D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 23 aprile 2014

IPAD E MCDONALDS PER TUTTI – DEL RESTO,TRANQUILLI E NON PREOCCUPATEVI

NON E’ SOLO COLPA LORO
Banchieri e politici non sono gli unici. Anche noi siamo colpevoli, colpevoli della nostra indifferenza, del nostro lasciar che le cose vadano come sono sempre andate, colpevoli della nostra insicurezza, della nostra paura, della nostra enorme, perenne passività, colpevoli della nostra sottomissione a re e regine, colpevoli e responsabili del nostro status di schiavi, mansueti spettatori della televisione, colpevoli d’avere un cervello e farcelo lavare ogni giorno.La crisi… è colpa nostra. Politici e banchieri hanno avuto per anni, decenni, secoli, il gioco facile, ammaestrando ed addomesticando persone, città, popoli e nazioni, fino a renderci tutti la mandria di docili pecore che siamo oggi. Panem et circenses,Ipad e McDonald per tutti, del resto, non preoccupatevi, facciamo noi le politiche sociali, vi proteggiamo noi, vi insegniamo noi la storia, la geografia, l’economia e tutto quello che vogliamo che sappiate… e se vi comportate bene potete guadagnare un sacco di soldi e comprarvi la Bmw, i giocattoli e una bella casa prefabbricata all’Ikea.
SE VOLETE CHE LE COSE VADANO MEGLIO
non aspettate che il politico di turno, l’ONU o qualsiasi altra organizzazione internazionale lo faccia per noi. E poi smettetela di investire, giocare in Borsa e aprire il conto in banca ai vostri figli.Generazioni e generazioni di ribelli, rivoluzionari, guerriglieri a combattere contro un sistema che non andava e non va bene… s’è fatto qualcosa di più? No. Allora, quando cominceremo con la part-costruens? Quando cominceremo a fare ed edificare i pilastri della nuovo mondo? Quando smetteremo di scalciare e piangere come neonati e cominceremo a fare e costruire la nostra società, il nostro sistema tanto agognato, per cui ancora oggi ci limitiamo a scendere in piazza con cartelloni, pennarelli, fischietti e qualche molotov?È ora di fare un ulteriore passo. È ora di crescere e smetterla di fare solo rivoluzioni, di partecipare a programmi televisivi con Santoro, dovete smetterla di sentirvi sollevati perché in Italia c’è gente come Travaglio o Grillo.Fino ad oggi, abbiamo solo parlato e discusso su che cosa fa o ha fatto male questo o quel politico, questo o quel banchiere. Sarebbe ora di fare qualcosa di più, di smetterla di leggere le cazzate che scrivono i giornali, di smetterla di lamentarsi, criticare e cercare un nuovo primo ministro che faccia andare le cose meglio… non è questa la strada, non serve nessun primo ministro. Comunque… non basta aver capito. È ora di fare di più.Se vi sentite orgogliosi di scendere in piazza, scrivere sui muri, andare a tirare uova a Palazzo Madama o a scioperare, beh, è ora di fare di più.
FATEVI ILLUMINARE DAL SOLE
Sorridete, riunite le forze, il mondo è di tutti e sappiamo bene quale sono le priorità. Facciamola finita con le ingiustizie, con la miseria, con i politici ed i banchieri, con la fame, con i soldi, con i lavori da schiavi. Smettiamola e ricominciamo da capo. Questa volta, però, con coscienza e consapevoli dei nostri diritti e delle nostre responsabilità.Siamo stati fin troppo pazienti. Conoscete il limite tra bontà, pazienza e stupidità? Ecco, siamo su quella soglia ed una buona parte della popolazione, purtroppo, si fa prendere in giro ogni giorno da anni ed anni ed anni.Smettetela di sperare che Angela Merkel salvi l’Europa, Barack Obama porti pace e Coca Cola per tutti, il Papa accetti che scopare è sano e fondamentale, che il Dalai Lama salvi il mondo, che le banche diventino etiche e non investano più in puttane, droga ed armi, che la crisi finisca grazie alle riforme di Mario Monti, che il gruppo Bilderberg e gli ideologisti nazi capiscano quanto malvagi e codardi siano.Smettetela di sperare in tutto questo. Le cose cambiano se noi le cambiamo, nessun “rappresentante” o “funzionario” è più utile a questo mondo. Niente ONU, niente NATO, niente militari e niente sindacati, o siete ancora là, convinti che la NATO sia l’esercito dei buoni?
INERMI DI FRONTE ALLA VOSTRA STESSA VITA
forse siete sempre fermi là, a dire poveretti mentre i bambini dell’Africa muoiono e le mosche girano tutto attorno.Se qualcuno, uno solo, degli appartenenti al Gruppo Bilderberg, al Consiglio delle Relazioni Esteriori (CFR), alla Commissione Trilaterale, al Club di Roma, al Real Istituto di Relazioni Internazionali (Chatham House), al Consiglio delle Americhe, alle Nazioni Unite, all’OCSE od a qualsiasi altra organizzazione, avrebbe mai avuto interesse a fare qualcosa di buono per tutti e per costruire un mondo migliore, semplicemente l’avrebbe fatto e non avrebbe continuato a dirigere una guerra perpetua, non avrebbe ucciso e schiavizzato, non si sarebbe ingrassato tra una partita a golf e l’inaugurazione di una galleria di stronzate contemporanee a New York.Dobbiamo essere attivi e padroni della nostra vita, delle nostre città, delle nostre nazioni e del nostro mondo. Dobbiamo riversare impegno negli interessi comuni, che è la cosa più importante. Dobbiamo condividere, perché siamo un unico grande cervello, un unico grande cuore. Dobbiamo cominciamo a costruire.Politici e banchieri lasciamoli soli. Lasciamoli soli. Un giorno, poi, ci chiederanno di poter giocare con noi, saranno loro i tristi, i depressi, i poveri, i disillusi,… finalmente il sistema economico-finanziaro non esisterà più e la politica nemmeno, perché non avremo più bisogno di raccontarci bugie.Dedico questo fiume di parole a tutti i giovani e vecchi che stanno morendo in questo preciso istante per difendere la libertà ed i propri diritti di uomini liberi. In tutto il mondo.
di : Matteo Vitiello 
fonte : http://buenobuonogood.wordpress.com
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio

