Era Colonnello, ha scelto di vivere come un barbone per scampare alla morte, quando vedeva gli altri testimoni morire nei classici tragici incidenti... ha dovuto abbandonare la sua vita... leggete questa storia allucinante tutta italiana, o meglio italo/francese/inglese/americana...
Staff nocensura.com
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Ci sono persone per bene, che per proteggere la vita di chi amano, sono obbligate a diventare "invisibili", "fantasmi" senza fissa dimora, "alieni" fra i propri simili, su un pianeta troppo spesso ingrato, ma che amano con tutto il cuore.
Ecco la storia di Guglielmo Sinigaglia tratta da una serie di articoli usciti negli anni su diversi giornali. Cominciamo da qui: un estratto di quanto pubblicato su Repubblica, a pagina 21, sezione cronaca, il 6 novembre 1990.
"(...) ha 37 anni. E' stato arruolato nella legione Straniera (...) matricola numero 155666, nome in codice Licaone (...) Il Dc 9 dell' Itavia è stato abbattuto per errore. L' ha colpito un missile, lanciato da un Mirage o più probabilmente da un sottomarino. Entrambi delle Forze armate francesi. Il tragico errore si compie al culmine di una convulsa e frenetica battaglia aerea-navale nel basso Tirreno, ingaggiata dopo il fallito tentativo di distruggere il jet che trasportava Gheddafi da Tripoli a Varsavia. L' operazione era divisa in due fasi. La prima, nome in codice Tobruk, prevedeva il rifornimento di armi del Fronte rivoluzionario libico da una base in Sicilia, Petosino, piccolo centro a dieci chilometri da Mazara del Vallo. La seconda, nome in codice Eagles run to run, faceva scattare il piano per abbattere il jet che trasportava il colonnello libico. In Corsica, il legionario si allena a varie azioni. Eravamo circa duecento, ricorda, tutti del Gole, il Gruppo operativo Legione straniera. In tre iniziamo a volare con il Nimrod. Il 26 scatta l' allarme. Le centrali operative erano due, a Decimomannu e a Calvi. Sapevamo che le nostre operazioni erano coordinate da quattro eminenze grigie: i francesi, gli inglesi, i tedeschi e gli italiani. Alle 18 e 30 del 27 giugno, mentre eravamo in volo sul Nimrod, arriva il segnale stabilito: L' oiseau y vole, l' uccello vola, in francese. E cioè che Gheddafi o Jallud erano in volo, da Tripoli a Varsavia, su un aereo civile. L' abbattimento del jet doveva essere effettuato da un pilota libico lealista. Dai radar lo vediamo decollare con il suo Mig. Ma sorge un problema: il caccia non ha carburante sufficiente per attendere l' obiettivo ed abbatterlo. Scatta allora l' operazione di rincalzo. Dalla Corsica si alzano tre Mirage francesi con serbatoi supplementari e armati di missili capaci di centrare il bersaglio anche a 90 chilometri di distanza. Dalla Foch sarebbero partiti altri aerei di scorta e degli F 104 da Decimomannu. I Mirage della Foch dovevano soprattutto tenere fuori dall' azione un Airbus dell' Air France diretto a Barcellona, volo di cui noi eravamo a conoscenza. Nessuno, invece, ci aveva avvertito del Dc 9 che in quel momento stava volando da Bologna a Palermo. Dalla portaerei sovietica Kiev, che incrociava nel Golfo della Sirte, decollano intanto un Mig con i contrassegni libici e uno Yak 36 Stol. A noi ci viene ordinato di abbatterli. L'obiettivo proprio in quel momento vira verso Malta. Sugli schermi radar noi abbiamo due aerei: uno sappiamo essere l' Airbus dell' Air France, l' altro crediamo sia il jet con Gheddafi o Jallud. Invece è il Dc 9 Itavia. Intanto scatta l' ordine di colpire il Mig e lo Yak. L' ordine riguarda tutti: gli F 104, i Mirage, e anche i sottomarini che si trovano nella zona. Tre francesi e uno inglese. Il missile è partito da un mezzo francese, gli unici in grado di centrare anche a distanza l' obiettivo. L' azione è convulsa, tirano tutti: viene giù un Mirage, ma il pilota si salva, e viene giù il Dc 9.
