quando proviene da un centrale elettronucleare, è detto “di qualità reattore.”
Non è ottimale per l’uso militare ma resta relativamente efficace :
10 kg basterebbero per provocare un’esplosione.
Lo stato francese mente, affermando deliberatamente che « la tecnologia dei reattori che esporta non comporta rischi di deviazioni ad uso militare, perché (…) non sfocia sulla produzione di materie fissili utilizzabili nelle armi. »
Tuttavia fin dal 1977 gli Stati Uniti hanno riconosciuto di aver effettuato una prova nucleare utilizzando “del plutonio di qualità reattore come esplosivo” ed allertavano su “i rischi di proliferazione legati alla rilavorazione del combustibile consumato dei reattori commerciali.”

Uranio impoverito : delle munizioni radioattive
Un scarto radioattivo utilizzato come banale materia prima nelle armi…
Le munizioni all’uranio impoverito non provocano esplosione nucleare, ma disperdono delle particelle radioattive nell’ambiente naturale.
L’uranio impoverito è uno scarto molto abbondante dell’industria nucleare. Più pesante del piombo e dotato di capacità perforanti ed incendiarie, questo metallo costituisce un nocciolo “ideale” per le granate anti-carri.
Queste armi si volatilizzano esplodendo. E le polveri di uranio impoverito o non di uranio sono radioattive e tossiche. Un vero veleno per l’organismo.
Ingerite, possono causare dei cancri dei reni, anche a debole dose. Inalate, rimangono nelle vie respiratorie e rischiano di provocare dei cancri del polmone.
Queste munizioni sono state utilizzate largamente dall’esercito americano nel Kuwait, in Iraq, in Bosnia ed in Kosovo.
Delle malattie come la sindrome della guerra del Golfo sono apparse in queste zone di conflitto, colpendo militari e civili. Ma l’esposizione all’uranio impoverito non è riconosciuta ufficialmente come esserne la causa e queste munizioni non sono ancora vietate.

MOX : Non si puo’ neutralizzare il plutonio
Il MOX, miscela di uranio e di plutonio, è presentato talvolta come un mezzo per lottare contro la proliferazione. Difatti non è direttamente esplosivo, per il suo forte tenore in uranio impoverito.
Tuttavia, un studio americano dimostra che il plutonio può essere separato dal MOX nuovo in modo “semplice e veloce”. Sono disponibili dei laboratori di chimica nell’agroalimentare e potrebbero “essere messi in piedi in quattro mesi e produrre il plutonio necessario alla fabbricazione di una bomba in una settimana”.
Il combustibile MOX è utilizzato molto poco nelle centrali elettriche perché presenta un costo e dei rischi estremamente elevati.
La Francia ne è il principale utilizzatore e promotore nel mondo.
Secondo l’ipotesi di AREVA, il suo costruttore, il reattore francese EPR potrebbe contenere 110 tonnellate di MOX costituito al 11% di plutonio. Questo MOX, se fosse diviso prima dell’utilizzo , fornirebbe 12 tonnellate di plutonio puro. Ovvero 1 200 bombe di un carico esplosivo di 10 kg ciascuna.
Da quando gli Stati Uniti e la Russia hanno smantellato una parte dei loro arsenali atomici, cercano uno sbocco alla loro gigantesca scorta di plutonio militare. Uno dei progetti sarebbe di farne del MOX per prevenire la sua riutilizzazione in nuove bombe. Un’illusione, poiché non si può neutralizzare il plutonio in modo definitivo.

La non proliferazione al servizio dell’atomo
Il Trattato di non proliferazione (TNP) riposi su un mercato paradossale :
promettere l’energia nucleare ai paesi che rinunciano all’arma atomica. Questo patto serve innanzitutto gli interessi dei grandi poteri nucleari.
Come lo descrive Barack Obama, “il mercato è semplice: i paesi che possiedono l’arma nucleare si avvieranno verso un disarmo, quelli che non sono dotati non l’acquisteranno, e tutti i paesi potranno accedere ad un’energia nucleare pacifica.” Questo mercato è contraddittorio. Le tecnologie e materie nucleari civili o militari sono molto similari. Non si può diffondere una preservando il segreto degli altri.
Questo mercato è iniquo. Concede già il monopolio dell’arma atomica ai cinque grandi poteri mondiali detentrici del diritto di veto all’ONU.
Infine, è un mercato di stupidi. 41 anni dopo il lancio del trattato, i cinque Stati nucleari riconosciuti non sempre hanno eliminato le loro armi nucleari. Al contrario, sofisticano i loro arsenali. Inoltre, si accordano il diritto di scegliere a che Stati firmatari o no del TNP vendono le loro tecnologie nucleari.
Quattro nuovi Stati sono riusciti così a dotarsi dell’arma atomica. E altri sono oggi in fila….
Il TNP si rivela incapace di fermare la propagazione dell’arma atomica nel mondo. Un fallimento prevedibile, perché inserito nella natura stessa del trattato.

