D'un tratto nel folto bosco
Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Ozmercoledì 25 giugno 2014
Diossina nel mais, contaminate più di 26.000 tonnellate: allarme in 12 regioni
In Italia la diossina nel mais potrebbe determinare il blocco di latte, uova e carne. Tutto è successo a causa di un carico di 26.000 tonnellate di mais contaminato, che è destinato agli allevamenti. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio caso di sicurezza alimentare, perché un contaminante cancerogeno è arrivato attraverso il cibo a molti animali. Prima che le autorità si accorgessero della situazione, metà del carico è già stato probabilmente utilizzato.
La vicenda risale ai suoi inizi del 7 aprile, quando dall’Ucraina è arrivata nel porto di Ravenna una nave contenente 26.059 tonnellate di mais. Quest’ultimo viene immagazzinato nei silos e poi viene distribuito a varie aziende che si occupano di ottenere dei mangimi, trasformandolo in farina e mischiandolo ad altri ingredienti. In diversi allevamenti arriva questo mangime contaminato, destinato a mucche da latte, bovini, polli e maiali. Addirittura una parte di questo mais è finito anche in preparati alimentari per animali domestici, cibi che vengono venduti al supermercato per i nostri amici a quattro zampe. I primi controlli non si rivelano efficaci. Soltanto l’11 giugno a Piacenza, in seguito ad un accertamento sanitario, si è scoperto che il mais è contaminato dalla diossina. Si è riscontrato che i valori rintracciati in questi prodotti trasformati sono troppo alti rispetto ai limiti consentiti dalla legge. Per questo motivo viene inviata anche una notifica al sistema di allerta europeo e la notizia si diffonde immediatamente.
Ci si trova di fronte ad una vera e propria allerta. Inizialmente il Ministero della Salute ha diffuso un comunicato stampa piuttosto generico: si spiega che sono state attivate delle procedure per rintracciare il mais alla diossina, in modo che il carico venga bloccato. Viene detto che lo scopo è anche quello di intercettare tutti gli allevamenti, che avrebbero usufruito di questo mais non in regola. La situazione, comunque, sembra essere sfuggita di mano e il rischio interessa 12 regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Calabria e Sicilia. 5.000 tonnellate di mais non in regola, che sono rimaste nei silos, sono state sequestrate. Il problema è che la diossina è una sostanza cancerogena, che danneggia gli animali, perché si accumula nel loro grasso, e può finire nel latte, nelle uova e nelle carni che vengono commercializzate.
http://www.ecoo.it/
martedì 24 giugno 2014
Pepe Mujica: "Vi racconto il mio Uruguay"
Il rifiuto del consumismo. La legalizzazione della marijuana. La legge sul matrimonio gay. La redistribuzione della ricchezza attraverso i servizi sociali. Parla il presidente
di Giancarlo CeraudoNell’ufficio di vetro al dodicesimo piano del nuovo palazzo presidenziale, al centro di Montevideo, tutto richiama il suo stile: sobrietà. Ma anche modernità ed efficienza. Unica concessione alla civetteria, una chitarra che gli è stata regalata dalla banda hard rock degli Aerosmith.
José Alberto Mujica Cordano, 78 anni, detto “El Pepe”, capo di Stato dell’Uruguay, ha una camicia coloniale e, al contrario dei suoi concittadini che preferiscono il mate, sorseggia una tazza di tè. Gli occhi sono due fessure furbe annegate in un volto largo e pacioso. L’immagine di un “buon nonno”, come lo dipinge non senza una punta di malizia quella parte di sinistra interna che lo rimprovera di non aver spinto fino in fondo la sua sfida al capitalismo. O l’emblema della semplicità rivoluzionaria arrivata al potere, come lo descrive invece la sinistra internazionale sempre in cerca di eroi.
“El Pepe” non si cura del dilemma. Senza alzare i toni, durante l’intervista a “l’Espresso”, non dà mai l’impressione di difendersi: si descrive. Come a voler sottolineare: io sono così, pensatela un po’ come volete. In un Occidente alle prese con una classe dirigente famelica e corrotta (fenomeno non solo italiano), la cifra della sua distinzione è la decisione di trattenere per sé solo il 10 per cento dei 12 mila dollari che sono l’appannaggio per la carica e dare il resto ai meno abbienti. «Populismo! Demagogia!», lo criticano da destra. Mujica alza le spalle: «Non ho nulla da rispondere. La mia è pratica. Faccio così da quando sono in politica, da più di vent’anni. È il mio modo di vivere. Non lo voglio imporre a nessuno. Ma me lo tengo». Che nessun ministro abbia seguito l’esempio, lo lascia indifferente: «Sono libertario. Ciascuno faccia ciò che vuole». A patto che non gli vengano rimproverate certe deroghe al protocollo istituzionale («Sono in guerra con la cravatta, mai l’ho messa e mai la metterò»).