La testimonianza di Guglielmo Sinigalia termina qui. L' ultimo capitolo di questa tragedia lo racconta tra i singhiozzi e le lacrime. Il pilota del Dc 9, spiega, è riuscito a far ammarare il suo aereo. La carlinga ha galleggiato fino alle 5,43 del mattino. Poi, una squadra di sommozzatori usciti dal sommergibile inglese l' hanno fatta affondare con due cariche d' esplosivo".
fonte:http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/11/06/il-dc9-ammaro-sub-lo-affondarono.html
Qualora qualcuno distrattamente, si chieda perchè la vita di questo testimone fu segnata per sempre e perchè ha dovuto allontanarsi da chi amava, lo invitiamo a leggere quanto segue.
"Nella sciagura di Ustica non ci sono solo le 81 vittime del DC 9. C’è una serie di morti sospette e di testimoni scomparsi che lo stesso giudice Rosario Priore definisce: «Una casistica inquietante. Troppe morti improvvise». Vediamola questa lista che secondo il magistrato è di una decina di morti strane, ma forse sono di più. 3 agosto 1980 - In un incidente stradale perde la vita il colonnello Pierangelo Tedoldi che doveva assumere il comando dell’aeroporto di Grosseto.9 maggio 1981 - Stroncato da un infarto muore il giovane capitano Maurizio Gari, capocontrollore della sala operativa della Difesa aerea a Poggio Ballone. Era di servizio la sera del disastro.23 gennaio 1983 - In un incidente stradale perde la vita Giovanni Battista Finetti, sindaco di Grosseto. Aveva ripetutamente chiesto informazioni ai militari del centro radar di Poggio Ballone.31 marzo 1987 - Viene trovato impiccato (la polizia scientifica dirà «In modo innaturale») il maresciallo Mario Alberto Dettori, in servizio a Poggio Ballone la sera del 27 giugno 1980. «Aveva commesso l’imprudenza di rivelare ai familiari di aver assistito a uno scenario di guerra», ha detto Priore.12 agosto 1988 - Muore in un incidente stradale il maresciallo Ugo Zammarelli. Era in servizio presso il SIOS (Servizio segreto dell’aeronautica) di Cagliari.28 agosto 1988 - Durante una esibizione delle Frecce Tricolori a Ramstein (Germania) entrano in collisione e precipitano sulla folla i colonnelli Mario Naldini e Ivo Nutarelli. Quest’ultimo due giorni dopo doveva essere interrogato da Priore. La sera del 27 giugno 1980 si erano alzati in volo da Grosseto e avevano lanciato l’allarme di emergenza generale. Perché? Cosa avevano visto? I comandi dell’aeronautica militare e la Nato non lo hanno mai rivelato.1° febbraio 1991 - Viene assassinato il maresciallo Antonio Muzio. Era in servizio alla torre di controllo di Lamezia Terme quando sulla Sila precipitò il misterioso Mig libico.13 novembre 1992 - In un incidente stradale muore il maresciallo Antonio Pagliara, in servizio alla base radar di Otranto.12 gennaio 1993 - A Bruxelles viene assassinato il generale Roberto Boemio. La sua testimonianza sarebbe stata di grande utilità per la sciagura del DC 9 e per la caduta del Mig libico sulla Sila. La magistratura belga non ha mai fatto luce sull’omicidio.21 dicembre 1995 - È trovato impiccato il maresciallo Franco Parisi. Era di turno la mattina del 18 luglio 1980 (data ufficiale della caduta del Mig libico sulla Sila) al centro radar di Otranto. Doveva essere ascoltato come testimone da Priore.
fonte: http://blog.oggi.it/news/2010/06/25/ustica-30-anni-dopo-incidenti-suicidi-e-morti-sospette
Penso che a questo punto non occorra una intelligenza superiore o extraterrestre, per comprendere quale motivo abbia indotto Guglielmo a diventare un senza tetto e allontanarsi dalle persone che ama.
