D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


martedì 10 dicembre 2013

Matteo Renzi: un pupazzo nelle mani della McKinsey, la multinazionale che ha affossato il sistema bancario italiano


10 dic 2013 - In rete esistono decine di siti che hanno tentato, mediante ragionamenti di largo respiro, di interrogarsi su chi sia realmente Matteo Renzi e sui retroscena della sua folgorante carriera politica che, da giovane militante dei comitati per Prodi (buono quello!) lo ha visto divenire prima segretario provinciale del PPI e poi della Margherita di Rutelli e di Lusi, poi, a soli 28 anni, Presidente della Provincia di Firenze, poi Sindaco e, progressivamente, il personaggio politico più presente in assoluto nei programmi televisivi. 

Quello che, fra cene ad Arcore con il Cavaliere e incontri con Angela Merkel e Obama, attraverso il “verbo” della rottamazione e dichiarazioni pubbliche incentrate sulla pochezza e sull’ovvietà, leader del PD e di un’Italia che affonda. Ebbene, tutti questi siti, pur facendo giuste osservazioni e ponendosi legittimi interrogativi sui suoi rapporti con la Massoneria e con i poteri forti della finanza internazionale, non ci danno delle risposte, non vanno oltre il pettegolezzo o le illazioni.

A noi non interessa il pettegolezzo. Quello lo lasciamo volentieri a Marco Travaglio e ad altri simili servi del sistema. A noi interessa che la gente apra gli occhi sulla verità, sul grande inganno nel quale siamo immersi fino al collo. A noi interessa constatare e far capire quella che è ormai un’evidenza: Matteo Renzi è un massone figlio di massoni!


Non ci interessa il fatto che magari non si trovino le prove di un suo effettivo “tesseramento”, di una sua affiliazione a qualche loggia. Renzi è l’espressione più diretta ed immediata di quella culturalità massonica di cui si servono i grandi burattinai del potere occulto per agire indisturbati ai danni della società. Questa massonicità lo investe come individuo, come parte integrante di un contesto politico di potere e come espressione di una cultura che è e resta prettamente massonica.



Per stessa ammissione del Maestro Venerabile del Grande Oriente d’ItaliaGustavo Raffi, fra le fila degli iscritti al PD si contano oltre 4000 affiliati all’obbedienza di Palazzo Giustiniani (vale a dire quasi un quinto dei tesserati del partito), la maggior parte dei quali risultano in Toscana. E questo senza contare i tesserati che fanno capo ad altre obbedienze massoniche diverse dal G.O.I., che sono comunque molto forti e radicate sul territorio.



Il mondo è governato da circa 1000 grosse banche, quasi tutte sotto il diretto controllo di potenti famiglie come i Rotschild e i Rockfeller. La Massoneria rappresenta il loro braccio esecutivo nello scegliere e nel selezionare quei leader politici più idonei, più gestibili e maggiormente manovrabili che, insediatisi nei posti chiave del potere, favoriscono gli interessi di chi realmente comanda e decide. Matteo Renzi rientra perfettamente in questo schema, ed è il prodotto di una abile e pianificata campagna di marketing dai toni a stelle e strisce e dal sapore inconfondibilmente massonico. Una campagna di marketing senza dubbio preparata già da anni, e finalizzata a lanciare mediaticamente e politicamente un “volto nuovo” in un certo senso predestinato ad assumere le leve del potere e a fare di conseguenza, una volta Presidente del Consiglio, gli interessi di chi sta nella cabina di regia.



Matteo Renzi, un personaggio abilmente costruito a tavolino e curato nei minimi dettagli per quanto riguarda il look, la gestualità, il tenore e il contenuto dei discorsi, tanto che, nonostante risulti agli occhi dei più attenti una squallida scopiazzatura di Barak Obama, sta trovando sempre maggiori consensi sia fra un elettorato di sinistra ormai senza bussola e senza identità, sia fra l’elettorato di un centro-destra fiaccato da vent’anni di Berlusconismo e di promesse non mantenute.



Non so voi, ma io in questa cabina di regia ci vedo chiaramente i volti del Bilderberg, dei Rotschild, della grande finanza internazionale e del Nuovo Ordine Mondiale.[1]


Mentre il “ragazzo” continua a fare il divo in programmi televisivi e si accinge a vincere le primarie farsa, è passata quasi inosservata la notizia di una sua condanna in primo grado, decretata dalla Corte dei Conti, per vicende relative a vari abusi, illeciti e irregolarità risalenti al tempo in cui l’Homo Massonicus, rivestiva l’incarico di Presidente della Provincia di Firenze.

Da rilevare che sotto inchiesta sono finiti anche i 4,5 milioni di Euro che, durante il mandato renziano, la Provincia di Firenze ha elargito alla Florence Multimedia, una società di comunicazione. Eh, già! La comunicazione è tutto, se si vuole bucare lo schermo e presentarsi ai cittadini come il nuovo salvatore della Patria…[2]


Carlo De Benedetti, l’uomo “del sistema” per eccellenza, il perno centrale che ha permesso, dopo la caduta della Prima Repubblica, la definitiva svendita del nostro patrimonio pubblico alla grande finanza internazionale e l’assoggettamento del nostro Paese ai poteri forti della speculazione, ha annunciato pubblicamente il proprio incondizionato sostegno a Matteo Renzi.


