foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
L’antica Lucania vanta un territorio grande 9.992 chilometri
quadrati. Secondo i dati ufficiali del ministero dello Sviluppo economico, ben
3.496, 98 chilometri quadrati sono sfruttati per estrarre gas e petrolio: corrispondenti a 20
concessioni di coltivazione, 11 permessi di ricerca, 1 concessione di
stoccaggio.
Non è tutto: su pressioni di Romano Prodi (un affiliato
all’organizzazione terroristica segreta Bilderberg) il governo Renzi si accinge
ad autorizzare altri 18 permessi di ricerca su una superficie di altri 4.102, 7
chilometri quadrati.
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Infatti, nell’apposita pagina internet ministeriale si legge: «Il giorno 29 aprile 2011 è stato sottoscritto il Memorandum di intesa Stato - Regione Basilicata per l’accelerazione dello Sviluppo regionale, la crescita occupazionale, l’incremento di infrastrutture e la realizzazione di interventi di ricerca e innovazione in relazione alla ricerca e coltivazioni di fonti fossili in Basilicata. Il documento pone le basi a una collaborazione strategica tra Governo e Regione tesa a rafforzare la competitività del sistema produttivo e formativo della Basilicata, come riconoscimento dell’incisivo contributo della regione all’approvvigionamento energetico nazionale. Il giacimento petrolifero della Val d’Agri copre oggi il 6 per cento del fabbisogno nazionale, che si presume di incrementare al 10 per cento nel 2015 quando entrerà in produzione il giacimento Tempa Rossa».
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A conti fatti nell’imminente 2015 saranno addirittura
7.664,94 i chilometri quadrati di territorio regionale interessati dalla
petrolizzazione. Si tratta di una procedura tecnica che inietta liquidi radioattivi
nel sottosuolo per agevolare la perforazione. Discorso a parte, l'iniezione
degli scarti di produzione nel terreno a grande profondità che intacca le falde acquifere.
La Lucania dal 2004 è stata trivellata e bucata in
lungo e in largo, anche nel parco nazionale di carta della Val D’Agri: unico
caso al mondo di area “naturalistica” sfruttata e degradata per finalità petrolifere,
senza che la regione abbia concretamente obiettato alcunché.
Il destino mortale di questa terra del Sud sembra
segnato per sempre dallo sfruttamento senza scrupoli e a tutto spiano, a tal punto che in
alcuni ruscelli di montagna scorre l'amaro greggio da anni. E purtroppo alcuni
invasi acquiferi che riforniscono d'acqua "potabile” anche la Puglia sono inquinati
da tempo, come è stato già accertato a livello ufficiale. Il caso più emblematico
è quello del Pertusillo.
In
questa colonia mentre vanno in onda chiacchiere morte dilagano le
patologie tumorali. I lucani sono i primi nel Meridione d'Italia
per tumori e problemi respiratori secondo "l'Annuario 2009 - Sanità e
Salute" dell'Istat. In nessuna altra regione si registra un tasso così
elevato di malattie croniche. Mentre l'indice di bronchiti croniche e
asma per
l'Italia e' del 6.2%, per la Basilicata e' il 9%. Su 100 mila abitanti
sono
morti 60 per tumore, di piu' che nelle industrializzate Veneto e
Lombardia. Di
piu' che in Puglia, Calabria, Sicilia e Campania. Fra il 2002 e il 2006
sono aumentati
tutti i tipi di cancro. Misteriosamente, in soli quattro anni si sono
registrati: aumento del cancro alla prostata: + 34%; aumento del cancro
alla
vescica: + 14.5%; aumento del cancro al colon: +14.3% aumento del cancro
al
polmone (maschi): + 12.6%; aumento del cancro al polmone (femmine): +
1.4%; aumento
del cancro alla mammella: + 28.5% aumento del cancro all'utero: + 8.6%.
In compenso è aumentata la povertà materiale: non a
caso l’Istat indica questa regione tra le più indigenti dello Stivale. I lucani non
ha guadagnato niente, se non malattie e morte: la ricchezza del sottosuolo non
si è tradotta in benessere diffuso; anzi tutti i suoi indicatori di qualità di
vita sono crollati.
Per ingordigia di profitto lo Stato tricolore ha
autorizzato il saccheggio non solo del territorio lucano, ma anche dell’acqua
incontaminata e dell’aria salubre.
riferimenti:
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