IN ITALIA LA PRODUZIONE SEGRETA DI PLUTONIO E URANIO ARRICCHITO HA PROVOCATO LA STRAGE DI USTICA


Menachem Begin


Andreotti & Gelli



di Gianni Lannes
  
La verità indicibile: lasciati morire. Una ragione affaristica di Stato: Ansaldo Nucleare, Fiat, Eni, Cnen, Snia Techint. Il primo contratto da 50 milioni di dollari viene firmato sotto la regia del governo Andreotti e del ministro Colombo. Eppure, gli avvertimenti inizialmente per via diplomatica di Tel Aviv, prima alla Farnesina poi a Palazzo Chigi c'erano stati, però erano caduti nel vuoto. Andreotti e Cossiga ne hanno la responsabilità principale, unitamente a Menachem Begin, il premier israeliano.

Venezia (23 giugno 1980): vertice internazionale

E' quasi impensabile, ma è andata così: la cessione di tecnologia nucleare dall'insospettabile - ma non per il Mossad - centro della Trisaia in Basilicata, all'Iraq di Saddam Hussein ha provocato la strage di Ustica. 
In loco il ciclo uranio-torio (il reattore Elk River ceduto da Washigton era solo uno specchietto per le allodole, da cui non si poteva fisicamente ricavare plutonio). All'interno della Trisaia a Rotondella, una cosa era l'Itrec dell'Enea, ma ben altra la Combustibili Nucleari (ENI-UKAEA) che godeva di un licenza governativa tricolore dal 1969.

Il 24 marzo scorso c’è stata la “Dichiarazione congiunta Italia-USA” al vertice sulla sicurezza nucleare in Olanda. Si tratta di una conferma ufficiale di quanto negato dall’Enea e dallo Stato italiano ai magistrati italiani che hanno indagato su alcuni disastri nucleari in Basilicata negli anni ’80 e ’90, nonché della produzione di materiale nucleare altamente strategico, ed infine sull’occultamento di scorie nucleari. Ecco la nota ufficiale:
«Italia e Stati Uniti hanno il piacere di annunciare il completamento della rimozione congiunta dal territorio italiano di circa 20 kg di uranio altamente arricchito (HEU) e plutonio separato. Al Summit sulla Sicurezza Nucleare del 2012 Italia e Stati Uniti si erano impegnati a lavorare insieme per rimuovere tale materiale prima del Summit 2014. La rimozione ha comportato operazioni estremamente complesse, che hanno richiesto lo sviluppo di nuove scatole a guanti per l’imballaggio del plutonio, lo sviluppo di un nuovo processo per convertire HEU da una soluzione ad un ossido, il coordinamento del trasporto di uranio da tre diverse località, lo sviluppo di nuove configurazioni di imballaggio per la riduzione della presenza di plutonio in Italia e la formazione di personale per le speciali operazioni di imballaggio. Il materiale è stato imballato in sicurezza in contenitori da trasporto certificati dalle competenti autorità statunitensi ed italiane. Stati Uniti, Italia, Regno Unito e Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) hanno lavorato di comune accordo e nel pieno rispetto delle regole e delle raccomandazioni internazionalmente riconosciute nel corso dell’intera operazione. Nonostante le significative complessità tecniche, il team ha saputo completare l’operazione nei tempi previsti. Italia e Stati Uniti intendono continuare a lavorare assieme per eliminare gli stock addizionali di materiale nucleare speciale al fine di assicurare che essi non cadano nelle mani di gruppi terroristici. Essi si sono inoltre impegnati a lavorare con altri partner nella comunità internazionale per assisterli nell’eliminazione di tali materiali».
Il carico di materiale radioattivo trasportato in segreto il 29 luglio 2013 non era arrivato a destinazione negli USA come aveva raccontato il governo Letta. Ci è voluto Obama al summit internazionale sul nucleare, tenutosi all'Aja due settimane fa, per scoprirlo. E ci è voluta una nave sospetta (Pacific Egret) nel porto di La Spezia. Il 24 e il 25 marzo è stato "Il Secolo XIX" a rivelare la notizia che i 20 kg di uranio e plutonio sono partiti da La Spezia solo il 3 marzo 2014. Il sottosegretario Sesa Amici, aveva risposto solo che tutto era stato fatto in «piena sicurezza», e che «la sicurezza esige riservatezza». Balle, menzogne per tacitare la già sonnolenta opinione pubblica.
Dov'è stato sistemato per 8 mesi il materiale nucleare prelevato quella notte di nascosto da Rotondella e fatto transitare con gravissimo pericolo per l’incolumità di milioni di persone in mezzo all’Italia? Ad alcune interrogazioni parla,etari il ministro dell’Ambiente ha risposto che si trattava di “circa 1 kg di uranio arricchito, trasportato in assoluta sicurezza e riservatezza”. Il problema, però, non era mai stato solo il contenuto, non era nemmeno solo il trasporto: era ed è il contenuto, il trasporto segreto, dov'è approdato, per quale ragione di Stato e perchè con tanta segretezza.
Oggi il governo elude le scoperte del giudice Pace nei primi  anni ‘90 sugli incidenti nucleari e i traffici ecomafiosi. E si continua a far finta di niente sulle dichiarazioni di altri due magistrati, l’ex capo della Procura della Repubblica di Potenza, Giuseppe Galante, e le ultime inchieste del giudice Basentini.
«I miei consulenti trovarono tracce di Plutonio. Plutonio che non doveva esserci perchè il ciclo studiato a Rotondella era quello Uranio - torio» dichiarò Giuseppe Galante, mentre Basentini è stato costretto ad archiviare l'inchiesta sui rifiuti nucleari e il loro impatto ambientale per una serie di reticenze anche istituzionali gravissime.  
A proposito onorevoli lucani, dove sono finiti i quattrini pubblici elargiti dallo Stato per le compensazioni? Quel denaro erogato ai comuni di Rotondella, Nova Siri, Tursi, Policoro e alla Provincia di Matera, per compensarci del grave danno e per adottare misure di salvaguardia, di monitoraggio e di precauzione sul territorio?
Perché a tutt’oggi non c’è uno straccio di indagine epidemiologica, nonostante le deliberazioni provinciali. Perchè gli amministratori pubblici locali invece di interessarsi alla salute degli abitanti e della salvaguardia del territorio sono interessati a tutt'altro? E perché la gente sempre più ammalata dall’inquinamento provocato dalle lavorazioni nucleari continua a votare questi criminali?
Attenzione: i carichi non sono finiti, ce ne saranno ancora.  
 