Il manager, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, si è dimostrato piuttosto freddo con il bilderberghino Letta e con il suo Governo, perché a suo giudizio l’attuale premier avrebbe “tradito le sue aspettative”, dichiarando di guardare adesso a Firenze, parlando a ruota libera della necessità di un ricambio generazionale ai vertici del Paese e delle istituzioni. “Noi possiamo e dobbiamo favorire questo ricambio”, ha detto De Benedetti. “Dobbiamo anche lasciar fare, dobbiamo permettere a chi ha voglia e animo di costruire il futuro di questo Paese di farlo”.

Parole inquietanti, queste di Benedetti, che io traduco liberamente più o meno così: “Cari Rotschild e Rockfeller, cari vertici della finanza mondiale e del sistema usurocratico-bancario, siccome l’attuale generazione di politici italiani non è poi così tanto funzionale al “sistema”, occorre voltare pagina e appoggiare tutti insieme chi potrà meglio garantire il nostro business”.[3]

Pochi sanno che Matteo Renzi, oltre a godere dell’appoggio incondizionato di Carlo De Benedetti, ha da alcuni mesi un personale consigliere economico, e non si tratta di una persona qualsiasi. Stiamo parlando di Itzhak Yoram Gutgeld, economista israeliano naturalizzato italiano e, da questa legislatura, anche membro del Parlamento, essendo stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del PD.

Nato a Tel Aviv nel 1959, Gutgeld si è laureato all’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1984, specializzandosi nel 1989 a Los Angeles, presso l’Università della California. È stato fino al Marzo di quest’anno Senior Partner e Direttore dellaMcKinsey & Company, una delle principali multinazionali nel settore delle consulenze, ma non è nuovo al mondo della politica italiana, avendo partecipato nel 2006 alla stesura del programma di Romano Prodi (e questo la dice lunga!).

Gutgeld avrebbe confezionato per Renzi un vero e proprio programma di governo tendenzialmente liberista, con tutta una serie di proposte e provvedimenti per “risanare e riqualificare la situazione economica e il mondo della politica”. In questo programma, presto disponibile nelle librerie, Gutgeld ringrazia per i consigli raccolti molti personaggi della finanza, fra cui, in qualità di “ex colleghi”, i banchieri Roberto Nicastro e Alessandro Profumo.


Come se la nomina del Sindaco di Firenze a Presidente del Consiglio fosse ormai cosa certa (evidentemente è già da tempo nell’agenda dei burattinai del Nuovo Ordine Mondiale), vi riassumo sinteticamente ciò che questo “Casaleggio in salsa renziana”, come lo ha definito Dagospia, prevede di far attuare, anno dopo anno, allo showman di Rignano sull’Arno.

Non si tratta solo di misure in bilico fra la demagogia “democratica” e il liberalismo più sfrenato, come vuole la tradizione dei programmi del PD, ma di qualcosa che va molto oltre, di una serie di ricette per cucinare e servire su un vassoio d’argento quel che resta del patrimonio industriale dello Stato.


Misure in regime straordinario per il primo anno, vendendo le aziende di Stato “in parte o totalmente, a seconda di ciò che serve”. Dal secondo anno, invece, “con i proventi della lotta all’evasione fiscale” Gutgeld prevede di far realizzare a Matteino demagogica e generica “una riduzione dei costi dello Stato”, da attuarsi con un ulteriore giro di vite sull’uso del contante, che il guru renziano ipotizza di limitare a 300 Euro! Per non parlare dell’introduzione dell’obbligatorietà dei pagamenti elettronici in tutti i settori. E così, via, fra ripetute lodi all’Euro e inviti ad una rapida e auspicabile (per lui) unione bancaria europea.[4]

Ecco l’ideologia renziana in pillole: privatizzazioni a tutto spiano di aziende pubbliche, ex municipalizzate e patrimonio statale; amnistia per i politici corrotti se escono di scena; vendita ai privati di Rai1 e Rai2, ma al contempo modello BBC con un’amministrazione pubblica; un far west dei contratti aziendali; immigrazione “intelligente”, cioè, seguendo la filosofia economicistica della vigente Bossi-Fini (già Turco-Napolitano), si accettano solo extracomunitari utili e programmati; una spruzzatina di sensibilità pro-gay con le unioni civili e infine riformine come una Tobin Tax del 5 mille sulle transazioni finanziarie.