E' per proteggerle: come fra l'altro riportato da questo articolo scritto da Enrico Fovanna:
MILANO - Era in servizio come colonnello del Sismi la sera del 27 giugno 1980, quando il Dc-9 Itavia precipitò nel mare di Ustica, con le sue 81 vittime. Oggi Guglielmo Sinigaglia, 46 anni, ex membro di Stay Behind, fa il barbone a Milano, pur risultando tra gli indagati eccellenti nell'inchiesta del giudice Priore. Il suo nome è finito nell'elenco degli inquisiti per reticenza, ma certo oggi lui sembra temere più qualcosa di oscuro e indecifrabile che la semplice violazione del segreto istruttorio. «Voglio stare ancora con mia moglie sussurra vedere mio figlio nascere e crescere. Ma quella sera fu guerra, sì, guerra vera. Priore ha ragione, tutto però finirà nel nulla tra meno di un anno, il 29 giugno del 2000. I reati militari cadono in prescrizione dopo 20 anni,un giorno e dodici ore». Corsa contro il tempo, dunque?
Nella borsa Guglielmo porta con sè fotocopie di documenti e tracciati radar, i cui originali sono in mani sicure, «avvocati e notai che li tirerebbero fuori nel caso mi succedesse qualcosa. Nomi da far tremare i palazzi romani, e non solo».
La carriera che porta Guglielmo dal Sismi allavita da clochard, comincia trent'anni fa, quando a soli 16 anni entra all'Accademia Militare di Modena, fiore all'occhiello nella formazione di giovani 007. Tra i primi per punteggio, viene messo in incubatrice da quello che allora si chiamava il Sid e addestrato per divenire membro attivo dei servizi segreti. A 21 anni, entra a tutti glieffetti in Stay Behind, organizzazione grazie alla quale potrà addestrarsi all'estero con i Seals americani, i giovani Sbs inglesi(gli stessi che poi un giorno avrebbe indicato come i veri autori materiali dell'affondamento del DC-9) e la Legione Straniera. In 24 anni di servizio, da giovane sottotenente otterrà cinquepassaggi di carriera, fino al grado di colonnello. Ma i suoi guaicominciano nel '93, quando Andreotti, in seguito ai fatti di via Monte Nevoso, per decreto scioglie sostanzialmente la struttura, collocando al di fuori dell'apparato militare tutti i suoi componenti.