Geoingegneria e cabiamenti climatici, come la cura uccide il pianeta.




La soluzione geoingegneria al cambiamento climatico potrebbe portare a una significativa riduzione della piovosità in Europa e Nord America, conclude un team di scienziati europei. I ricercatori hanno studiato come i modelli di una Terra più calda, ricca di CO2, rispondono ad una riduzione artificiale della quantità di luce solare che raggiunge la superficie del pianeta. Lo studio è pubblicato oggi in Terra di System Dynamics, una rivista ad accesso libero della European Geosciences Union (EGU).

Affrontare il cambiamento climatico attraverso la riduzione della radiazione solare che raggiunge il nostro pianeta usando l'ingegneria del clima, nota anche come geoingegneria, potrebbe provocare effetti indesiderati per la Terra e l'umanità. In particolare, il lavoro svolto dal team di scienziati norvegesi, tedeschi, francesi e britannici dimostra che la rottura dei modelli di pioggia globali e regionali è probabile che in un clima geoingegnerizzato.






"L'ingegneria del clima non può essere considerata come un sostituto per una via politica di mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra", concludono nel documento.

Tecniche di geoingegneria per ridurre la quantità di radiazione solare gamma che raggiunge superficie terrestre da mimare gli effetti delle grandi eruzioni vulcaniche rilasciando anidride solforosa nell'atmosfera, della installazione di specchi giganti nello spazio. Gli scienziati hanno proposto queste soluzioni, che riflettono la luce del sole come tentativi da ultima spiaggia per fermare il riscaldamento globale.









Ma come sarebbe un tale clima ingegnerizzato?

Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno studiato come quattro modelli della Terra rispondono a ingegneria del clima in uno scenario specifico. Questo ipotetico scenario presuppone un mondo con una concentrazione di CO2 che è quattro volte superiore ai livelli preindustriali, ma dove il calore aggiuntivo causato da un tale aumento è bilanciato da una riduzione di radiazione che riceviamo dal sole.

"A quadruplicamento della CO2 è alla fine superiore, ma ancora nel range di quello che è considerato possibile, alla fine del 21 ° secolo", dice Hauke ​​Schmidt, ricercatore presso l'IstitutoMax Planck per la meteorologia in Germania e autore principale del documento .

Secondo lo scenario studiato la piovosità diminuisce fortemente - di circa il 15%  (circa 100 millimetri di pioggia all'anno) dei valori di precipitazione preindustriali - nelle grandi aree del Nord America e del nord dell'Eurasia. Nel corso centrale del Sud America, tutti i modelli mostrano una diminuzione delle precipitazioni che raggiunge oltre il 20 per cento in alcune parti della regione amazzonica. Altre regioni tropicali si vedono cambiamenti simili, sia negativi che positivi. Nel complesso le precipitazioni globali sono diminuite di circa il 5% in media in tutti e quattro i modelli studiati.







"L'impatto di questi cambiamenti sono ancora da affrontare, ma il messaggio principale è che il clima prodotto dalla geoingegneria è diverso da qualsiasi clima precedente anche se la temperatura media globale di un clima precedente può essere riprodotta", afferma Schmidt.