Guida un “maggiolino” degli anni Settanta e invece di trasferirsi nell’opulento palazzo presidenziale continua a vivere nell’umile “rancho” in periferia (una camera e una cucina ricoperta da un tetto di zinco) con la sua Lucia: Lucia Topolansky, 69 anni, senatrice. E anche lei, come lui, ex militante dei Tupamaros, gruppo armato che si ispirava alla rivoluzione cubana.
Nella biografia del “Pepe”, le tracce di un’esistenza ricca di ostacoli, privazioni, antiche sofferenze. Il padre Demetrio, basco, agricoltore, finito in rovina e morto quando il futuro presidente aveva 5 anni; la madre Lucia Cordano, discendente da una modesta famiglia di emigranti liguri. Poi la scelta della lotta politica, i 14 anni trascorsi in carcere dei quali due in isolamento dentro un pozzo, durante la dittatura. Anni che ora rievoca così: «Peggio della solitudine c’è solo la morte. E quando si resta a lungo soli, come lo sono stato io, bisogna difendersi dalla pazzia. Mi hanno tenuto otto anni senza leggere un libro. Visto che avevo delle allucinazioni ho chiesto di avere dei volumi di scienza, chimica, fisica. Permettermi di studiare era per loro più conveniente di curare un pazzo. Si può dire che mi sono salvato grazie alle loro necessità economiche». Per due volte riuscì a evadere: «C’è voluta una lunga preparazione, una perfetta conoscenza della vita in galera, lo studio dei punti deboli. E, con pragmatismo, la capacità di “comprarsi” qualcuno. Scappare da un carcere non è cosa da angioletti».
L’Uruguay è «alla fine del mondo» come direbbe papa Francesco. Paese periferico ricordato sinora forse solo per il Campionato del mondo di calcio vinto in finale col Brasile, nel 1950, a casa loro (e quest’anno c’è un altro Mondiale a Rio de Janeiro). Poi arriva Mujica alla presidenza e lo mette al centro della scena. Grazie al coraggio di scelte libertarie che sono dibattito in pressoché tutto il primo mondo: matrimonio gay, aborto legale, liberalizzazione della marijuana dalla produzione al commercio. “NewYork Times”, “Economist”, “Guardian” lo consacrano leader di statura mondiale. Montevideo diventa una stella polare della sinistra. José Muijca si schermisce, preferisce inserire la sua svolta in un alveo storico: «Già nel 1915 l’Uruguay fabbricava e distribuiva alcol e lo Stato ha controllato la vendita nei successivi cinquant’anni. Nello stesso periodo ha riconosciuto la prostituzione e sempre in quell’epoca la possibilità del divorzio su richiesta della donna. Abbiamo una lunga tradizione d’avanguardia nelle sperimentazioni sociali».
Ma se c’è un Mujica “for export”, un prodotto che tira, è all’interno dell’Uruguay che il mito non attecchisce come altrove. Il pauperismo diventa spesso trasandatezza. Le battaglie per i diritti un modo per nascondere le difficoltà in economia se, in presenza di un calo della povertà media, sono aumentate le diseguaglianze sociali, il caro vita alimenta la violenza e il narcotraffico è sempre più presente. E poi la crisi di rapporti con l’Argentina, le concessioni alle multinazionali per le sperimentazioni Ogm o per le miniere e cielo aperto.
Il presidente ascolta l’elenco e con calma obietta: «Il reddito medio è di circa 16 mila dollari pro capite. So che le cifre sono arbitrarie e quando si parla di media normalmente i piccoli affogano. Ma economicamente stiamo meglio degli altri vicini: Argentina, Paraguay, Bolivia, lo stesso Brasile. Il nostro è storicamente un Paese che ha distribuito meglio la ricchezza». Resta il fatto che i prezzi dei beni sono i più alti dell’intera America Latina. «È naturale. Abbiamo maggiori servizi sociali. Molti uruguaiani che vivono negli Stati Uniti, ad esempio, se si ammalano tornano in patria a curarsi».
Il “presidente più povero del mondo”, come lo definiscono, si prende un altro sorso di tè e sembra quasi fare un bilancio, non solo del mandato ma della sua esistenza: «Ho vissuto il sogno di cambiare la storia dell’uomo e creare un’umanità senza sfruttamento con quell’utopia che si chiamava socialismo. Quello che abbiamo imparato, io e i miei compagni - e prima non lo sapevamo - è che la vita è bella e non si deve commettere l’errore di sacrificare un’intera generazione in nome di un sogno».