L’assurda dottrina del nucleare pacifico
1953: “Non basta ritirare le armi [atomiche] delle mani dei soldati”, bisogna adattarle “alle arti della pace”, proclamava il presidente americano Eisenhower per lanciare il programma “Degli atomi per la pace.”
1957: L’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) è stata fondata con l’obiettivo “di aumentare il contributo dell’energia atomica alla pace, la salute e la prosperità nel mondo” ma assicurandosi che l’aiuto fornito non sarà una deviazione per “fini militari”.
1968: I firmatari del Trattato di Non Proliferazione (TNP) si impegnano a « non fabbricare né acquistare” armi nucleari e, se ne possiedono già, a pattuire “un trattato di disarmo generale e completo.” In compenso, il trattato definisce un “diritto inalienabile a sviluppare (…) l’energia nucleare a fini pacifici” ed impegna “a facilitare uno scambio tanto largo che possibile” di queste tecnologie.
2005: L’AIEA ottiene il premio Nobel per la pace, malgrado l’incompatibilità delle sue missioni.

Il padrone dell’AIEA teme un’onda di proliferazione
Il ” custode” del TNP è inquieto.
Mohamed ElBaradei, direttore dell’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), annuncia che il sistema di non proliferazione rischia di cedere. “Presto, avremo non solo 9 Stati nucleari ma probabilmente anche 10 o 20 Stati “quasinucleari” , e stima che numerosi paesi “hanno la capacità di svilupare armi nucleari in un tempo molto breve se escono del TNP o se riescono a farlo clandestinamente.”
Unica uscita secondo ElBaradei: che le potenze nucleari stabilite restaurino la loro “autorità morale” disarmando ” rapidamente.”
Di fronte ai rischi di deviazione indotti dalla promozione dell’energia nucleare, ElBaradei raccomanda il rafforzamento del sistema di controllo e la creazione di una “banca di combustibile.”
Il principio sarebbe di centralizzare la fabbricazione del combustibile nucleare nei paesi già nuclearizzati.
Questa misura incontra l’opposizione del Brasile, dell’Iran e di altri paesi membri del Movimento dei nonalineati.
“L’accesso al combustibile nucleare non può essere riservato a certi, creando un monopolio e dunque una disuguaglianza “, riassume il presidente iraniano.
Le materie nucleari fornite rischiano anche di essere deviate verso fini militari. Il combustibile MOX, a base di plutonio, presenta da questo punto di vista un rischio elevato. I pretendenti al fuoco nucleare sono sempre riusciti a passare a traverso i controlli. ElBaradei lui stesso lo riconosce: l’AIEA censisce” 200 casi di traffico illecito di materie nucleari all’ anno.”

Iran, emblema delle contraddizioni del TNP
Il caso dell’Iran è esemplare nelle contraddizioni inerenti al TNP.
Costretto dalla comunità internazionale a dare termine al suo programma di arricchimento di uranio, questo paese esalta le sue intenzioni pacifiche. Rimprovera ai grandi poteri “di impedire ad altri paesi di acquistare la tecnologia che permette di produrre un’energia nucleare pacifica” e di “bloccare da anni” i progressi in materia di disarmo.
Firmatario del TNP fin da 1968, l’Iran dello Scià annoda numerosi partnership nucleari. La Francia l’invita nel 1974 ad investire nella sua fabbrica di arricchimento di uranio, Eurodif. La Germania comincia nel 1976 la costruzione di una centrale nucleare nel sud dell’Iran.
Sorpresi dalla rivoluzione islamica, gli Occidentali interrompono ogni collaborazione, malgrado i fondi impegnati dall’Iran.
L’onda di attentati perpetrati in Francia negli anni 1980 è stata imputata in parte alla rappresaglia iraniana legata al contenzioso Eurodif.
Nel 1995, i Russi riprendono la costruzione della centrale iraniana.
Nello stesso periodo, l’Iran si procura semi-clandestinamente la tecnologia per l’arricchimento dell’uranio attraverso la rete pakistana. Installa delle centrifughe in gran numero e pretende di produrre il combustibile della sua futura centrale elettrica che, nel 2009, non è ancora entrata in funzione. L’AIEA gli rimprovera inoltre di ostacolare i suoi controlli giocando sulla regolamentazione.
Un fascio di presunzioni lascia supporre che l’Iran prepara un programma militare, ma nessuna prova permette di affermarlo categoricamente. Finché il TNP garantirà “il diritto inalienabile di sviluppare (…) l’energia nucleare a fini pacifiche”, l’Iran o altri Stati avranno bel gioco ad invocare questo argomento per condurre a bene le loro ambizioni atomiche.