Da lì Guglielmo continuerà a rivendicare con testardaggine la propria posizione, con clamorose, ma vane proteste. Fino all'esaurirsi degli ultimi risparmi e alla scelta obbligata, vivere di elemosina. Proprio poco dopo aver messo incinta sua moglie, Diana. Ha una spalla rotta e dolorante, Guglielmo, pantaloni corti, scarpe da tennis, calzini,canottiera e bendaggio rigido. Vestito come l'ultimo dei disperati, da quasi sei mesi ha scelto di vivere per strada, di prendere botte e coltellate, di farsi una doccia a diecimila lire una volta ogni quindici giorni, di stare lontano dalla donna che gli darà un figlio, raccogliendo l'elemosina in corso Vittorio Emanuele, sotto le insegne del cinema Astra. Al suo fianco, fin dall'inizio c'è sempre un collega clochard, Silvio Diligenti, coetaneo, compagno di sventure ed ex maresciallo della Folgore. A Guglielmo la spalla l'ha rotta un altro disperato, la notte di un mese fa. Uno che gli aveva visto tirar fuori un telefonino, quando la moglie l'aveva chiamato, e che doveva aver pensato: se un barbone ha il cellulare, che cavolo di barbone sarà mai? E chissà cos'altro nasconde nel portafogli. E invece no, quel telefonino con scheda ricaricabile era un regalo di sua moglie, Diana Moffa, che vive a La Spezia. La donna che lo chiama, per sapere come sta, se lui la ama ancora, se quel figlio lo vedranno insieme, se davvero è ancora deciso a fare quella vita e fino a quando. Eh sì, perché Guglielmo il barbone, l'ex colonnello del Sismi che sa molto diquello che avvenne quella notte, ha deciso di fare il clochard per amore. La strada, per Guglielmo, non è solo dormire sotto la luna, sul marmodei gradini di una chiesa con la spalla rotta e cercare di fermare i passanti con una frase di Esiodo, il primo poeta greco, su un pezzo di cartone («La vostra indifferenza uccide la nostra speranza»). La strada è soprattutto violenza. Pochi giorni fa, l'ultima aggressione: uno gnomo vestito di nero cerca di portargli via la scatola delle scarpe piena di monete, trentacinquemila lire in tutto. Lui, più alto di mezzo metro e largo il doppio, prova a reagire, brandendo l'unico braccio a disposizione.In tutta risposta l'altro gli punta un coltello alla gola. Intanto arriva Silvio, afferra il nano per le spalle e lo mette faccia a terra, ma nel frattempo una coltellata alla spalla e una al ginocchio di Guglielmo fanno in tempo ad arrivare lo stesso. «Ci si può fare una tal guerra tra poveri per l'elemosina?», sbraita ora Guglielmo. E se parlassimo della guerra, quella vera, che avvenne la sera del 27 giugno sui cieli di Ustica? Guglielmo Sinigaglia vorrebbe farlo il meno possibile. «Mi hanno preso troppo a lungo per mitomane». Già interrogato più volte, Guglielmo ha fornito la sua versione dei fatti: si trattò di un complotto occidentale per uccidere Gheddafi, che quella stessa sera era partito in aereo da Tripoli, e insediare in Libia un governo filo-occidentale. Le dichiarazioni, molte delle qualigià agli atti, scendono poi nel dettaglio. «Qualche politico italiano avvisò il leader libico, che così atterrò a Malta. Nel frattempo il Dc-9 Itavia si infilò nell'aerovia denominata «zombie» (che in codice sta per «capo di stato ostile»), una sorta di corridoio tre chilometriper cinque. Un sottomarino francese lanciò un missile Standard, concarica di prossimità, che costrinse l'aereo ad ammarare bruscamente. Sulla superficie fu affondato con esplosivo Dynagel dagli Sbsinglesi». Ma c'è dell'altro.
«La strage di Bologna fu architettata per distogliere l'attenzione da Ustica». Da chi?
«Fate voi».
Cosa prova quando pensa alle 81 vittime? «Penso che le vittime siano 117».
In che senso? «Aggiungerei i 36 testimoni morti in circostanze misteriose.
Uno scivola sulla buccia di banana sulla scalla del metro a Termini, uno legge il giornale e non si avvede del paraurti di una macchina, un altro investito da un bambino di 4 anni col triciclo... Lasciando perdere quelli che si sono impiccati in casa».
fonte: http://qn.quotidiano.net/1999/09/02/172369-Da-colonnello-a-barbone-per-paura-.shtml
Cominciate a capire? Noi a Guglielmo crediamo. E lo riteniamo un eroe. Uno dei tanti eroi invisibili, che per aver fatto il suo dovere, è ora obbligato a vivere lontano da chi ama, e in condizioni di vita che non merita. Che nessuno merita.
Adam Kadmon e il suo staff
tratto da http://it.paperblog.com/guglielmo-sinigaglia-e-il-segreto-di-ustica-100159/
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