Sembra quasi un postumo “addio alle armi”, una revisione del suo stesso passato, ma viene subito corretta: «Le passioni rivoluzionarie ci saranno sempre, per fortuna. L’essere umano ne ha bisogno è una sua esigenza profonda. Ci sono sempre state e sempre ci saranno persone che hanno combattuto e combatteranno per l’uguaglianza sociale, per il benessere collettivo. Come ci sarà sempre l’altra parte, quella più conservatrice. Due aspetti che fanno parte dell’animo umano. Poi con la Rivoluzione francese si sono coniati i termini di destra e sinistra». Come fosse un testamento politico, vuole precisare: «Non può esserci uguaglianza se non esiste la libertà. Uguaglianza non significa l’identico, la natura rifiuta l’identico. La libertà è importante per sviluppare le potenzialità di ciascuno di noi. La massificazione cerca di cancellare l’identità. Si vuole, anzitutto che noi si sia dei consumatori. Quanto più consumiamo, tanto più siamo funzionali al sistema».
La sua frugalità lo toglie dal mazzo. Cita Seneca: «Povero non è chi ha poco ma chi vuole molto. Io non sono povero, semplicemente vivo in in modo austero. Questa è la vera libertà». E non è negoziabile: «Non ho bisogno di molto denaro per vivere felice. E non penso di accumularne adesso, a 78 anni. Dovrei essere un pazzo. Se esistono dei vecchi, pazzi e miserabili che sono preoccupati di moltiplicare la loro ricchezza, beh, quello è un loro problema. E comunque non se la possono portare nella tomba».
L'intera intervista ed i video e le foto:
http://espresso.repubblica.it/internazionale/2014/02/20/news/pepe-mujica-vi-racconto-il-mio-uruguay-1.154173#video-1-154239-1392971095
lunedì 23 giugno 2014
Il 97% delle volte, la chemioterapia non funziona ... .. e continua ad essere utilizzata per una sola ragione!
I medici e le aziende farmaceutiche fanno una montagna di soldi con la chemioterapia. Questa è l’unica ragione per cui viene ancora usata la chemioterapia. Non perché è efficace, o perché riduce la morbilità, la mortalità o le aliquote tumorali specifiche. Invece, fa l’esatto contrario.
La chemioterapia aumenta la crescita del cancro e la mortalità a lungo termine. La maggior parte dei pazienti che si sottopongono alla chemioterapia, o muoiono o sono afflitti di nuovo dalla malattia, che si ripresenta entro 10-15 anni dal trattamento. Distrugge il sistema immunitario, aumenta il declino neuro-cognitivo, interrompe il funzionamento del sistema endocrino e provoca organo e metaboliche tossicità.
I pazienti, fondamentalmente, vivono in uno stato permanente di malattia fino alla loro morte.
L’industria del cancro emargina le cure sicure ed efficaci, promuovendo al contempo, i loro brevettati rimedi, tossici e costosi i cui rischi superano di gran lunga qualsiasi beneficio.
La ragione di un tasso di sopravvivenza relativa a 5 anni, è lo standard utilizzato per valutare i tassi di mortalità ed è riferito alla maggior parte dei malati di cancro, e si trova in discesa in questo periodo. È eccezionalmente avverso per le imprese, e l’industria del cancro questo lo sa.
Non avrebbero mai potuto mostrare al pubblico il vero tasso di fallimento statistico che è del 97%, nel trattamento metastatico dei tumori a lungo termine. Se facessero pubblicare le statistiche a lungo termine, per tutti i tumori amministrati con chemioterapia citotossica, tra cui il rapporto costo-efficacia, l’impatto sul sistema immunitario, la qualità della vita, morbilità e mortalità, sarebbe molto chiaro, al mondo, che la chemioterapia, in pratica, è un’enorme truffa.
Non è stato mai condotto uno studio, da ricercatori indipendenti, sulla storia della chemioterapia. Gli unici studi disponibili provengono dagli scienziati finanziati dalleistituzioni del settore e nessuno di loro, ha mai globalmente quantificato le variabili di cui sopra.
Perché? Perché la sanità è un industria ed una industria deve fare profitto, nient’altro che questo. Non ci sarà mai alcun profitto per loro, nello sradicare la malattia. Non vi è alcun organo di governo al mondo che tutela i consumatori dall’essere sottoposti a queste note terapie tossiche e cancerogene. È un business di proporzioni gigantesche e dev’essere trattato come tale.
I più potenti anti-cancro, come la cannabis, devono essere demonizzati e resi illegali perché sono efficaci nell’uccidere le cellule tumorali e senza effetti collaterali. I cannabinoidi sono così efficaci nel trattamento della malattia, che il governo degli Stati Uniti, nel 2003, li ha brevettati.