Gli autori notano che lo scenario studiato non intende essere realistico per una potenziale applicazione futura dell'ingegneria climatica. Ma l'esperimento 
di geoingegneria permette ai ricercatori di identificare in modo chiaro e di confrontare le risposte di base del clima della Terra, ponendo le basi per studi più dettagliati futuri.

"Questo studio è il primo confronto pulito di modelli differenti seguendo un protocollo di simulazione rigorosa, che ci permette di stimare la robustezza dei risultati. Inoltre, stiamo usando la più recente generazione di modelli climatici, quelli che forniranno risultati per la quinta dell'IPCC[Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici] Report ", spiega Schmidt.

Gli scienziati hanno usato modelli climatici sviluppati dal Centro di UK Met Office Hadley, l'Institut Pierre Simon Laplace in Francia, e l'Istituto Max Planck in
Germania. Scienziati norvegesi hanno sviluppato il quarto modello della Terra.

Klaudiko Ilgabibich
 http://mondogallach.blogspot.it/

ITALIA: IL NUCLEARE INSABBIATO E SEGRETATO DALLO STATO TRICOLORE


- di Gianni Lannes -
In Basilicata – negli anni ’80 e ’90 – dentro il centro atomico Enea (ex CNEN), in riva al Mar Jonio, al confine con la Calabria, a ridosso del fiume Sinni, sull’altura della Trisaia in agro di Rotondella, in provincia di Matera, si verificarono alcuni gravi incidenti nucleari.
Un coraggioso medico denunciò a più riprese la gravissima situazione, ed un solerte magistrato, Nicola Maria Pace, aprì un’inchiesta che portò alla condanna con sentenza passata in giudicato, di un funzionario dell’Enea. Certo, ben poca cosa. Il dottor Pace – un lucano d’altri tempi – fu promosso in un lampo, e trasferito a dirigere la Procura della Repubblica di Trieste.
Proprio in loco, lo Stato italiano alla fine degli anni ’60 realizzò il primo cimitero nucleare italiano, ben prima di Scanzano Jonico, ad un tiro di schioppo, senza andare troppo per il sottile, sotterrando nella nuda terra (gli antichi siroi) le scorie pericolose. Il resto veniva scaricato in mare e nell’atmosfera. E non a caso negli studi scientifici a livello nazionale e internazionale, era già emerso nel 1978, la presenza nei sedimenti di questa parte dello Jonio di Plutonio 239, Plutonio 240, Cesio 137, Cobalto 60.
Uno specchietto per le allodole. Il centro di ricerca non era altro che una copertura, come del resto il ciclo di Uranio/Torio e le barre dell’Elk River cedute dagli Stati  Uniti d’America all’Italia. Infatti, ne furono riprocessate solo una ventina. Per 4 lustri questo sito è stato uno dei più monitorati dai servizi segreti di mezzo mondo, in particolare da Londra, da Tel Aviv, da Washington, da Parigi, da Tripoli, e così via. In realtà dal 1969 all’interno del sito ha operato la società Combustibili Nucleari (di proprietà dell’ENI e dell’azienda di Stato inglese UKAEA), che fabbricava combustibile nucleare per alimentare la centrale plutonigena di Latina (sistema Magnox).
Nel corso degli ultimi 16 anni mi sono occupato prevalentemente di nucleare militare e civile. Ho realizzato inchieste per il settimanale L’Espresso, per La Repubblica e per il settimanale Famiglia Cristiana. Ho visitato la Trisaia più di una volta.
In questo luogo si incrociano gli affari atomici con l’Iraq osteggiati prima diplomaticamente, ed infine con vie di fatto, da Israele, tanto da provocare una strage: alla voce Ustica. Un business tricolore per 600 milioni di dollari dell’epoca, più le forniture di petrolio in cambio di tecnologia nucleare (la capacità di fabbricare plutonio: ne bastano 5 chilogrammi per fare una bomba atomica) ed armamenti. Ecco la famigerata ragion di Stato che ha provocato la morte di 81 innocenti, ed  in seguito di oltre una ventina di testimoni militari “suicidati” e/o deceduti in strani incidenti.
L’eliminazione in Somalia il 20 marzo 1994 di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, non è un caso: armi e rifiuti viaggiano sulla stessa strada e portano a Roma, nei palazzi governativi, ma poi tirano dritto per Bruxelles, Bonn, Parigi, e Berlino. Perché qui c’entra soprattutto l’Europa affaristica, o meglio certo Occidente industriale: l’affondamento delle scorie nucleari è un progetto della CEE, unitamente agli Stati Uniti d’America, finanziato con 120 milioni di dollari.
Nelle carte giudiziarie, in quelle governative e dell’intelligence tricolore, si legge questo e tanto altro. Per esempio l’uso disinvolto della criminalità organizzata (‘ndrangheta, camorra, cosa nostra) tramiteSismi e Sisde, per il lavoro sporco sul territorio, onde non compromettere lo Stato. Ma non solo, l’indagine sul campo ha ricostruito anche la vicenda delle famigerate navi dei veleni. Non a caso dalla metà degli anni ’90, un magistrato della Pretura Circondariale di Reggio Calabria, ossia Francesco Neri, ed un collega dell’omologo ufficio giudiziario di Matera, ovvero Nicola Maria Pace, indagarono congiuntamente, imbattendosi in ben altro. Ecco in questa nota testé riprodotta un elenco parziale di documenti scottanti.
I soliti negazionisti, gli imbecilli che non hanno mai messo piede in loco,compresi gli antinuclearisti a parole e i verdi venduti al miglior offerente,blaterano idiozie a ruota libera, mentre i sinistroidi, i pacifinti insomma, parlano a vanvera come sempre.