Ma quale innovazione politica? Renzi è favorevole all'operato di Marchionne, alla Tav, all'aumento dell'età pensionabile, agli inceneritori di rifiuti, alla privatizzazione dell'acqua.[5]


Il fatto che l’Homo Massonicus Matteo Renzi abbia usurpato a Massimo D’Alema il sostegno di Carlo De Benedetti e che abbia arruolato come consigliere economico nientemeno che l’economista israeliano e uomo delle multinazionali Itzhak Yoran Gutgeld, deve aver fatto scattare nella testa di “baffino”, oltre al tarlo della gelosia, la piena consapevolezza di essere stato scaricato da quei “poteri forti” che ha sempre fedelmente servito e sostenuto.


Le sparate di Massimo D’Alema, che ha paragonato Renzi a “un Giamburrasca ignorante”, celano infatti la consapevolezza che, al tavolo di quei “poteri forti” sia stato tolto lo strapuntino da sempre riservato all’ex Presidente del Consiglio, e che esso sia stato sostituito con una comoda poltrona dorata con sopra scritto “Matteo Renzi”. Perché quei “poteri forti”, quando individuano un politico che può al meglio servirli, lo coccolano, lo portano in alto, gli spianano la strada, lo collocano nei posti chiave di comando a loro più congeniali, ma sono anche pronti, quando il “favorito” di turno ha esaurito la sua funzione, a gettarlo nella pattumiera e a sostituirlo senza tante remore.[6]


Vi ho già spiegato nel dettaglio come il suo personaggio sia stato mediaticamente studiato e costruito e imposto da ben collaudate agenzie di marketing, secondo un classico sistema all’americana.


Vi ho svelato come egli goda dell’appoggio dei peggiori “poteri forti” della grande finanza internazionale (e, recentemente, anche di quello di Carlo De Benedetti, un nome, una garanzia!), e di come tutto il suo pensiero (o meglio, “non-pensiero”) e la sua azione politica trasudino massonicità. Come, del resto, trasuda massonicità tutto il Partito Democratico, divenuto in Italia lo strumento prediletto della grande massoneria finanziaria internazionale.


Vi ho parlato della condanna comminatagli dalla Corte dei Conti in relazione ad illeciti risalenti a quando il “ragazzo” presiedeva la Provincia di Firenze, e vi ho spiegato come certi “poteri forti” che fino ad oggi hanno avuto come referente Massimo D’Alema, dopo aver definitivamente scaricato “baffino”, stiano adesso puntando invece su Matteo Renzi. E, proprio in relazione a certi poteri, vi ho raccontato chi sia il “consigliere economico” del giovane aspirante Premier di Rignano sull’Arno, quell’economista israeliano (da questa legislatura Deputato del PD) Itzhak Yoram Gutgeld, fino al Marzo di quest’anno direttore della Mc Kinsey e già autore nel 2006 del programma politico di governo di Romano Prodi. E vi ho raccontato come Gugeld abbia confezionato per Renzi un programma di governo ad hoc per finire di consegnare quel che resta dell’Italia al potere usurocratico-massonico-bancario e alle multinazionali.


Voglio tornare a parlarvi di Gutgeld e della Mc Kinsey, poiché, non avevo fatto ancora piena luce sui danni enormi e incalcolabili che questa multinazionale, leader mondiale nel campo delle consulenze manageriali, della quale Matteo Renzi è palese espressione, ha arrecato al sistema bancario italiano e, soprattutto, alle tasche dei risparmiatori.



Gli Italiani, a differenza di molti altri popoli europei votati per cultura e tradizione all’indebitamento creditizio, hanno sempre avuto una marcata vocazione al risparmio, tanto che, nonostante la pesante crisi economica che stiamo attraversando (voluta e imposta dagli speculatori), il risparmio bancario dei nostri concittadini rappresenta ancora una quota consistente della ricchezza nazionale. Siccome i “guru” e gli avvoltoi della finanza internazionale stanno finendo di spolpare, con la complicità della "nostra" classe politica, le ricchezze dello Stato, e fra non molto nel settore dell’industria statale non resterà più niente da mordere, era inevitabile che prima o poi finissero nel mirino di questi sciacalli anche i risparmi dei privati cittadini, un tesoretto troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire.

Io ho sempre criticato la smania tutta italiana di “investire”. Non riesco infatti a concepire (forse perché non fa parte della mia cultura e della mia formazione) la fretta maledetta e la disinvoltura con cui decine di migliaia di miei concittadini consegnino alle banche i propri sudati risparmi acquistando Titoli di Stato o sottoscrivendo discutibili investimenti obbligazionari che, nel migliore dei casi, daranno a loro nel corso di diversi anni interessi decisamente ridicoli (spesso nell’ordine del 2 – 3%). Per la mia mentalità trovo tutto questo semplicemente una follia!


Quando mi capita (purtroppo raramente) di avere del denaro da investire, io mi guardo bene dall’affidarlo alle banche in cambio di carta straccia. Preferisco acquistare beni materiali a prezzo conveniente, per poi rivenderli al momento giusto e ricavarci un’utile magari del 100%, se non maggiore. Ma mi rendo conto che la stragrande maggioranza degli Italiani non ragiona così e, per tradizione, si è sempre votata all’acquisto di titoli. Tanto che, negli ambienti finanziari esteri, gli Italiani sono da sempre chiamati “BOT People”.