Come hanno acquistato la bomba
Cinque potenze “ufficiali :
Nel 1945, gli Stati Uniti trovano il segreto dell’arma atomica. Sono raggiunti dall’unione sovietica (1949), il Regno – Unito (1952), la Francia (1960), e la Cina (1964). Mettono in piedi degli arsenali di portata fabbricandosi un’industria elettronucleare, grazie ai loro investimenti massicci nella ricerca scientifica e le tecnologie di punta.
” 4 stati “fuori TNP” :
Israele, India, Pakistan e Corea del Nord
” 3 programmi “clandestini” :
Africa meridionale, Iraq, Iran
44 stati nuclearizzati :
44 Stati possiedono delle centrali nucleari o dei reattori di ricerca, compresi i 9 paesi dotati di armi atomiche. Questi paesi che dominano la tecnologia “civile” hanno la capacità di sviluppare velocemente un’arma nucleare.
Il Trattato di interdizione completo delle prove nucleari (TICE) è stato adottato dall’ONU nel 1996. È stato concepito per entrare in vigore solo dopo la ratifica di questi 44 Stati. L’ammissione che sono ben pronti a mettere a punto dei carichi nucleari…

Il “club nucleare” attira dei pretendenti:
Le potenze installate sviluppano i loro arsenali, nuovi paesi accedono alle armi atomiche … Questa situazione può provocare un effetto di allineamento . Il « Nonproliferation Policy Educazione Center » classifica tra i candidati plausibili l’Iran, la Corea del Sud, Taiwan, il Giappone, l’Algeria, il Brasile, l’Argentina, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Siria e la Turchia… Altrettanti stati che o hanno emesso il desiderio di appartenere al “club nucleare”, o ne possiedono le potenziali tecniche.

Africa meridionale: lo stato che ha eliminato il suo arsenale
Nel 1963, la Francia scambia del minerale di uranio sud-africano contro un trasferimento di tecnologie nucleari. Fornisce a Pretoria le installazioni e forma il personale necessario all’elaborazione della sua bomba.
Si aggiungeranno nel 1976 due reattori nucleari e l’uranio arricchito. Spalleggiata anche dalla Germania e dalla Svizzera, l’Africa meridionale si equipaggia così, in segreto, di sette armi atomiche negli anni1980. Il presidente Di Klerk, eletto nel 1989, decide di eliminare queste armi per segnare la fine dell’apartheid e ratifica il TNP nel 1991.

Iraq: il programma smascherato
L’Iraq aderisce al TNP fin dal 1969.
La Francia gli vende nel 1975 un reattore di ricerca, l’Osirak, poi nel 1978 un laboratorio di estrazione del plutonio. Nel 1981, sospettando Saddam Hussein di volere sviluppare la bomba, Israele bombarda il reattore prima della sua entrata in servizio. L’Iraq prosegue allora le sue ricerche in installazioni camuffate. Nel 1991, al termine della guerra del Golfo, si scopre che l’Iraq era sul punto di approdare. L’AIEA smantella allora queste installazioni. Dieci anni più tardi, gli americani conducono una guerra contro l’Iraq riparandosi specialmente dietro il sospetto da un nuovo programma nucleare che in realtà non esisteva .

Israele: il segreto assoluto
Fin dalla sua creazione, nel 1948, Israele vuole la bomba. Nel 1956, firma un accordo di cooperazione segreta con la Francia. Un reattore nucleare ed una fabbrica di estrazione del plutonio del modello francese sono costruiti nel deserto israeliano. Grazie al plutonio estratto, Israele elabora la sua prima bomba atomica verso1965. Nel 2009, Israele non ha ancora firmato il TNP e non ha riconosciuto ufficialmente l’esistenza del suo arsenale nucleare.

Corea del Nord: Finzioni in vero programma
A partire dagli anni 1950, l’URSS, la Cina, poi il Pakistan vendono alla Corea del Nord delle informazioni e del materiale nucleare “civile”. Il paese possiede così dei reattori ed un’installazione di separazione che permette di ottenere del plutonio. Firma il TNP nel 1985 ma alterna negoziati e rifiuti delle ispezioni dell’AIEA, impotente di fronte a questi capovolgimenti. Nel 2003, la Corea del Nord annuncia il suo ritiro del TNP. Procede alla sua prima prova nucleare nel 2006, alla seconda nel 2009.