Il Brevetto N° US 6630507 B1, per esempio, è sui cannabinoidi come antiossidanti e neuroprotettivi: “I cannabinoidi si trovano ad avere particolare applicazione come neuroprotettivi, per esempio nel limitare il danno neurologico a seguito di insulti ischemici, come ictus o trauma, o per il trattamento di malattie neurologiche, come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la demenza HIV.”
A Big Pharma sicuramente sanno che la Cannabis potrebbe curare il cancro:
Se la medicina ortodossa fosse davvero interessata a curare il cancro e guarire le persone, non credi che avrebbe cercato un modo per colpire le cellule tumorali con l’intento di ucciderle, risparmiando le cellule normali?
1 - La chemioterapia uccide molte più cellule normali che tumorali.
2 - Le cellule normali che sopravvivono, rimangono danneggiate e intossicate
Perché la chemioterapia sta uccidendo tante persone?
Perché il cianuro uccide? L’antrace? L’arsenico? Il Zyklon B? Sono tutti veleni. Iniettate abbastanza veleno nel vostro corpo e vedrete che alla fine, morirete.
Secondo le statistiche ufficiali, una persona su due ha affermato di essere guarita dal cancro usando i metodi convenzionali. Sebbene drammatica, l’informazione contiene comunque una certa quantità di speranza, come implicitamente, fornisce qualcosa di positivo per scienziati e pazienti.
Agli scienziati dice: continuate la ricerca perché sta producendo risultati; non provate strade teoriche o terapeutiche alternative di prevenzione, né scoraggiatevi per il fatto che i pazienti continuano a morire ogni giorno. Ai pazienti, invece, fornisce un avvertimento: si ha una probabilità del 50 per cento di farcela, solo però se si seguono i protocolli terapeutici convenzionali.
Perché una società dovrebbe avere interesse a scoprire la cura per il cancro, quando la non cura genera ben oltre $100 miliardi di dollari all’anno? Nel 2011, il cancro è stata la causa numero 1 di morte nel mondo occidentale e la 2° nei paesi in via di sviluppo.
Come la chemioterapia aumenta, in realtà, la crescita del cancro
Alcuni ricercatori hanno testato gli effetti di un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da uomini con cancro alla prostata ed hanno trovato, dopo il trattamento, “la prova del danno al DNA” nelle cellule sane, hanno scritto gli scienziati su Nature Medicine.
La chemioterapia agisce inibendo la riproduzione delle cellule in rapida divisione come quelle presenti nei tumori.
Gli scienziati hanno scoperto che le cellule sane, danneggiate dalla chemioterapia, secretino più di una proteina chiamata WNT16B, che addirittura aumenta la sopravvivenza della cellula tumorale.
Nel trattamento del cancro, i tumori spesso rispondono bene inizialmente, ma in seguito ad un ulteriore ricrescita, aumenta la resistenza alle ulteriori sedute di chemioterapia.
Tra i trattamenti, i tempi di riproduzione delle cellule tumorali, è stato dimostrato che acceleri. I ricercatori hanno detto che hanno confermato i risultati con i tumori al seno e quelli ovarici.
Medici che parlano apertamente dell’infame industria del cancro
Il Il Dr. Robert Atkins, dell’azienda farmaceutica Atkins, una volta ha annunciato che ci sono diverse cure per il cancro, ma non c’è denaro in loro. Sono naturali, efficaci e poco costose, senza farmaci costosi coinvolti, ma richiedono solo un bel po’ di autodisciplina da parte dei pazienti.
Secondo il dottor John Diamond, MD: “Uno studio su oltre 10.000 pazienti, mostra chiaramente che, i pazienti sottoposti a chemio, hanno 14 volte in più la probabilità di sviluppare la leucemia e 6 volte in più, la probabilità di sviluppare tumori delle ossa, delle articolazioni e dei tessuti molli, di quei pazienti che non sono stati sottoposti a chemioterapia”.
Il dottor Glenn Warner, che morì nel 2000, fu uno degli specialisti oncologi più altamente qualificati negli Stati Uniti. Ha usato trattamenti alternativi sui suoi pazienti affetti da tumore con grande successo. Sul trattamento del cancro, ha detto: “Abbiamo un’industria multi-miliardaria che sta uccidendo la gente, a destra e a sinistra, solo a scopo di lucro. La loro idea di ricerca è quella di vedere se due dosi di questo veleno sono meglio di tre dosi di tale veleno“.
Il Dr. Alan C. Nixon, ex presidente della American Chemical Society scrive: “Come può, un chimico addestrato per interpretare i dati, non vedere la verità. È incomprensibile per me che i medici possano ignorare la chiara evidenza che la chemioterapia fa molto, molto più male che bene”. E secondo il dott. Charles Mathe, specialista di cancro francese: “ … se avessi il cancro, non andrei mai in un centro per il trattamento standard del cancro. Solo le vittime del cancro che vivono lontane da tali centri, hanno una possibilità”.
