Incapaci di far fronte a spese impreviste e in arretrato con bollette, affitto e mutui. Peggio ancora: c’è chi non può permettersi un pasto proteico – a base di carne – nemmeno una volta ogni due giorni. Indicatori in picchiata nell’Italia che sprofonda nella crisi, secondo le ultime analisi dell’Istat. Che rilevano disagi crescenti: un italiano su cinque, ormai, soffre vere e proprie privazioni materiali. Chi deve rinunciare all’automobile, chi alle vacanze – neppure una settimana di ferie all’anno – e chi è costretto persino a fare a meno della lavatrice, del telefono, del televisore. Addirittura, tra i parametri della nuova povertà, l’istituto di statistica segnala anche le famiglie che, per mancanza di denaro, restano al freddo e non possono riscaldare in modo adeguato la propria abitazione. E’ la drammatica fotografia degli effetti del “rigore” decretato da Mario Monti, in ossequio a Bruxelles che impone il drastico taglio della spesa sociale, deprimendo economia e consumi.
«L’Italia soffre la crisi», scrive Andrea Mollica sul blog di Gad Lerner, e le persone «sono sempre più insoddisfatte delle loro condizioni economiche». In forte aumento, negli ultimi mesi, «le deprivazioni materiali subite dai nuclei familiari». Lo dicono i dati principali della ricerca dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana”, studio annuale condotto a marzo, i cui risultati sono stati pubblicati nel mese di novembre. Mentre quattro famiglie su dieci giudicano la loro situazione economica «sostanzialmente invariata» rispetto all’anno precedente, cresce dal 43,7% al 55,8% la percentuale dei nuclei familiari che dichiarano un peggioramento delle proprie condizioni. La percezione dellefamiglie è molto diversificata rispetto alla condizione della persona di riferimento: oltre alle situazioni rese particolarmente critiche a causa dalla disoccupazione, i più colpiti sono i nuclei che si basano sul reddito di lavoratori autonomi (58,8%) e sul salario del “capofamiglia” operaio (56,9%).
«Il peggioramento è avvertito in modo trasversale alla società italiana, anche se la soddisfazione è maggiormente concentrata al Sud», osserva Mollica, analizzando lo studio dell’Istat. «E’ assai preoccupante anche il netto aumento delle persone che dichiarano di subire privazioni materiali», che nel 2010 non avevano fatto registrare impennate preoccupanti riguardo ai sintomi della nuova povertà. «Nel 2011, invece, l’indicatore di deprivazione è cresciuto di 6,2 punti percentuali, raggiungendo il 22,2%, e la deprivazione grave è aumentata dal 6,9% all’11,1%». In particolare, è cresciuta la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste (dal 33,3% al 38,4%) e di non potersi permettere nemmeno una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 39,8% al 46,5%). Drammatico l’indicatore alimentare: raddoppia la quota delle persone che ammettono di non poter consumare, almeno ogni due giorni, un pasto adeguato: il 12,3% del campione (contro il 6,7% dell’anno precedente) dichiara infatti di non potersi nutrire, almeno ogni 48 ore, con proteine di carne, pesce o equivalente vegetariano. Analogo il gravissimo disagio per il riscaldamento domestico: passa dall’11,2 al 17,9% la quota di famiglie che si dichiarano costrette a passare l’inverno al freddo.
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