Vogliono gli stati uniti d’Europa, ma hanno bisogno di una massiccia crisi finanziaria per ottenerli.
di Michael (End of the American Dream)
Traduzione di Anticorpi.info
Stiamo assistendo allo sforzo più importante verso gli Stati Uniti d’Europa? Mentre la crisi del debito sovrano in Europa prosegue nella sua spirale fuori controllo, improvvisamente questa espressione è spuntata sulle pagine del New York Times e dei principali quotidiani d’Europa. E’ solo un caso? Sicuramente no. La verità è che secondo le elite politiche e finanziarie europee sia questa la strada per risolvere i problemi della zona euro.
Tuttavia per conseguire l’obiettivo hanno bisogno di una massiccia crisi finanziaria. In questo momento i cittadini dei paesi che compongono la zona euro sono in grande maggioranza contrari una più profonda integrazione europea. Senza sperimentare una massiccia quantità di dolore finanziario, è improbabile che possano d’un tratto cambiare idea.
Allora, chi vincerà alla fine? Purtroppo il tempo stringe perché la Grecia è sull’orlo della insolvenza, e molti altri paesi la seguono a breve distanza. Se l’Europa non sceglierà una strategia da adottare a breve, l’euro e le relative istituzioni comunitarie crolleranno.
Fino ad oggi i leader europei hanno cercato di gestire questa crisi intervenendo caso per caso. Tutto ciò è andato avanti per un paio d’anni, ma questi salvataggi non andranno avanti all’infinito. Invece di modificare lo stato delle cose, essi non fanno che prolungare l’agonia e peggiorare le cose. L’UE come è attualmente strutturata semplicemente non funziona. La volontà politica di effettuare ulteriori salvataggi sta rapidamente prosciugandosi ed i politici in Europa non possono continuare a fare finta di niente.
Qualcosa deve essere fatto. Ma invece di ammettere che l’euro sia stato un enorme errore, e ritornare alle monete nazionali, la maggior parte dei politici di primo piano in Europa ritengono che la soluzione sia avere ‘più Europa’.
Mario Draghi, nuovo boss della Banca centrale europea, è assolutamente convinto che l’Europa abbia bisogno di una più profonda integrazione tra gli stati. “Per risolvere il problema è necessario apportare una modifica al Trattato (di Lisbona – n.d.t.). Lo obiettivo perseguito da un simile sforzo dovrebbe essere un salto di qualità nella integrazione economica e politica europea.”
Come si nota, non è attraverso qualche piccolo cambiamento che secondo Draghi l’Europa potrebbe tornare a funzionare. Secondo lui è necessario “un salto di qualità” nella integrazione europea.
Il suo predecessore la pensa esattamente allo stesso modo. Jean-Claude Trichet, ex boss della Banca centrale europea, è anch’egli molto favorevole ad una integrazione europea molto più profonda: “La crisi ha chiaramente evidenziato la necessità di una forte governance economica in una zona con una moneta unica.”
Naturalmente uno dei più grandi sostenitori degli “Stati Uniti d’Europa” è Herman Van Rompuy. Un recente articolo del Telegraph ne parla in questi termini: Herman Van Rompuy è pronto a correre per un secondo mandato come presidente dell’Unione Europea, a capo dei nuovi Stati Uniti d’Europa.
Naturalmente egli non avanza la propria candidatura per un fatto di “gloria personale”. Nello stesso articolo chiarisce di avere bisogno di altro tempo, dal momento che ‘il lavoro non è ancora compiuto’, e di avere bisogno di nuovi poteri per portarlo a termine. Van Rompuy si dice disposto ad intervenire sulla irrisolta crisi del debito della zona euro, e attraverso nuovi poteri istituire un “governo economico” a Bruxelles.
I maggiori uomini politici nel Regno Unito sono anch’essi impegnati a promuovere l’idea di una integrazione europea molto più profonda. Sebbene la Gran Bretagna si guardi bene dall’aderire all’euro, il primo ministro britannico David Cameron è ora ufficialmente sostenitore della istituzione degli “Stati Uniti d’Europa”, al fine di salvare la zona euro. Secondo un recente articolo sul Daily Mail: “David Cameron è stato etichettato come ‘tifoso’ dai tory euro-scettici. Cameron ha affermato che la Gran Bretagna dovrebbe lasciare che i paesi della zona euro progrediscano verso gli Stati Uniti d’Europa, dotati di una comune politica economica. Il primo ministro ha ammesso di non essere così sicuro che in Germania ed altri paesi vi sia la volontà politica di evitare un crollo della moneta unica, ma ha insistito per un tale tentativo – anche se ciò dovesse comportare una maggiore integrazione tra gli stati.
