D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


venerdì 22 marzo 2013

Terra Real Time: Crisi alimentare, per costringerci ad accettare gli Ogm


Jack Bobo, il consigliere capo di Hillary Clinton per quanto riguarda le biotecnologie, durante una recente conferenza a Londra ha affermato che la moratoria dell’Unione Europea sulle coltivazioni Ogm è stata un vero disastro per il commercio. 
Ha anche incoraggiato i paesi europei a prendere le decisioni riguardanti la tecnologia basandosi sulla scienza e non sulla politica. Quando gli è stato poi chiesto cosa servirebbe perché i paesi come la Francia cambino la loro posizione negativa verso gli Ogm, ha risposto: «Temo che servirà una crisi. Succederà solo quando tutti vedranno e sentiranno la sofferenza di non avere la biotecnologia, e allora la richiederanno». Durante la suddetta conferenza, poi, mr. Bobo ha puntigliosamente riferito una lunga serie di dati che mostrano come l’agricoltura dovrà produrre nei prossimi anni una mostruosa quantità di cibo per sfamare una mostruosa quantità di persone, e tutto ciò in un momento di calo di risorse: senza biotecnologie – il succo – sarà impossibile farcela. Sembra che mr. Bobo abbia tanto a cuore le sorti dell’umanità affamata, ma non dimentichiamo le parole esatte che usa, ovvero: «La moratoria è un disastro per il commercio», e non certo per i poveri bimbi che muoiono di fame. E’ chiara insomma qual è la reale preoccupazione: il business. E siccome in Europa ci si preoccupa che tale business possa far male alla salute, ecco l’esimio augurarsi che la crisi alimentare ci riduca tutti in ginocchio a supplicare i suoi preziosi Ogm. Che a quel punto, immagino, le aziende Usa ci rivenderebbero a caro prezzo. Si sa: non si bada a spese pur di sfamarsi. Anche se in realtà ci sarebbero molte strade da seguire per rispondere alla crisi alimentare. Tanto cinismo ha un nome. Si chiama shock economy, e ormai abbiamo imparato a conoscerla. Dai disastri naturali alle calamità finanziarie, la shock economy è una manna per il business, per lafinanza e per la politica. C’è sempre chi si augura disgrazie altrui per arricchirsi, e quando non arrivano, a volte, ci si adopera persino a provocarle. (Debora Billi, “Crisi alimentare? Tornerà utile, per costringerci ad accettare gli Ogm”, dal “Crisis” dell’8 marzo 2013).

Nessun commento:

Posta un commento

In un ottica di reciproco scambio di opinioni i commenti sono graditi. Solo da utenti registrati. Evitiamo ogni abuso nascondendoci nell'anonimato. Grazie