Era quindi ovvio e prevedibile che i lupi famelici che stanno strangolando la nostra economia sfruttassero questa tendenza tutta italiana ad “investire” per poter arrivare a mettere le mani sui loro risparmi. Come? La risposta è semplice! Stravolgendo completamente e snaturando il tradizionale sistema bancario, fino a poco tempo fa fondato sui depositi e sulla concessione del credito, in modo da poter in tutta libertà (e impunità) vendere ai nostri concittadini derivati, investimenti “tossici” e titoli spazzatura.


Ci ha pensato naturalmente la Mc Kinsey, formulando e imponendo agli istituti di credito italiani l’utilizzo di piattaforme di consulenza come la Advice, che hanno distrutto la figura professionale dei bancari, parcellizzandone il lavoro e trasformandoli in venditori di fumo legalizzati, in “effettori” che propongono titoli spazzatura, senza neanche essere tenuti a conoscerne i potenziali rischi, carpendo così la fiducia dei risparmiatori.

La Mc Kinsey ha così imposto, un metodo di budgetismo “mordi e fuggi”, improntato su certificazioni di contratto illusorie e fuorvianti. La piattaforma Advice, imposta dalla Mc Kinsey, emette “consulenze” che recano la certificazione dell’ABI, consulenze che hanno già di per sé un costo base. Quindi l’ignaro risparmiatore viene spinto dal personale bancario, trasformato in una impersonale catena di piazzisti, ad acquistare e a sottoscrivere qualsiasi porcheria, in quanto “protetta” da una certificazione che deve pure pagare. Ma nessuno dice al risparmiatore che non si può certificare la certezza di un risultato e che sono alte le possibilità di andarci a rimettere.


Grazie quindi a personaggi come Gutgeld, e alla pressione che hanno esercitato sugli economisti e sulla stampa di settore per fare applicare il giochetto di queste certificazioni, non abbiamo più in Italia una banca “che fa la banca”, cioé che raccoglie il risparmio e che finanzia l’economia produttiva. Abbiamo invece una frode legalizzata che, oltre a danneggiare i risparmiatori, mortifica la stessa figura del bancario, defraudato della propria competenza e professionalità e ridotto quasi ad un robot.



Il metodo Mc Kinsey è stato introdotto in Italia agli inizi degli anni ’90, in preparazione alla campagna di frodi bancarie e di mutui facili al 100-110% del valore degli immobili.
I gestori del risparmio dei clienti sono stati così convertiti in piazzisti di titoli (perlopiù strutturati) spazzatura, che sovente si deprezzano del 5% il giorno dopo la vendita (il 5% viene così introitato dalla banca), e la clientela da spennare è stata suddivisa in:



- fascia bassa (family del MPS)
- fascia media (affluent)
- fascia medio-alta (upper affluent)
- fascia alta (private – gestito fuori dalle filiali, in uffici appositi).



In base alla “dottrina Mc Kinsey”, i gestori si spacciano per consulenti, ma hanno perso ormai quella conoscenza dell’economia e della finanza necessaria a fare da consulenti reali. Vendono prodotti spinti dalla banca, cioè quelli da cui la banca guadagna di più o quelli che deve sbolognare perché stanno per saltare (vedi vendite di titoli Lehman in prossimità del default) in conflitto di interesse coi clienti.

Attraverso piattaforme di consulenza automatica e computerizzata come la Advice, un software chiede le caratteristiche del cliente, i suoi bisogni, obiettivi, etc., per poi sfornare una proposta personalizzata e “certificata” dall’ABI, che però tiene conto innanzitutto degli interessi delle banche socie dell’ABI stessa. Per questa consultazione, il cliente paga (e non poco), per poi buttare i suoi risparmi in un pozzo dal quale non sa se riusciranno, perché non ha alcuna garanzia di non perdere l’investimento.


Come possono quindi gli Italiani fidarsi di Matteo Renzi, che della Mc Kinsey è prodotto ed espressione? Come possono fidarsi di un burattino il cui “consigliere economico” è uno degli artefici e dei responsabili della spoliazione “legalizzata” dei loro risparmi?


Da ricordare che McKinsey è stata la palestra di Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente del Monte dei Paschi di Siena, Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa ed ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, Roberto Nicastro, attuale direttore generale di Unicredit e Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dell’Istituto per le Opere Religione (Ior). 


“McKinsey e’ stata semplicemente la protagonista più influente delle più importanti trasformazioni del capitalismo degli ultimi cento anni. Qualsiasi problema le società dovessero affrontare McKinsey era pronta con una soluzione!


Nel libro 'The Firm' il giornalista americano Duff McDonald traccia la storia del colosso di New York che ha dominato gli ultimi 100 anni di economia e finanza. Dalla spinta sul marketing negli anni '50 fino a quella sulla globalizzazione negli anni '90 e al crac di Enron.


