D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


venerdì 8 febbraio 2013

Tav, il comune di Chiomonte chiede l’abbattimento delle reti. É un abuso edilizio


di Andrea Doi e Elisa Bellardi

«Ltf deve rimuovere le reti». Non è uno slogan stampato sopra gli striscioni No Tav, ma in sintesi la richiesta ufficiale, attraverso un’ingiunzione, che l’amministrazione comunale di Chiomonte solleva a chi sta costruendo la linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione a proposito del cosiddetto cantiere alla Maddalena.
Tutto illegale: i cancelli, le recinzioni, tutto ciò che «è stato costruito al di fuori dell’area del cantiere per il tunnel geognostico». Ad oggi infatti l’area del Museo, un’azienda agricola e l’area archeologica e altre zone ancora non potevano essere chiuse, come invece è stato fatto, creando un fortino.
Un vero e proprio abuso edilizio.
Facciamo un passo indietro. Il 27 giugno 2011 la società Lyon Turin Ferroviaire prende possesso del piazzale antistante il Museo Archeologico di Chiomonte e tutta l’area circostante, compresa l’azienda vinicola lì presente e incomincia i lavori per il tunnel geognostico, primo passo dalla grande opera denominata Tav. Nello stesso tempo vengono innalzate in altre zone della barriere, quindi ulteriori lavori. Per la precisione, come viene scritto dall’istanza indirizzata da Pro Natura Piemonte al sindaco di Chiomonte Renzo Pinard e alla Procura della Repubblica, «l’interamento e il posizionamento di manufatti di calcestruzzo armato e dalle relative reti metalliche».
A questo punto il presidente di Pro Natura Piemonte, Mario Cavargna Bontosi e il capogruppo consiliare del Comune di Condove chiedono al comune di Chiomonte di conoscere i documenti relative all’autorizzazione concessa alla Ltf. La risposta che arriva lascia tutti di stucco: «Al momento non siamo in possesso della documentazione richiesta».
Lo stesso sindaco Pinard il 19 agosto ammette durante il consiglio comunale che «per la recinzione fissa non risulta in Comune nessuna richiesta di autorizzazione di Ltf».
Dunque il mirabolante cantiere che avrebbe dovuto aprire le porte ad un’opera che proietterebbe l’Italia nel futuro non avrebbe i requisiti per esistere. Non solo. Come spiega Alberto Veggio, capogruppo consigliare a Condove, «l’ingiunzione è stata presentata in data 30 gennaio, il che vuol dire che ci sono due mesi di tempo per rimuovere tutti i cancelli».
Ma soprattutto quella autorizzazione mancate sembra far vacillare tutte le certezze di chi ha sempre sostenuto fin dall’inizio il progetto della Torino-Lione. «Vacilla – spiega il legal team No Tav nella conferenza in cui hanno presentato i documenti in loro possesso – tutta la strategia messa in campo dall’architetto Mario Virano presidente dell’Osservatorio italiano sulla Tav», in particolare se si considera che l’amministrazione di Chiomonte è sempre stata tra le più convinte sostenitrice dell’Alta Velocità in Valsusa.
In più, il presunto abuso edilizio del cantiere potrebbe avere risvolti importanti anche da un punto di vista legale, in riferimento ai diversi processi aperti contro attivisti del movimento. Secondo gli avvocati che li seguono la mancata autorizzazione al cantiere «getta una luce diversa sulla gestione dell’ordine pubblico e sulle reali motivazioni che hanno spinto a sgomberare, occupare, recintare illegalmente l’area della Maddalena». Per questo chiederanno di rivedere tutti i provvedimenti in cui gli imputati sono accusati di scontri in prossimità delle reti. «La ricostruzione della procura secondo cui i manifestanti il 3 luglio 2011 volevano prendere il cantiere non sta in piedi e quindi cade uno dei presupposti dell’accusa. I manifestanti, allora, stavano semplicemente esercitando un dovere civico» spiega l’avvocato Stefano Bertone, mentre il collega Massimo Bongiovanni spiega come «L’ordinanza prefettizia prevedeva esclusivamente il divieto di viabilità nelle strade che conducono al cantiere, ma non la realizzazione di manufatti in cemento o cancellate, ne’ la presenza costante della polizia a presidio».
Dal canto suo, però, la Ltf si difende e annuncia il ricorso al Tar contro l’ingiunzione, precisando in una nota come «Ltf ha ottemperato a una richiesta della Prefettura, avanzata nel giugno 2011 in base a motivi di sicurezza non ancora venuti meno; inoltre, non si tratta di opere costruite, ma di recinzioni appoggiate sul terreno per cui non sussiste l’abuso edilizio, ne’ c’e’ alcun impatto paesaggistico; in aggiunta, le recinzioni state realizzate anche su richiesta e vigilanza della Sovrintendenza Archeologica, a precisa tutela dell’area archeologica».
Dunque, la sensazione è che sul cantiere di Chiomonte la partita sta diventando sempre più tesa.
In un Paese normale domani le reti dovrebbero essere smontate.
Ma questo, soprattutto quando si parla di Tav, ormai da tempo non è più un Paese normale.

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