D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


giovedì 10 maggio 2012

La Spagna si agita e la polizia comincia a sparare

Le tensioni sociali stanno salendo, e così la repressione. Il governo di Mariano Rajoy ha deciso di varare norme molto dure contro le proteste, che proibirebbero anche la resistenza passiva al pubblico ufficiale. Un modo, cioè, di porre fine ai movimenti degli Indignados dell’anno passato. Inoltre è aumentata la violenza delle reazioni della polizia che impiega regolarmente proiettili di gomma sparandoli sulla folla.

I proiettili di gomma adoperati dalla polizia spagnola
I proiettili di gomma adoperati dalla polizia spagnola

Agli occhi del turista Barcellona è una città allegra: quella della movida, della paella, della Rambla, e della sua (non più) imbattibile squadra di calcio. E chissà cosa deve aver pensato quel ragazzo italiano di 36 anni, che durante lo sciopero generale convocato dai sindacati spagnoli il 29 marzo è stato ferito da un proiettile di gomma. Ai giornalisti ha raccontato di essersi inginocchiato, di essersi portato una mano all’occhio e di aver visto sangue ovunque. Portato d’urgenza all’ospedale Sant Pau, dopo un intervento chirurgico di quattro ore i medici si sono arresi all’evidenza: cornea, cristallino e retina erano troppo danneggiati, e la vista non sarà più recuperata.
Incensurato, odontotecnico specializzato in protesi dentarie, si era avvicinato assieme alla sua ragazza e a un amico ad ascoltare un comizio in Plaça Catalunya. I proiettili di gonna sono molto usati dalla polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra. Composti di caucciù e pesano 85 grammi circa, servono a disperdere la folla, con norme di utilizzo ben precise: vanno sparati verso terra, e da una distanza minima di 50 metri.
Dai filmati della manifestazione è però emerso che alcuni colpi sono stati esplosi direttamente contro i manifestanti. Non si tratta di un fenomeno isolato: si tratta degli stessi proiettili che a Bilbao, il 9 aprile, hanno causato la morte di Iñigo Cabacas Liceranzu, 28 anni, durante i disordini seguiti a una partita di calcio. Esiste anche un’associazione, Stop Bales de Goma (formata dalle vittime) che ne chiede l’abolizione, data la messa a rischio della salute dei manifestanti e dei passanti, colpevoli solo di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sembra che a Barcellona il 29 marzo anche un bambino sia stato colpito, fortunatamente in modo lieve, sulla coscia.
Mariano Rajoy non è certo un fascista: suo nonno Enrique, favorevole all’autonomia della Galizia dal Regno di Spagna, fu perseguitato durante la dittatura. Ma la tensione sociale, con cinque milioni di disoccupati e una rivolta di giovani indignados di difficile gestione, fa paura. Già a dicembre 2011 aveva destato stupore la sua decisione di far passare i servizi segreti (Cni, Centro Nacional de Inteligencia) dal ministro della Difesa al controllo della vice-premier Soraya de Santamaria, numero due dell’esecutivo, già braccio destro di Rajoy quando sedeva ai banchi dell’opposizione.
A febbraio si è svolta una manifestazione convocata dagli alunni di una scuola pubblica di Valencia, e in seguito a gravi disordini (alcuni ragazzini sono stati arrestati, altri feriti) il capo della polizia, Antonio Moreno, si è riferito a loro chiamandoli «nemici», in gergo militare. Quando ci si trova a varare riforme impopolari, la piazza fa paura.
Gli ultimi arresti preventivi hanno riguardato tre esponenti sindacali. C’è persino un sito con le foto di decine di persone, messo online dalla polizia catalana per chiedere ai cittadini di aiutarli a identificare i «responsabili della violenza urbana». Ovunque appaiono manifesti allusivi, che ricordano che le elezioni spagnole si sono svolte il 20 novembre, proprio nell’anniversario della morte di Francisco Franco. E l’esecutivo reagisce mandando segnali chiari ai movimenti che da mesi esprimono dissenso. Per bocca del ministro degli Interni, Jorge Fernandez Diaz, che ha annunciato la presentazione. entro il mese di giugno di un progetto di legge di modifica al codice penale. L’obiettivo? Evitare che si ripetano atti vandalici (cestini, cassonetti e macchine bruciate) come quelli di Barcellona. La riforma è destinata a indurire gli articoli che regolano i reati di ordine pubblico: chiunque sia sorpreso a svolgere azioni (cortei, sit-in) mirati a «alterare gravemente l’ordine pubblico» potrà essere accusato di «coinvolgimento in organizzazione criminale».
Social network compresi: dato che «le azioni di guerriglia urbana» si decidono spesso su Internet. La sanzione minima, ha spiegato il ministro (soprannominato “manganello” dagli indignados) sarà di due anni, «in modo che i pubblici ministeri possano chiedere la detenzione preventiva, e i giudici, nel caso, accordarla». Vengono considerate azioni di disordine pubblico anche gli ingressi in edificio pubblici («come nel caso di agenzie e università») e qualsiasi atto che produca danni, interruzioni o danni al regolare svolgimento «di qualsiasi servizio pubblico». Anche la resistenza alle forze dell’ordine, ed è il punto più controverso, dato che la resistenza passiva è proprio lo strumento che ha permesso al movimento degli Indignados di nascere (e anche per questo motivo il 12 e 15 maggio ci saranno manifestazioni in tutto il paese, a un anno dalle acampadas della Puerta del Sol a Madrid e a Barcellona).
Per ora si tratta solo di intenzioni, forse dettate dal nervosismo di un governo che vede crescere le proteste e calare i consensi. In ogni caso, si è ottenuto l’effetto contrario: un semplice annuncio è bastato a scatenare reazioni durissime. Sia da parte delle opposizioni di sinistra sia dagli esponenti dei movimenti, che hanno parlato senza mezzi termini di ritorno al franchismo. La Acampada Barcelona (gli indignados di Plaça Catalunya) in un volantino parla chiaramente di repressione «di tipo dittatoriale», e stigmatizza «chi invita alla delazione e la denuncia tra vicini, in puro stile fascista». I giuristi più progressisti sostengono che la riforma miri a criminalizzare un movimento, il15-M, che si dimostrato piuttosto pacifico. C’è anche chi evoca il Tribunale dell’Ordine Pubblico, di infausta memoria: «C’è solo un passo tra questa riforma ed il ripristino di quei tribunali di epoca franchista».
Secondo il ministro dell’Interno invece si tratta di un mero calcolo costi-benefici, e non è questo il momento «per fare del buonismo giuridico». Nel frattempo, su Twitter esplode l’indignazione per le misure annunciate, con l’hastag #holadictadura. Con punte di amarissimo sarcasmo: «Gandhi era un pericoloso sovversivo? Se fare una catena umana sarà considerato un attentato all’autorità, posso fare due passi con la mia ragazza sotto braccio o mi arrestate?»

di Chiara Sirianni

Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

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