Temo che quando il Popolo Italiano aprirà finalmente gli occhi sarà già sprofondato in un baratro dal quale non riuscirà più a risalire.[7]


martedì 10 dicembre 2013
Matteo Renzi: un pupazzo nelle mani della McKinsey, la multinazionale che ha affossato il sistema bancario italiano

In rete esistono decine di siti che hanno tentato, mediante ragionamenti di largo respiro, di interrogarsi su chi sia realmente Matteo Renzi e sui retroscena della sua folgorante carriera politica che, da giovane militante dei comitati per Prodi (buono quello!) lo ha visto divenire prima segretario provinciale del PPI e poi della Margherita di Rutelli e di Lusi, poi, a soli 28 anni, Presidente della Provincia di Firenze, poi Sindaco e, progressivamente, il personaggio politico più presente in assoluto nei programmi televisivi. 

Quello che, fra cene ad Arcore con il Cavaliere e incontri con Angela Merkel e Obama, attraverso il “verbo” della rottamazione e dichiarazioni pubbliche incentrate sulla pochezza e sull’ovvietà, leader del PD e di un’Italia che affonda. Ebbene, tutti questi siti, pur facendo giuste osservazioni e ponendosi legittimi interrogativi sui suoi rapporti con la Massoneria e con i poteri forti della finanza internazionale, non ci danno delle risposte, non vanno oltre il pettegolezzo o le illazioni.

A noi non interessa il pettegolezzo. Quello lo lasciamo volentieri a Marco Travaglio e ad altri simili servi del sistema. A noi interessa che la gente apra gli occhi sulla verità, sul grande inganno nel quale siamo immersi fino al collo. A noi interessa constatare e far capire quella che è ormai un’evidenza: Matteo Renzi è un massone figlio di massoni!

Non ci interessa il fatto che magari non si trovino le prove di un suo effettivo “tesseramento”, di una sua affiliazione a qualche loggia. Renzi è l’espressione più diretta ed immediata di quella culturalità massonica di cui si servono i grandi burattinai del potere occulto per agire indisturbati ai danni della società. Questa massonicità lo investe come individuo, come parte integrante di un contesto politico di potere e come espressione di una cultura che è e resta prettamente massonica.

Per stessa ammissione del Maestro Venerabile del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi, fra le fila degli iscritti al PD si contano oltre 4000 affiliati all’obbedienza di Palazzo Giustiniani (vale a dire quasi un quinto dei tesserati del partito), la maggior parte dei quali risultano in Toscana. E questo senza contare i tesserati che fanno capo ad altre obbedienze massoniche diverse dal G.O.I., che sono comunque molto forti e radicate sul territorio.



Il mondo è governato da circa 1000 grosse banche, quasi tutte sotto il diretto controllo di potenti famiglie come i Rotschild e i Rockfeller. La Massoneria rappresenta il loro braccio esecutivo nello scegliere e nel selezionare quei leader politici più idonei, più gestibili e maggiormente manovrabili che, insediatisi nei posti chiave del potere, favoriscono gli interessi di chi realmente comanda e decide. Matteo Renzi rientra perfettamente in questo schema, ed è il prodotto di una abile e pianificata campagna di marketing dai toni a stelle e strisce e dal sapore inconfondibilmente massonico. Una campagna di marketing senza dubbio preparata già da anni, e finalizzata a lanciare mediaticamente e politicamente un “volto nuovo” in un certo senso predestinato ad assumere le leve del potere e a fare di conseguenza, una volta Presidente del Consiglio, gli interessi di chi sta nella cabina di regia.

Matteo Renzi, un personaggio abilmente costruito a tavolino e curato nei minimi dettagli per quanto riguarda il look, la gestualità, il tenore e il contenuto dei discorsi, tanto che, nonostante risulti agli occhi dei più attenti una squallida scopiazzatura di Barak Obama, sta trovando sempre maggiori consensi sia fra un elettorato di sinistra ormai senza bussola e senza identità, sia fra l’elettorato di un centro-destra fiaccato da vent’anni di Berlusconismo e di promesse non mantenute.

Non so voi, ma io in questa cabina di regia ci vedo chiaramente i volti del Bilderberg, dei Rotschild, della grande finanza internazionale e del Nuovo Ordine Mondiale.[1]

Mentre il “ragazzo” continua a fare il divo in programmi televisivi e si accinge a vincere le primarie farsa, è passata quasi inosservata la notizia di una sua condanna in primo grado, decretata dalla Corte dei Conti, per vicende relative a vari abusi, illeciti e irregolarità risalenti al tempo in cui l’Homo Massonicus, rivestiva l’incarico di Presidente della Provincia di Firenze.

Da rilevare che sotto inchiesta sono finiti anche i 4,5 milioni di Euro che, durante il mandato renziano, la Provincia di Firenze ha elargito alla Florence Multimedia, una società di comunicazione. Eh, già! La comunicazione è tutto, se si vuole bucare lo schermo e presentarsi ai cittadini come il nuovo salvatore della Patria…[2]



Carlo De Benedetti, l’uomo “del sistema” per eccellenza, il perno centrale che ha permesso, dopo la caduta della Prima Repubblica, la definitiva svendita del nostro patrimonio pubblico alla grande finanza internazionale e l’assoggettamento del nostro Paese ai poteri forti della speculazione, ha annunciato pubblicamente il proprio incondizionato sostegno a Matteo Renzi.

