D'un tratto nel folto bosco

Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare con le dita del pensiero.
Amos Oz


mercoledì 9 maggio 2012

Norma sulle pensioni d’oro, tentativo del governo per rimetterla nel decreto

Oggi ai lavori della commissione si sono presentati il ministro Giarda, il sottosegretario all’Economia Polillo, e allo Sviluppo, De Vincenti e hanno sondato la possibilità. Idv e la Lega hanno protestato parlando di "scelta scandolosa". Poi l'esecutivo rinuncia

 
giarda interna nuova 

A volte ritornano. E così il governo ha chiesto, per poi subito rinunciare, ai gruppi di maggioranza la disponibilità a reinserire nel decreto sulle commissioni bancarie la norma sulle pensioni d’oro dei manager, abrogata dal Senato qualche giorno fa con emendamenti tripartisan. Il decreto è all’esame della commissione Finanze della Camera. Oggi ai lavori della commissione si sono presentati il ministro Piero Giarda, il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, e allo Sviluppo, Claudio De Vincenti. Prima che iniziasse la seduta, dedicata all’esame e al voto degli emendamenti presentati dai gruppi, il governo ha sondato i gruppi di maggioranza sulla praticabilità politica di un emendamento del governo che ripristinasse la norma cancellata dal Senato con il voto di Idv, Lega e Pdl. La seduta è stata quindi aggiornata alle 12,30 e sono in corso colloqui tra il ministro Giarda e i capigruppo della maggioranza in commissione Finanze.
Grazie a un emendamento presentato al Senato dall’Italia dei Valori è stato possibile abrogare questa aberrante norma a tutela delle pensioni dei supermanager. Adesso quello che è uscito dalla porta sta rientrando dalla finestra. L’IdV non consentirà che alla Camera si riproponga una norma iniqua e vergognosa in un momento così drammatico per la nostra economia –  fa sapere il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro -. Le famiglie non arrivano alla fine del mese, la disoccupazione sta raggiungendo livelli da record e il governo fa un regalo di questo tipo ai supermanager, dimostrando tutta la sua cecità. Con quale faccia tosta ripropongono una norma di questo genere, dopo aver colpito le pensioni della povera gente, impoverito ancora di più le fasce deboli della popolazione e lasciato irrisolto il grave vulnus degli esodati? Ci auguriamo che alla Camera, oltre all’IdV, ci siano altre forze responsabili capaci di porre un freno a questo ennesimo schiaffo ai cittadini”.
Anche il Carroccio protesta: “Proposta vergognosa del governo nel decreto sulle Commissioni bancarie. E’ chiara la volontà di reintrodurre l’emendamento abrogato dalla Lega al Senato sul trattamento pensionistico delle alte cariche dello Stato – dice il vice capogruppo alla Camera, Maurizio Fugatti – . Il governo si è presentato in commissione dicendo che il testo del decreto è blindato e quindi non subirà modifiche alla Camera, a meno che la commissione non accetti di reintrodurre quanto abrogato al Senato. E’ una scelta scandalosa, fatta dall’esecutivo per salvare le pensioni d’oro degli alti manager di Stato”.
E così dopo le proteste arriva la resa con smentita. “Il Governo non ha mai manifestato l’intenzione di modificare il testo del decreto legge sulle commissioni bancarie approvato dal Senato e ora all’esame della Commissione finanze della Camera” fa sapere Giarda. Durante la sospensione dei lavori della commissione Finanze, il ministro si è incontrato con i capigruppo di Pd, Pdl e Udc in commissione, dai quali è arrivato un no deciso al ripristino della norma nel decreto sulle commissioni bancarie. Ritornare sulle pensioni degli alti funzionari pubblici “sarebbe stato inopportuno di fronte all’opinione pubblica e ci sarebbero stati anche rischi di una nuova bocciatura in Senato” fanno sapere dal governo. Di qui la decisione del governo di rinunciare.

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