I semi della libertà al posto dei semi OGM della Monsanto

http://www.sapereeundovere.itda Luca Tomberli
Vandana Shiva, fisica ed economista ambientalista, si batte per la salvaguardia delle persone e del pianeta. Da diversi anni si oppone alla pirateria dei semi e in generale all’attività criminale delle multinazionali che speculano sulla vita della gente. Il suo progetto ruota intorno al ripristino del valore dell’esperienza agricola come collante sociale, favorendo così la rinascita della  fiducia e della dignità nelle donne indiane e in  tutto il mondo. Ha scritto diversi saggi di successo dove mette a nudo le colpe di una scienza che uccide il rapporto familiare con la terra a favore di una tecnologia senza scrupoli che impoverisce il terreno e strangola i contadini. Nel 1991 fonda il movimento Navdanya (in hindi “nove semi”) per preservare il diritto dei contadini di utilizzare i semi autoctoni contro quelli selezionati dalle multinazionali.
Da un articolo di Irene Bertazzo si apprende che Navdanya conta 70 mila membri, donne per lo più, che praticano l’agricoltura organica in 16 stati del paese, una rete di 65 “banche dei semi” che conservano circa 6.000 varietà autoctone, e la Bija Vidyapeeth o Scuola del Seme che insegna a “vivere in modo sostenibile”. Grazie al lavoro instancabile del movimento i brevetti dei semi del neem, del riso Basmati e del frumento Hap Nal sono stati tolti dalle mani delle americane Monsanto e Rice Tec e rimessi nelle mani dei contadini indiani Comunque la battaglia contro le multinazionali agrochimiche è lontana dall’ essere vinta.
L’azione criminale del controllo dei semi di cotone operata dalla Monsanto ha spinto al suicidio tanti contadini. Queste morti, se ancora non lo avessimo capito, ci ricordano inequivocabilmente che dobbiamo cambiare l’approccio alla vita e quindi anche il modello economico.  La battaglia della Shiva, per creare una nuova economia, vuole fermare: la crescita ad ogni costo, l’ingiusta ripartizione delle risorse, la globalizzazione e gli OGM. La rivoluzione verde, attraverso la biotecnologia, imposta dagli Stati Uniti all’India negli anni ’80 ha portato morte e distruzione. Con l’inganno la Monsanto si è appropriata di una parte della vita del pianeta attraverso il controllo dei semi.
Come riporta il sito di Navdanya http://www.navdanyainternational.it/index.php/eventi nei prossimi giorni Vandana Shiva arriverà in Italia : Il 28 e 29 aprile Firenze ospita il Festival dei semi, del Cibo e della Democrazia della Terra per creare una nuova economia. Il Festival costituisce una tappa della “Carovana dei semi” una manifestazione itinerante pensata da Vandana Shiva che porterà in Europa la voce di chi vuole un’agricoltura libera da veleni e da OGM e a favore dei semi locali e delle biodiversità. La Navdanya International è impegnata da anni nella “Campagna Globale per i semi della libertà” per sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi sull’importanza di difendere le sementi locali, un bene collettivo quindi libero da brevetti e monopoli.
Chi vuole il bene dell’umanità e del pianeta, non può essere in disaccordo con quanto propone Vandana Shiva. Nonostante il risanamento della vita sul pianeta passi dalla rivoluzione delle coscienze, per creare una sfera di vita alternativa al sistema si deve iniziare dal processo alimentare: produrre cibo sano e nutriente per alimentare la popolazione, ripensare la filiera commerciale in funzione del consumatore e preservare l’agricoltura tradizionale comprensiva dell’uso delle sementi antiche. Questi sono alcuni dei punti del programma politico dell’associazione Riprendiamoci il Pianeta http://www.primapaginadiyvs.it/questo-e-un-programma-politico-che-guarda-lontano/ che  guarda al bene di tutti.