Il manager, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, si è dimostrato piuttosto freddo con il bilderberghino Letta e con il suo Governo, perché a suo giudizio l’attuale premier avrebbe “tradito le sue aspettative”, dichiarando di guardare adesso a Firenze, parlando a ruota libera della necessità di un ricambio generazionale ai vertici del Paese e delle istituzioni. “Noi possiamo e dobbiamo favorire questo ricambio”, ha detto De Benedetti. “Dobbiamo anche lasciar fare, dobbiamo permettere a chi ha voglia e animo di costruire il futuro di questo Paese di farlo”.

Parole inquietanti, queste di Benedetti, che io traduco liberamente più o meno così: “Cari Rotschild e Rockfeller, cari vertici della finanza mondiale e del sistema usurocratico-bancario, siccome l’attuale generazione di politici italiani non è poi così tanto funzionale al “sistema”, occorre voltare pagina e appoggiare tutti insieme chi potrà meglio garantire il nostro business”.[3]

Pochi sanno che Matteo Renzi, oltre a godere dell’appoggio incondizionato di Carlo De Benedetti, ha da alcuni mesi un personale consigliere economico, e non si tratta di una persona qualsiasi. Stiamo parlando di Itzhak Yoram Gutgeld, economista israeliano naturalizzato italiano e, da questa legislatura, anche membro del Parlamento, essendo stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del PD.


Nato a Tel Aviv nel 1959, Gutgeld si è laureato all’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1984, specializzandosi nel 1989 a Los Angeles, presso l’Università della California. È stato fino al Marzo di quest’anno Senior Partner e Direttore della McKinsey & Company, una delle principali multinazionali nel settore delle consulenze, ma non è nuovo al mondo della politica italiana, avendo partecipato nel 2006 alla stesura del programma di Romano Prodi (e questo la dice lunga!).

Gutgeld avrebbe confezionato per Renzi un vero e proprio programma di governo tendenzialmente liberista, con tutta una serie di proposte e provvedimenti per “risanare e riqualificare la situazione economica e il mondo della politica”. In questo programma, presto disponibile nelle librerie, Gutgeld ringrazia per i consigli raccolti molti personaggi della finanza, fra cui, in qualità di “ex colleghi”, i banchieri Roberto Nicastro e Alessandro Profumo.

Come se la nomina del Sindaco di Firenze a Presidente del Consiglio fosse ormai cosa certa (evidentemente è già da tempo nell’agenda dei burattinai del Nuovo Ordine Mondiale), vi riassumo sinteticamente ciò che questo “Casaleggio in salsa renziana”, come lo ha definito Dagospia, prevede di far attuare, anno dopo anno, allo showman di Rignano sull’Arno.
Non si tratta solo di misure in bilico fra la demagogia “democratica” e il liberalismo più sfrenato, come vuole la tradizione dei programmi del PD, ma di qualcosa che va molto oltre, di una serie di ricette per cucinare e servire su un vassoio d’argento quel che resta del patrimonio industriale dello Stato.

Misure in regime straordinario per il primo anno, vendendo le aziende di Stato “in parte o totalmente, a seconda di ciò che serve”. Dal secondo anno, invece, “con i proventi della lotta all’evasione fiscale” Gutgeld prevede di far realizzare a Matteino demagogica e generica “una riduzione dei costi dello Stato”, da attuarsi con un ulteriore giro di vite sull’uso del contante, che il guru renziano ipotizza di limitare a 300 Euro! Per non parlare dell’introduzione dell’obbligatorietà dei pagamenti elettronici in tutti i settori. E così, via, fra ripetute lodi all’Euro e inviti ad una rapida e auspicabile (per lui) unione bancaria europea.[4]

Ecco l’ideologia renziana in pillole: privatizzazioni a tutto spiano di aziende pubbliche, ex municipalizzate e patrimonio statale; amnistia per i politici corrotti se escono di scena; vendita ai privati di Rai1 e Rai2, ma al contempo modello BBC con un’amministrazione pubblica; un far west dei contratti aziendali; immigrazione “intelligente”, cioè, seguendo la filosofia economicistica della vigente Bossi-Fini (già Turco-Napolitano), si accettano solo extracomunitari utili e programmati; una spruzzatina di sensibilità pro-gay con le unioni civili e infine riformine come una Tobin Tax del 5 mille sulle transazioni finanziarie.

Ma quale innovazione politica? Renzi è favorevole all'operato di Marchionne, alla Tav, all'aumento dell'età pensionabile, agli inceneritori di rifiuti, alla privatizzazione dell'acqua.[5]

Il fatto che l’Homo Massonicus Matteo Renzi abbia usurpato a Massimo D’Alema il sostegno di Carlo De Benedetti e che abbia arruolato come consigliere economico nientemeno che l’economista israeliano e uomo delle multinazionali Itzhak Yoran Gutgeld, deve aver fatto scattare nella testa di “baffino”, oltre al tarlo della gelosia, la piena consapevolezza di essere stato scaricato da quei “poteri forti” che ha sempre fedelmente servito e sostenuto.