E’ strano come ogni volta che in Europa scoppi una crisi, scatti immediatamente la risposta in coro che la soluzione sia Più Europa. Antonio Borges – direttore europeo del FMI – ha recentemente dichiarato quanto segue: “Per lasciarci la crisi alle spalle abbiamo bisogno di più Europa, non meno. E ne abbiamo bisogno ora.”
In passato i leader europei erano molto riluttanti ad utilizzare l’espressione ‘Stati Uniti d’Europa.’ Ma ora sembra che questo termine sia sulla bocca di tutti. Sembra quasi che sia in atto una campagna intesa a condizionare le masse mentalmente, rispetto a tale idea.
Ad esempio, basta leggere ciò che l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder – grande fan degli Stati Uniti d’Europa – ha detto di recente. “Dalla Commissione europea si dovrebbe giungere ad un governo che sia espressione del Parlamento europeo. E questo significa: Stati Uniti d’Europa.”
Ciò detto, se tutti questi politici di primo piano si sono prefissati di raggiungere questo obiettivo, perché non lo fanno e basta? Beh, ci sono alcuni problemi.
In questo momento i trattati dell’Unione europea non consentono la istituzione degli “Stati Uniti d’Europa”, e una recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca ha contribuito ad ostacolare la strada verso il traguardo. La Corte tedesca ha stroncato ogni possibilità di instaurare un federalismo fiscale nel prossimo futuro. Non solo. La Corte ha anche nettamente respinto la nozione di eurobond. “Gli attuali trattati non contemplano che gli stati si facciano carico del problemi degli altri stati, in particolare se ciò comporti conseguenze non calcolabili.”
Utilizzando questo tipo di linguaggio, è come se la Corte costituzionale tedesca abbia detto che per avere degli “Stati Uniti d’Europa” sia indispensabile redigere e sottoscrivere un nuovo trattato.
Ma in questo momento i cittadini europei non vogliono un nuovo trattato che ponga i presupposti per la istituzione degli “Stati Uniti d’Europa.” Se un tale trattato fosse sottoposto a ratifica popolare andrebbe incontro ad una sonora sconfitta. (neanche i parlamenti, soprattutto quelli più numerosi e quindi prossimi alla sfoltimento – oggi lo ratificherebbero alla unanimità, come avvenne con il Trattato di Lisbona – n.d.t.)
Ad esempio, un recente sondaggio ha rilevato che il 76% dei cittadini tedeschi sono contrari a qualsiasi ulteriore aiuto finanziario tedesco nei confronti della Grecia. Un altro recente sondaggio ha rivelato che solo un elettore tedesco su cinque sia favorevole alla introduzione degli eurobond. La stessa cancelliera tedesca Angela Merkel è alle prese con un periodo difficile, dal momento che ci sono 25 membri della sua stessa coalizione che intendono votare contro il rinnovo degli aiuti alla Grecia.
Come già detto, la volontà politica di effettuare ulteriori salvataggi va affievolendosi. Ma senza più salvataggi la Grecia andrebbe in default, seguita a ruota da altri paesi della zona euro. Il che potrebbe comportare come minimo un crollo parziale dell’euro. Tuttavia è proprio attraverso una simile massiccia crisi finanziaria che è possibile condizionare gli elettori europei, inducendoli a riconsiderare le loro opinioni rispetto ad una più profonda integrazione europea. Vedete, quando la gente soffre seriamente è portata a cambiare idea su molte cose. Noi speriamo che gli elettori europei non cambino idea. Una maggiore integrazione potrebbe fermare la crisi finanziaria, ma significherebbe anche una tremenda perdita di sovranità nazionale.
Un articolo del Daily Mail intitolato Il Quarto Reich – Come la Germania sta usando la crisi finanziaria per conquistare l’Europa, conteneva la seguente valutazione a proposito di ciò che una più profonda integrazione economica per l’Europa potrebbe voler dire: “Comporterebbe in questi paesi una perdita di sovranità che non si vedeva dai tempi delle invasioni del Terzo Reich di 70 anni fa. Cosa comporterebbe la unione fiscale? Una politica economica, un sistema fiscale, un sistema di sicurezza sociale, un debito, una economia, un ministro delle finanze. Tutto tedesco.
In questo momento l’Unione europea è una istituzione terribilmente antidemocratica. I singoli elettori non possono esercitare alcun potere sui fanatici del controllo che gestiscono le cose a Bruxelles. Ogni giorno che passa, l’UE diventa un po’ più simile alla ex URSS.
L’ultima cosa di cui i cittadini europei hanno bisogno è concedere più potere alla UE. Ma è esattamente ciò che le elite europee vorrebbero ottenere. Vogliono gli “Stati Uniti d’Europa”. E per raggiungere i loro scopi potrebbero sfruttare gli effetti di una massiccia crisi finanziaria.
Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito End of The American Dream
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