Specchietti per gli allocchi


80 euro in più a chi lavora a fronte di 1milione di famiglie povere, a circa 4 milioni di cittadini senza la possibilità di “mettere il piatto a tavola”, ad una cassa integrazione che batte record su record, ad un tasso di disoccupazione, rilevato dall’Istat, molto più basso del reale, ad una marea di anziani pensionati, di disabili, senza aiuto, senza assistenza né sanitaria né economica.
Serviva al PD, corresponsabile delle politiche di distruzione dello Stato sociale e dei redditi delle famiglie più povere e di quelle della medio-borghesia, presentare un programma di quegli slogan ripresi dalla piazza, a cominciare dai tetti degli stipendi dei manager pubblici, solo in parte ritoccati, ma ancora molto al di sopra dei reali risultati raggiunti e confrontati con quelli delle stesse figure professionali degli altri paesi europei, da un abbassamento del numero, sproporzionato ed inaccettabile, di macchine blu, e da un “aggiustamento”, ancora tutto da verificare, sulle spese militari, in primis gli inutili e difettosi F35.
Rimangono intoccati i problemi nodali del nostro paese, quelli “strutturali”, quelli legati all’ormai noto e conclamato “accordo” tra malavita ed istituzioni, tra imprenditori “prenditori” e collusi di enti locali e nazionali, di spese inutili e sprechi incontrollabili, di arroganza ed amoralità diffusa, di “grandi opere” fatte a misura e somiglianza di interessi altri, contrari ed addirittura nocivi per la popolazione.
Una passata di fard su un viso pieno di pustole, di quelle decisioni prese assieme al PDL di Berlusconi, che hanno reso il lavoro precario, e mirano a mantenerlo così per sempre ed a peggiori condizioni, che hanno affossato la vita di chi ha lavorato per decenni, distruggendogli potere d’acquisto della pensione, cancellando accordi sottoscritti (esodati), rubando quel minimo dovuto a chi, disabile, riteneva di vivere in un paese democratico.
Ora i servi giornalai si accorgono della presenza di un milione di famiglie senza reddito, di circa 4 milioni di poveri, di gente che non ha diritti, non ha casa, non ha stipendio, non ha quello che i furti, l’incapacità, l’arroganza, l’ignoranza di questa classe politica gli ha tolto per il proprio arricchimento, per il proprio potere, per rigenerarsi e continuare a distruggere quel poco che è rimasto.
Servivano gli specchietti per gli allocchi, ma soprattutto servono ai collusi, a chi pappa con questa gentaglia, a chi detiene la ricchezza di questo paese, a chi ruba e a chi continua a rubare…anche alla feccia serve avere una giustificazione morale per continuare a puzzare.