Pakistan: una rete clandestina internazionale
Negli anni 1960, gli Stati Uniti ed il Canada forniscono al Pakistan dei reattori nucleari. Nel 1971, in conflitto con l’India, il Pakistan annuncia: Il “nostro popolo avrà la sua bomba islamica”. Ciò non impedisce alla Francia di vendergli una fabbrica di estrazione del plutonio nel 1973. Un contratto interrotto nel 1978 in seguito a delle pressioni americane. Dandosi alla trafila dell’uranio, il Pakistan costruisce segretamente una fabbrica di arricchimento. I piani sono stati rubati nei Paesi Bassi dal Dr Caravanserraglio, una spia. Il materiale necessario arriva da parecchi paesi occidentali. La Cina fornisce i piani di una bomba all’uranio arricchito e, fin dagli anni 1990, il Pakistan annuncia che sa costruire un’arma nucleare. Lo prova nel 1998 con due prove, in risposta a quelle dell’India. Inoltre, la rete clandestina del Dr Caravanserraglio cede le tecnologie dell’arricchimento alla Libia, alla Corea del Nord ed all’Iran.

India: la breccia nel TNP
Nel quadro del programma “Degli atomi per la pace”, l’India riceve nel 1955 un reattore nucleare canadese. Tra 1963 e 1971, gli Stati Uniti e la Francia forniscono anche dei reattori e del combustibile.
Nel 1968, l’India disdegna il TNP. Nel 1974, prova la sua prima bomba, nutrita al plutonio del reattore “civile” canadese. E qualifica questo tiro di “pacifico!” Segue un embargo che l’impedisce di importare delle tecnologie nucleari. Troppo tardi! Nel 1998, l’India procede a 5 nuove prove atomiche.
Nel 2008, un accordo di cooperazione con gli Stati Uniti e la Francia sollevano l’embargo. Questa iniziativa ingrandisce ancora la breccia nel regime del TNP. L’India accetta solamente in parte il controllo dell’AIEA ma potrà acquistare liberamente delle centrali nucleari agli Stati Uniti ed alla Francia!

L’energia nucleare in facciata
« Ho sempre badato che il nucleare civile ed il nucleare militare vadano di pari passo…
Sarebbe la morte del secondo se il primo sparisse. »
Generale Charles Ailleret, uno dei “padri” della bomba francese
Fin da 1945, il Generale de Gaulle crea il Commissariato all’energia atomica (CEA).
Questo organismo allo statuto di eccezione copre l’insieme della trafila nucleare, embricando industria e difesa nazionale. I tre reattori della trafila “grafite-gas”, costruito a Marcoule negli anni 1950, sono presentati come i prototipi per la produzione di elettricità.
In realtà, fabbricano prioritariamente del plutonio per la bomba. Il governo annuncia solo nel 1958 l’esistenza di un programma militare ed il primo tiro atomico francese ha luogo nel 1960.
Da allora, la Francia resta l’esempio perfetto della sinergia tra nucleare civile e militare, dominando tutte le tappe delle due trafile. Se non produce più materie ad uso militare, di cui possiede una scorta abbondante, ne custodisce il potenziale con le sue installazioni “civili”.
Una nuova fabbrica di arricchimento è costruita vicino a quella di Eurodif. E la fabbrica di rilavorazione di La Hague, nella Manica, è la più grande al mondo.