Il dottor Allen Levin ha dichiarato: “La maggior parte dei pazienti oncologici muoiono di chemioterapia. La chemioterapia non elimina i tumori al seno, al colon o ai polmoni. Questo fatto è stato documentato da oltre un decennio, ma i medici utilizzano ancora la chemioterapia per questi tumori“.
http://informatitalia.blogspot.it/
domenica 22 giugno 2014
ITALIA: CATASTROFE NUCLEARE INSABBIATA DALLO STATO E POPOLAZIONE PREDA DEL CANCRO
di Gianni Lannes
Nel primo documento ritroviamo la citazione relativa all’inquinamento da Cesio 137, «le attività del Cesio137, nei primi due centimetri dei fondali antistanti il golfo di Gaeta, nelle aree di maggiore concentrazione, corrispondono a 7millicurie/kmq (259MBq/kmq)».
Nel secondo rapporto si commenta l’inquinamento da plutonio: «Nella figura allegata sono riportati gli inventari del 239, 240 Pu nei sedimenti, che decrescono all’aumentare della batimetrica (…). Inventari particolarmente elevati (da 2 a 4 volte le deposizioni da fallout, pari a 81 Bq/mq a queste latitudini), sono stati rilevati nell’area fra le batimetriche di 30 e 50m».
In una ricerca effettuata per la Cee di Delfanti e Papucci (“Il comportamento dei transuranici nell’ambiente marino costiero”) viene tracciata una mappa della contaminazione da plutonio nel golfo di Gaeta da 2 a 4 volte la deposizione da fall-out. Il plutonio non esiste in natura: è una sostanza altamente tossica dal punto di vista chimico, è pericolosamente radiotossica e di elevata rilevanza strategico-militare. La radioattività del plutonio si dimezza dopo 24 mila anni ed esso rimane pericoloso per oltre 400 mila anni. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità. “0,25 milionesimi di grammo sono il massimo carico ammissibile di plutonio in tutta la vita per un lavoratore professionalmente esposto”. Bastano infatti pochi microgrammi di plutonio immersi nel condizionamento di un grattacielo per condannare alla morte rapida tutti coloro che si trovano al suo interno».
Quale limite se non di natura biologica? Gianni Mattioli, docente di Fisica alla Sapienza non ha dubbi:
CENTRALE NUCLEARE DEL GARIGLIANO |
di Gianni Lannes
Quasi nessuno immagina che nel Golfo di Gaeta siano stati scaricati dalla centrale nucleare del Garigliano addirittura radionuclidi artificiali come il Plutonio 239, il Cesio 137 e il Cobalto 60. Le prove dell’ecatombe sono racchiuse in alcuni studi scientifici, come la ricerca di A. Brondi, O. Ferretti, e C. Papucci dal titolo “Influenza dei Fattori Geomorfologici sulla distribuzione dei Radionuclidi. Un esempio: dal M. Circeo al Volturno” (Atti del Convegno italo-francese di radioprotezione. Firenze, 30 Maggio - 1 Giugno 1983), e quella di R. Delfanti e C. Papucci“Distribuzione del 239 Pu, 240Pu e del 137Cs nei sedimenti del Golfo di Gaeta: osservazioni sui meccanismi di accumulo e sulle velocità di sedimentazione”(ENEA – Pas). Sull’aumento della radioattività nei sedimenti marini del golfo di Gaeta ha scritto il 4 agosto 1984 anchel’Istituto Superiore di Sanità, ma senza adottare alcun provvedimento per tutelare l’ignara popolazione:
«Per una serie di ragioni descritte in notevole dettaglio nella letteratura tecnica, si sono prodotti fenomeni di accumulo del Cobalto e del Cesio, scaricati nel fiume Garigliano, all’interno del golfo di Gaeta. Ciò è indubbiamente legato all’insediamento della centrale».
Nel primo documento ritroviamo la citazione relativa all’inquinamento da Cesio 137, «le attività del Cesio137, nei primi due centimetri dei fondali antistanti il golfo di Gaeta, nelle aree di maggiore concentrazione, corrispondono a 7millicurie/kmq (259MBq/kmq)».
Nel secondo rapporto si commenta l’inquinamento da plutonio: «Nella figura allegata sono riportati gli inventari del 239, 240 Pu nei sedimenti, che decrescono all’aumentare della batimetrica (…). Inventari particolarmente elevati (da 2 a 4 volte le deposizioni da fallout, pari a 81 Bq/mq a queste latitudini), sono stati rilevati nell’area fra le batimetriche di 30 e 50m».