IL RUOLO DEI ROCKEFELLER DALLA STRAGE DEL COLORADO FINO AI GIORNI NOSTRI


- Francesco Maria Toscano -
La disoccupazione dilaga, le famiglie senza reddito alcuno si moltiplicano, mentre quel farabutto di Renzi fa finta di occuparsi della povera gente varando un provvedimento inutile e deleterio come il Jobs Act. Al di là delle finte minacce del vice-Dudù Angelino Alfano, patetico nell’alzare la voce nella speranza che qualcuno si accorga della sua esistenza, le idee del governo in tema di lavoro sono letteralmente assurde, antistoriche e ipocrite. Da venti anni i soloni di regime spiegano che la disoccupazione è causata dalla burocrazia e dalle troppe regole. Iniettando dosi sempre più massicce di precarietà, però, la disoccupazione, anziché diminuire, è letteralmente esplosa. Perché? Perché come sanno tutti gli economisti in buona fede, perennemente oscurati da una stampa complice e connivente, l’aumento della disoccupazione è proporzionale al crollo della domanda aggregata. Burocrazia e rigidità sono finti bersagli, branditi da figuri come Renzi a mo’ di spauracchio con l’obiettivo di impressionare i tonti.  Una impresa che non vende non può assumere nessuno. E in un Paese dove i consumi calano vertiginosamente a causa delle dissennate e sadiche politiche di austerity volute dall’Europa, puntare il dito contro lo Statuto dei Lavoratori è prassi scientificamente sbagliata e umanamente meschina. Non per nulla il massone reazionario Padoan, tempo fa, in una intervista al Wall Street Journal, ebbe l’impudicizia di dichiarare: “Il dolore produce risultati” (clicca per leggere). Una filosofia degna di Mengele, non c’è ce dire. Purtroppo, nell’immediato, non c’è modo di togliere il bisturi dalle mani dei questi moderni nazisti. In prospettiva, invece, nella speranza che le avanguardie progressiste e rooseveltiane si destino dal lungo torpore, sarà certamente possibile allestire un nuovo processo di Norimberga che regoli i conti con i “profeti del dolore” e renda giustizia alle vittime di tanta barbarie. Per capire quale sia il modello dissimulato che Padoan e Renzi hanno in mente, vi invito a leggere un articolo pubblicato oggi a pagina 20 del Corriere della Sera a firma Gian Antonio Stella: “La strage dei minatori italiani che Rockefeller cancellò con l’arte”. Stranamente Stella (a parte il titolo infelice) ha scritto un buon articolo, confermando la bontà di quel proverbio inglese secondo il quale “anche un orologio rotto segna l’ora esatta almeno una volta al giorno”: “Giuseppe Petrucci aveva quattro anni, la sorellina Lucia due, il piccolo Francesco solo quattro mesi. E il loro omicidioche non poteva essere spacciato per il prezzo necessario a domare i minatori in sciopero, colpì l’America come una scudisciata (…). Successe a Ludlow, esattamente cento anni fa. Quel borgo (…)era abitato allora da migliaia di immigrati polacchi, greci, messicani e italiani che lavoravano nelle miniere di carbone. In gran parte quelle della Colorado Fuel and Iron (…) che apparteneva a quello che era l’uomo più ricco del mondo John D. Rockefeller senior, che ne aveva affidato la gestione al figlio Jr (…). Guadagnavano un salario da fame pagato in buoni acquisto negli spacci che appartenevano alla stessa Company, vivevano in baracche affittate ancora dalla Colorado Fuel and Iron, lavoravano in condizioni così pericolose che nel solo 1913 nelle “mines” del Colorado, con un tasso di mortalità doppio rispetto al resto dell’America, erano morti in 104” (…). Scesero in sciopero nel settembre del 1913. La compagnia li buttò subito fuori di casa e loro si trasferirono in una accampamento di fortuna. E lì, come testimoniano le foto, passarono l’inverno. Un inverno tremendo (…). Finché il 20 Aprile (…), l’ufficiale Karl Linderfelt diede alle milizie e ai mercenari l’ordine di spazzare via i minatori e il loro campo di tende (…). La cronaca del New York Times del 22 Aprile, ripresa in un furente saggio dello scrittore Hans Ruesch, diceva: Quarantacinque morti, tra cui trentadue donne e bambini, una ventina di dispersi e altrettanti feriti è il bilancio della battaglia di 14 ore tra truppe statali e scioperanti nella proprietà della Colorado Fuel and Iron Company, una holding di Rockefeller (…). Nelle trincee che si erano scavate per proteggersi dalle pallottole, donne e bambini sono morti come topi in trappola, uccisi dalle fiamme. Una trincea scoperta questo pomeriggio conteneva i corpi di dieci bambini e due donne (…). I commenti dei giornali contro quell’insensata carneficina di persone che chiedevano solo un orario di otto ore, il divieto di far lavorare i bambini e una paga decente in dollari e non in buoni, furono durissimi”. Molti potranno trovare eccessivo il paragone tra l’Italia di oggi e l’America di cento anni fa. Invece le similitudini esistono e, di questo passo, arriverà presto il giorno nel quale  nuovi manifestanti esasperati e sfruttati verranno repressi nel sangue per la gioia dei cantori di regime allaAntonio Polito. Proprio nel giorno in cui Stella ricorda la strage dei minatori del Colorado, infatti, il Corriere pubblica un editoriale che mellifluamente evoca il ritorno della violenza e dell’intimidazione di Stato. ScrivePolito: “ (…) I cosiddetti movimenti si preparano a sfidare già nelle prossime settimane la polizia (…)”. Uno dei prossimi cortei del Maggio romano è contro un decreto legge del ministro Lupi. Contiene un articolo che statuisce l’ovvio, e cioè che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo, e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”. Dunque i promotori hanno indetto una manifestazione in difesa dell’illegalità”. In pratica Polito, temendo che i disperati contemporanei rivendichino con forza il diritto alla casa e al lavoro, predispone un preventivo fuoco di sbarramento mediatico volto a giustificare in prospettiva una, di fatto auspicata, reazione violenta e feroce da parte delle forze dell’ordine. Ma i parallelismi non finiscono qui. Se ieri si fucilavano donne e bambini nell’interesse del miliardario John D. Rockefeller Jr, oggi si pianifica l’impoverimento di intere categorie di lavoratori all’interno di riservati e potenti consessi influenzati proprio da un erede diretto di quella stessa famiglia di aguzzini. David Rockefeller, sesto e ultimo figlio del “boia del ColoradoJohn D. Jr, è anche il fondatore della famigerata “Commissione Trilaterale”. Organizzazione para-massonica  nel cui seno nacque il famoso pamphlet “The crisis of democracy”, bibbia ad ogni latitudine per qualunque piduista moderno. Come hanno chiarito i massoni di Grande Oriente Democratico, la Commissione Trilaterale è nient’altro che il braccio visibile della potente loggia Three Eyes (clicca per leggere), punto di approdo per molti insospettabili alti papaveri italiani che tuttora rivestono (indegnamente) decisivi ruoli istituzionali. Per conoscerne i nomi non resta che attendere la pubblicazione (si spera imminente) del libro “Massoni” (Chiarelettere editore) scritto dal Venerabile Maestro Gioele Magaldi. Per ora basti sapere che anche il “salvatore” Mario Monti,guarda caso, ha ricoperto l’incarico di “Presidente europeo” per la Commissione Trilaterale fondata dal massone reazionario David Rockefeller, figlio del Rockefeller protagonista del massacro raccontato da Stella. Chissà se tale circostanza ha favorito in qualche modo l’arrivo di Monti a Palazzo Chigi. Probabilmente lo scopriremo solo vivendo. Quel che già sappiamo è sufficiente per intravedere quel filo sottile, fatto di casate, obiettivi e circostanze, che lega il Colorado del secolo scorso all’Italia dei giorni nostri. La consapevolezza è il primo passo verso la libertà.
 http://www.informarexresistere.fr/