Le sparate di Massimo D’Alema, che ha paragonato Renzi a “un Giamburrasca ignorante”, celano infatti la consapevolezza che, al tavolo di quei “poteri forti” sia stato tolto lo strapuntino da sempre riservato all’ex Presidente del Consiglio, e che esso sia stato sostituito con una comoda poltrona dorata con sopra scritto “Matteo Renzi”. Perché quei “poteri forti”, quando individuano un politico che può al meglio servirli, lo coccolano, lo portano in alto, gli spianano la strada, lo collocano nei posti chiave di comando a loro più congeniali, ma sono anche pronti, quando il “favorito” di turno ha esaurito la sua funzione, a gettarlo nella pattumiera e a sostituirlo senza tante remore.[6]

Vi ho già spiegato nel dettaglio come il suo personaggio sia stato mediaticamente studiato e costruito e imposto da ben collaudate agenzie di marketing, secondo un classico sistema all’americana.

Vi ho svelato come egli goda dell’appoggio dei peggiori “poteri forti” della grande finanza internazionale (e, recentemente, anche di quello di Carlo De Benedetti, un nome, una garanzia!), e di come tutto il suo pensiero (o meglio, “non-pensiero”) e la sua azione politica trasudino massonicità. Come, del resto, trasuda massonicità tutto il Partito Democratico, divenuto in Italia lo strumento prediletto della grande massoneria finanziaria internazionale.


Vi ho parlato della condanna comminatagli dalla Corte dei Conti in relazione ad illeciti risalenti a quando il “ragazzo” presiedeva la Provincia di Firenze, e vi ho spiegato come certi “poteri forti” che fino ad oggi hanno avuto come referente Massimo D’Alema, dopo aver definitivamente scaricato “baffino”, stiano adesso puntando invece su Matteo Renzi. E, proprio in relazione a certi poteri, vi ho raccontato chi sia il “consigliere economico” del giovane aspirante Premier di Rignano sull’Arno, quell’economista israeliano (da questa legislatura Deputato del PD) Itzhak Yoram Gutgeld, fino al Marzo di quest’anno direttore della Mc Kinsey e già autore nel 2006 del programma politico di governo di Romano Prodi. E vi ho raccontato come Gugeld abbia confezionato per Renzi un programma di governo ad hoc per finire di consegnare quel che resta dell’Italia al potere usurocratico-massonico-bancario e alle multinazionali.

Voglio tornare a parlarvi di Gutgeld e della Mc Kinsey, poiché, non avevo fatto ancora piena luce sui danni enormi e incalcolabili che questa multinazionale, leader mondiale nel campo delle consulenze manageriali, della quale Matteo Renzi è palese espressione, ha arrecato al sistema bancario italiano e, soprattutto, alle tasche dei risparmiatori.

Gli Italiani, a differenza di molti altri popoli europei votati per cultura e tradizione all’indebitamento creditizio, hanno sempre avuto una marcata vocazione al risparmio, tanto che, nonostante la pesante crisi economica che stiamo attraversando (voluta e imposta dagli speculatori), il risparmio bancario dei nostri concittadini rappresenta ancora una quota consistente della ricchezza nazionale. Siccome i “guru” e gli avvoltoi della finanza internazionale stanno finendo di spolpare, con la complicità della "nostra" classe politica, le ricchezze dello Stato, e fra non molto nel settore dell’industria statale non resterà più niente da mordere, era inevitabile che prima o poi finissero nel mirino di questi sciacalli anche i risparmi dei privati cittadini, un tesoretto troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire.
Io ho sempre criticato la smania tutta italiana di “investire”. Non riesco infatti a concepire (forse perché non fa parte della mia cultura e della mia formazione) la fretta maledetta e la disinvoltura con cui decine di migliaia di miei concittadini consegnino alle banche i propri sudati risparmi acquistando Titoli di Stato o sottoscrivendo discutibili investimenti obbligazionari che, nel migliore dei casi, daranno a loro nel corso di diversi anni interessi decisamente ridicoli (spesso nell’ordine del 2 – 3%). Per la mia mentalità trovo tutto questo semplicemente una follia!

Quando mi capita (purtroppo raramente) di avere del denaro da investire, io mi guardo bene dall’affidarlo alle banche in cambio di carta straccia. Preferisco acquistare beni materiali a prezzo conveniente, per poi rivenderli al momento giusto e ricavarci un’utile magari del 100%, se non maggiore. Ma mi rendo conto che la stragrande maggioranza degli Italiani non ragiona così e, per tradizione, si è sempre votata all’acquisto di titoli. Tanto che, negli ambienti finanziari esteri, gli Italiani sono da sempre chiamati “BOT People”.