Prima o poi bisognerà farci i conti seriamente con questo disastro in atto, provocato dall'Enel e tollerato dai governi italiani. Bentornati alla centrale nucleare del Garigliano in riva al Tirreno. Un impianto di proprietà, appunto dell’Enel, posizionato fra Napoli e Roma, e non ancora bonificato, 36 anni dopo la disattivazione del reattore. Tranquilli, i danni ambientali e sanitari sono andati già in onda, provocando malattie, malformazioni, mutazioni genetiche e morte. Alcuni studi scientifici del Cnen e dell’Enea hanno certificato un inquinamento radioattivo già a partire dagli anni ’70, vale a dire 16 anni prima del disastro di Chernobyl, con cui gli scienziati italidioti di regime giustificano tutto, ma proprio tutte le nefandezze statali.
Ecco cosa attestano gli atti di un convegno italo-francese datato 1983, sotto l’egida dell’Enea:
«Dal maggio 1980 al giugno 1982 sono state condotte quattro campagne radioecologiche nell’area antistante la foce del fiume Garigliano, sul quale a circa 10 km dalla foce è situata una centrale elettronucleare da 160 MWe, in esercizio dal 1964 al 1978… Sono stati prelevati 160 campioni di sedimenti superficiali, benthos, pesci e cefalopodi, alghe, macrofite fluviali e fanerogame marine… I radionuclidi artificiali gammaemettitori sistematicamente rilevabili nell’ambiente marino sono il Cesio 137 e il Cobalto 60… scarichi dovuti all’esercizio dell’impianto nucleare… Nell’ambiente marino considerato la radioattività ambientale artificiale direttamente correlabile all’esercizio dell’impianto elettronucleare è distribuita su un’area marina di almeno 1.700 chilometri quadrati…».
Vale a dire, se la geografia non è una mera opinione, dal promontorio del Circeo all’Isola di Ischia.
Mezzo secolo di inquinamento ancora in atto che danni ha provocato all’ecosistema marino, al territorio, alla numerosa popolazione locale, e a chi ha soggiornato in loco ignaro dei pericoli? Dunque crimini forse ben peggiori - se così si può dire - di quelli commessi dalla camorra in affari con apparati segreti dello Stato.
In una ricerca effettuata per la Cee di Delfanti e Papucci (“Il comportamento dei transuranici nell’ambiente marino costiero”) viene tracciata una mappa della contaminazione da plutonio nel golfo di Gaeta da 2 a 4 volte la deposizione da fall-out. Il plutonio non esiste in natura: è una sostanza altamente tossica dal punto di vista chimico, è pericolosamente radiotossica e di elevata rilevanza strategico-militare. La radioattività del plutonio si dimezza dopo 24 mila anni ed esso rimane pericoloso per oltre 400 mila anni. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità. “0,25 milionesimi di grammo sono il massimo carico ammissibile di plutonio in tutta la vita per un lavoratore professionalmente esposto”. Bastano infatti pochi microgrammi di plutonio immersi nel condizionamento di un grattacielo per condannare alla morte rapida tutti coloro che si trovano al suo interno».
mappa tratta da: R. Delfanti, C. Papucci, Distribuzione di 239pu, 240pu e 137cs nei sedimenti del golfo di Gaeta: Osservazioni sui meccanismi di accumulo e sulle velocità di Sedimentazione
Quale limite se non di natura biologica? Gianni Mattioli, docente di Fisica alla Sapienza non ha dubbi:
«Il danno sanitario da radiazioni è un danno senza soglia. Dosi anche infinitesimali di radioattività innescano processi di mutagenesi e patologie tumorali tant’è che la definizione di dose massima ammissibile fornita dalla Commissione internazionale per la radioprotezione, invece di essere “quella particolare dose al di sotto della quale non esiste rischio”, è invece quella dose cui sono associati effetti somatici, tumori e leucemie, che si considerano accettabili a fronte dei benefici economici associati a tali attività o radiazioni».
La biologa marina Rachel Carson ha così argomentato nel saggio IL MARE INTORNO A NOI:
«La concentrazione e la distribuzione di radioisotopi ad opera degli organismi marini può forse avere un’importanza ancora maggiore dal punto di vista del rischio umano (…) gli elementi radioattivi depositati nel mare non sono più recuperabili. Gli errori che vengono compiuti ora sono compiuti per sempre».
Riferimenti:
Y. Hatsukawa, Shinohara, N; Hata, K. et al., Thermal neutron cross section and resonance integral of the reaction of135Cs(n,γ)136Cs: Fundamental data for the transmutation of nuclear waste in Journal of Radioanalytical and Nuclear Chemistry, vol. 239, n. 3, 1999, pp. 455–458. DOI:10.1007/BF02349050.