Virus Ebola, numeri e cause di un’epidemia - di Francesco Spinazzola



Ebola è uno dei virus più temuti dalla gente comune. È stato reso famoso da film hollywoodiani che descrivono stragi su scala mondiale. Attualmente ne è in atto un focolaio in Africa Occidentale. Il numero dei casi sospetti o confermati di Ebola in Guinea ha superato i 150, con circa 100 decessi. Almeno venti casi sono segnalati dalla Liberia a tutt’oggi. Casi sospetti vengono riportati dal Mali e dalla Sierra Leone. Le probabilità che possa diffondersi comunque al di fuori dell’area geografica in cui si è manifestato sono del tutto trascurabili, a detta di tutte le fonti autorevoli. La situazione appare del tutto sotto controllo.
Le indagini virologiche hanno identificato un nuovo ceppo affine a quello Zaire (EBOV) DOI: 10.1056/NEJMoal1404505. A scopo di riconoscimento di casi sospetti, sono in uso negli aeroporti della Guinea dei termometri elettronici, per identificare all’imbarco passeggeri febbrili. Il focolaio della Guinea è insorto nelle regioni rurali del Sud Est, piuttosto remote. In queste zone il contatto a scopo alimentare o di altro genere con primati o con pipistrelli frugivori ammalati potrebbe aver innescato il salto di specie. È stato infatti proibito il consumo di zuppe di pipistrelli, considerate una prelibatezza in quei luoghi. In realtà il virus ha una tendenza diffusiva fra gli esseri umani mediocre. Infatti dozzine di contatti di un caso contagioso rimangono del tutto asintomatici. Una tipica fonte di infezione in Africa è però determinata dal toccare e manipolare le salme dei parenti deceduti da parte dei membri dei nuclei familiari e in tale occasione, se il morto era affetto da Ebola, l’epidemia può prendere vigore. Le cure non sono ritenute in genere suscettibili di migliorare il decorso clinico della malattia. Qualcosa però si sta muovendo anche in questo campo. Sulla falsariga di quello che viene correntemente utilizzato nella terapia dell’AIDS e che ha già salvato milioni di vite, si ipotizza l’impiego di analoghi nucleosidici in funzione antivirale. Il nome di un composto che verrà presto sperimentato è BCX4430. Si ipotizza anche l’uso di farmaci bloccanti gli estrogeni, come il clomifene o clomid. Altri farmaci allo studio comprendono gli siRNA (small interfering RNA); vaccini in funzione terapeutica; anticorpi monoclonali.
Data la potenziale pericolosità di questa malattia da tempo si è cercato da parte degli organismi sanitari internazionali di allargare il campo delle ricerche e di interessare studiosi di discipline diverse, anche umanistiche, per cercare di modificare quei comportamenti umani, che abbiamo visto, possono garantire al virus la diffusione e la riproduzione di nuovi focolai. Mi ha particolarmente interessato l’impiego di antropologi medici nella lotta contro il virus Ebola. Essi vengono infatti abitualmente coinvolti nello studio e nel controllo di svariate malattie infettive e parassitarie.
Analogamente pertanto sono stati impiegati allo scopo di identificare i comportamenti a rischio e migliorare l’atteggiamento delle popolazioni nei confronti della infezione da Ebola. Si analizzano le dinamiche legate alla percezione del pericolo, dei sentimenti elaborati in relazione all’avvento delle epidemie e della conseguente capacità di risposta alla malattia da parte della popolazione locale. Il sapere accumulato in tali ricerche complesse può successivamente essere riutilizzato in vari aspetti che riguardano direttamente il controllo epidemiologico, la clinica, la raccolta dei campioni di laboratorio, la comunicazione di tematiche sanitarie, il seppellimento dei defunti.
In secondo luogo gli antropologi medici coadiuvano nell’identificazione di pratiche cliniche e di interventi profilattici da evitare in quanto non culturalmente appropriati. Ultimamente a dire il vero alcuni studiosi come Jarred hanno criticato questo punto di vista unicamente tecnico, socio-psicologico, come quello descritto, perché, a loro modo di vedere, insufficiente a spiegare il diffondersi talora incontrastato di questi focolai improvvisi . 
Essi contestano infatti che Ebola sia stato eccessivamente reso esotico, poiché associato a pratiche ” tradizionali”, ai costumi locali , e a “credenze ” culturali e che l’insorgere dei focolai epidemici siano l’esito dell’ ignoranza e dell’arretratezza dell’Africa. Infatti, la cultura tradizionale prevalente si riconfigurerebbe in una sorta di “fattore di rischio”. La cultura africana quindi rappresenterebbe un ostacolo alla prevenzione e al controllo dell’epidemia, a causa di quelle pratiche tradizionali menzionate in precedenza e cioè il consumo di carne di animali selvatici, come i pipistrelli e le pratiche di sepoltura. Ma questa enfasi è fuorviante. Si darebbe per scontata l’idea di un’alterità africana, in base alla quale sarebbero le credenze ed i comportamenti primitivi a giustificare l’aumento della probabilità di insorgenza e di diffusione di Ebola, assecondando la logica culturalista dominante.
Assente invece dalla spiegazione ufficiale sarebbe quindi stata l’attenzione a fattori strutturali più grandi che determinano il corso di epidemie, come l’attuale di Ebola. La disuguaglianza e la carenza di assistenza sanitaria, radicate in quelle società ed esacerbate dal retaggio del colonialismo, la geopolitica neocolonialista delle superpotenze e lo sviluppo neoliberista, sarebbero, in base a queste diverse argomentazioni, le vere responsabili di gran parte della diffusione di Ebola. Sia pure condividendo gran parte di questo punto di vista, sarei più cauto nell’affermare che i poteri del capitalismo “tout court” siano direttamente responsabili delle singole vittime dell’attuale epidemia di Ebola. Devo però convenire che la situazione generale sanitaria dell’Africa risente delle condizioni socio-economiche strutturali del mondo globalizzato. Il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti dei paesi africani, ne sono convinto, automaticamente estinguerà i focolai di tutte le malattie “esotiche”.
 http://www.ilfattoquotidiano.it/