La Francia favorisce la proliferazione
La Francia pretende di lottare contro la proliferazione. Tuttavia, sviluppa il suo arsenale ed esporta le sue tecnologie nucleari a dispetto dei rischi di deviazione
La Francia ha minimizzato per molto tempo il rischio di proliferazione, fino a difendere “il potere égalisateur dell’atomo”. Sebbene il TNP gli riconosca un statuto privilegiato, l’ha firmato solamente nel 1992. Ciò gli ha permesso, durante i 24 anni, di proliferare senza rendere conto delle sue attività nucleari nazionali ed internazionali.
Secondo il presidente Sarkozy, la Francia “ha oggi un bilancio esemplare, ed unico al mondo, in materia di disarmo nucleare”.
Una concezione molto particolare del disarmo. Difatti, se la Francia ha limitato il numero delle armi nucleari, non smette di perfezionarle. Si prepara tra l’altro ad attrezzare i suoi sommergibili di un nuovo missile, il M51, di una portata di 9000 km .
E costruisce degli attrezzi di ricerca, come il laser Mégajoule, vicino a Bordeaux, per elaborare le armi nucleari del futuro.
In quanto al disarmo totale al quale l’impegna il TNP, non è all’ordine del giorno. Nicolas Sarkozy si pose tuttavia in difesa del diritto internazionale e dichiarava così nel giugno 2009: “Se l’Iran vuole il nucleare civile, ne hanno il diritto. Il nucleare militare: no. Se avessero delle volontà pacifiche dovrebbero accettare i controlli.”
Dagli anni 1960, la Francia ha favorito l’uscita dei programmi militari collaborando con Israele, Africa meridionale, Pakistan, Iraq e Iran. Una politica amplificata dall’elezione di Nicolas Sarkozy.
“La Francia è pronta ad aiutare ogni paese che vuole dotarsi dell’energia nucleare civile”, dichiarava così all’epoca della conferenza sui cambiamenti climatici di settembre 2007, negando ogni rischio di deviazione.
Dal 2007, la Francia ha firmato dei nuovi accordi di cooperazione nucleare “pacifica” in Libia, Algeria, Tunisia, Marocco, Cina, India, Italia, Slovacchia, Tunisia, Pakistan e Brasile. E tenta di convincere l’Egitto, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita.

Agire per eliminare le armi nucleari
L’Onu ed il Parlamento europeo vorrebero una Convenzione per l’eliminazione totale delle armi nucleari.
L’associazione « I Sindaci per la Pace”, creata dall’eletto di Hiroshima, milita affinché questo testo sia firmato per la prossima conferenza di revisione del TNP, a New York, in maggio2010.
La rete Abolizione 2000 (2 000 organizzazioni in più di 90 paesi), sostiene questa iniziativa.
Chiama inoltre le principali potenze nucleari a sostenere la nuova Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena) ed a pianificare l’abbandono dell’energia nucleare. I cittadini del mondo intero sono invitati a scrivere ai presidenti in questione sul sito della campagna “Nucleare, fate passare la fiamma dell’abolizione” :
www.abolitionflame.org

Tagliare l’approvvigionamento alla fonte
Il progetto di Trattato di interdizione della produzione di materie fissili per la fabbricazione di armi nucleari è sostenuto dalla maggior parte delle potenze nucleari. Questi Stati possiedono infatti già delle scorte e conservano la loro capacità di produzione con la trafila energetica.
Un tale trattato sarà efficace solamente se vieta totalmente l’arricchimento di uranio e la produzione di plutonio.
Potrebbe proibire anche lo sfruttamento delle arie di uranio, come lo richiedono degli ONG. Una decisione che taglierebbe l’approvvigionamento delle due trafile, civile e militare.

Le zone senza nucleare maggioritarie sul pianeta
La maggioranza dei paesi non possiede né centrali né bombe atomiche. 5 zone esenti da armamenti nucleari (Zean) sono state create in Antartico, in America Latina e nei Caraibi, in Asia del Sud-est, in Africa e nel Pacifico-sud. Un’altra deve essere ratificata in Asia centrale.
Ma ahimè, conformemente alla logica del TNP, l’ONU ha conferito agli Zean il diritto di accedere all’energia atomica.
Ora, un disarmo completo e duraturo esigerebbe delle zone totalmente esenti dal nucleare, sia a scopo militare che energetico.
Parecchi paesi hanno bandito le centrali nucleari.
In Austria, l’uso dell’energia nucleare è anticostituzionale. La Nuova Zelanda si è dichiarata “zona denuclearizzata.” In Europa, dei paesi come la Germania ed il Belgio hanno deciso di uscire dal nucleare.
Numerose collettività locali europee ed americane si sono dichiarate “zone denuclearizzate” per pesare sulla politica del proprio governo.

Irena, l’agenzia delle vere energie pacifiche
L’agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena) è nata in gennaio2009. Cinque mesi più tardi, 136 paesi l’avevano raggiunta.
La Francia ha esitato a avvicinarsi all’Irena prima di ottenerne la presidenza. Una strategia di cavallo di Troia? La Francia tenta regolarmente di fare entrare il nucleare tra le energie rinnovabili.
Coincidenza: la sede dell’Irena è stata attribuita agli Emirati arabi Uniti che progettava di acquistare dei reattori nucleari alla Francia.
L’Irena deve promuovere le energie rinnovabili e le economie di energia attraverso il mondo. A termine, questa agenzia potrebbe detronizzare l’agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA, promuovendo delle energie realmente pacifiche,).


Fonte: http://www.sortirdunucleaire.org/index.php?menu=sinformer&sousmenu=brochures&soussousmenu=nucleaire-militaire&page=index

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