Shigeo Ohki, Takaki, Naoyuki, Transmutation of Cesium-135 With Fast Reactors in Proc. of The Seventh Information Exchange Meeting on Actinide and Fission Product Partitioning & Transmutation, Cheju, Korea, 2002.
Dennis Normile, "Cooling a Hot Zone," Science, 339 (1 March 2013) pp. 1028-1029.
G. Audi, A. H. Wapstra, C. Thibault, J. Blachot and O. Bersillon, The NUBASE evaluation of nuclear and decay properties in Nuclear Physics A, vol. 729, 2003, pp. 3–128. Bibcode:2003NuPhA.729....3A, DOI:10.1016/j.nuclphysa.2003.11.001.
J. R. de Laeter, J. K. Böhlke, P. De Bièvre, H. Hidaka, H. S. Peiser, K. J. R. Rosman and P. D. P. Taylor, Atomic weights of the elements. Review 2000 (IUPAC Technical Report) in Pure and Applied Chemistry, vol. 75, n. 6, 2003, pp. 683–800. DOI:10.1351/pac20037506068.
M. E. Wieser, Atomic weights of the elements 2005 (IUPAC Technical Report) in Pure and Applied Chemistry, vol. 78, n. 11, 2006, pp. 2051–2066. DOI:10.1351/pac200678112051.
G. Audi, A. H. Wapstra, C. Thibault, J. Blachot and O. Bersillon, The NUBASE evaluation of nuclear and decay properties in Nuclear Physics A, vol. 729, 2003, pp. 3–128. Bibcode:2003NuPhA.729....3A, DOI:10.1016/j.nuclphysa.2003.11.001.
N. E. Holden, Table of the Isotopes in D. R. Lide (a cura di), CRC Handbook of Chemistry and Physics, 85th, CRC Press, 2004, Section 11. ISBN 978-0-8493-0485-9.
A. Brondi, O. Ferretti, C. Papucci:“Influenza dei fattori geomorfologici sulla distribuzione dei
radionuclidi. Un esempio: Dal M. Circeo al Volturno”. Atti convegno italo-francese. Firenze 30 Maggio-1
Giugno 1983.
Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, ARPA Lazio et altri: “Valutazione Epidemiologica
dello Stato di Salute della Popolazione Residente nelle Vicinanze delle Centrali Nucleari di Borgo Sabotino
e Garigliano” (Febbraio 2011).
S. Buso, F. Panozzo, I. Sperduti, P. Giorgi Rossi, P. Pezzotti, L. Buzzoni, L. Macci, C. Curatella, E.
Bernazza: “Valutazione delle Dimensioni e delle Prestazionidi Diagnostica Ambulatoriale nelle Neoplasie
della Tiroide in Provincia di Latina”. Sabaudia LT – 21-23 Aprile 2010 XV riunione ARTIUM.
Alfredo Petteruti: “La Mostruosità Nucleare. Indagine sulla Centrale del Garigliano”. La Poligrafica -
Gaeta, Marzo 1981.
Carlo Marcantonio Tibaldi: “L’Inquinamento da Radionuclidi nelle Acqua del Lazio Meridionale”.
Centro Studi – Il Golfo. 1985.
Rudi H. Nussbaum: “La Childhood Leukemia and Cancers Near German Nuclear Reactors, KiKK”.
VOL 15/NO 3, JUL/SEP 2009 - www.ijoeh.com.
Produced by the Health Protection Agency for the Committee on Medical Aspects of Radiation in the
Environment: “Committee on Medical Aspects of Radiation in the Environment (COMARE)”
FOURTEENTH REPORT. 2011.
ENEA-DISP: “Campagna Radioecologica di Controllo del Territorio. Centrale Nucleare del
Garigliano”. Settembre – Ottobre 1980.
A. Petraglia, C. Sabbarese, F. Terrasi, L. Visciano: “L’Indagine Ambientale Straordinaria del 2002”
Prima Campagna straordinaria 2002, Convenzione DSA-SUN e SOGIN.
F. Terrasi, C. Sabbarese, A. D’Onofrio, A. Petraglia, M. De Cesare, F. Quinto: “Seconda Campagna
straordinaria “Misure di radioattività ambientale nei dintorni della centrale nucleare del Garigliano”.
Campagna straordinaria 2008 – 2009 Convenzione DSA-SUN e SOGIN.
A. Bruschi, O. Lavarello, C. Papucci, G. Raso, M. Riccomini, S. Sgorbini, G. Zurlini: “Distribuzione dei
radionuclidi nell’ambiente marino antistante la centrale nucleare del Garigliano”. Enea Santa Teresa. Atti
22° Congresso Nazionale AIRP. Brescia 22-26-Giugno 1981.