Era quindi ovvio e prevedibile che i lupi famelici che stanno strangolando la nostra economia sfruttassero questa tendenza tutta italiana ad “investire” per poter arrivare a mettere le mani sui loro risparmi. Come? La risposta è semplice! Stravolgendo completamente e snaturando il tradizionale sistema bancario, fino a poco tempo fa fondato sui depositi e sulla concessione del credito, in modo da poter in tutta libertà (e impunità) vendere ai nostri concittadini derivati, investimenti “tossici” e titoli spazzatura.


Ci ha pensato naturalmente la Mc Kinsey, formulando e imponendo agli istituti di credito italiani l’utilizzo di piattaforme di consulenza come la Advice, che hanno distrutto la figura professionale dei bancari, parcellizzandone il lavoro e trasformandoli in venditori di fumo legalizzati, in “effettori” che propongono titoli spazzatura, senza neanche essere tenuti a conoscerne i potenziali rischi, carpendo così la fiducia dei risparmiatori.

La Mc Kinsey ha così imposto, un metodo di budgetismo “mordi e fuggi”, improntato su certificazioni di contratto illusorie e fuorvianti. La piattaforma Advice, imposta dalla Mc Kinsey, emette “consulenze” che recano la certificazione dell’ABI, consulenze che hanno già di per sé un costo base. Quindi l’ignaro risparmiatore viene spinto dal personale bancario, trasformato in una impersonale catena di piazzisti, ad acquistare e a sottoscrivere qualsiasi porcheria, in quanto “protetta” da una certificazione che deve pure pagare. Ma nessuno dice al risparmiatore che non si può certificare la certezza di un risultato e che sono alte le possibilità di andarci a rimettere.

Grazie quindi a personaggi come Gutgeld, e alla pressione che hanno esercitato sugli economisti e sulla stampa di settore per fare applicare il giochetto di queste certificazioni, non abbiamo più in Italia una banca “che fa la banca”, cioé che raccoglie il risparmio e che finanzia l’economia produttiva. Abbiamo invece una frode legalizzata che, oltre a danneggiare i risparmiatori, mortifica la stessa figura del bancario, defraudato della propria competenza e professionalità e ridotto quasi ad un robot.

Il metodo Mc Kinsey è stato introdotto in Italia agli inizi degli anni ’90, in preparazione alla campagna di frodi bancarie e di mutui facili al 100-110% del valore degli immobili.
I gestori del risparmio dei clienti sono stati così convertiti in piazzisti di titoli (perlopiù strutturati) spazzatura, che sovente si deprezzano del 5% il giorno dopo la vendita (il 5% viene così introitato dalla banca), e la clientela da spennare è stata suddivisa in:

- fascia bassa (family del MPS)
- fascia media (affluent)
- fascia medio-alta (upper affluent)
- fascia alta (private – gestito fuori dalle filiali, in uffici appositi).

In base alla “dottrina Mc Kinsey”, i gestori si spacciano per consulenti, ma hanno perso ormai quella conoscenza dell’economia e della finanza necessaria a fare da consulenti reali. Vendono prodotti spinti dalla banca, cioè quelli da cui la banca guadagna di più o quelli che deve sbolognare perché stanno per saltare (vedi vendite di titoli Lehman in prossimità del default) in conflitto di interesse coi clienti.
Attraverso piattaforme di consulenza automatica e computerizzata come la Advice, un software chiede le caratteristiche del cliente, i suoi bisogni, obiettivi, etc., per poi sfornare una proposta personalizzata e “certificata” dall’ABI, che però tiene conto innanzitutto degli interessi delle banche socie dell’ABI stessa. Per questa consultazione, il cliente paga (e non poco), per poi buttare i suoi risparmi in un pozzo dal quale non sa se riusciranno, perché non ha alcuna garanzia di non perdere l’investimento.

Come possono quindi gli Italiani fidarsi di Matteo Renzi, che della Mc Kinsey è prodotto ed espressione? Come possono fidarsi di un burattino il cui “consigliere economico” è uno degli artefici e dei responsabili della spoliazione “legalizzata” dei loro risparmi?



Da ricordare che McKinsey è stata la palestra di Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente del Monte dei Paschi di Siena, Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa ed ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, Roberto Nicastro, attuale direttore generale di Unicredit e Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dell’Istituto per le Opere Religione (Ior). 

“McKinsey e’ stata semplicemente la protagonista più influente delle più importanti trasformazioni del capitalismo degli ultimi cento anni. Qualsiasi problema le società dovessero affrontare McKinsey era pronta con una soluzione!

Nel libro 'The Firm' il giornalista americano Duff McDonald traccia la storia del colosso di New York che ha dominato gli ultimi 100 anni di economia e finanza. Dalla spinta sul marketing negli anni '50 fino a quella sulla globalizzazione negli anni '90 e al crac di Enron.

Temo che quando il Popolo Italiano aprirà finalmente gli occhi sarà già sprofondato in un baratro dal quale non riuscirà più a risalire.[7]


Fonti:









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