- di Gianni Lannes -
In Basilicata – negli anni ’80 e ’90 – dentro il centro atomico Enea (ex CNEN), in riva al Mar Jonio, al confine con la Calabria, a ridosso del fiume Sinni, sull’altura della Trisaia in agro di Rotondella, in provincia di Matera, si verificarono alcuni gravi incidenti nucleari.
Un coraggioso medico denunciò a più riprese la gravissima situazione, ed un solerte magistrato, Nicola Maria Pace, aprì un’inchiesta che portò alla condanna con sentenza passata in giudicato, di un funzionario dell’Enea. Certo, ben poca cosa. Il dottor Pace – un lucano d’altri tempi – fu promosso in un lampo, e trasferito a dirigere la Procura della Repubblica di Trieste.
Proprio in loco, lo Stato italiano alla fine degli anni ’60 realizzò il primo cimitero nucleare italiano, ben prima di Scanzano Jonico, ad un tiro di schioppo, senza andare troppo per il sottile, sotterrando nella nuda terra (gli antichi siroi) le scorie pericolose. Il resto veniva scaricato in mare e nell’atmosfera. E non a caso negli studi scientifici a livello nazionale e internazionale, era già emerso nel 1978, la presenza nei sedimenti di questa parte dello Jonio di Plutonio 239, Plutonio 240, Cesio 137, Cobalto 60.
Uno specchietto per le allodole. Il centro di ricerca non era altro che una copertura, come del resto il ciclo di Uranio/Torio e le barre dell’Elk River cedute dagli Stati Uniti d’America all’Italia. Infatti, ne furono riprocessate solo una ventina. Per 4 lustri questo sito è stato uno dei più monitorati dai servizi segreti di mezzo mondo, in particolare da Londra, da Tel Aviv, da Washington, da Parigi, da Tripoli, e così via. In realtà dal 1969 all’interno del sito ha operato la società Combustibili Nucleari (di proprietà dell’ENI e dell’azienda di Stato inglese UKAEA), che fabbricava combustibile nucleare per alimentare la centrale plutonigena di Latina (sistema Magnox).
Nel corso degli ultimi 16 anni mi sono occupato prevalentemente di nucleare militare e civile. Ho realizzato inchieste per il settimanale L’Espresso, per La Repubblica e per il settimanale Famiglia Cristiana. Ho visitato la Trisaia più di una volta.
In questo luogo si incrociano gli affari atomici con l’Iraq osteggiati prima diplomaticamente, ed infine con vie di fatto, da Israele, tanto da provocare una strage: alla voce Ustica. Un business tricolore per 600 milioni di dollari dell’epoca, più le forniture di petrolio in cambio di tecnologia nucleare (la capacità di fabbricare plutonio: ne bastano 5 chilogrammi per fare una bomba atomica) ed armamenti. Ecco la famigerata ragion di Stato che ha provocato la morte di 81 innocenti, ed in seguito di oltre una ventina di testimoni militari “suicidati” e/o deceduti in strani incidenti.
L’eliminazione in Somalia il 20 marzo 1994 di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, non è un caso: armi e rifiuti viaggiano sulla stessa strada e portano a Roma, nei palazzi governativi, ma poi tirano dritto per Bruxelles, Bonn, Parigi, e Berlino. Perché qui c’entra soprattutto l’Europa affaristica, o meglio certo Occidente industriale: l’affondamento delle scorie nucleari è un progetto della CEE, unitamente agli Stati Uniti d’America, finanziato con 120 milioni di dollari.
Nelle carte giudiziarie, in quelle governative e dell’intelligence tricolore, si legge questo e tanto altro. Per esempio l’uso disinvolto della criminalità organizzata (‘ndrangheta, camorra, cosa nostra) tramiteSismi e Sisde, per il lavoro sporco sul territorio, onde non compromettere lo Stato. Ma non solo, l’indagine sul campo ha ricostruito anche la vicenda delle famigerate navi dei veleni. Non a caso dalla metà degli anni ’90, un magistrato della Pretura Circondariale di Reggio Calabria, ossia Francesco Neri, ed un collega dell’omologo ufficio giudiziario di Matera, ovvero Nicola Maria Pace, indagarono congiuntamente, imbattendosi in ben altro. Ecco in questa nota testé riprodotta un elenco parziale di documenti scottanti.
I soliti negazionisti, gli imbecilli che non hanno mai messo piede in loco,compresi gli antinuclearisti a parole e i verdi venduti al miglior offerente,blaterano idiozie a ruota libera, mentre i sinistroidi, i pacifinti insomma, parlano a vanvera come sempre.
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