C. Papucci, O. Lavarello: “Un esempio di analisi ecologica del sistema marino-costiero da Capo Circeo
all’isola di Ischia. La distribuzione dei radionuclidi tra Capo Circeo e l’isola d’Ischia”. Atti convegno
organizzato dall’Enea al centro di Santa Teresa La Spezia, 14 Giugno 1983.
B. Anselmi, O. Ferretti, C. Papucci: “Studio preliminare dei sedimenti della piattaforma costiera nella
zona della foce del Garigliano” Congresso SIMP di Cagliari.- 14 Ottobre 1981.
R. Delfanti, C. Papucci: “Distribuzione di 239Pu, 240Pu e 137Cs nei sedimenti del Golfo di Gaeta:
osservazioni sui meccanismi di accumulo e sulle velocità di sedimentazione” ENEA Dip. PAS. Santa Teresa.
Regolamento (Euratom) N. 2218/1989 Del Consiglio del 18 luglio 1989.
C. Sabbarese, A.M. Esposito, L. Visciano, A. d’Onofrio C. Lubritto, F. Terrasi, V. Roca, S. Alfieri and
G. Migliore: “A monitoring network of the radioactive releases due to Garigliano nuclear power plant
decommissioning”,EDP Sciences, 2005.
WHO Library Cataloguing-in-Publication Data: “Guidelines for Drinking-water Quality” World Health
Organization 2006.
A. Sakaguchi, K. Kawai, P. Steier , F. Quinto, K. Mino, J. Tomita, M. Hoshi, N. Whitehead, M. Yamamoto:
“First results on 236U levels in global fallout”. Science of the Total Environment 407 (2009) 4238–4242.
journal homepage: www.elsevi e r.com/locate/scitotenv.
Boulyga SF, Heumann KG:”Determination of extremely low 236U/238U isotope ratios in
environmental samples by sector-field inductively coupled plasma mass spectrometry using high-efficiency
sample introduction.” J. Env. Rad. 88 (2006). -Abstract.
F.Quinto, P.Steier, G.Wallner, A.Wallner, M.Srncik, M.Bichler, W.Kutschera, F.Terrasi, A.Petraglia,
C.Sabbarese: “The first use of 236U in the general environment and near a shut down nuclear power plant”.
Applied Radiation and Isotopes 67 (2009) 1775–1780. journal homepage: www.elsevier.com/locate/apradiso
Roberta Delfanti and Carlo Papucci.: “Mediterranean Sea”. ENEA-Marine Environment Research
Centre, La Spezia, Italy.
C. D. Jennings, R. Delfanti and C. Papucci.: “The Distribution and Inventory of Fallout Plutonium in
Sediments of the Ligurian Sea near
http://sulatestagiannilannes.blogspot.fr/
VACCINI – INTERVISTA A STEFANO MONTANARI +VIDEO
L’INFLUENZA DEVE ANCORA ARRIVARE E SANNO GIA’ COME SARA’.Magie della scienza e naturalmente il vaccino è già pronto e nessuno vi firmerà uno straccio di carta prendendosi le responsabilità del caso su quanto vi viene iniettato…Occorre senza dubbio riflettere sui fatti del passato…
1)Ricordate l’aviaria di qualche anno fa? Anche in quel caso s’insistette nell’assunzione di massa del vaccino e ricordate cosa successe? Assolutamente nulla!!!
2) Se questi virus influenzali sono tanto mortali e virulenti perchè poi bastano per curarsi sempre dei semplici antibiotici come per le banali e semplici influenze stagionali?
3) Le vittime delle “influenze peggiori” muoiono, come a volte dimenticano di raccontarci, a causa dellle complicazioni derivate da altre patologie
Ognuno poi è libero di agire come vuole.Intanto vi proponiamo un’intervista al dottor Stefano Montanari, stimato ricercatore ed esperto di nanopatologie, in cui racconta dei risultati di un’indagine su 24 vaccini eseguita un pò di tempo fa.“In tutti i 24 vaccini analizzati, tutti diversi tra loro per marca, collocazione terapeutica o preventiva abbiamo trovato polveri, granelli di particelle fatti di sostanze inorganiche, non biodegradabili, non biocompatibili che non ci dovrebbero assolutamente essere!”
Ognuno poi è libero di agire come vuole.Intanto vi proponiamo un’intervista al dottor Stefano Montanari, stimato ricercatore ed esperto di nanopatologie, in cui racconta dei risultati di un’indagine su 24 vaccini eseguita un pò di tempo fa.“In tutti i 24 vaccini analizzati, tutti diversi tra loro per marca, collocazione terapeutica o preventiva abbiamo trovato polveri, granelli di particelle fatti di sostanze inorganiche, non biodegradabili, non biocompatibili che non ci dovrebbero assolutamente essere!”
video:
http://www.ilfattaccio.org/
Iscriviti a:
Post (Atom)